Sta per cominciare lo spettacolo calcistico
più atteso, ma non si placa la rabbia della gente brasiliana.
Anche l'ex tennista Kuerten si schiera : "Per il Paese non
è stato fatto niente" / Sciopero e promesse / Il Brasile allo
sprint: ma un biglietto costa più del salario minimo.
(da la Repubblica - 09/06/2014 / Manuela Audisio, Rio de Janeiro)
Povera Dilma. Torturata dai dittatori negli anni 70, quando il Brasile vinse il
mondiale, e oggi presa a pallonate, dal suo Brasile che ospita la Coppa. Ha
meno gradimento lei (34%) che non il ct Felipao Scolari (68%). Un vero ma-
racanazo sociale. Ma Felipao non corre per la presidenza come la Rousseff.
Si vota ad ottobre e il disperato contropiede di Dilma per arginare le prote--
ste è questo: includere i senzatetto nel programma Minha Casa. Vale a dire:
procedere alla distribuzione di 3-4 milioni di abitazioni per tenere buono
l'Mtst (Movimentos dos Trabalhabores Sem Teto) che sta bloccando una
metropoli come San Paolo. Per non parlare dello sciopero del trasporto pub-
blico che sta congestionando 252 chilometri di città. Il governo offre un au-
mento salariale del 9%, il sindacato chiede almeno il 12%. Giovedì c'è la
partita inaugurale Brasile-Croazia davanti a 60 mila spettatori, a undici ca-
pi di stato, e a 20 milioni di cittadini bloccati in strada. "Sciopero illegale",
tuona la giustizia brasiliana, riunita in sessione straordinaria. "Non decido-
no loro, ma noi: si va avanti a oltranza" è la risposta dei lavoratori.
Prima il pallone teneva tutto in gioco, ora è quasi sempre in fuorigioco.
L'altra notte in Rua Maxwell , a Rio, dei condomini hanno visto arrivare
cinque ufficiali della Marina. La strada è a 600 metri dal Maracana. "Vo-
gliamo vedere e requisire le vostre terrazze. Dobbiamo installare una bat-
teria di missili per la difesa antiarea". Nessuno li ha fatti accomodare, an-
zi sono stati invitati a sloggiare. "Dimostrateci che è una misura contro il
terrorismo e non contro il popolo". .Via, sciò, come dice il cartello "Fifa go
home",
La protesta della gente a Rio de Janeiro, e poliziotti brasiliani che osservano a distanza
Ormai l'hanno capito tutti cos'è un mondiale: ti obbligano a pulire il tuo salotto per
gli altri, devi pure metterci le cose che piacciono a loro, e tu finisci nel sottoscala con
i topi. Sessantaquattro anni dopo il Brasile sperava in qualcosa di più. Per questo è
rabbioso e non molla. Pure l'ex tennista Guga Kuerten, vincitore per tre volte del Ro-
land Garros, si dichiara: desiludido. "Per il vero paese non è stato fatto niente, la po-
litica non ha avuto interesse a promuovere una trasformazione". Che gli vuoi ribatte-
re? C'è un nuovo Brasile, con vecchie abitudini, ma pretese cambiate. Nel '50 il bi-
glietto più caro del mondiale costava l'equivalente di 154 reais. Con il salario minimo
ne potevi comprare due e ti avanzavano anche i soldi per il popcorn. Oggi il biglietto
più alto costa 1.980 reais e il salario minimo non copre nemmeno la metà del prezzo.
Nel '50 il best seller letterario era "O sao sem Plumas" del poeta pernambucano
Joao Cabral, oggi a vendere di più è l'autore americano John Green con il libro "Col-
pa delle stelle". Allora l'obesità non preoccupava, il gelato si pubblicizzava come 'ali-
mento completo', ora il 39% della gioventù brasiliana è in sovrappeso. La benzina co-
stava 1,98 real al litro e il petrolio veniva importato. Ora il Brasile produce 1,9 milioni
di barili di petrolio al giorno, ma la gasolina, come si dice qui, costa il 50% in più. Per-
chè? Il Brasile con 126,7 milioni di fedeli era il Paese più cattolico del mondo, un bloc-
co monolitico al 93,4 %. Ora è sceso al 65%, sono cresciute altre fedi, soprattutto gli
evangelisti. Allora i calciatori della nazionale avevano un fisico da uomo comune: 68
chili per 1.74, quelli odierni sono più alti, 1.81 e più pesanti, 75 kg. La popolazione è
quadruplicata: 51,9 milioni allora, 210 milioni l'anno scorso. Prima il 64% della gente
viveva in campagna, oggi il 90% si è trasferita in città. Una cosa non è cambiata: nel
'50 il Maracana fu inaugurato appena una settimana prima del mondiale. Lo stadio di
Itaquerao di San Paolo, dove verrà dato il via a questa Coppa, non è stato completa-
mente testato. Colpa della lenta fretta. Si giocherà con la delega dei bombeiros (vigià
li del fuoco) che vogliono rivederlo, il settore nord non ha abbastanza vie di fuga. La
capienza è scesa da 68.000 a 61.600. E al Maracanà, la sopraelevata pedonale, una
passerella coperta, è solo per i vip della Fifa. Divieto a tutti gli altri. Ospitate, gente,
ospitate.
Brasile 2014: proteste, corruzione e povertà
Gli sponsor minacciano di lasciare
Con il fischio di inizio arrivano anche i primi distinguo da parte dei brand. La Coca Cola ha già detto che ridurrà al minimo le sue campagne pubblicitarie, mentre l'Adidas ha criticato duramente la Fifa, così come Sony, McDonalds e Visa. Ma per gli esperti dietro ci sarebbe solo un'operazione di washing del marchio
Il Mondiale di Brasile 2014, in cui le proteste di piazza hanno messo in ombra il calcio giocato, rischia di essere un enorme boomerang per la Fifa, con gli sponsor che cominciano a rendere pubblici i primi distinguo e attraverso durissimi comunicati minacciano di lasciare. Enorme multinazionale che dietro lo statuto no profit a bilancio del 2013 ha iscritto un saldo positivo di 1,4 miliardi, e altrettanto ha dichiarato come fondo di riserva, la Fifa dovrebbe ottenere dai principali sponsor mondiali circa 850 milioni, cifra che per la prima volta supera quella delle entrate televisive. Ma tra le proteste contro Brasile 2014, dove i soldi per costruire gli stadi sono stati sottratti ai servizi di base per la popolazione, e le accuse di corruzione per Qatar 2022, che hanno svelato il lato oscuro della Fifa, gli sponsor fuggono.
La Coca Cola ha già detto che ridurrà al minimo le sue campagne pubblicitarie. E insieme alla nota bevanda, anche Adidas (il cui comunicato recita: “Il tenore negativo del dibattito pubblico sulla Fifa non fa bene al calcio, alla stessa Fifa e ai suoi sponsor”), Sony, McDonalds, Emirates, Hyundai-Kia e Visa, che compongono il pacchetto principale dei Global Partners Fifa, hanno attaccato duramente la Fifa, non volendo essere associati a sfruttamento o a corruzione. Ovviamente, spiegano gli esperti, queste sono strategie di washing del marchio: non c’è alcuna motivazione etica profonda se non quella di urtare la sensibilità del consumatore creando un legame tra il brand e la disperazione della popolazione brasiliana o il traffico di mazzette e tangenti.
(da www.ilfattoquotidiano.it - Luca Pisapia)
La Coca Cola ha già detto che ridurrà al minimo le sue campagne pubblicitarie. E insieme alla nota bevanda, anche Adidas (il cui comunicato recita: “Il tenore negativo del dibattito pubblico sulla Fifa non fa bene al calcio, alla stessa Fifa e ai suoi sponsor”), Sony, McDonalds, Emirates, Hyundai-Kia e Visa, che compongono il pacchetto principale dei Global Partners Fifa, hanno attaccato duramente la Fifa, non volendo essere associati a sfruttamento o a corruzione. Ovviamente, spiegano gli esperti, queste sono strategie di washing del marchio: non c’è alcuna motivazione etica profonda se non quella di urtare la sensibilità del consumatore creando un legame tra il brand e la disperazione della popolazione brasiliana o il traffico di mazzette e tangenti.
(da www.ilfattoquotidiano.it - Luca Pisapia)
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