28 marzo '18 - mercoledì 28th March / Wednesday visione post - 10
MANGASIA
Wonderlands of Asian Comics
La prima mostra al mondo sulla storia del fumetto asiatico
Villa Reale di MONZA
Fino al 3 giugno 2018
Biglietti: vivaticket.it
TRIENNALE
"FOG" e l'arte di contaminare
Milano - Teatro dell'Artee altri spazi / Viale Alemagna 6
Fino al 5 giugno '18
Tel. 02.72434258
Mostra / fotografia
"Che Guevara.cumentaria Tù y Todos"
Alla Fabbrica del Vapore - Milano / via Procaccini 4, dalle 10 alle 19.
Mostra fotografica, documentaria e interattiva
Aperta fino al 2 aprile '18
"Don Pasquale" di Riccardo Chailly
Opera teatrale al Teatro alla Scala - Milano
Dal 3 aprile al 4 maggio '18
Mostra / Arte
di Lucio Fontana e Osvaldo Borsani
Milano - Palazzo Serbelloni, corso Venezia 16
dal 14 al 17 aprile - esposizione
18 e 19 aprile - vendita / Sotheby's Milano
The Wall Ehhibition
History / Art / Multimedia
Bologna - Palazzo Belloni, via Barberia, 19
Fino al 6 maggio '18
La modernità del paesaggio
Teodoro Wolf Ferrari
Conegliano (Treviso) - Palazzo Sarcinelli, via XX settembre 132
Fino al 24 giugno '18
L'Eterno e il Tempo
tra Michelangelo e Caravaggio
Forlì - Musei San Domenico
Fino al 17 giugno 2018
CONTINUA... to be continued...
DI TUTTO e di PIU Ambiente / Appuntamenti / Arte / / Cibo-cucina / Commenti / Cultura / Curiosità-comicità / Dossier / Economia-Finanza / Fotografia / Inchiesta / Intervista / Istruzione / Lavoro / Lettere / Libri / Medicina / Motori / Musica / Natura / Opinione del Giovedì / Personaggi / Psicologia / Reportage / Riflessioni-Idee / Salute / Scienze / Società-Politica / Spettacoli (cinema/tv) / Sport / Stampa-giornali / Storie / Tecnologia-Internet / Ultime notizie / Viaggi
mercoledì 28 marzo 2018
lunedì 26 marzo 2018
Riflessioni - Il clima sempre più buio della disumanità
26 marzo '18 - lunedì 26th March / Monday visione post - 19
Perfino in questo clima buio, tra manifesti per la difesa della razza italiana e filari di
saluti romani, risulta incredibile la notizia che il Comune di Pontida abbia pensato a
parcheggi destinati alle donne gravide, ma solo se "appartenenti a nuclei familiari
naturali e cittadine italiane o europee", dunque non omosessuali, non madri single e
non extracomunitarie. L'amministrazione leghista, sommersa dalle proteste, si è poi
rimangiata la sua odiosa intenzione, ma il solo fatto che qualcuno possa avere conce-
pito un così esplicito gesto di discriminazione lascia capire quanta strada è già stata
percorsa, in questo Paese, in direzione della disumanità.
Non interessano le parole di condanna, destinate a essere comprese solamente da chi
le pronuncia perchè gente che distingue tra mamme gradite e mamme impure ormai
parla un'altra lingua. Forse qualcosa di meglio possono fare le parole di dileggio, spe-
cie se ben meritate. - L'ebreo Guido, nella Vita è bella, per far capire al figliolo la ma-
dornale assurdità del razzismo gli spiega che il cartello "vietato l'ingrasso ai cani e a-
gli ebrei", affisso sulla vetrina di un negozio, vale quanto "vietato ai cinesi e ai cangu-
ri". La stessa cosa per "Vietato alle lesbiche e alle etiopi".
(Da
la Repubblica - 15 sett. '17 - L'Amaca / Michele Serra)
Perfino in questo clima buio, tra manifesti per la difesa della razza italiana e filari di
saluti romani, risulta incredibile la notizia che il Comune di Pontida abbia pensato a
parcheggi destinati alle donne gravide, ma solo se "appartenenti a nuclei familiari
naturali e cittadine italiane o europee", dunque non omosessuali, non madri single e
non extracomunitarie. L'amministrazione leghista, sommersa dalle proteste, si è poi
rimangiata la sua odiosa intenzione, ma il solo fatto che qualcuno possa avere conce-
pito un così esplicito gesto di discriminazione lascia capire quanta strada è già stata
percorsa, in questo Paese, in direzione della disumanità.
Non interessano le parole di condanna, destinate a essere comprese solamente da chi
le pronuncia perchè gente che distingue tra mamme gradite e mamme impure ormai
parla un'altra lingua. Forse qualcosa di meglio possono fare le parole di dileggio, spe-
cie se ben meritate. - L'ebreo Guido, nella Vita è bella, per far capire al figliolo la ma-
dornale assurdità del razzismo gli spiega che il cartello "vietato l'ingrasso ai cani e a-
gli ebrei", affisso sulla vetrina di un negozio, vale quanto "vietato ai cinesi e ai cangu-
ri". La stessa cosa per "Vietato alle lesbiche e alle etiopi".
(Da
la Repubblica - 15 sett. '17 - L'Amaca / Michele Serra)
LIBRI / società - "Crazy for football": la nazionale dei matti
26 marzo '18 - lunedì 26th March / Monday visione post - 21
(da Corriere della Sera - 1 ottobre '17 - LA LETTURA / di Severino Colombo)
La Nazionale dei matti ha dribblato la malattia
Ci sono due matti davanti alla tv convinti che un tizio, forse matto pure lui, dallo schermo
parli proprio a loro, che li stia chiamando, che li voglia per giocare a calcio in Nazionale.
Sembra una barzelletta ma la faccenda è andata proprio così: Livio e Antonio, di qua dal-
lo schermo, sono pazienti psichiatrici, alle volte sentono voci, alle volte vedono cose che
non esistono... Invece il terzo, quello che sta dentro la tv alla trasmissione 90° minuto mat-
to non è, anzi è un dottore: lui i matti li aiuta, li cura. Anche con il calcio. Santo Rullo, pre- sidente della Società italiana di Psichiatria sociale, dirige il centro per il disagio psichico
di Villa Letizia, a Roma. E' lui che vuole metter su la Nazionale dei "matti" per partecipa-
re ai primi Mondiali di calcio a cinque per pazienti psichiatrici. Per questo parla in tv.
E' ricco di storie e personaggi - a volte incredibili, spesso paradossali, sempre veri - "Cra-
zy for football", diario di un'avventura sportiva e umana che fa ridere, diverte e invita a
riflettere. La vicenda, raccontata da Volfango De Biasi e Francesco Trento, ruota attorno
alla partecipazione dell'Italia - nel febbraio 2016, in Giappone - ai Mondiali di calcio per
persone con problemi di salute mentale. L'impresa già al centro di un film documentario
con lo stesso titolo e con gli stessi autori (De Biasi regista, Trento sceneggiatore) e che ha ottenuto una menzione speciale al David di Donatello di quest'anno, diventa ora un libro.
Che segue passo passo la selezione dei giocatori per l'avventura nipponica, gli allenamen-
ti, il viaggio, le partite. Si scoprono vicende personali: Sandrone, agente scelto della Poli-
zia di Stato che ha fatto la scorta al presidente della Repubblica Cossiga prima di avere
un esaurimento nervoso; Luis, che per far vedere al mondo che esisteva si tagliava su
braccia e gambe; Stefano, che se avesse portato a termina uno soltanto dei suoi proèposi-
ti suicidi oggi non sarebbe lì a raccontarli.
Pagina dopo pagina il lettore assiste a come i singoli - anche grazie al lavoro del mister
Enrico Zanchini e del preparatore atletico ed ex campione di pugilato Vincenzo Canta-
tore - imparano a stare assieme, diventano squadra, capiscono quali sono le cose impor-
tanti. E lo psichiatra Rullo a spiegare il valore di questo progetto "inclusivo", di recu-
pero e reinserimento sociale, portato avanti dal 2004 con Mauro Raffaelli, che ora il li-
bro propone all'attenzione del grande pubblico: "Avere un avversario reale permette
alle persone con un disturbo mentale di comnattere i fantasmi della mente"; prosegue
Rullo: "Giocando a calcio ci si allena a tornare nella società, si ricomincia a interagire
con gli altri, ad accettare alcune regole". I risultati (non solo quelli in campo: l'Italia
ai Mondiali è arrivata terza) gli danno ragione.
Con tono leggero si lanciano messaggi importanti. Scrivono gli autori: "Una persona
su cinque tra quelle che conoscete, anzi una su quattro se includete anche voi stessi,
ha avuto, ha o avrà un qualche tipo di disturbo psichico". Che siate o meno appas-
sionati di calcio Crazy for football è una storia che obbliga a fare il tifo - come acca-
de a Alessandro Del Piero, Carlo Verdone, Sandro Veronesi, Andrea Vitali - per
un'impresa epica, compiuta da un'armata Brancaleone (Branca-Branca-Branca,
Leon-Leon-Leon è il coro-grido di battaglia dell'Italia dei matti prima di entrare
in campo).
Il finale è ancora da scrivere: "Adesso la squadra si allena per i Mondiali del 2018.
Che - annunciano gli autori - se riusciremo a trovare i fondi necessari si terranno a
Roma il prossimo 18 maggio". A quarant'annio esatti dalla promulgazione della leg-
bge Basaglia, che in Italia ha abolito i manicomi.
Lucianone
(da Corriere della Sera - 1 ottobre '17 - LA LETTURA / di Severino Colombo)
La Nazionale dei matti ha dribblato la malattia
Ci sono due matti davanti alla tv convinti che un tizio, forse matto pure lui, dallo schermo
parli proprio a loro, che li stia chiamando, che li voglia per giocare a calcio in Nazionale.
Sembra una barzelletta ma la faccenda è andata proprio così: Livio e Antonio, di qua dal-
lo schermo, sono pazienti psichiatrici, alle volte sentono voci, alle volte vedono cose che
non esistono... Invece il terzo, quello che sta dentro la tv alla trasmissione 90° minuto mat-
to non è, anzi è un dottore: lui i matti li aiuta, li cura. Anche con il calcio. Santo Rullo, pre- sidente della Società italiana di Psichiatria sociale, dirige il centro per il disagio psichico
di Villa Letizia, a Roma. E' lui che vuole metter su la Nazionale dei "matti" per partecipa-
re ai primi Mondiali di calcio a cinque per pazienti psichiatrici. Per questo parla in tv.
E' ricco di storie e personaggi - a volte incredibili, spesso paradossali, sempre veri - "Cra-
zy for football", diario di un'avventura sportiva e umana che fa ridere, diverte e invita a
riflettere. La vicenda, raccontata da Volfango De Biasi e Francesco Trento, ruota attorno
alla partecipazione dell'Italia - nel febbraio 2016, in Giappone - ai Mondiali di calcio per
persone con problemi di salute mentale. L'impresa già al centro di un film documentario
con lo stesso titolo e con gli stessi autori (De Biasi regista, Trento sceneggiatore) e che ha ottenuto una menzione speciale al David di Donatello di quest'anno, diventa ora un libro.
Che segue passo passo la selezione dei giocatori per l'avventura nipponica, gli allenamen-
ti, il viaggio, le partite. Si scoprono vicende personali: Sandrone, agente scelto della Poli-
zia di Stato che ha fatto la scorta al presidente della Repubblica Cossiga prima di avere
un esaurimento nervoso; Luis, che per far vedere al mondo che esisteva si tagliava su
braccia e gambe; Stefano, che se avesse portato a termina uno soltanto dei suoi proèposi-
ti suicidi oggi non sarebbe lì a raccontarli.
Pagina dopo pagina il lettore assiste a come i singoli - anche grazie al lavoro del mister
Enrico Zanchini e del preparatore atletico ed ex campione di pugilato Vincenzo Canta-
tore - imparano a stare assieme, diventano squadra, capiscono quali sono le cose impor-
tanti. E lo psichiatra Rullo a spiegare il valore di questo progetto "inclusivo", di recu-
pero e reinserimento sociale, portato avanti dal 2004 con Mauro Raffaelli, che ora il li-
bro propone all'attenzione del grande pubblico: "Avere un avversario reale permette
alle persone con un disturbo mentale di comnattere i fantasmi della mente"; prosegue
Rullo: "Giocando a calcio ci si allena a tornare nella società, si ricomincia a interagire
con gli altri, ad accettare alcune regole". I risultati (non solo quelli in campo: l'Italia
ai Mondiali è arrivata terza) gli danno ragione.
Con tono leggero si lanciano messaggi importanti. Scrivono gli autori: "Una persona
su cinque tra quelle che conoscete, anzi una su quattro se includete anche voi stessi,
ha avuto, ha o avrà un qualche tipo di disturbo psichico". Che siate o meno appas-
sionati di calcio Crazy for football è una storia che obbliga a fare il tifo - come acca-
de a Alessandro Del Piero, Carlo Verdone, Sandro Veronesi, Andrea Vitali - per
un'impresa epica, compiuta da un'armata Brancaleone (Branca-Branca-Branca,
Leon-Leon-Leon è il coro-grido di battaglia dell'Italia dei matti prima di entrare
in campo).
Il finale è ancora da scrivere: "Adesso la squadra si allena per i Mondiali del 2018.
Che - annunciano gli autori - se riusciremo a trovare i fondi necessari si terranno a
Roma il prossimo 18 maggio". A quarant'annio esatti dalla promulgazione della leg-
bge Basaglia, che in Italia ha abolito i manicomi.
Lucianone
SPORT - calcio / serie A - 29^ giornata 2017/18
26 marzo '18 - lunedì 26th March / Monday visione post - 14
RISULTATI delle PARTITE
Udinese 1 Spal 0 Sampdoria 0 Benevento 1 Crotone 0 H. Verona 0
Sassuolo 2 Juventus 0 Inter 5 Cagliari 2 Roma 2 Atalanta 5
Milan 3 Torino 1 Lazio 1 Napoli 1
Chievo 2 Fiorentina 2 Bologna 1 Genoa 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 75 / Napoli 73 / Roma 59 / Inter 55 / Lazio 54 / Milan 50 /
Atalanta, Sampdoria 44 / Fiorentina 41 / Torino 36 / Bologna 34 / Udinese 33 /
Genoa 30 / Cagliari 29 / Sassuolo 27 / Chievo, Spal 25 / Crotone 24 /
H. Verona 22 / Benevento 10
CONTINUA...
to be continued...
RISULTATI delle PARTITE
Udinese 1 Spal 0 Sampdoria 0 Benevento 1 Crotone 0 H. Verona 0
Sassuolo 2 Juventus 0 Inter 5 Cagliari 2 Roma 2 Atalanta 5
Milan 3 Torino 1 Lazio 1 Napoli 1
Chievo 2 Fiorentina 2 Bologna 1 Genoa 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 75 / Napoli 73 / Roma 59 / Inter 55 / Lazio 54 / Milan 50 /
Atalanta, Sampdoria 44 / Fiorentina 41 / Torino 36 / Bologna 34 / Udinese 33 /
Genoa 30 / Cagliari 29 / Sassuolo 27 / Chievo, Spal 25 / Crotone 24 /
H. Verona 22 / Benevento 10
CONTINUA...
to be continued...
giovedì 22 marzo 2018
L'Opinione del Giovedì - Crisi delle sinistre: morte delle ideologie / Destra: i nuovi populismi
22 marzo '18 - giovedì 22nd March / Thursday visione post - 10
Democrazia azzoppata, valori azzerati e ideologie frantumate, esistenza delle popolazio-
ni immersa nella cosiddetta società liquida e quindi mancanza di rapporti umani stabili,
umanità ridotta e in balia della tecnocrazia internettiana. Ecco quali sono i temi, le que-
stioni, i problemi da affrontare quando parliamo di posizioni, di movimenti, di partiti e
schieramenti di destra e di sinistra, tenendo conto che non sono più con la "d" e la "s"
maiuscola non avendo più oggi quella centralità ideologica che avevano assunto nel se-
colo scorso. Ed è soprattutto la 'sinistra' ad aver perso quasi tutta la carica ideologica
che l'aveva in parte permeata fino alla fine degli anni Novanta.
Ma per capire completamente e dunque fino in fondo di cosa si parla affrontando il te-
ma della caduta definitiva delle ideologie - positive o negative che siano - che hanno per
tanto tempo sorretto i movimenti sociali/politici delle società, bisogna storicamente aver
presente alcuni momenti cruciali, appunto storici, che sono stati veri spartiacque a par-
tire dal primo conflitto mondiale in poi. In realtà la Prima guerra mondiale fu una guer-
ra combattuta nell'Europa degli imperi che procurò milioni di morti, soprattutto di gio-
vanissimi soldati. Fu una guerra basata principalmente sugli ideali della patria e la dife-
sa dei confini dei vari Paesi europei coinvolti. Esisteva l'ideale patriottico, ma già esiste-
va in 'nuce' chi aveva un pensiero (da sinistra) antimilitarista, e dunque pacifista, e chi
(ed erano la maggioranzncea) era apertamente schierato su ideali militaristi e pro-guerre.
Allora fu una guerra di trincea, dove il nemico era a pochi passi su confini piuttosto vi-
cini e bastava una bomba a mano lanciata male per colpire bersagli sbagliati. Guerra,
individuale d'attesa infinita e di terrore da topi imprigionati in tana da entrambe le
parti. E poi c'era la guerra di montagna, pure sfibrante. La parte più dura, feroce, di-
sumana fu combattuta sul Carso, la zona carsica del Friuli. E poi sull'Isonzo. I nemici
allora furono i tedeschi, gli austriaci, gli sloveni e gli ungheresi. I nostri alleati i france-
si e gli inglesi. La nostra sconfitta più atroce, passata alla Storia e alla leggenda, fu la
rotta di Caporetto.
CONTINUA...
to be continued...
Democrazia azzoppata, valori azzerati e ideologie frantumate, esistenza delle popolazio-
ni immersa nella cosiddetta società liquida e quindi mancanza di rapporti umani stabili,
umanità ridotta e in balia della tecnocrazia internettiana. Ecco quali sono i temi, le que-
stioni, i problemi da affrontare quando parliamo di posizioni, di movimenti, di partiti e
schieramenti di destra e di sinistra, tenendo conto che non sono più con la "d" e la "s"
maiuscola non avendo più oggi quella centralità ideologica che avevano assunto nel se-
colo scorso. Ed è soprattutto la 'sinistra' ad aver perso quasi tutta la carica ideologica
che l'aveva in parte permeata fino alla fine degli anni Novanta.
Ma per capire completamente e dunque fino in fondo di cosa si parla affrontando il te-
ma della caduta definitiva delle ideologie - positive o negative che siano - che hanno per
tanto tempo sorretto i movimenti sociali/politici delle società, bisogna storicamente aver
presente alcuni momenti cruciali, appunto storici, che sono stati veri spartiacque a par-
tire dal primo conflitto mondiale in poi. In realtà la Prima guerra mondiale fu una guer-
ra combattuta nell'Europa degli imperi che procurò milioni di morti, soprattutto di gio-
vanissimi soldati. Fu una guerra basata principalmente sugli ideali della patria e la dife-
sa dei confini dei vari Paesi europei coinvolti. Esisteva l'ideale patriottico, ma già esiste-
va in 'nuce' chi aveva un pensiero (da sinistra) antimilitarista, e dunque pacifista, e chi
(ed erano la maggioranzncea) era apertamente schierato su ideali militaristi e pro-guerre.
Allora fu una guerra di trincea, dove il nemico era a pochi passi su confini piuttosto vi-
cini e bastava una bomba a mano lanciata male per colpire bersagli sbagliati. Guerra,
individuale d'attesa infinita e di terrore da topi imprigionati in tana da entrambe le
parti. E poi c'era la guerra di montagna, pure sfibrante. La parte più dura, feroce, di-
sumana fu combattuta sul Carso, la zona carsica del Friuli. E poi sull'Isonzo. I nemici
allora furono i tedeschi, gli austriaci, gli sloveni e gli ungheresi. I nostri alleati i france-
si e gli inglesi. La nostra sconfitta più atroce, passata alla Storia e alla leggenda, fu la
rotta di Caporetto.
CONTINUA...
to be continued...
Riflessioni - Le elezioni e la rivolta del Sud Italia
22 marzo '18 - giovedì 22nd March / Thursday visione post - 7
Almeno saremo costretti a rimetterci a studiare. E' il Sud, con il suo straripante voto
grillino, che ha ribaltato il tavolo della modernità progressista, europeista, produttiva,
globalizzata, quella che manda i figli all'Erasmus e non ha paura del mondo che cam-
bia. Molto più del Nord leghista è il Sud dei cinquestelle ad avere stravolto la fisiono-
mia politica italiana. - Ora ci si accapiglierà per stabilire se il plebiscito per Di Maio
sia una rivolta di sottoccupati che chiedono lavoro e dignità, oppure la speranza di un
nuovo, insperato assistenzialismo, con il salario di cittadinanza v isto come una riedi-
zione "porta a porta" della Cassa del Mezzogiorno. Non è una differenza da poco (è
la differenza tra l'orgoglio e la questua) ma quello che conta è tutt'altro. Quello che
conta è accorgersi, dalla sera alla mattina, che quel grande pezzo di paese, proprio
come dicevano i bisnonni che scrivevano di questione meridionale, i nonni che ne ri-
scrivevano, i padri che credettero di risolverla con i soldi pubblici e le clientele, infi-
ne noi altri che ce ne siamo prevalentemente fregati, beh quel grande pezzo di paese
è povero e abbandonato, impolitico e arretrato. Anti-europeo non per scelta, ma per
la forza delle cose. Se uno di dimentica di un problema, o finge di non averlo, prima
o poi il problema gli salta addosso a tradimento. Si chiamava questione meridionale,
si chiama rimozione meridionale.
(Da la Repubblica - 7 marzo '18 - L'Amaca / Michele Serra)
Almeno saremo costretti a rimetterci a studiare. E' il Sud, con il suo straripante voto
grillino, che ha ribaltato il tavolo della modernità progressista, europeista, produttiva,
globalizzata, quella che manda i figli all'Erasmus e non ha paura del mondo che cam-
bia. Molto più del Nord leghista è il Sud dei cinquestelle ad avere stravolto la fisiono-
mia politica italiana. - Ora ci si accapiglierà per stabilire se il plebiscito per Di Maio
sia una rivolta di sottoccupati che chiedono lavoro e dignità, oppure la speranza di un
nuovo, insperato assistenzialismo, con il salario di cittadinanza v isto come una riedi-
zione "porta a porta" della Cassa del Mezzogiorno. Non è una differenza da poco (è
la differenza tra l'orgoglio e la questua) ma quello che conta è tutt'altro. Quello che
conta è accorgersi, dalla sera alla mattina, che quel grande pezzo di paese, proprio
come dicevano i bisnonni che scrivevano di questione meridionale, i nonni che ne ri-
scrivevano, i padri che credettero di risolverla con i soldi pubblici e le clientele, infi-
ne noi altri che ce ne siamo prevalentemente fregati, beh quel grande pezzo di paese
è povero e abbandonato, impolitico e arretrato. Anti-europeo non per scelta, ma per
la forza delle cose. Se uno di dimentica di un problema, o finge di non averlo, prima
o poi il problema gli salta addosso a tradimento. Si chiamava questione meridionale,
si chiama rimozione meridionale.
(Da la Repubblica - 7 marzo '18 - L'Amaca / Michele Serra)
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
22 marzo '18 - giovedì 22nd March / Thursday visione post - 17
ITALIA - Lombardia
Strane esplosioni nei cieli: psicosi in Lombardia / Ma solo jeat militari in volo
dopo allarme dirottamento / A Bergamo evacuate scuole e tribunale: il boato
udito fino a 50 km / Boeing AirFrance aveva perso contatto radio con torri controllo
Centralini intasati di telefonate, evacuate scuole e tribunale di Bergamo. La paura si era diffusa in un raggio di circa 50 km. L'Aeronautica: "I nostri Eurofighter mandati a intercettare un boeing Airfrance che aveva perso i contatti radio.
E' stata un'emergenza vera e non una manovra incauta quella che ha messo in allarme mezza Lombardia, questa mattina intorno alle 11.30 quando due caccia F-2000 "Eurofighter" dell'Aeronautica militare hanno rotto il muro del suono provocando un boato avvertito in un raggio di 50 chilometri in Lombardia. I caccia erano decollati dalla base di Istrana (Treviso), sede del 51esimo Stormo. Il loro comando era in allarme per un Boeing 777 dell'Air France che, partito dall'Isola della Reunion e diretto a Parigi, non rispondeva al contatto radio con l'Agenzia italiana del traffico aereo.
Il velivolo sembrava dirigersi verso Milano o Torino e, come prevedono le procedure militari, il responsabile delle operazioni ha ordinato ai piloti di superare la barriera del suono e affiancare l'Air France che, a quel punto, ha ripreso i contatti radio facendo immediatamente cessare la paura generale di un dirottamento in corso.
Italia - Bari
Regione Puglia, sospetto voto di scambio / Si dimette l'assessore Mazzarano (Pd)
Stati Uniti - Commercio
I dazi di Trump affondano Wall Street / Firmate sanzioni per 60 miliardi contro la Cina
La Casa Bianca tratta con la Ue e sospende i balzelli
Da una parte il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, cerca di mettere di nuovo all'angolo la Cina con l'annuncio di nuove tariffe e sanzioni commerciali su beni importati per un valore che potrebbe arrivare a 60 miliardi di dollari. Una misura che manda in rosso Wall Street: male tutti gli indici in chiusura. Dall'altra parte, verso l'Europa torna a miti consigli ed è pronto ad escludere il Vecchio continente - con altri partner - dai balzelli aggiuntivi introdotti su acciaio e alluminio nelle scorse settimane: sono cominciate le negoziazioni. E il presidente Bce Mario Draghi avverte: il protezionismo commerciale è il rischio a medio termine più grande ora, visto che ha effetti diretti, e porta con sé la possibilità di ritorsioni e perdita di fiducia.
STATI UNITI - New York
Nuove accuse a Facebook / Caso Cambridge Analytica: si indaga sui legami col
Russiagate
Continuano le polemiche: il procuratore Mueller vuole approfondire i legami con la campagna di Trump. E secondo il Guardian, il social network aveva condiviso con il ricercatore incriminato miliardi di dati sulle "amicizie" su Facebook
Cher, la star americana (e icona della cultura popolare), ha annunciato su Twitter di aver chiuso a malincuore il suo account di Facebook. Lo stesso ha fatto Brian Acton, fondatore di Whatapp: “Era ora”, ha detto, rilanciando l’hashtag #deletefacebook che ormai dilaga sul web. L’abbandono in massa del social network è una delle conseguenze – ma non certo la sola - dello scandalo Cambridge Analytica e della reazione non del tutto convincente di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, che in un post e poi in una serie di insolite interviste ha fatto mea culpa e promesso maggiori controlli sulla privacy.
Lucianone
ITALIA - Lombardia
Strane esplosioni nei cieli: psicosi in Lombardia / Ma solo jeat militari in volo
dopo allarme dirottamento / A Bergamo evacuate scuole e tribunale: il boato
udito fino a 50 km / Boeing AirFrance aveva perso contatto radio con torri controllo
Centralini intasati di telefonate, evacuate scuole e tribunale di Bergamo. La paura si era diffusa in un raggio di circa 50 km. L'Aeronautica: "I nostri Eurofighter mandati a intercettare un boeing Airfrance che aveva perso i contatti radio.
E' stata un'emergenza vera e non una manovra incauta quella che ha messo in allarme mezza Lombardia, questa mattina intorno alle 11.30 quando due caccia F-2000 "Eurofighter" dell'Aeronautica militare hanno rotto il muro del suono provocando un boato avvertito in un raggio di 50 chilometri in Lombardia. I caccia erano decollati dalla base di Istrana (Treviso), sede del 51esimo Stormo. Il loro comando era in allarme per un Boeing 777 dell'Air France che, partito dall'Isola della Reunion e diretto a Parigi, non rispondeva al contatto radio con l'Agenzia italiana del traffico aereo.
Il velivolo sembrava dirigersi verso Milano o Torino e, come prevedono le procedure militari, il responsabile delle operazioni ha ordinato ai piloti di superare la barriera del suono e affiancare l'Air France che, a quel punto, ha ripreso i contatti radio facendo immediatamente cessare la paura generale di un dirottamento in corso.
Italia - Bari
Regione Puglia, sospetto voto di scambio / Si dimette l'assessore Mazzarano (Pd)
Stati Uniti - Commercio
I dazi di Trump affondano Wall Street / Firmate sanzioni per 60 miliardi contro la Cina
La Casa Bianca tratta con la Ue e sospende i balzelli
Da una parte il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, cerca di mettere di nuovo all'angolo la Cina con l'annuncio di nuove tariffe e sanzioni commerciali su beni importati per un valore che potrebbe arrivare a 60 miliardi di dollari. Una misura che manda in rosso Wall Street: male tutti gli indici in chiusura. Dall'altra parte, verso l'Europa torna a miti consigli ed è pronto ad escludere il Vecchio continente - con altri partner - dai balzelli aggiuntivi introdotti su acciaio e alluminio nelle scorse settimane: sono cominciate le negoziazioni. E il presidente Bce Mario Draghi avverte: il protezionismo commerciale è il rischio a medio termine più grande ora, visto che ha effetti diretti, e porta con sé la possibilità di ritorsioni e perdita di fiducia.
STATI UNITI - New York
Nuove accuse a Facebook / Caso Cambridge Analytica: si indaga sui legami col
Russiagate
Continuano le polemiche: il procuratore Mueller vuole approfondire i legami con la campagna di Trump. E secondo il Guardian, il social network aveva condiviso con il ricercatore incriminato miliardi di dati sulle "amicizie" su Facebook
Cher, la star americana (e icona della cultura popolare), ha annunciato su Twitter di aver chiuso a malincuore il suo account di Facebook. Lo stesso ha fatto Brian Acton, fondatore di Whatapp: “Era ora”, ha detto, rilanciando l’hashtag #deletefacebook che ormai dilaga sul web. L’abbandono in massa del social network è una delle conseguenze – ma non certo la sola - dello scandalo Cambridge Analytica e della reazione non del tutto convincente di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, che in un post e poi in una serie di insolite interviste ha fatto mea culpa e promesso maggiori controlli sulla privacy.
Lucianone
sabato 17 marzo 2018
Personaggio / Musica - L'insegnante Tullio De Piscopo (con intervista)
18 marzo '18 - sabato 18th March / Saturday visione post - 8
(da la Repubblica - 26 sett. '17 - Milano / Spettacoli - Luigi Bolognini)
"Insegnare musica ha senso
anche al tempo dei talent".
Ci vuole un bel fegato a insegnare musica in una scuola, adesso, in tempi in cui la cosa
sembra potersi fare solo a favore di telecamera. Eppure è quel che fanno dal 1987 alla
Nam, Nuova Audiomusica, una delle accademie musicali più quotate di Milano, una del-
le prime. Ora compie 30 anni e li festeggia questa sera con una festa alla Salumeria del-
la Musica a cui parteciperanno i docenti, tra cui Paola Folli, Nicola Fasano "Faso" di
Elio e le Storie tese, Laura Fedele, Maxx Furian, Ellade Bandini. E l'uomo che forse è
il simbolo della scuola, Tullio De Piscopo, docente da sempre qui, "anzi, anche da pri-
ma".
L. Bolognini - In che senso, De Piscopo?
T. De Piscopo - "Prima ancora esisteva il Cta, Centro teatro attivo, dove si insegnava
musica, danza e recitazione, in via Savona 10, accanto al teatro Libero. Nell'aula di dan-
za, di quelle tipiche piene di specchi, provai prima di andare a Sanremo le movenze di
Andamento lento, anzi di Sant'Andamento lento, come lo chiamo io visto che mi ci com-
prai la casa. Poi subentrò il Nam, che ai tempi si chiamava Namm (Nuoiva accamedia
di musica moderna) e tutto cominciò".
L. Bolognini - Allora insegnare musica non era così comune come adesso. Che alunni
aveva?
T. De Piscopo - "Ah tutti bravissimi, basta accendere la tv per vederli. dall'orchestra di
Demo Morselli, alle reti Mediaset. C'era anche Tony Arco, uno dei migliori e più ricer-
cati per le jazz band non solo a Milano. In comune avevano tutti gli occhi della musica,
erano arrapati, vogliosi di imparare".
L. Bolognini - E i ragazzi di adesso no?
T. De Piscopo - "Il loro problema è che vogliono arrivare subito. Quelli di una genera-
zione o due fa volevano anzitutto capire. Ma sa, è cambiato anche il modo di suonare,
la batteria è più complessa, più veloce".
L. Bolognini - E lei come fa?
T. De Piscopo - "Semplice: per un bel pezzo insegno a suonare solo il tamburo, e solo
un tipo. Se impari quello poi saprai suonarli tutti. Ai piatti passiamo dopo".
L. Bolognini - I ragazzi arrivano più preparati con Internet?
T. De Piscopo - "Certo, sanno molte più cose di noi che ci dovevamo affidare ai dischi.
E tecnicamente sono più preparati. Ma gli manca lo spirito della musica. Per me era il
contrario: quando trascrivevo le musiche che sentivo, tecnicamente facevo molti erro-
ri, ma andavo al cuore del suono".
L. Bolognini - E i talent show a una scuola di musica fanno bene o fanno male?
T. De Piscopo - "I talent show fanno male ai giovani. Fabbricano illusioni, portano
ventenni a firmare autografi per 3/6 mesi, finchè durano la trasmissione e il contrat-
to con la casa discografica. Poi finisce tutto e vanno in depressione. In una scuola c'è
solidità. Tutto è più lento e duraturo".
L. Bolognini - Quanti alunni ha?
T. De Piscopo - "Cinquanta, 25 a lezione il martedì, 25 il mercoledì. Faccio scuola di
musica, ma anche di vita".
L. Bolognini - Ma sanno chi è lei, che storia ha alle spalle? O è solo un prof?
T. De Piscopo - "Fosse per loro non lo saprebbero. Ma per fortuna ci sono i genitori".
Lucianone
(da la Repubblica - 26 sett. '17 - Milano / Spettacoli - Luigi Bolognini)
"Insegnare musica ha senso
anche al tempo dei talent".
Ci vuole un bel fegato a insegnare musica in una scuola, adesso, in tempi in cui la cosa
sembra potersi fare solo a favore di telecamera. Eppure è quel che fanno dal 1987 alla
Nam, Nuova Audiomusica, una delle accademie musicali più quotate di Milano, una del-
le prime. Ora compie 30 anni e li festeggia questa sera con una festa alla Salumeria del-
la Musica a cui parteciperanno i docenti, tra cui Paola Folli, Nicola Fasano "Faso" di
Elio e le Storie tese, Laura Fedele, Maxx Furian, Ellade Bandini. E l'uomo che forse è
il simbolo della scuola, Tullio De Piscopo, docente da sempre qui, "anzi, anche da pri-
ma".
L. Bolognini - In che senso, De Piscopo?
T. De Piscopo - "Prima ancora esisteva il Cta, Centro teatro attivo, dove si insegnava
musica, danza e recitazione, in via Savona 10, accanto al teatro Libero. Nell'aula di dan-
za, di quelle tipiche piene di specchi, provai prima di andare a Sanremo le movenze di
Andamento lento, anzi di Sant'Andamento lento, come lo chiamo io visto che mi ci com-
prai la casa. Poi subentrò il Nam, che ai tempi si chiamava Namm (Nuoiva accamedia
di musica moderna) e tutto cominciò".
L. Bolognini - Allora insegnare musica non era così comune come adesso. Che alunni
aveva?
T. De Piscopo - "Ah tutti bravissimi, basta accendere la tv per vederli. dall'orchestra di
Demo Morselli, alle reti Mediaset. C'era anche Tony Arco, uno dei migliori e più ricer-
cati per le jazz band non solo a Milano. In comune avevano tutti gli occhi della musica,
erano arrapati, vogliosi di imparare".
L. Bolognini - E i ragazzi di adesso no?
T. De Piscopo - "Il loro problema è che vogliono arrivare subito. Quelli di una genera-
zione o due fa volevano anzitutto capire. Ma sa, è cambiato anche il modo di suonare,
la batteria è più complessa, più veloce".
L. Bolognini - E lei come fa?
T. De Piscopo - "Semplice: per un bel pezzo insegno a suonare solo il tamburo, e solo
un tipo. Se impari quello poi saprai suonarli tutti. Ai piatti passiamo dopo".
L. Bolognini - I ragazzi arrivano più preparati con Internet?
T. De Piscopo - "Certo, sanno molte più cose di noi che ci dovevamo affidare ai dischi.
E tecnicamente sono più preparati. Ma gli manca lo spirito della musica. Per me era il
contrario: quando trascrivevo le musiche che sentivo, tecnicamente facevo molti erro-
ri, ma andavo al cuore del suono".
L. Bolognini - E i talent show a una scuola di musica fanno bene o fanno male?
T. De Piscopo - "I talent show fanno male ai giovani. Fabbricano illusioni, portano
ventenni a firmare autografi per 3/6 mesi, finchè durano la trasmissione e il contrat-
to con la casa discografica. Poi finisce tutto e vanno in depressione. In una scuola c'è
solidità. Tutto è più lento e duraturo".
L. Bolognini - Quanti alunni ha?
T. De Piscopo - "Cinquanta, 25 a lezione il martedì, 25 il mercoledì. Faccio scuola di
musica, ma anche di vita".
L. Bolognini - Ma sanno chi è lei, che storia ha alle spalle? O è solo un prof?
T. De Piscopo - "Fosse per loro non lo saprebbero. Ma per fortuna ci sono i genitori".
Lucianone
giovedì 15 marzo 2018
SPORT - calcio / Serie A - 28^ giornata 2017/18
15 marzo '18 - giovedì 15th March / Thursday visione post - 37
RISULTATI delle PARTITE
Roma 3 H. Verona 1 Fiorentina 1 Bologna 0 Cagliari 2 Crotone 4
Torino 0 Chievo 0 Benevento 0 Atalanta 1 Lazio 2 Sampdoria 1
Juventus 2 Sassuolo 1 Genoa 0 Inter 0
Udinese 0 Spal 1 Milan 1 Napoli 0
Recupero: Juventus - Atalanta 2 - 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 74 / Napoli 70 / Roma 56 / Lazio 53 / Inter 52 / Milan 47 /
Sampdoria 44 / Atalanta 41 / Fiorentina 38 / Torino 36 / Udinese, Bologna 33 /
Genoa 30 / Cagliari 26 / Chievo 25 / Crotone, Sassuolo, Spal 24 / H. Verona 22 /
Benevento 10
Commento
Il Napoli cede altri due punti di vantaggio alla Juve, e il distacco sale a quattro distanze
(74 - 70). Il Napoli si fa impattare a Milano dall'Inter di Spalletti, la Juve supera in casa
l'Udinese di Oddo, che sta perdendo la brillantezza di qualche settimana fa.
L'Atalanta, che è la squadra sorpresa di quest'anno con la Sampdoria, va a vincere a r
Bologna ma perde il recupero a Torino con la Juve. Onore comunque ai bergamaschi
va dato per le più che ottime prove in Europa League: dove per eliminarli c'è voluto
solo il Borussia Dortmund, e non è cosa da poco! Il Milan di Gattuso continua a vin-
cere e sta compiendo la sua personale scalata all'Inter e chissà che prima o poi...
Nel fondo classifica poco si muove e, quasi escluso il Benevento, sembrano giocarsi la permanenza in A almeno in sei, ma d'ora in poi chi sbaglierà di più la pagherà cara!
- Luciano Finesso -
RISULTATI delle PARTITE
Roma 3 H. Verona 1 Fiorentina 1 Bologna 0 Cagliari 2 Crotone 4
Torino 0 Chievo 0 Benevento 0 Atalanta 1 Lazio 2 Sampdoria 1
Juventus 2 Sassuolo 1 Genoa 0 Inter 0
Udinese 0 Spal 1 Milan 1 Napoli 0
Recupero: Juventus - Atalanta 2 - 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 74 / Napoli 70 / Roma 56 / Lazio 53 / Inter 52 / Milan 47 /
Sampdoria 44 / Atalanta 41 / Fiorentina 38 / Torino 36 / Udinese, Bologna 33 /
Genoa 30 / Cagliari 26 / Chievo 25 / Crotone, Sassuolo, Spal 24 / H. Verona 22 /
Benevento 10
Commento
Il Napoli cede altri due punti di vantaggio alla Juve, e il distacco sale a quattro distanze
(74 - 70). Il Napoli si fa impattare a Milano dall'Inter di Spalletti, la Juve supera in casa
l'Udinese di Oddo, che sta perdendo la brillantezza di qualche settimana fa.
L'Atalanta, che è la squadra sorpresa di quest'anno con la Sampdoria, va a vincere a r
Bologna ma perde il recupero a Torino con la Juve. Onore comunque ai bergamaschi
va dato per le più che ottime prove in Europa League: dove per eliminarli c'è voluto
solo il Borussia Dortmund, e non è cosa da poco! Il Milan di Gattuso continua a vin-
cere e sta compiendo la sua personale scalata all'Inter e chissà che prima o poi...
Nel fondo classifica poco si muove e, quasi escluso il Benevento, sembrano giocarsi la permanenza in A almeno in sei, ma d'ora in poi chi sbaglierà di più la pagherà cara!
- Luciano Finesso -
sabato 10 marzo 2018
SOCIETA' / I t a l i a - Economia e democrazia: insieme per ricostruire partendo da un futuro non illimitato ma sostenibile
10 marzo '18 - sabato 10th March / Saturday visione post - 12
(da Corriere della Sera - 4 marzo '18 - di Mauro Magatti)
Ricostruire insieme
l'idea di futuro perduta
E' una sindrome che colpisce tutti i paesi avanzati, ma che in Italia tocca i livelli più acuti:
per quanto paradossale, in società libere e benestanti, a venire meno è il senso del futuro,
l'idea cioè che ciò che ci attende possa essere migliore di ciò che c'è già. Con la caduta del-
le ideologie e dopo la fine della globalizzazione espansiva, facciamo fatica a vedere un oriz-
zonte davanti a noi. Siamo continuamente sollecitati dall'innovazione ed estasiati dai suc-
cessi della tecnica. Viviamo più a lungo e meglio di ogni generazione precedente. Ma c'è
qualcosa che ci sfugge e che ci si ritorce contro. Si tratta di una sindrome trasversale che
colpisce l'economia (dove stagnano gli investimenti), la demografia (con l'inverno demo-
grafico), la politica (che rincorre le urgenze quotidiane). Tanto che Bauman, nel suo ulti-
mo libro, ha parlato di retrotopia: finita l'epoca delle utopie - capaci di proiettarci in un
futuro fin troppo radioso - le nostre società sono attratte dal passato. Non però un pas-
sato inteso come recupero di un'origine ancora incompiuta, da cui derivare la spinta per
guardare avanti. Piuttosto un passato mai esistito - una retrotopia appunto - a cui ci si
appella per non affrontare i problemi attuali. Un passato, cioè, come regressione, come
fuga dal futuro. Se questa sincrome tocca tutti i paesi occidentaliu, in Italia raggiunge i
suoi livelli più preoccupanti a causa della convergenza di tre tendenze (tutte note ma ra-
ramente considerate insieme). La prima è il trend demografico, già oggi insostenibile.
Intendiamoci: fare tanti figli non è un'idea di futuro. E' solo un fatto biologico. Ma ave-
re il senso delle prossime generazioni - che include la responsabilità generativa - sì. La
seconda è l'indebitamento. Anche qui occorre sgombrare il campo da un equivoco. Non
è con il risparmio che si costruisce il futuro. Nè tanto meno con l'austerity. Per investi-
re è necessario un certo dispendio, la disponibilità a correre rischi. Ci si deve indebitare.
Ma il problema sono le enormi risorse finanziarie bruciate per alimentare la speculazio-
ne, i consumi privati, il consenso politico (attraverso la spesa pubblica). Scaricando l'o-
nere sulle future generazioni. La terza tendenza è l'istruzione. Anche qui tanta confu-
sione: non è certo un pezzo di carta a fare la differenza. Ma senza investire nell'educa-
zione non c'è partita. E l'Italia è messa male: con indici di abbandono scolastico trop-
po alti e percentuali di laureati troppo basse. Risultato è che da noi la questione della
disuguaglianza tende a sovrapporsi a quella generazionale: abbiamo pochi bambini
di cui molti in povertà; la disoccupazione giovanile rimane sopra il 30%; i salari non
bastano per fare una famiglia. Così molti ragazzi, soprattutto i più bravi, lasciano il
Paese. E' questa mancanza di futuro che spiega il malcontento cupo in cui siamo im-
mersi. Che nemmeno l'aumento del Pil riesce a cambiare. Il problema è che non sa-
pendo più pensare il futuro, non riusciamo pià a sprigionare quelle energie vitali che
fanno lo sviluppo. Su questa mancanza di prospettiva cade anche il nesso Italia/Euro-
pa. Per molti la Ue è una costruzione senza anima, l'ennesimo teatrino di gruppi di
potere contrapposti, lontanissima dalla vita e dalle sue sfide. Il clima della campagna
elettorale è pervaso da questa sindrome. Nel momento della sua ascesa, Renzi aveva
acceso la speranza che qualcosa potesse davvero cambiare. E la disillusione che la sua
caduta ha prodotto è all'origine di quel rimbalzo di cui siamo oggi spettatori.
Occorre allora convincersi: da queste secche, l'Italia può uscire solo tornando ai fon-
damentali. La via è indicata dagli obiettivi Onu 2030. Il futuro a cui tendere è quello
di una crescita sostenibile. Cioè di una crescita che impara a fare i conti con le pro-
prie contraddizioni (ambientali, sociali, umane etc.) e che perciò si lascia alle spalle
il mito della illimitatezza. Ciò significa rivedere l'individualizzazione radicale (di
cui vanno pazze le élites contemporanee) il cui orizzonte non può che restringersi
sulla propria personale esistenza. - Diciamolo chiaramente: abbiamo bisogno di
un'idea più relazionale della nostra individualità, riconoscendo che la realtà non
coincide con noi stessi, che c'è qualcosa d'altro oltre il nostro Io, che nessuno si sal-
va da solo e che, per quanto potente, la tecnica da sola non basta. Insomma, oggi
come ieri, un'idea di futuro passa per una nuova idea di libertà. E' questa la posta
in gioco della transizione in corso, in Italia come in Europa. O si riuscirà ad anda-
re avanti, ricostruendo il nesso tra economia e democrazia, o si tornerà indietro.
Le scorciatoie possono anche far vincere le elezioni, Ma spesso sono il modo per
finire nel burrone.
Lucianone
(da Corriere della Sera - 4 marzo '18 - di Mauro Magatti)
Ricostruire insieme
l'idea di futuro perduta
E' una sindrome che colpisce tutti i paesi avanzati, ma che in Italia tocca i livelli più acuti:
per quanto paradossale, in società libere e benestanti, a venire meno è il senso del futuro,
l'idea cioè che ciò che ci attende possa essere migliore di ciò che c'è già. Con la caduta del-
le ideologie e dopo la fine della globalizzazione espansiva, facciamo fatica a vedere un oriz-
zonte davanti a noi. Siamo continuamente sollecitati dall'innovazione ed estasiati dai suc-
cessi della tecnica. Viviamo più a lungo e meglio di ogni generazione precedente. Ma c'è
qualcosa che ci sfugge e che ci si ritorce contro. Si tratta di una sindrome trasversale che
colpisce l'economia (dove stagnano gli investimenti), la demografia (con l'inverno demo-
grafico), la politica (che rincorre le urgenze quotidiane). Tanto che Bauman, nel suo ulti-
mo libro, ha parlato di retrotopia: finita l'epoca delle utopie - capaci di proiettarci in un
futuro fin troppo radioso - le nostre società sono attratte dal passato. Non però un pas-
sato inteso come recupero di un'origine ancora incompiuta, da cui derivare la spinta per
guardare avanti. Piuttosto un passato mai esistito - una retrotopia appunto - a cui ci si
appella per non affrontare i problemi attuali. Un passato, cioè, come regressione, come
fuga dal futuro. Se questa sincrome tocca tutti i paesi occidentaliu, in Italia raggiunge i
suoi livelli più preoccupanti a causa della convergenza di tre tendenze (tutte note ma ra-
ramente considerate insieme). La prima è il trend demografico, già oggi insostenibile.
Intendiamoci: fare tanti figli non è un'idea di futuro. E' solo un fatto biologico. Ma ave-
re il senso delle prossime generazioni - che include la responsabilità generativa - sì. La
seconda è l'indebitamento. Anche qui occorre sgombrare il campo da un equivoco. Non
è con il risparmio che si costruisce il futuro. Nè tanto meno con l'austerity. Per investi-
re è necessario un certo dispendio, la disponibilità a correre rischi. Ci si deve indebitare.
Ma il problema sono le enormi risorse finanziarie bruciate per alimentare la speculazio-
ne, i consumi privati, il consenso politico (attraverso la spesa pubblica). Scaricando l'o-
nere sulle future generazioni. La terza tendenza è l'istruzione. Anche qui tanta confu-
sione: non è certo un pezzo di carta a fare la differenza. Ma senza investire nell'educa-
zione non c'è partita. E l'Italia è messa male: con indici di abbandono scolastico trop-
po alti e percentuali di laureati troppo basse. Risultato è che da noi la questione della
disuguaglianza tende a sovrapporsi a quella generazionale: abbiamo pochi bambini
di cui molti in povertà; la disoccupazione giovanile rimane sopra il 30%; i salari non
bastano per fare una famiglia. Così molti ragazzi, soprattutto i più bravi, lasciano il
Paese. E' questa mancanza di futuro che spiega il malcontento cupo in cui siamo im-
mersi. Che nemmeno l'aumento del Pil riesce a cambiare. Il problema è che non sa-
pendo più pensare il futuro, non riusciamo pià a sprigionare quelle energie vitali che
fanno lo sviluppo. Su questa mancanza di prospettiva cade anche il nesso Italia/Euro-
pa. Per molti la Ue è una costruzione senza anima, l'ennesimo teatrino di gruppi di
potere contrapposti, lontanissima dalla vita e dalle sue sfide. Il clima della campagna
elettorale è pervaso da questa sindrome. Nel momento della sua ascesa, Renzi aveva
acceso la speranza che qualcosa potesse davvero cambiare. E la disillusione che la sua
caduta ha prodotto è all'origine di quel rimbalzo di cui siamo oggi spettatori.
Occorre allora convincersi: da queste secche, l'Italia può uscire solo tornando ai fon-
damentali. La via è indicata dagli obiettivi Onu 2030. Il futuro a cui tendere è quello
di una crescita sostenibile. Cioè di una crescita che impara a fare i conti con le pro-
prie contraddizioni (ambientali, sociali, umane etc.) e che perciò si lascia alle spalle
il mito della illimitatezza. Ciò significa rivedere l'individualizzazione radicale (di
cui vanno pazze le élites contemporanee) il cui orizzonte non può che restringersi
sulla propria personale esistenza. - Diciamolo chiaramente: abbiamo bisogno di
un'idea più relazionale della nostra individualità, riconoscendo che la realtà non
coincide con noi stessi, che c'è qualcosa d'altro oltre il nostro Io, che nessuno si sal-
va da solo e che, per quanto potente, la tecnica da sola non basta. Insomma, oggi
come ieri, un'idea di futuro passa per una nuova idea di libertà. E' questa la posta
in gioco della transizione in corso, in Italia come in Europa. O si riuscirà ad anda-
re avanti, ricostruendo il nesso tra economia e democrazia, o si tornerà indietro.
Le scorciatoie possono anche far vincere le elezioni, Ma spesso sono il modo per
finire nel burrone.
Lucianone
giovedì 8 marzo 2018
L' Opinione del Giovedì - Amare riflessioni: elezioni, politica e antipolitica
8 marzo '18 - giovedì 8th March / Thursday visione post - 34
Se devo descrivere, dando allo stesso tempo un giudizio estemporaneo e ben calibrato,
queste elezioni o meglio pre-elezioni appena concluse, direi che sono state "incarognite"
e che durante la campagna elettorale si è sentito l'odore acre dell'odio, del senso di an-
tipatia tra gli sfidanti dei vari schieramenti sempre più crescente. Non è stato messo in
campo da nessuno un progetto politico valido e coerente che possa dare risposte per il
futuro delle giovani generazioni, per i precari, i disoccupati, gli esodati, i licenziati o in
via di licenziamento soprattutto a causa delle delocalizzazioni, per i giovani meridiona-
li, per il grosso problema dell'Ilva di Taranto. Il partito vincente al Sud, il movimento
CinqueStelle (che da movimento è ormai avviato a essere partito effettivo - e qui incon-
trerà le prime grandi difficoltà di possibile partito di governo) ha pensato di affronta-
re la campagna elettorale al Sud con la promessa del reddito di cittadinanza, un modo
per aggiustare la povertà giovanile e non. Ma l'Italia non ha i mezzi economici per far-
lo, l'Italia non è la Germania, la Danimarca nè in parte l'Inghilterra, dove all'aiuto di
tipo economico a studenti e famiglie viene richiesta però la garanzia di seguire tutta
una serie di percorsi di formazione o di ricerca del lavoro perso reintegrandosi il pri-
ma possibile nel ciclo produttivo del paese. - Vedremo se M5S saprà inventarsi qual-
che cosa che ci assomigli o se il progetto grillino diventerà duplicato della Cassa del
mezzogiorno di democristiana memoria. Ma comunque con la situazione italiana di
crisi del lavoro e con gli ostacoli derivanti dalle associazioni assistenziali-mafiose fio-
renti nel Sud non sarà semplice. E perchè invece di mettere in campo un progetto di
sviluppo economico comprensibile di futuro respiro alternativo a quello che finora
era stato fatto (poco e spesso male) dal partito democratico al governo, prima Renzi
e poi il post-Renzi, cioè Gentiloni, l'altro partito sfidante della coalizione di Centro
destra (alleanza creatasi dopo varie dispute e reciproche diffidenze nel mese di feb-
braio tra Salvini, Berlusconi e Meloni) ha portato come argomenti base di campagna
elettorale la sicurezza - col problema degli immigrati e della loro ripartenza nei Pae-
si d'origine - e l'abrogazione della legge Fornero per le pensioni, come se sicurezza e
pensioni fossero gli unici elementi di cui occuparsi e discutere per risolvere l'attuale
crisi italiana? E' stato messo da parte quasi in toto il principale aspetto di tale crisi:
il welfare, con i grossi problemi dell'occupazione giovanile in tutto il Paese (non so-
lamente nel meridione), dell'istruzione, della sanità e dell'ambiente, argomenti ri-
masti in buona parte tabù per le maggiori formazioni politiche, e oltretutto argo-
menti che sono quelli più strettamente attinenti alla vera politica, quella pratica di
cui la gente vuol sentir parlare e sapere come si vogliono risolvere i problemi che
essi pongono in modo stringente nella quotidianità. Di tutto questo silenzio e anco-
ra silenzio! E comunque gli argomenti che alla fine hanno portato alla vittoria sia
Cinque Stelle che il Centro destra sono stati proprio: sicurezza e migranti/emigra-
ti, legge Fornero, reddito di cittadiinanza e in parte la flat tax messa in campo per
ultima da Berlusconi e Salvini. Tutti argomenti di stampo populista che hanno fat-
to presa, rispetto alla scarsità d'argomenti del Pd, che si è crogiolato sulle cose che
ha in parte fatte (ma non del tutto risolte e ottenute) rispetto ai governi precedenti
e in particolare al governo-Berlusconi. E la sconfitta del Pd è stata soprattutto la
sconfitta di Renzi. Proprio quel Matteo Renzi accusato di essersi appropriato del
governo senza elezioni politiche, ma avendo ottenuto il 40% alle elezioni europee
(in precedenza aveva battuto Bersani alle primarie). E quindi i 5Stelle hanno con-
dotto la battaglia politica in direzione antisistema prima con Grillo in piazza, e in
seguito sempre più anti-Renzi e anti-casta. E qui hanno vinto la loro prima rivolu-
zione (populista o meno che sia stata)- Poi l'onda lunga della protesta popolare
si è andata concretizzando nelle elezioni del 4 marzo, premiando sia 5Stelle sia
la coalizione di destra. -
Ma ritornando alle amare riflessioni dell'inizio, cioè di pre-elezioni "incarognite",
si è assistito, a mio parere, a un atteggiamento generale antipolitico rispetto ad ele-
zioni precedenti, esasperate nei toni da contendenti che hanno evitato e rifiutato il
confronto televisivo sui rispettivi programmi. Al contrario hanno costruito polemi-
che e accuse reciproche, che infine hanno acceso quelle parti estremiste a destra
come a sinistra - Casa Pound, Forza Nuova, Centri sociali e anarchici - che hanno
in effetti rispecchiato quello scontro antipolitico delle varie formazioni che hanno
come sempre in Italia, in ogni campagna elettorale, fatto e rifatto promesse su pro-
messe su cui il popolo, come sempre, spera e non spera, crede e non crede venga-
no mantenute, ma su cui non ci scommette la testa della propria madre, questo è
sicuro!
- Luciano Finesso -
Lucianone
Se devo descrivere, dando allo stesso tempo un giudizio estemporaneo e ben calibrato,
queste elezioni o meglio pre-elezioni appena concluse, direi che sono state "incarognite"
e che durante la campagna elettorale si è sentito l'odore acre dell'odio, del senso di an-
tipatia tra gli sfidanti dei vari schieramenti sempre più crescente. Non è stato messo in
campo da nessuno un progetto politico valido e coerente che possa dare risposte per il
futuro delle giovani generazioni, per i precari, i disoccupati, gli esodati, i licenziati o in
via di licenziamento soprattutto a causa delle delocalizzazioni, per i giovani meridiona-
li, per il grosso problema dell'Ilva di Taranto. Il partito vincente al Sud, il movimento
CinqueStelle (che da movimento è ormai avviato a essere partito effettivo - e qui incon-
trerà le prime grandi difficoltà di possibile partito di governo) ha pensato di affronta-
re la campagna elettorale al Sud con la promessa del reddito di cittadinanza, un modo
per aggiustare la povertà giovanile e non. Ma l'Italia non ha i mezzi economici per far-
lo, l'Italia non è la Germania, la Danimarca nè in parte l'Inghilterra, dove all'aiuto di
tipo economico a studenti e famiglie viene richiesta però la garanzia di seguire tutta
una serie di percorsi di formazione o di ricerca del lavoro perso reintegrandosi il pri-
ma possibile nel ciclo produttivo del paese. - Vedremo se M5S saprà inventarsi qual-
che cosa che ci assomigli o se il progetto grillino diventerà duplicato della Cassa del
mezzogiorno di democristiana memoria. Ma comunque con la situazione italiana di
crisi del lavoro e con gli ostacoli derivanti dalle associazioni assistenziali-mafiose fio-
renti nel Sud non sarà semplice. E perchè invece di mettere in campo un progetto di
sviluppo economico comprensibile di futuro respiro alternativo a quello che finora
era stato fatto (poco e spesso male) dal partito democratico al governo, prima Renzi
e poi il post-Renzi, cioè Gentiloni, l'altro partito sfidante della coalizione di Centro
destra (alleanza creatasi dopo varie dispute e reciproche diffidenze nel mese di feb-
braio tra Salvini, Berlusconi e Meloni) ha portato come argomenti base di campagna
elettorale la sicurezza - col problema degli immigrati e della loro ripartenza nei Pae-
si d'origine - e l'abrogazione della legge Fornero per le pensioni, come se sicurezza e
pensioni fossero gli unici elementi di cui occuparsi e discutere per risolvere l'attuale
crisi italiana? E' stato messo da parte quasi in toto il principale aspetto di tale crisi:
il welfare, con i grossi problemi dell'occupazione giovanile in tutto il Paese (non so-
lamente nel meridione), dell'istruzione, della sanità e dell'ambiente, argomenti ri-
masti in buona parte tabù per le maggiori formazioni politiche, e oltretutto argo-
menti che sono quelli più strettamente attinenti alla vera politica, quella pratica di
cui la gente vuol sentir parlare e sapere come si vogliono risolvere i problemi che
essi pongono in modo stringente nella quotidianità. Di tutto questo silenzio e anco-
ra silenzio! E comunque gli argomenti che alla fine hanno portato alla vittoria sia
Cinque Stelle che il Centro destra sono stati proprio: sicurezza e migranti/emigra-
ti, legge Fornero, reddito di cittadiinanza e in parte la flat tax messa in campo per
ultima da Berlusconi e Salvini. Tutti argomenti di stampo populista che hanno fat-
to presa, rispetto alla scarsità d'argomenti del Pd, che si è crogiolato sulle cose che
ha in parte fatte (ma non del tutto risolte e ottenute) rispetto ai governi precedenti
e in particolare al governo-Berlusconi. E la sconfitta del Pd è stata soprattutto la
sconfitta di Renzi. Proprio quel Matteo Renzi accusato di essersi appropriato del
governo senza elezioni politiche, ma avendo ottenuto il 40% alle elezioni europee
(in precedenza aveva battuto Bersani alle primarie). E quindi i 5Stelle hanno con-
dotto la battaglia politica in direzione antisistema prima con Grillo in piazza, e in
seguito sempre più anti-Renzi e anti-casta. E qui hanno vinto la loro prima rivolu-
zione (populista o meno che sia stata)- Poi l'onda lunga della protesta popolare
si è andata concretizzando nelle elezioni del 4 marzo, premiando sia 5Stelle sia
la coalizione di destra. -
Ma ritornando alle amare riflessioni dell'inizio, cioè di pre-elezioni "incarognite",
si è assistito, a mio parere, a un atteggiamento generale antipolitico rispetto ad ele-
zioni precedenti, esasperate nei toni da contendenti che hanno evitato e rifiutato il
confronto televisivo sui rispettivi programmi. Al contrario hanno costruito polemi-
che e accuse reciproche, che infine hanno acceso quelle parti estremiste a destra
come a sinistra - Casa Pound, Forza Nuova, Centri sociali e anarchici - che hanno
in effetti rispecchiato quello scontro antipolitico delle varie formazioni che hanno
come sempre in Italia, in ogni campagna elettorale, fatto e rifatto promesse su pro-
messe su cui il popolo, come sempre, spera e non spera, crede e non crede venga-
no mantenute, ma su cui non ci scommette la testa della propria madre, questo è
sicuro!
- Luciano Finesso -
Lucianone
lunedì 5 marzo 2018
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
7 marzo '18 - mercoledì 7th March / Wednesday visione post - 25
ITALIA - Il dopo Elezioni
Orfini dal Pd: "Renzi si è dimesso formalmente, ho convocato l'assemblea. No a ipotesi creative" - Renzi: "Governino Lega e M5S" - Orlando: "Il 90% del Pd contro il governo
con M5S o centrodestra" - Calenda: "Se accade lascio il partito".
Risultati Elezioni italiane all'estero
LA POòLEMICA post elezioni
Italia - SPORT / calcio
Juventus - Tottenham 2 - 1
Juve ai quarti di champions / Higuain e Dybala firmano l'impresa, il
Tottenham ko / Il tecnico della Juve, Allegri: "Vogliamo arrivare fino in fondo".
Lucianone
ITALIA - Il dopo Elezioni
Orfini dal Pd: "Renzi si è dimesso formalmente, ho convocato l'assemblea. No a ipotesi creative" - Renzi: "Governino Lega e M5S" - Orlando: "Il 90% del Pd contro il governo
con M5S o centrodestra" - Calenda: "Se accade lascio il partito".
«Continuare a discutere di un fatto ormai avvenuto, le dimissioni del segretario, come se non vi fossero state non ha molto senso. Come non lo ha disquisire del percorso conseguente le dimissioni che è chiaramente definito dal nostro statuto e che non consente margini interpretativi né soluzioni creative». Lo rileva in una nota il presidente del Pd Matteo Orfini. «Matteo Renzi - sottolinea Orfini - si è formalmente dimesso lunedì. Come da lui richiesto nella lettera di dimissioni, e come previsto dallo statuto, ho immediatamente annunciato la convocazione dell’assemblea nazionale per gli adempimenti conseguenti. Contestualmente ho convocato la direzione nazionale che sarà aperta dalla relazione del vicesegretario Martina. Nella direzione discutereno le scelte politiche che il Pd dovrà assumere nelle prossime settimane».
Orlando: “Il 90% del Pd contro governo con M5S o centrodestra”
«L’area Orlando, così come la maggioranza del Pd ha escluso la possibilità di un governo con i 5 stelle, così come con il Centrodestra. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al congresso il 10%. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un’alleanza con il M5S». Andrea Orlando ne è convinto e ribadisce che il referendum nel Pd non serve perché «il referendum sul Pd c’è già stato. Siamo al 18%. Un solo punto sopra la lega di Salvini» aggiunge. Nella direzione Pd di lunedì è necessaria un’analisi della sconfitta e che Matteo Renzi renda le sue dimissioni «vere, operative ed effettive, in maniera inequivocabile». È la linea che emerge dalla riunione dell’area Orlando. Per la gestione del partito nella fase post voto di formazione del governo e nella preparazione del congresso, l’area di minoranza chiede una gestione «collegiale», con una delegazione «pluralista» alle consultazioni che si faranno al Quirinale.
Calenda: “L’anti-Renzi non sono io”
Intanto nel Pd continua il dibattito sul futuro. «Presa di coscienza sul futuro del Pd non resa dei conti su passato. Ho sempre parlato chiaro con Renzi ma mi rifiuto di partecipare ora alla rimozione collettiva di un percorso che ha avuto anche tantissimi elementi positivi. Se cercano anti-Renzi non sono io» scrive su Twitter Carlo Calenda. Il ministro dello Sviluppo economico continua a esporsi, sempre attraverso il social, in un dialogo intenso con i follower: «Se il Pd si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici» risponde a chi lo implora di non appoggiare i pentastellati.
E poi ancora: «Si può ripartire solo se lo si fa insieme. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall’altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5S. Il Leader c’è e fa il presidente del Consiglio».
Superata la buriana delle dimissioni congelate di Renzi, che ha tracciato un solco nella geografia del Pd, con mezzo governo offeso e schierato contro il segretario, nel partito è l’ora dei pompieri. Tranne Renzi, si son messi al lavoro di ago e filo in tanti: Delrio, Martina, Franceschini, Orlando, a partire da ieri mattina, hanno provato a ricucire la tela dilaniata che avvolge i piani alti. «Bisogna star calmi», andava predicando ieri mattina Luca Lotti nelle sue telefonate, «dobbiamo far passare il momento di delirio dentro il Pd e poi sistemiamo le varie questioni, a partire dalle cariche istituzionali». È sull’atteggiamento che deve tenere il Pd sulla formazione di un governo che pare siano d’accordo tutti o quasi sulla linea del leader.
Risultati Elezioni italiane all'estero
Non solo Torino e Milano, c’è un altro posto dove il Pd ha vinto, mentre il M5S
non sfonda: il risultato positivo arriva dall’assegnazione dei 18 seggi del voto estero. Dei 12 in palio alla Camera, 5 vanno al Pd, 3 al centrodestra e uno rispettivamente a M5s, Maie, Usei e +Europa. Dei 6 al Senato, il Pd e il centrodestra ne conquistano 2. Nessun seggio ai Cinquestelle mentre ne prendono uno ciascuno Maie e Usei. Si tratta, precisa il Viminale, di uno scrutinio non definitivo in quanto mancano alcuni verbali che sono stati trasmessi, come previsto dalla legge, alla corte d’appello.
LA POòLEMICA post elezioni
Salvini brinda ai nemici e Roberto Saviano replica citando Gomorra
e l'urina dei boss.
«Biv Matte’, famm’ capì si me pozz’ fida’ `e te!»: Roberto Saviano replica così su Facebook, citando Gomorra, al brindisi con vino bianco postato ieri da Matteo Salvini su Instagram, alla sua salute e a quella di Fabio Fazio, Oliviero Toscani, Vauro, 99 Posse, Gad Lerner e Saverio Tommasi. La frase è quella del boss Pietro Savastano. La pronunciava mentre imponeva al suo sottoposto Ciro l’Immortale di bere un bicchiere di urina per dargli prova della sua fedeltà.
AUSTRIA - Vienna
Tre persone accoltellate in strada a Vienna: sono gravi / L'aggressore ancora in fuga
GRAN BRETAGNA - Salisbury
L'ex spia russa Sergei Skripal e la figlia avvelenati col gas nervino
Gli investigatori inglesi ritengono che l’ex agente segreto russo Sergei Skripal e sua figlia siano stati avvelenati con un agente nervino. Lo afferma il quotidiano The Guardian. Le condizioni delle due vittime, colpite da un’azione «ritenuta deliberata» e ricoverate a Salisbury, vengono definite critiche. I risultati degli esami chimici e medici, così come gli effetti sulle vittime, indicano un agente nervino: i più noti, ricorda The Guardian, sono il VX e il sarin.
Juventus - Tottenham 2 - 1
Juve ai quarti di champions / Higuain e Dybala firmano l'impresa, il
Tottenham ko / Il tecnico della Juve, Allegri: "Vogliamo arrivare fino in fondo".
Lucianone
domenica 4 marzo 2018
Società / Migranti e poveri in Italia - Intervista a Monsignor Matteo Zuppi
4 marzo '18 - domenica 4th March / Sunday visione post - 17
"Dalla politica ci aspettiamo
che fermi le guerre tra poveri
e non che attacchi i profughi"
(da la Repubblica - 1 / 09 / '17 - di Emilio Marrese / Bologna)
"Porteremo Papa Francesco nella Lampedusa di Bologna, l'hub di via Mattei, una delle
tante Lampedusa d'Italia che bussano alle nostre porte e ci ricordano che solo chi viene
da lontano, con le sue domande e le sue aspettative, può spiegarci il reale valore delle no-
stre città, del nostro paese, della casa comune europea". - Monsignor Matteo Zuppi, pre-
te di strada romano oggi arcivescovo di Bologna - ex parroco nella borgata di Torre An-
gela, ma ancora in trincea tra gli ultimi - , è reduce dall'incontro col Papa per pianificar-
ne la visita l'1 ottobre: prima tappa bolognese del pontefice tra i richiedenti asilo.
E. Marrese - Guerre tra poveri", ha titolato in prima ieri "Avvenire": è una presa d'atto
ufficiale del conflitto sociale tra gli ultimi?
Matteo Zuppi - "Non so se si possa parlare di guerra, ma sono palesi le difficoltà tra chi
soffre i maggiori disagi e identifica nell'ultimo arrivato il nemico. La violenza però ha al-
tre cause: l'errore grave è dire "se aiutano loro, non aiutano noi". L'unica guerra da
combattere sarebbe quella alla povertà: se aiuti tutti, non ci sono più contrapposizioni-
Al Tiburtino III il degrado ha una storia antica fatta di non gestione, non soluzioni, ri-
mandi. Questo intossica la convivenza e si arriva paradossalmente a prendersela col
più debole. Come in tutte le situazioni che non si affrontano, si accumuòla delusione, e
la delusione ha un prezzo: diventano tutti più elettrici, offensivi, difensivi. Ci sono occu-
pazioni che durano da anni e che la politica non risolve, schiva: ma il problema è pensa-
re che non si devono avere problemi".
E. Marrese - Più che risolverli, la maggior parte della politica s'impegna a cavalcarli?"
M. Zuppi - "E' il pericolo della politica dei sondaggi. Il guaio è che dopo gli slogan poi
dovresti gestire e amministrare, dare risposte vere a lungo termine e non piccole solu-
zioni temporanee solo per avere qualche punto in più".
F. Marrese - Come si reagisce all'odio alimentato quotidianamente?
M. Zuppi - "Se si fa passare l'idea, per esempio, che tutti i musulmani sono terroristi,
si regala ancora più spazio al terrorismo. Dobbiamo spendere il nostro umanesimo. Di-
re che è l'umanesimo che è contro la sicurezza è falso, è retorico. Non c'è uno senza
l'altra. Gli anziani si affezionano ai loro badanti più che ai vicini di casa: quando cono-
scono, capiscono. Ma finchè i mondi non comunicano, ignoranza e distanza generano
paura. Bisogna guardare negli occhi questi ragazzi africani che chiedono di essere adot-
tati: se diamo loro un futuro, lo avremo anche noi. I pani e i pesci si moltiplicano solo
se si spendono. Mezzo secolo fa i nemici erano i meridionali immigrati, ma le vite si mi-
schiano, la storia va avanti e tra cinquant'anni quello che oggi ci pare inaccettabile sa-
rà la regola".
E. Marrese - La destra sul tema è sempre chiara e netta, e la sinistra?
M. Zuppi - "Tutta la politica è in difficoltà. Tirarsi fuori e scaricare le colpe non è una
risposta".
E. Marrese - Gli sbarchi creano un allarme democratico, come ha detto il ministro Min-
niti?
M. Zuppi - "Le paure non vanno nè sottovalutare nè enfatizzare, ma affrontate. Non
vedo capacità di sistema davanti a fenomeni epocali. Ma se cadono ancora case in zo-
ne sismiche si vede che in questo paese c'è ancora molto che non va, in generale. Tut-
ti noi dobbiamo fare in modo che la politica risponda, invece di prendersela coi pro-
fughi".
Lucianone
"Dalla politica ci aspettiamo
che fermi le guerre tra poveri
e non che attacchi i profughi"
(da la Repubblica - 1 / 09 / '17 - di Emilio Marrese / Bologna)
"Porteremo Papa Francesco nella Lampedusa di Bologna, l'hub di via Mattei, una delle
tante Lampedusa d'Italia che bussano alle nostre porte e ci ricordano che solo chi viene
da lontano, con le sue domande e le sue aspettative, può spiegarci il reale valore delle no-
stre città, del nostro paese, della casa comune europea". - Monsignor Matteo Zuppi, pre-
te di strada romano oggi arcivescovo di Bologna - ex parroco nella borgata di Torre An-
gela, ma ancora in trincea tra gli ultimi - , è reduce dall'incontro col Papa per pianificar-
ne la visita l'1 ottobre: prima tappa bolognese del pontefice tra i richiedenti asilo.
E. Marrese - Guerre tra poveri", ha titolato in prima ieri "Avvenire": è una presa d'atto
ufficiale del conflitto sociale tra gli ultimi?
Matteo Zuppi - "Non so se si possa parlare di guerra, ma sono palesi le difficoltà tra chi
soffre i maggiori disagi e identifica nell'ultimo arrivato il nemico. La violenza però ha al-
tre cause: l'errore grave è dire "se aiutano loro, non aiutano noi". L'unica guerra da
combattere sarebbe quella alla povertà: se aiuti tutti, non ci sono più contrapposizioni-
Al Tiburtino III il degrado ha una storia antica fatta di non gestione, non soluzioni, ri-
mandi. Questo intossica la convivenza e si arriva paradossalmente a prendersela col
più debole. Come in tutte le situazioni che non si affrontano, si accumuòla delusione, e
la delusione ha un prezzo: diventano tutti più elettrici, offensivi, difensivi. Ci sono occu-
pazioni che durano da anni e che la politica non risolve, schiva: ma il problema è pensa-
re che non si devono avere problemi".
E. Marrese - Più che risolverli, la maggior parte della politica s'impegna a cavalcarli?"
M. Zuppi - "E' il pericolo della politica dei sondaggi. Il guaio è che dopo gli slogan poi
dovresti gestire e amministrare, dare risposte vere a lungo termine e non piccole solu-
zioni temporanee solo per avere qualche punto in più".
F. Marrese - Come si reagisce all'odio alimentato quotidianamente?
M. Zuppi - "Se si fa passare l'idea, per esempio, che tutti i musulmani sono terroristi,
si regala ancora più spazio al terrorismo. Dobbiamo spendere il nostro umanesimo. Di-
re che è l'umanesimo che è contro la sicurezza è falso, è retorico. Non c'è uno senza
l'altra. Gli anziani si affezionano ai loro badanti più che ai vicini di casa: quando cono-
scono, capiscono. Ma finchè i mondi non comunicano, ignoranza e distanza generano
paura. Bisogna guardare negli occhi questi ragazzi africani che chiedono di essere adot-
tati: se diamo loro un futuro, lo avremo anche noi. I pani e i pesci si moltiplicano solo
se si spendono. Mezzo secolo fa i nemici erano i meridionali immigrati, ma le vite si mi-
schiano, la storia va avanti e tra cinquant'anni quello che oggi ci pare inaccettabile sa-
rà la regola".
E. Marrese - La destra sul tema è sempre chiara e netta, e la sinistra?
M. Zuppi - "Tutta la politica è in difficoltà. Tirarsi fuori e scaricare le colpe non è una
risposta".
E. Marrese - Gli sbarchi creano un allarme democratico, come ha detto il ministro Min-
niti?
M. Zuppi - "Le paure non vanno nè sottovalutare nè enfatizzare, ma affrontate. Non
vedo capacità di sistema davanti a fenomeni epocali. Ma se cadono ancora case in zo-
ne sismiche si vede che in questo paese c'è ancora molto che non va, in generale. Tut-
ti noi dobbiamo fare in modo che la politica risponda, invece di prendersela coi pro-
fughi".
Lucianone
sabato 3 marzo 2018
SPORT - calcio / serie A - 27^ giornata 2017/18 - Gli anticipi
3 marzo '18 - sabato 3rd March / Saturday visione post - 13
I risultati delle partite
NAPOLI - ROMA 2 - 4 / Apre Insigne, poi dilagano i giallorossi: doppietta
di Dzeko, poi Under e Perotti in gol; Mertens segna nel recupero. Di Francesco
sale al terzo posto nella classifica provvisoria.
LAZIO - JUVENTUS O - 1 / Dybala gol al 93'
SPAL - BOLOGNA 1 - 0 / Grassi segna nel 2° tempo
Destro (Bologna) spreca la palla del pareggio
Lucianone
I risultati delle partite
NAPOLI - ROMA 2 - 4 / Apre Insigne, poi dilagano i giallorossi: doppietta
di Dzeko, poi Under e Perotti in gol; Mertens segna nel recupero. Di Francesco
sale al terzo posto nella classifica provvisoria.
LAZIO - JUVENTUS O - 1 / Dybala gol al 93'
SPAL - BOLOGNA 1 - 0 / Grassi segna nel 2° tempo
Destro (Bologna) spreca la palla del pareggio
Lucianone
Musica / jazz - Il trobettista Paolo Fresu toglie la spina
3 marzo '18 - sabato 3rd March / Saturday visione post - 27
"Togliamo la spina agli strumenti
e tutto suonerà più artigianale"
(da la Repubblica - 24 febbraio '18 - Luigi Bolognini)
Ha tolto l'elettricità, ma ha lasciato l'energia. Un'impresa oltre le leggi della fisica,
quella di Paolo Fresu. Ma parliamo appunto di musica, uno dei regni della fantasia
sia e dell'immaginazione, dove tutto è possibile. E così, dopo una lunga e gloriosa
carriera interamente dedicata al jazz elettrico, il trombettista sorprende tutti con
un disco in acustico assieme al fidato Devil Quartet (Bebo Ferra alla chitarra, Pao-
lino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria) che presenta al
Blue Note da giovedì a sabato. Titolo dell'album, Carpe Diem, cogli l'attimo.
L Bolognini - Come dire, Fresu, che è solo un esperimento e che dal prossimo disco
tornerete all'elettrico?
P. Fresu - "Guardi, cosa accadrà nel prossimo disco non lo so ancora, proprio perchè
vivo all'insegna del carpe diem, mi godo quel che faccio giorno per giorno. Ed è per
questo che abbiamo chiamato il disco così, era anche il titolo di un vecchio brano di
Ferra. E poi a me piace lavorare con le lingue antiche, tempo fa avevamo fatto Eros,
che citava brani di Saffo".
L. Bolognini - E allora perchè questa svolta acustica?
P. Fresu - "Perchè volevamo sottolineare l'artigianalità della nostra musica, e infatti
chi guarda il libretto del cd trova le descrizioni precise di ogni strumento usato, chi
l'ha prodotto, in che anno, e ci sembrava che un suono in acustico facesse capire que-
sto tutto meglio".
L- Bolognini - Insomma abbassando i toni si ragiona di più.
P. Fresu - "Sì e no. Nel senso che tanti pensano che l'energia della musica sia il suonar-
la ad alto volume. Invece no, conta la passione, la voglia, il divertimento. Abbiamo
staccato la spina della chitarra di Ferra, ma restiamo noi".
L. Bolognini - L'impressione in effetti è che vi siate divertiti assai. Basti pensare alla
versione jazz della sigla della soap opera "Un posto al sole".
P. Fresu - "Quella nasce per caso. Una sera mi invitò in tv Diego Bianchi-Zoro, si par-
lava della crisi dell'azienda napoletana Alcoa e per questo trasmettevano la sigla di
Un posto al sole, ambientata a Napoli. Così chiesero anche a me di interpretarla. Sicco-
me venne bene, è entrata nel nostro repertorio".
L. Bolognini - Non c'è anche un pò lo sberleffo a chi ritiene che il jazz debba essere una
musica colta, alta?
P. Fresu - "Certo che c'è, noi non siamo nè pop nè snob, se una cosa ci piace perchè non
farla? Il disco Desertico, del 2013, si apriva niente meno che con (I can't get no) Satisfac-
tion dei Rolling Stones, e ci fu chi mi diede del matto. La verità è che il materiale che
suoni poi diventa tuo. Quella è una grande canzone e la facciamo, punto".
L. Bolognini - Tra le altre canzoni ce n'è una intitolata con nome e cognome, "Giulio
Libano". Chi era mai costui?
P. Fresu - "Un grande diret,tore d'orchestra che si muoveva tra la canzonetta pop.rock
e il grande jazz". Basti dire che dagli anni Cinquanta in poi lanciò Mina, Adriano Ce-
lentano, Johnny Dorelli, Tony Dallara, ma che arrangiò anche diversi brani di Chet
Baker e collaborò anche con Caterina Valente, Marino Barreto, Ben E. King, e negli
ultimi anni di vita, anche con me. Stefano Bagnoli ha scritto questo brano e ci è venu-
to spontaneo chiamarlo così".
L. Bolognini - Delle tre serate al Blue Note spicca l'ultima, quella di sabato 3 febbraio:
assieme al Devil Quartet ci sarà anche il Paolo Fresu Quintet, l'altra band della sua vi-
ta artistica.
P. Fresu - "Eccome: il Quintet ha ormai superato i 30 anni di attività, con la consolida-
ta formazione di Tino Tracanna (saxofono), Roberto Cipelli (pianoforte), Attilio Zan-
chi (contrabbasso) ed Ettore Fioravanti /batteria)".
L. Bolognini - E come si muoveranno le due band, sabato?
P. Fresu - "Ci sarà uno spazio per ognuna, scegliendo quaòche brano del suo repertorio.
Ma soprattutto per buona parte della serata saranno sul palco assieme, e sarà diverten-
te vedere come interagiranno, visto che ci saranno anche due batterie e due contrabbas-
si. Magari si pesteranno i piedi, chissà, ma se anche capitasse sarebbe bello, perchè sa-
rebbe tutto vivo, vero. Il bello del prendersi un rischio è il rischio stesso. Tanto che suo-
neranno tut
blicoto in acustico, non solo i brani di Carpe Diem, ma anche quelli del reperto-
rio, che riarrangeremo".
L. Bolognini - Inevitabile chiudere con la sua ultima novità, extra-mucicale, verrebbe da
dire da sindacalista: l'accordo che mercoledì ha firmato col Ministero dei Beni Culturali.
P. Fresu - "Eh, sì, le associazioni che raggruppano musicisti e operatori del jazz si sono
messe insieme per dar vita a una Federazione nazionale, che ha firmato un protocollo
d'intesa con cui il jazz italiano si vede riconosciuta dallo Stato una rilevanza culturale.
Fissato il principio devono seguire i fatti. E i primi progetti sono legati alla didattica:
porteremo il jazz nelle scuole, ma non solo le medie e i licei, ma pure gli asili e le ele-
mentari, perchè i giovani crescano da subito conoscendolo e amandolo. Al nostro pub-
blico manca, per ora, un ricambio generazionale serio".
Lucianone
"Togliamo la spina agli strumenti
e tutto suonerà più artigianale"
(da la Repubblica - 24 febbraio '18 - Luigi Bolognini)
Ha tolto l'elettricità, ma ha lasciato l'energia. Un'impresa oltre le leggi della fisica,
quella di Paolo Fresu. Ma parliamo appunto di musica, uno dei regni della fantasia
sia e dell'immaginazione, dove tutto è possibile. E così, dopo una lunga e gloriosa
carriera interamente dedicata al jazz elettrico, il trombettista sorprende tutti con
un disco in acustico assieme al fidato Devil Quartet (Bebo Ferra alla chitarra, Pao-
lino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria) che presenta al
Blue Note da giovedì a sabato. Titolo dell'album, Carpe Diem, cogli l'attimo.
L Bolognini - Come dire, Fresu, che è solo un esperimento e che dal prossimo disco
tornerete all'elettrico?
P. Fresu - "Guardi, cosa accadrà nel prossimo disco non lo so ancora, proprio perchè
vivo all'insegna del carpe diem, mi godo quel che faccio giorno per giorno. Ed è per
questo che abbiamo chiamato il disco così, era anche il titolo di un vecchio brano di
Ferra. E poi a me piace lavorare con le lingue antiche, tempo fa avevamo fatto Eros,
che citava brani di Saffo".
L. Bolognini - E allora perchè questa svolta acustica?
P. Fresu - "Perchè volevamo sottolineare l'artigianalità della nostra musica, e infatti
chi guarda il libretto del cd trova le descrizioni precise di ogni strumento usato, chi
l'ha prodotto, in che anno, e ci sembrava che un suono in acustico facesse capire que-
sto tutto meglio".
L- Bolognini - Insomma abbassando i toni si ragiona di più.
P. Fresu - "Sì e no. Nel senso che tanti pensano che l'energia della musica sia il suonar-
la ad alto volume. Invece no, conta la passione, la voglia, il divertimento. Abbiamo
staccato la spina della chitarra di Ferra, ma restiamo noi".
L. Bolognini - L'impressione in effetti è che vi siate divertiti assai. Basti pensare alla
versione jazz della sigla della soap opera "Un posto al sole".
P. Fresu - "Quella nasce per caso. Una sera mi invitò in tv Diego Bianchi-Zoro, si par-
lava della crisi dell'azienda napoletana Alcoa e per questo trasmettevano la sigla di
Un posto al sole, ambientata a Napoli. Così chiesero anche a me di interpretarla. Sicco-
me venne bene, è entrata nel nostro repertorio".
L. Bolognini - Non c'è anche un pò lo sberleffo a chi ritiene che il jazz debba essere una
musica colta, alta?
P. Fresu - "Certo che c'è, noi non siamo nè pop nè snob, se una cosa ci piace perchè non
farla? Il disco Desertico, del 2013, si apriva niente meno che con (I can't get no) Satisfac-
tion dei Rolling Stones, e ci fu chi mi diede del matto. La verità è che il materiale che
suoni poi diventa tuo. Quella è una grande canzone e la facciamo, punto".
L. Bolognini - Tra le altre canzoni ce n'è una intitolata con nome e cognome, "Giulio
Libano". Chi era mai costui?
P. Fresu - "Un grande diret,tore d'orchestra che si muoveva tra la canzonetta pop.rock
e il grande jazz". Basti dire che dagli anni Cinquanta in poi lanciò Mina, Adriano Ce-
lentano, Johnny Dorelli, Tony Dallara, ma che arrangiò anche diversi brani di Chet
Baker e collaborò anche con Caterina Valente, Marino Barreto, Ben E. King, e negli
ultimi anni di vita, anche con me. Stefano Bagnoli ha scritto questo brano e ci è venu-
to spontaneo chiamarlo così".
L. Bolognini - Delle tre serate al Blue Note spicca l'ultima, quella di sabato 3 febbraio:
assieme al Devil Quartet ci sarà anche il Paolo Fresu Quintet, l'altra band della sua vi-
ta artistica.
P. Fresu - "Eccome: il Quintet ha ormai superato i 30 anni di attività, con la consolida-
ta formazione di Tino Tracanna (saxofono), Roberto Cipelli (pianoforte), Attilio Zan-
chi (contrabbasso) ed Ettore Fioravanti /batteria)".
L. Bolognini - E come si muoveranno le due band, sabato?
P. Fresu - "Ci sarà uno spazio per ognuna, scegliendo quaòche brano del suo repertorio.
Ma soprattutto per buona parte della serata saranno sul palco assieme, e sarà diverten-
te vedere come interagiranno, visto che ci saranno anche due batterie e due contrabbas-
si. Magari si pesteranno i piedi, chissà, ma se anche capitasse sarebbe bello, perchè sa-
rebbe tutto vivo, vero. Il bello del prendersi un rischio è il rischio stesso. Tanto che suo-
neranno tut
blicoto in acustico, non solo i brani di Carpe Diem, ma anche quelli del reperto-
rio, che riarrangeremo".
L. Bolognini - Inevitabile chiudere con la sua ultima novità, extra-mucicale, verrebbe da
dire da sindacalista: l'accordo che mercoledì ha firmato col Ministero dei Beni Culturali.
P. Fresu - "Eh, sì, le associazioni che raggruppano musicisti e operatori del jazz si sono
messe insieme per dar vita a una Federazione nazionale, che ha firmato un protocollo
d'intesa con cui il jazz italiano si vede riconosciuta dallo Stato una rilevanza culturale.
Fissato il principio devono seguire i fatti. E i primi progetti sono legati alla didattica:
porteremo il jazz nelle scuole, ma non solo le medie e i licei, ma pure gli asili e le ele-
mentari, perchè i giovani crescano da subito conoscendolo e amandolo. Al nostro pub-
blico manca, per ora, un ricambio generazionale serio".
Lucianone
giovedì 1 marzo 2018
SPORT - calcio / serie A - 26^ giornata 2017/18
1 marzo '18 - giovedì 1st March / Thursday visione post - 18
RISULTATI delle PARTITE
Bologna 2 Inter 2 Crotone 2 Fiorentina 1 H. Verona 2
Genoa 0 Benevento 0 Spal 3 Chievo 0 Torino 1
Sampdoria 2 Sassuolo 0 Roma 0 Cagliari 0
Udinese 1 Lazio 3 Milan 2 Napoli 5
CLASSIFICA
NAPOLI 69 / Juventus 65 / Lazio 52 / Inter 51 / Roma 50 / Sampdoria,
Milan 44 / Atalanta 38 / Torino 36 / Fiorentina 35 / Udinese Bologna 33 /
Genoa 30 / Cagliari, Chievo 25 / Sassuolo 23 / Crotone 21 / Spal 20 /
H. Verona 19 / Benevento 10
Lucianone
RISULTATI delle PARTITE
Bologna 2 Inter 2 Crotone 2 Fiorentina 1 H. Verona 2
Genoa 0 Benevento 0 Spal 3 Chievo 0 Torino 1
Sampdoria 2 Sassuolo 0 Roma 0 Cagliari 0
Udinese 1 Lazio 3 Milan 2 Napoli 5
CLASSIFICA
NAPOLI 69 / Juventus 65 / Lazio 52 / Inter 51 / Roma 50 / Sampdoria,
Milan 44 / Atalanta 38 / Torino 36 / Fiorentina 35 / Udinese Bologna 33 /
Genoa 30 / Cagliari, Chievo 25 / Sassuolo 23 / Crotone 21 / Spal 20 /
H. Verona 19 / Benevento 10
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