sabato 14 aprile 2012

SPORT - calcio in lutto - CIAO PIERMARIO

ll calciatore Piermario Morosini, giocatore del Livorno, è deceduto
sabato pomeriggio durante la partita di serie B  Pescara - Livorno.
Si è accasciato improvvisamente a terra, poi è andato in arresto
cardiaco. Sono stati inutili tutti i tentativi di rianimazione.
E' stata sospesa la partita Milan - Genoa che si doveva giocare
alle 18.  La squadra dell'Udinese, dove aveva giocato Morosini, 
ha deciso di non presentarsi in campo domenica. 
Tutto il mondo del calcio ha deciso di fermarsi domenica: 
sospesi quindi tutti i tornei di calcio.




PIERMARIO MOROSINI















ll dramma di Morosini

Era una stellina azzurra

PESCARA, 14 aprile 2012

Cresciuto nell'Atalanta, orfano giovanissimo, aveva perso anche il fratello ed era rimasto con una sorella disabile. Nell'Under 21 grazie al Vicenza, giocò l'Europeo 2009. Era all'Udinese fino a gennaio


Piermario non ce l'ha fatta. La vita di Morosini è finita su un campo di calcio: inutili i soccorsi prestati dai sanitari e inutile la corsa in ospedale e tutti i tentativi di rianimarlo. Il primario di cardiologia dell'Ospedale Santo Spirito di Pescara, Leonardo Paloscia, spiega: "Non è mai ripreso il battito cardiaco". Poco dopo le 15.30, al 31' del primo tempo di Pescara-Livorno, si è accasciato e ha perso i sensi.

VITA BREVE E TOSTA — Piermario Morosini era nato a a Bergamo il 5 luglio 1986 ed era cresciuto nel settore giovanile dell'Atalanta e si era messo subito in luce, arrivando alla finale del campionato Primavera del 2005, perdendo contro la Roma. A Morosini la vita ha proposto durissime prove: era infatti rimasto orfano della mamma Camilla nel 2001, quando aveva 15 anni, e solo due anni dopo era morto il papà Aldo. Tragedia a tragedia, poco dopo era morto anche il fratello disabile e il giovanissimo giocatore era rimasto solo con la sorella maggiore, anche lei disabile. L'Udinese aveva messo gli occhi sul giovane centrocampista e aveva acquistato metà del cartellino di Morosini. L'Udinese aveva lanciato in serie A il giocatore, che aveva debuttato in serie A in bianconero contro l'Inter, collezionando in tutto 5 presenze in A e una in Europa. Nel 2006-2007 l'Udinese lo aveva mandato a farsi le ossa in serie B, col Bologna e, una volta riscattato l'intero cartellino, i friulani l'avevano girato nel 2007 al Vicenza, dove ha giocato fino al 2009. Roberto Baronio, suo compagnio a Udine, ha commentato affranto: "Un destino incredibile. Ora potrà riabbracciare tutta la sua famiglia"


"Ho dato sempre tutto per realizzare il sogno dei miei genitori scomparsi"
Così aveva detto Piermario in una delle sue interviste, ma era un ragazzo
di poche parole, serio e carismatico, si faceva voler bene.


IN AZZURRO — Col Vicenza Morosini ha giocato un gran campionato, che gli era valsa una maglia nella Nazionale Under 21, con la quale aveva giocato 18 partite  (era arrivato agli Europei in Svezia). Da lì sempre in prestito, Morosini aveva giocato con le maglie di Reggina, Padova e ancora Vicenza. In questa stagione lo sbarco a Livorno a fine gennaio, dopo aver iniziato il campionato con l'Udinese. Morosini, quando raccontava la sua vita difficile senza mamma e papà, diceva: "Sono cose che ti segnano e ti cambiano la vita, ma che allo stesso tempo ti mettono in corpo tanta rabbia e ti aiutano a dare sempre tutto per realizzare quello che era un sogno anche dei miei genitori".
Piermario con la fidanzata Anna, all' Isola d'Elba


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Sabato la serie B è stata giocata regolarmente.
Classifica, commenti/cronache-video, commento
(di Lucianone) sono annullati. 
Si dà solo il resoconto dei risultati


Risultati delle partite
Juve Stabia  2     Grosseto    1      Modena    2
Padova         0     Nocerina    2      Varese     2


Cittadella    1     Gubbio       1      Reggina    1
Ascoli         3      Vicenza     1      Crotone    1


Verona     4      Sampdoria   2      Pescara    0
Bari         1       Brescia       0        Livorno   2 
                                                         sospesa
Torino
Sassuolo  (data da destinarsi)


Albinoleffe
Empoli      (data da destinarsi)


Lucianone                                    visione del post - 8

Blog / Biografia rock - Bruce Springsteen's Bootleg: WRECKING BALL

14 aprile 2012 - sabato           14th April / Saturday        visioni pubblico >>> 76

Bruce Springsteen's Bootleg:   'WRECKING BALL'  TRADUZIONE IN ITALIANO <<
  Vi consiglio questo Blog: tanto materiale sul Boss / è  
  da scoprire!  
  visioni post - 110

Inoltre su Bruce Springsteen è appena uscito un lungo articolo 
molto interessante a firma di Cesare Fiumi (un giornalista  in 
gamba e originale nella scrittura, il chè non è poco)  pubblicato 
nell'ultimo numero (15) del CorriereSETTE (inserto del Corrie-
re della Sera). 
Fiumi collega Springsteen agli ultimi 30 anni di storia america-
na essendone stato la colonna sonora  che  ne ha scandito gli
eventi politici e non solo.  Un pò come lo è stato in Italia Lucio
Dalla con le sue canzoni, a modo suo naturalmente.
La biografia 'rock' di una nazione, gli Usa
 "Born" con la guerra fredda  
Bruce nasce a Freehold, New Jersey, il 23 settembre 1949, 
mentre il presidente Henry Truman annuncia che in Urss
c'è stata l'esplosione di "un'arma radioattiva"
 Nessun soldato Springsteen 
E' il 1967. Il Boss dovrebbe essere uno dei 500mila soldati
americani  stanziati  quell'anno  da  Lyndon Johnson  in
Vietnam, ma "alla visita venni scartato".
 Alla Casa Bianca, in forma di disco 
Jimmy Carter, nel '79, decide di aggiornare la discoteca  
dei presidenti, facendo acquistare anche "Born to run",
uscito 4 anni prima
 La gaffe di Ronald Regan 
Nel 1984, durante la campagna elettorale per il suo secondo
mandato, il presidente si 'appropria'  di "Born in the Usa"
e viene bacchettato dal Boss.
  La ballata per l'11 settembre  
Tocca a Bruce, e a chi sennò, imbracciare  la  chitarra e
cantare agli americani 'My City of Ruins', annunciando
l'orgoglio dopo la tragedia.

Ancora una volta
il Boss mostra la strada all'America
I sondaggi fotografano un Paese "che non sa che pesci
prendere"  -  Interprete dell'anima Usa   è ancora una
volta Bruce Springsteen.   -  Deluso da Obama  (che a   
suo tempo sostenne) , preoccupato  per la carenza di 
leadership, continua però a cantare:   "Insieme ce la
faremo".
(di Cesare Fiumi)
C'è grande confusione, oggi, sotto il cielo stellato della bandiera.
L'America (Stati Uniti) è in marcia verso un'altra elezione   ma
nessuno, per ora, che indichi una direzione precisa,, e sì  che ce
ne sarebbe bisogno, fosse solo quella   di un'uscita d'emergenza
dalla  Nuova Depressione, visto  che di un   sogno  nemmeno a 
parlare.
Raccontano infatti report e sondaggi che l'America mai come
stavolta - e non è questione di Barack Obama e di Mitt Romney -
"non sa che pesci pigliare". - Come se il Grande Paese avesse
chiaro solo quello che non vuole più sentirsi dire: per esempio
che la Cina possiede 1.150 miliardi di dollari in bond america-
ni e che i Brics tutti assieme - ancora Cina più Brasile, Russia, 
India, Sudafrica, le economie emergenti del mondo - hanno il
dollaro nel mirino o che il gendarme mondiale ha l'aspetto di
un vecchio generale, sempre più acciaccato e mal sopportato.
Forse perchè, come fa l'ultimo verso, dell'ultima "bonus track",
dell'ultimo Springsteen,  "siamo stati ingoiati/, scomparsi dal
mondo",  -  Altro che pesci da pigliare: pesci pigliati, ingoiati
nel ventre della balena, come titola la ballata. 
Perchè ancora una volta questo Figlio Fondatore del sentimen-
to popolare americano, riavvolgendosi dopo quasi 30 anni nella
bandiera, è l'unico a trovare le parole   per dire come stanno le
cose  (e non stanno troppo bene).  Riacquistando quel ruolo di 
speaker della Casa Media americana che nessun altro come lui
sa interpretare, anche perchè a nessun altro, rocker o uomo di
spettacolo in genere, è consentito  di  fare il  portavove   della
temperatura sociale.
E oggi Bruce Springsteen, 62 anni e 64 milioni di dischi solo
negli Usa - lui che 4 anni fa lavorava per un sogno, Working
on a dream, per l'elezione di Obama - va cantando tutt'altro,
mescolando comune sentire e delusione personale, senza mai
zuccherare: "La strada delle buone intenzioni s'è fatta arida 
come un osso Ce la caviamo da soli/ Ci aiutiamo fra noi/ do-
vunque sventola questa bandiera"..  Un patriottismo critico
che sa di una messa in mora proprio di Barack, l'uomo che
4 anni fa disse:  "Ho provato a diventare presidente perchè
non potevo essere Bruce Springsteen".    O almeno di una 
presa di distanza, dopo la discesa in campo, sul palco del
candidato Obama, a Cleveland, nel 2008, "perchè questo
è un momento duro per noi americani. il sogno americano
non è mai stato così lontano dalla realtà". 
Presa d'atto di una condizione smarrita, che non è affare
democratico o repubblicano, che nessun candidato alla
presidenza potrebbe mai certificare, ma che scorre venefica
sulle note di 'This Depression' ("Non sono stato sempre
forte, ma non mi sono mai sentito così debole"), e si di-
spera in 'Death to My Hometown' (la morte che arriva
in città  sotto forma  di "baroni" e "avvoltoi" che "ci 
hanno distrutto le famiglie , le fabbriche/ e ci hanno
preso la casa") e alla quale si ribella 'Jack of All Trade:
"Se avess un'arma troverei quei bastardi e gli sparerei a
vista". - Disperazione e rabbia dell'America profonda,
le ali spezzate, che trova comunque una voce di speranza:
"Ci aiutiamo fra noi/ dovunque sventola questa bandie-
ra/ tutti insieme ce la facciamo". 
Com'è lontana la bandiera  sfacciata sulla cover di 'Born
in the Usa', otto elezioni fa, quando Ronald Reagan, alla
vigilia della sua seconda presidenza, provò a cavalcare  -
lui che era stato cwboy di celluloide  -  quel puledro selvaggio 
che era il Boss Springsteen di allora, durante  un comizio in
New Jersey, a due passi da Freehold,  terra  natale   di Bruce 
in the Usa. E finì disarcionato per aver dichiarato che"il fu-
turo dell'America resta nel messaggio di speranza che si trova
nelle canzoni di un uomo ammirato da tanti giovani ameri-
cani: Bruce Springsteen nel New Jersey".
A rileggere oggi quella frase, il vecchio Reagan ci aveva pure 
azzeccato, ma si ritrovò ugualmente maltrattato perchè 'Born
in the Usa'  ricordava, nel bel mezzo dell'edonismo reagania-
no , i reduci del Vietnam senza più casa, amore, lavoro, e la-
sciati  soli "a bruciare da dieci anni giù in strada".
"All'inizio quella canzone volevo chiamarla 'Vietnam'",
spiegherà Bruce anni dopo. Certo è che, tre giorni dopo
l'uscita di Reagan, dal palco di Pittsburgh, il boss rispose
da par suo, sentendosi usato: "Il Presidente parlava di me
l'altro giorno e mi domandavo quale fosse il suo Lp prefe-
rito. Sono sicuro che non è certo Nebraska".   E attaccò
Johnny 99 con le sue note disperate   su disoccupazione,
carcere, pena di morte.
Il Bruce di allora cantava, era il 1984, che erano nati in
America anche quelli che l'America dei soldi facili prefe-
riva non sapere sotto la stessa grande bandiera. Ma oggi è
diverso e la bandiera del Boss è quasi un lenzuolo corto:
"Mi sono addormentato su un mare scuro e stellato/ sen-
z'altra coperta che la misericordia di Dio", canta appena
prima che la balena ingoi tutti. Per questo chiama a rac-
colta come una campana a martello,    "I McNichols, i
Posalski, gli Smith e gli Zerilli/ i neri, gli irlandesi, gli
italiani, i tedeschi e gli ebrei", insomma l'America tutta,
"le mani che hanno costruito questo Paese e che continuiamo
a opprimere", chè Zerilli - degli Zerlilli di Vico Equense -
è il cognome della signora Adele, sua madre.    Perchè di 
nuovo, 'The Times they are Achangin': ma in peggio, sta-
volta.
"Nessuno capiva che il mondo stava cambiando. Ma lui
sì, e ci parlava direttamente,:come fossimo degli adult:i
Bob Dylan è il padre  della mia  patria musicale, ora e
sempre", ha detto Springsteen il mese scorso. 
E 'Wrecking Ball', l'ultimo disco del Boss, è la presa rab-
biosa e profetica di quel testimone;   il sogno americano
mai così lontano dalla realtà come il tema delle presiden-
ziali: una condizione psicologica - oltre che, per troppi,
materiale - con cui i candidati dovranno fare i conti.
Sta tutta qui la credibilità di Springsteen: in questo suo non chiamarsi
mai fuori, che ci sia da suonare per Amnisty International o contro il
nucleare. Che ci sia da ricordare Armadou Diallo in'American Skin',
il ragazzo disarmato, ammazzato con 41 shot dai poliziotti newyorke-
si della Tolleranza Zero del sindaco Giuliani o il dramma dell'Aids
in 'Streets of Philadelphia'.  Che ci sia da parlare contro la pena di
morte in Dead Man Walking ; o da rivisitare l'America di Furore
o da riscrivere How Can a Poor Man Stand Such Times and Live?,
una traditional del '29, per aggiornarla allo sfacelo prodotto a New
Orleans dal ciclone Katrina..- Tanto che oggi "ho il dito sul griilletto/
ma non so di chi fidarmi/ quando guardo nei tuoi occhi vedo solo
diavoli e polvere, siamo molto lontani da casa Bobbie": i versi che
aprono Devils&Dust, ballata del 2005 sulla guerra in Iraq, sembrano
i fantasmi che hanno abitato la mente del soldato Bob Bales, quello
che ha fatto strage di civili, lo scorso mese  in Afghanistan.
Quel tour inutile contro Bush JR.
Soltanto Woody Guthrie, che a luglio avrebbe compiuto 100 anni,
e Bob Dylan  hanno esplorato  così a fondo  il Male e il Bene del
loro Paese.     Ritrovandosi allineati  nella biblioteca  della Casa 
Bianca, quando Jimmy Carter (era il 1979) affidò a John Ham-
mond  -  l'uomo che scoprì Bob e intuì Bruce  -  di aggiornare la  
discoteca  del presidente che si ritrovò   a fare girare sullo stereo
Blood on the Tracks di Dylan e Born to Run del Boss. Ma Ronnie
Reagan, alla faccia del "ragazzo del New Jersey", spedì tutto in
cantina dove i dischi restarono con papà Bush. E dove li lasciò 
pure Bill Clinton, alla faccia della tradizione orale americana, 
dove le parole graffiavano nel segno e la puntina strideva sulle
contraddizioni della Grande Nazione, troppo impegnato, su nel-
la stanza ovale, in altra interpretazione orale. Poi, dopo il primo
Bush jr (e il My city of ruins del Boss per l'11 settembre),  e il se-
condo Bush jr (che rese vano il tour "Vote for change", vota per
cambiare, in cui Springsteen s'era speso non poco), Obama ave-
va rispolverato quel tesoro, scaricando sul suo iPod e sullo stesso
Springsteen una ventata di vecchie note e di rinnovata fiducia. 
Tanto da fargli dire. "Sto lavorando a un sogno / e so che sarà 
mio un giorno". Per questo è dura, fa sapere Bruce, che stavol-
ta scenda in campo a cantare.
"Occupy ha ridato voce all'America"
Perchè la crisi s'è mangiata quasi tutto quel credito, anche se
"io sto ancora con Obama", ha ripetuto ,"per la legge sulla
 sanità  e  perchè  ha ucciso Bin Laden, ma ha inserito poca 
classe media nell'amministrazione ed è stato più amichevole
di quanto pensassi con le corporazioni".

Continua... to be continued... >>>