9 maggio 2012 - mercoledì 9th May / Wednesday visioni del post - 10
Ho scelto due articoli di giornale per poter capire
meglio la situazione attuale che si sta evolvendo
in Europa.
- I mercati contro l'Europa
- Hollande è un europeista
(da 'la Repubblica' - 5 maggio 2012 / di Giorgio Ruffolo)
I mercati contro l'Europa
Marx si sarebbe forse compiaciuto, oggi, di averci azzeccato,
con la sua famosa definizione dello Stato moderno come
comitato d'affari della borghesia. Ma a torto. Lo Stato tende
oggi a somigliare non a un comitato d'affari ma a un'agen-
zia, non della borghesia, che non c'è più, ma del Mercato
Finanziario Mondiale. - Attraverso i suoi portavoce - le
agenzie di rating - il Mercato promuove o declassa pubbli-
camente i governi democratici. Non era mai successo in
modo così aperto e clamoroso. Ieri la Grecia, oggi la Spa-
gna e la Francia (quest'ultima alla vigilia delle elezioni).
L'Italia aveva già subito sentenze analoghe nelle settima-
ne precedenti.
E' ragionevole chiedersi se queste successive bocciature
non siano le avvisaglie di un'offensiva più generale dei
"mercati" che non sono entità metafisiche ma grandi
concentrazioni di potere: quattro grandi banche ameri-
cane detengono il 94% dei derivati emessi negli Stati
Uniti. Altrettanti colpi miranti alla disgregazione del-
l'Unione Europea. In tal caso quale consapevolezza ne
ha l'Unione stessa, e la Germania anzitutto? E quale
strategia sta seguendo per scongiurarne il successo?
Purtroppo, c'è da dire che finora ha fatto il possibile
per favorirlo. La politica di austerità che essa ha im-
posto all'Unione è il mezzo più diretto per giungere
al suo scioglimento, attraverso una recessione che
acuisce la contrapposizione tra Paesi for ti e Paesi
deboli. E' evidente l'assurdità di una politica che al-
la contrazione della domanda privata dipendente
dalla crisi sovrappone una contrazione della doman-
da pubblica. E' altrettanto evidente che lo squilibrio
tra il numeratore ( la finanza pubblica) e il denomi-
natore (il prodotto reale) si debba colmare promuo-
vendo il secondo e non contraendo il primo. Sembra
ora che queste ovvietà si siano aperte un varco nella
filosofia tedesca. Ma fino a che punto?
Il punto è semplice. Le risorse destinate alla crescita
dovrebbero essere sottratte al vincolo stringente del
fiscal compact (un ricordo personale: come deputati
europei Andrea Manzella ed io proponemmo esatta-
mente questo: il varo di un piano di investimenti eu-
ropei sottratto alle strozzature del patto di stabilità).
Un pericolo grave è che nella opinione dei Paesi eu-
ropei si faccia strada l'alternativa dell autosciogli-
mento dell'Unione: tornare al franco, al marco, alla
lira. Persino un economista del rango di Krugman
si fa tentare da quest'idea. Krugman insieme a Grillo?
Sembra pazzesco: sostituire l'Unione con la competi-
zione selvaggia tra Paesi europei a mezzo di protezio-
nismi e di svalutazioni aggressive?
L'alternativa vera, come al solito, è politicamente la
più difficile. E' quella di tornare al grande disegno
che aveva ispirato Jacques Delors, affiancato dal no-
stro Padoa Schioppa, nella proposta da lui sostenuta
a Maastricht e improvvidamente rifiutata dalla cop-
pia franco-tedesca: quella di associare all'unione
monetaria una unione fiscale, impedendo di cadere
nel vuoto di una moneta senza base politica, una
specie di monstrum mai visto nella storia.
Come agire di fronte alla prospettiva incombente
della recessione? - Il rischio di "stampare moneta"
per quel tanto necessario a ravvivare l'economia, è
di gran lunga minore di quello che si corre essiccan-
done il flusso.
Al nuovo Presidente francese si ofrirà un'occasione
storica per evitare all'Europa il rischio di una reces-
sione economicamente disastrosa e politicamente
paurosa. Unrischio della portata di quello che travol-
se il Continente negli anni Trenta, quando la disoc-
cupazione dilagante travolse la democrazia.
La Storia, si dice, non si ripete. Sarà. Sta di fatto che
dopo la prima guerra mondiale, che fece 17 milioni
di morti, ne venne una seconda , che ne contò 71.
Bisognerebbe evitarne una terza.
...
(da 'la Repubblica' - 5 maggio 2012 / "L'intervista" di
Anais Ginori),
Hollande è un europeista convinto
Parla l'economista Jacques Attali
"Francois Hollande potrà far avanzare il federalismo in
Europa e le politiche di rilancio della crescita che sono
necessarie non solo in Francia ma in tutto il continente".
Senza dubbi, nè tentennamenti, Jacques Attali sostiene
il candidato socialista, non crede che sia "piuttosto peri-
coloso" come ha scritto l' Economist. "Lo conosco bene,
è un europeista convinto e determinato", spiega l'econo-
mista che, quando era consigliere di Francois Mitterand,
aveva preso con sè all'Eliseo l'allora giovane Hollande.
"E' vero che non ha mai avuto incarichi governativi ma
è competente e farà bene". spiega Attali che ha appena
pubblicato da Fazi un nuovo saggio. "Domani chi governerà
il mondo?", per ribadire la necessità di un sistema sovrana-
zionale che superi i particolarismi nazionalistici.
A. Ginori: "Hollande vuole integrare il fiscal compact con
politiche di crescita. E' velleitario?".
J. Attali: "Il contagio della crisi che si allarga fino ai Paesi
Bassi rende impossibile l'applicazione del trattato europeo
così com'è stato approvato qualche mese fa. La Germania
sarà costretta a rinegoziare quell'accordo, e dovrà farlo an-
che velocemente".
A. Ginori: "Pensa che sia possibile convincere Angela Merkel?
J. Attali: "Ormai è chiaro anche alla Germania che l'euro non
sopravviverà senza maggiore integrazione delle economie.
L'Europa non può rimanere in un equilibrio instabile. Dovrà
avanzare verso il federalismo, oppure ripiegare sui nazionali-
smi, abbandonando la moneta unica".
A. Ginori: "Lo stretto rapporto della Cancelliera con Sarkozy
non complica le relazioni con l'eventuale presidente socialista?"
J. Attali: "Anche Helmut Schmidt si era schierato per la riele-
zioneValery Giscard d'Estaing ma poi è venuto a Parigi dopo
l'elezione di Francois Mitterand. Come ricordiamo, hanno la-
vorato molto bene insieme. L'importante è che la coppia franco-
tedesca ricominci ad essere un motore dell'Europa, associando
anche gli altri paesi alle decisioni".
A. Ginori: "Draghi e Monti pensano di rilanciare la crescita
con misure diverse da quelle di Hollande".
J. Attali: "Bisogna combinare tre dimensioni, come avevo
proposto nella commissione per la liberazione della crescita
a cui Monti ha partecipato. Al primo punto, la competitività,
con il rafforzamento della concorrenza e la riduzione degli
sprechi. Poi il rilancio dell'economia attraverso investimen-
ti in ricerca, innovazione, infrastrutture. Infine, la giustizia
sociale, con garanzie per i lavoratori e l'equità fiscale".
A. Ginori: "Nel programma socialista non si parla però di
rafforzare la flessibilità del lavoro, di liberalizzazioni.
J. Attali: "In parte è già stato fatto dal Presidente uscente
ma senza mettere in sicurezza i lavoratori. Lo stesso vale
per l'Italia. Non credo che Monti possa eludere nuove ri-
forme per la giustizia sociale".
A. Ginori: "Crede che i mercati attaccheranno la Francia
in caso di vittoria della gauche?"
J. Attali: "Ora sono più preoccupati di Spagna e Portogallo.
Hollande ha già detto che vuole rispettare il patto di.
Ma rntrambi i candidati sono seri su questo punto. Non ci
dovrebbero essere attacchi speculativi".
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Al momento dell'intervista non si era ancora votato in
Francia. Poi le elezioni sono state vinte da Hollande.
Lucianone
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