31 marzo '23 - venerdì 31st March / Friday visione post - 20
(da la Repubblica - 28 marzo '23 / di Ilaria Zaffino)
MURATA SAYAKA
Le mie ragazze interrotte
La scrittrice giapponese per la prima volta svela ai lettori italiani come nascono
i suoi romanzi bestseller anticonformisti e ribelli. "Racconto una società che fa
il lavaggio del cervello alle donne"
"Avverto più follia nella parte cosiddetta normale della mia vita che in quella considerata strana".
Di cosa è la normalità, e cosa non lo è, delle sue protagoniste che si sentono fuori dal mondo,
spesso distanti dai loro stessi corpi, di cannibalismo, alienazione e non conformità ai modelli
imposti parleremo a lungo con Murata Sayaka in questa intervista, la prima in assoluto per l'Italia
della scrittrice giapponese, schiva e stravagante autrice del bestseller da oltre un milione di copie
La ragazza del convenience store, tradotto in trenta lingue, con cui ha vinto il premio Akutagawa,
e del successivo I terrestri. Classe 1979, Murata in patria ha ricevuto numerosi riconoscimenti per
i suoi romanzi e racconti, come quelli contenuti in La cerimonia della vita, appena portato in Ita-
lia come gli altri da e/o. Dove riprende i temi dei libri precedenti, esasperandoli, mettendo al cen-
tro protagoniste, quasi sempre donne, che non rispondono alle aspettative che la società ha per
loro. - "Attribuisco molta importanza ai disagi che si incontrano nella vita. Spesso traccio profili
di persone che hanno interiorizzato questa sensazione e le rendo protagoniste delle mie storie.
Sarà per questo che ricorrono soggetti che si sentono soffocati dalle imposizioni sociali. Del resto,
molte scrittrici giapponesi contemporanee fanno lo stesso".
Intervista
Ilaria Zaffino -
I suoi romanzi riscuotono sempre successo. Anche "La cerimonia cdlla vita"
è stata definita una raccolta distopica coraggiosa e sconvolgente che intreccia
horror e unorismo. Da dove nascono questi racconti e perchè piacciono tanto?
Murata Sayaka: "Sicuramente mi hanno influenzata i tanti shajo manga di fantascienza che
leggevo da studentessa. Credo che un libro possa dirsi completo quando cambia forma in chi
legge, sboccia trasformandosi in quella musica unica per ogni persona. I lettori mi confidano
spesso di sentirsi vicini alle mie storie, quasi toccati nel vivo, e di non percepirle come insen-
sate o distanti".
I. Zaffino - Lei mette in discussione le norme sociali così come i ruoli di genere, il matrimonio,
la sessualità e la complicità delle donne nell'accettare tutto ciò. C'è qualcosa che vorrebbe cam-
biare della società giapponese? E quanto le donne sono ancora vincolate da queste costrizioni?
M. Sayaka: ""Come donna mi sono sentita intrappolata in un mondo colmo di disagi, sofferenze
e distorsioni cognitive. Conservo ricordi dolorosi di quando per inculcarmi certe norme ricevevo
una sorta di lavaggio del cervello. Quella sensazione di non conformità col resto del mondo era
così forte e con il tempo si è mescolata a tutti i temi appena menzionati. Dunque, sì, ci sono mol-
ti aspetti che vorrei cambiare della quotidianità in cui vivo, , per potermi liberare da tante angosce
Prego per un mondo senza dolori, non solo per le donne, ma per tutte le minoranze".
I. Zaffino - Nei suoi libri compaiono uteri rtificiali, fecondazioni senza contatto e gravidanze
maschili in alternativa a maternità tradizionali. Per le sue protagoniste il sesso è spesso pro-
blematico e spiacevole. l'orgasmo è uno "scarico di fluidi" e il matrimonio è senza sesso.
Perchè tra tutte le norme sociali quelle che più la disturbano riguardano proprio la procreazione?
M. Sayaka: "Sono cresciuta in una famiglia dalla mentalità obsoleta. Da piccola non ho mai
sentito che il mio corpo e la mia vita mi appartenessero. Era scontato pensare che da adulta
sarei stata uno strumento per la gratificazione sessuale maschile e la procreazione, una mac-
china incaricata di tutte le faccende domestiche, e questo sarebbe stato l'unico modo per vivere
e procurarmi da mangiare. E poichè alcuni uomini hanno tuttora il coraggio di affermare che le
donne sono "macchinari per partorire" mi capita di sognare un mondo in cui la popolazione non
si estingue solo perchè le donne smettono di generare figli. E' una speranza che nutro nel profon-
do ed emerge inconsapevolmente nei miei libri".
I. Zaffino - "La ragazza del convenience store" traeva ispirazione dalla sua esperienza di com-
messa. Quanto c'è di lei nelle sue protagoniste?.
M. Sayaka: "Non sono brava a scrivere racconti basandomi su persone reali. me compresa. Anche
il convenience store del romanzo non è quello in cui ho lavorato, ma un punto vendita immagina-
rio. Ma talvolta quando traccio le emozioni e le azioni delle protagoniste, mi accorgo che sono il
frutto della condensazione di sentimenti che ho provato in prima persona. Haruka, per esempio,
nel racconto La schiusa, è il risultato delle tante personalità che riconosco in me stessa, l'ho crea-
ta a partire dalla nebulosa di emozioni che ho cominciato a provare quando ero studentessa".
I. Zaffino - Uno dei suoi personaggi dice che "la cosiddetta normalità è una sorta di pazzia".
Per lei, e per le sue protagoniste percepite spesso come anormali, cos'è la normalità?
M. Sayaka: "Io non le considero così anormali. Non mi interessa ritrarre persone che non hanno
mai provato il minimo disagio. Prediligo personaggi che credono di comportarsi in modo norma-
le, ma che come me hanno subito il lavaggio del cervello: c'è più follia nella parte "normale" del-
la mia vita che in quella strana".
I. Zaffino - Alcuni racconti nella "Cerimonia della vita" si svolgono in un futuro prossimo dove
i corpi delle persone decedute sono trasformati in beni di consumo come mobili, accessori e ve-
stiti o in alimenti, secondo l'usanza di onorare i morti mangiandoli. Cosa ci vuole dire con queste storie?
M. Sayaka: "Qualsiasi messaggio traspaia dalle mie parole non è intenzionale. Del resto, quando
comincio un romanzo, non ho idea di come andrà finire. Ma raccontare realtà dove sono presen-
ti valori diversi da quelli che mi circondano mi dà la sensazione di osservare le viscere del mon-
do, quelle che quando si vive al suo interno risultano invisibili".
I. Zaffino - Anche il cannibalismo ritorna nelle sue storie come alternativa alimentare, lo ave-
vamo già visto nei "Terrestri". Perchè?
M. Sakaya - "Mi sono sempre chiesta perchè alcune cose siano vissute come "tabù", è una
curiosità che mi porto dentro da quando ero bambina. Pensavo che mangiare un morto fos-
se un atto innocente e senza peccato, a differenza dell'omicidio. Di recente ho conosciuto
una persona vegetariana che mi ha rivelato di poter essere disposta a mangiare carne umana.
Mi interessano sempre questi retroscena pieni di rettitudini e peccati diversi da quelli del
mondo in cui viviamo".
(Per le risposte di Murata Sayaka traduzione dal giapponese di Anna Specchio)
Lucianone