domenica 2 marzo 2014

Riflessioni - Burocrati, leader e filosofi-scrittori

4 febbraio '14 - martedì           4th February / Tuesday                        visione post - 21


(da 'la Repubblica' del 24 febbraio '14)
La carica dei leader
All'improvviso, come usciti da un cilindro, abbondano i leader. Non sappiamo
quanto dureranno. Ma intanto parlano, promettono, arringano, si azzuffano.
Lanciano il proprio carisma verso il cielo. come fosse un satellite delle tele-
comunicazioni. Ma cos'è un leader? E' solo il capo di un partito?  La guida 
per il popolo? Il messia della nuova storia? Leggevo, con divertita ammira-
zione, le scarne paginette che Philip Roth gli dedica in quella satira premo-
nitrice che è La nostra gang (ora pubblicato da Einaudi).   Il romanzo usci 
nel 1971prima che Richard Nixon fosse incriminato. Di lui si parla. Un leader
insomma può essere un mascalzone, un bugiardo, un ipocrita. E malgrado ciò,
continuare a piacere. Ad avre, come si dice in democrazia, i voti dalla sua. E'
il consenso. Senaza mai chiedersi come lo si ottiene. Roth ci avverte che que.
sto tipo umano ha qualcosa di straordinario: la forma enfatica di sè. 
E' l'Io prorompente che satura ogni intervallo e riempie ogni vuoto. Sono tali
figure esilaranti che stanno sostituendo i vecchi animali della politica. Hanno
fame e fretta di arrivare. Colgono l'occasione . Interpretano lo spirito del tem-
po. Straming in the Rain. Sull'ultima spiaggia.
(LUNEDI'  -  Antonio Gnoli)

Burocrati strapagati
Quando leggiamo una classifica che riguarda la burocrazia, un sesto senso ci
suggerisce puntualmente di cercare l'Italia nelle ultime posizioni.  E non sba-
glia.    Siamo al settantaduesimo posto tra i Paesi meno corrotti (scavalcati
ormai anche dal Ghana). E siamo oltre la centesima posizione, per il World
EconomicForum, nella scla dell'efficienza burocratica. Eppure c'è una clas-
sifica nella quale siamo in testa. Primi assoluti. I superburocrati dei nostri
ministeri sono  i meglio pagati  del mondo: 650 mila dollari l'anno, contro i
260 mila dei francesi e i 231 mila dei tedeschi.   Siamo certi che i nostri di-
rettori generali si siano meritati centesimo dopo centesimo  uno stipendio
da top manager, e dunque  ora siamo assaliti  da un senso di colpa  per la
nostra cecità. Avevamo la burocrazia migliore del mondo e non ce n'era-
vamo accorti.
( da 'la Repubblica' - 15/11/'13 - BONSAI .- Sebastiano Messina)

(da 'la Repubblica del 4 novembre '13)
Il Camus del nostro tempo
In occasione del centenario della nascita Bompiani ha ripubblicato una
serie di opere di Albert Camus. Le ho sfogliete con sospetto e tristezza,
pensando che quello  che entusiasmato  in gioventù  difficilmente  è un
treno che torna carico di doni e di felicità.  E invece quei libri non sono 
invecchiati.  E ho il rimorso di averli lasciati per lungo tempo inerti, le-
gnosi, come se non avessero più un'anima con cui fraternizzare. Penso
che Camus sia stato  il più filosofo  tra gli scrittori francesi della prima
metà del secolo scorso, come Sartre fu il più scrittore tra i filosofi.
Alain Badiou, in una ricognizione intelligente  sulla  filosofia francese 
degli anni Sessanta (edita da Derive/Approdi) fa notare come uno dei 
fini di quel periodo "sia stato quello di craere un nuovo luogo di scrit-
tura nel quale letteratura e filosofia diventassero indiscernibili". Alla
radice  di tutto ciò  c'è il solito Montaigne, "pallone d'oro"  di questi
anni turbati. Ma anche Camus ha fatto i suoi bravi dribbling. Apro a
caso un suo saggio: "Ci sono luoghi dove muore lo spirito perchè na-
sca una verità che ne è l'esatta negazione". Parla delle sue estati, ma
sembra l'Italia del nostro imminente inverno.
(LUNEDI'  -  Antonio Gnoli)

Frantumazione di ricordi
Un suono frantumò i ricordi e lo fece tornare 
alla realtà del presente, nel caravan. Stava squillando il telefono.
Quando rispose sentì solo un respiro roco, come se chi era all'altro capo
avesse bisogno di trenta secondi per raccogliere il fiato per parlare.
(Da "La bambina silenziosa",  Peter Hoeg  /  pag. 131)

Lucianone

Società / politica - Esteri / LA CRISI UCRAINA: per capirci qualcosa

2 marzo '14 - domenica          2nd March / Sunday                          visione post - 10                                                                    
(da 'La Stampa' - 22/02/'14  -  Domande&Risposte / Anna Zafesova)
Quando nasce l'Ucraina?
 Dopo secoli in cui è stata contesa tra principati slavi, e poi Russia, Polonia e impe-
ro Austro-Ungarico, come Stato indipendente l'Ucraina appare solo nel 1991, dopo
il collasso dell'Urss. E' il Paese più esteso dell'Europa (600 mila km quadrati). Ha
44 milioni di abitanti, di cui il 78% si considerano etnicamente ucraini, mentre il
17% russi. Sono presenti altre minoranze: tatari della Crimea, ebrei, moldavi, un-
gheresi, polacchi. L'ucraino è lingua madre del 67% della popolazione, mentre il
russo è preferito dal 27% e gode di status di lingua semiufficiale in molte regioni.
Chi governa (o governava?)
Il presidente Viktor Yanukovich è stato eletto nel 2010 a suffragio universale. La
maggioranza nella Rada (il Parlamento) è in mano al Partito delle Regioni filo-
presidenziale.     Il governo di Mykola Azarov è stato licenziato sotto le pressioni 
della piazza e il Paese non ha un esecutivo.
Perchè è scoppiata la rivolta?
Il 28 novembre 2018 Kiev doveva firmare un accordo di associazione e libero scambio
con l'Ue. Pochi giorni prima il governo ha interrotto il negoziato ritenuto "svantag-
gioso" , proponendosi un'alleanza più stretta con la Russia, contraria all'avvicina-
mento di Kiev all'Ue.  Migliaia di persone hanno occupato il Majdan Nezalezhnosti,
la piazza dell'Indipendenza nel centro di Kiev, dove da allora è in corso una protesta
permanente che ha assunto il nome di Euro-maidan, la "europiazza".
Chi guida la rivolta?
Vitaly Klichko, l'ex pugile fondatore del partito Udar, Arseny Yatseniuk del partito
Batkivshina (Patria) che fa capo alla ex premier imprigionata  Yulia Timoshenko e
Oleg Tiagnybok, dei nazionalisti di Svoboda.    Nel Majdan confluiscono diversi 
gruppi, studenti, reduci dell'Afghanistan, ultrà calcistici, religiosi, nazionalisti 
radicali protagonisti della maggior parte degli scontri dei giorni scorsi e volon-
tari che prestano soccorso medico e portano viveri.
Che cosa chiede la piazza?
Dopo il primo tentativo di sgombero violento della piazza da parte della polizia, il 30 
novembre, i discorsi europeisti sono passati in secondo piano rispetto alla richiesta
di elezioni anticipate di parlamento e presidente, le dimissioni del governo e la puni-
zione dei responsabili del blitz. Dopo due mesi di stallo dei negoziati il corso non vio-
lento della protesta è stato interrotto da scontri sempre più cruenti tra polizia  e ma-
nifestanti.   Oggi l'opposizione chiede il ritiro della polizia, l'amnistia dei militanti,
il ritorno alla Costituzione meno presidenzialista del 2004 e il voto anticipato.
Cos'è la "rivoluzione arancione"?
Nel novembre 2004 sul Maydan è esplosa la protesta contro i brogli elettorali che
hanno fatto vincere le presidenziali a Yanukovich a danno  di Viktor Yushenko, 
liberale filo-occidentale. Il braccio di ferro è terminato con nuove elezioni vinte
da  Yushenko, con la pasionaria della piazza Yulia Timoshenko diventata premier.
La situazione economica e i litigi nella nuova coalizione al potere però hanno mes-
so in crisi il progetto "arancione".
Il rischio di un Paese spaccato?,
L'Ucraina è lacerata da divisioni storiche: l'Ovest prevalentemente cattolico e ucraino
influenzato  dalla Polonia  e  dall'impero asburgico consideta i russi dei colonizzatori,
l'Est industriale, russofono e ortodosso, è più vicino alla Russia. Le divisioni politiche
seguono le stesse linee, anche se nell'ultima crisi anche nell'Est ci sono state manife-
stazioni di solidarietà con il Maidan.  Ma tra le due anime  del Paese  restano ostilità  
che hanno portato sia all'Est che all'Ovest a discorsi di secessione.
QUALE E' LA SITUAZIONE ECONOMICA ?
Il Pil procapite ucraino a parità di potere di acquisto è di 7 mila dollari l'anno. Sia
per mantenere le industrie ereditate dall'Urss  e  le miniere di carbone del Don che
per riconquistare la sua fama di "granaio d'Europa"  l'Ucraina ha bisogno di dra- 
stiche riforme finora rinviate. La moneta, la hrivna, è a rischio di svalutazione. La
crisi politica , poi, ha portato il Paese sull'orlo del crac.    La Russia ha sospeso il
maxi-prestito, mentre le trattative per gli aiuti con Fmi e Ue sono paralizzate.
Perchè l'Ucraina sogna l'Europa?
Per motivi economici, sperando in un migloramento del tenore di vita. Per avere 
più democrazia e diritto, in un paese devastato dalla corruzione  e  dalla lotta di 
clan. Per tutelarsi dalle ambizioni di controllo russo.  Una parte cospicua  della
popolazione però vorrebbe tornare all'alleanza con il Cremlino  o astenersi  da
alleanze.
Che ruolo ha avuto l'America nella vicenda del Maidan?
Gli Usa appoggiano le forze filo-occidentali in Ucraina, sia per affinità politiche
che per la presenza nel Nord America  di una diaspora  di discendenti di ucraini
fuggiti dal comunismo. La propaganda di Mosca ha considerato sia la "rivoluzio-
ne arancione" che l'Euro-maidan un 'progetto americano' destinato a strappare
l'ex satellite dai "fratelli maggiori" di Mosca.

Lucianone

Istruzione - Inglese aggiornato / 'Thank you' non è più di moda

2 marzo '14 - domenica         2nd March / Sunday                          visione post - 54

Nessuno dice più THANK YOU
Gli inglesi l'hanno sostituita. Nell'era dei social network
è una parola troppo formale. Così anche nel Paese delle
buone maniere trionfano abbreviazioni e nuove espressioni. 

(da 'la Repubblica'  -  18/07/2013  -  Enrico Franceschini / Londra)
E' forse l'espressione più universalmente conosciuta dell'inglese, anche da chi non
lo parla per niente.   Eppure proprio  quelli  che l'hanno inventata, gli inglesi, stanno 
smettendo di usarla: sempre meno gente, a Londra, dice 'thank you'.  Un sondaggio
pubblicato ieri (17 luglio '13, ndr.)  in prima pagina  dal Daily Telegraph  annuncia il 
declino di un termine che contraddistingue il tradizionale Englishman, in tutte le sue 
categorie sociali, dal gentiluomo (o gentildonna) aristocratico  giù giù fino alla middle-
class e al popolo dei pub. Quattro persone su dieci pensano che quel "grazie a te" (o
"a lei") sia diventato obsoleto (supervecchio), troppo  formale  nell'era di Twitter, Fa-
cebook, messaggini ed e-mail; una persona su dieci lo considera un modo di dire ec-
cessivamente antiquato; e i giovani  a grande maggioranza  lo  hanno  praticamente  
abolito dal proprio vocabolario.
Preferiscono dire "cheers" (allegria, salute, evviva), "cool" (okay, bene, perfetto, a
posto così), "wicked" (birichino, maligno, malizioso - ma nel senso di magico, incredi-
bile, pazzesco), "nice one" (ottimo, bello, , ben fatto")  o  "ta" , detto  e scritto, cioè
l'abbreviazione dell'originale (thank you), il suono onomatopeico della sua prima sil-
laba. Come che sia, il metodo classico  di esprimere gratitudine per un gesto, un ser-
vizio, un sentimento, un piacere, dall'aprire una porta  a raccogliere qualcosa da ter-
ra, dal pagare  un conto  a consegnare  un lavoro, non funziona più  come  un tempo, 
perlomeno in questa che alcuni considerano la patria dell'etichetta.   "Le buone ma-
niere fanno l'uomo", commenta il quotidiano londinese dando la notizia, "ma a quan.
to pare la tradizionale educazione britannica adesso ha un tocco più informale".
Non è detto che sia la fine di un'era, tantomeno la fine del mondo, o di un mondo,
quello del formalismo inglese, per alcuni un detestabile modello di ipocrisia.
"E' sempre facile essere gentili con le persone di cui non ci importa nulla", osserva-
va in merito Oscar Wilde, arbitro di stile spietatamente sincero.  "La tua gentilezza
raggela", fa dire a uno  dei suoi personaggi  William Shakespeare, a conferma  che 
un "thank you", con un certo tono, può ferire quanto una spada (potrebbe fare cop-
pia con il meccanico clichè con cui molti anglosassoni, sulle due sponde dell'Atlanti-
co, concludono le conversazioni: "have a nice day", quasi mai corrispondente a uno
spontaneo augurio di trascorrere una buona giornata).

E tuttavia il sondaggio rivela soltanto un legittimo desiderio di rinnovamento del
linguaggio e  un'insofferenza  per le formalità fasulle, non l'avvento di un'età del-
l'indifferenza in cui a nessuno piace essere ringraziato. Anzi, l'83 per cento degli
interpellati pensa che ci sia bisogno di mostrare maggiormente  e  regolarmente
più gratitudine.   -    La verità, sembra, è che non c'è abbastanza grazia, parente
stretto del dire grazie, nel nostro tempo frettoloso e ultratecnologico: solo il 50 
per cento di noi, riferisce il sondaggio, si sente apprezzato a sufficienza dal pro-
prio partner e solo il 5 per cento dal proprio boss.    Mariti, mogli e capiufficio,
ringraziate dunque  più spesso  i vostri coniugi  e sottoposti. Con un "ta" o un
"cheers", se proprio non volete dire più "thank you". 

Le parole inglesi che cambiano  
Alcopop        per       Soft drink         Alcopop: indica bevanda con frutta e alcol
Yo                 per        Hallo               Yo  è abbreviativo di 'you'
Buddy          per        Friend              Buddy: compagno            
Street          
performer     per        Busker             Busker: cercatore, acchiappatore

Continua... to be continued...