sabato 2 marzo 2013

Sport - calcio / Serie B - 29^ giornata 2012/13

2 marzo '13 - sabato         2nd March / Saturday            visioni post

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Serie B:  Sassuolo in testacoda. Si rialzano Livorno e Brescia. L'Empoli va

29ª giornata: Clamoroso tonfo in casa della capolista contro l'ultima della classe: il Grosseto fa il colpo. Belingheri e Corvia fanno tornare il sorriso a Nicola e Calori. Doppio Big-Mac castiga il Varese. Crotone-Ascoli sospesa dopo il primo tempo (1-0). Lunedì: Vicenza-Bari (ore 19) e Verona-Padova (ore 21)

La sorpresa della giornata è davvero straordinaria: cade davanti al proprio pubblico il Sassuolo. Il Grosseto fa il colpo con due gol di Piovaccari. Gioranta di doppiette: quelle di Belingheri e Corvia rilanciano Livorno e Brescia. Maccarone, invece, castiga due volte in 20' il Varese che reagisce solo nella ripresa, ma non basta e l'Empoli lo aggancia al quarto posto. A Crotone Maiello festeggia il gol contro l'Ascoli facendosi una "nuotata", poi dopo l'intervallo l'arbitro decide di sospendere la partita per l'impraticabilità del campo a causa della pioggia. La Reggina beffa il Novara che spreca il colpo del ko con Gonzalez che sbaglia un rigore.

Sassuolo - Grosseto 0-2Il Grosseto piazza il colpo che non ti aspetti e sbanca il Braglia, regolando la capolista Sassuolo che cade nel modo più fragoroso e inatteso contro i maremmani. Bravi a capitalizzare una gara ordinata e attenta, ben preparata da Moriero e ben giocata dal 4-2-3-1 varato dal tecnico biancorosso, e che cambia padrone in avvio di ripresa, quando Piovaccari va a prendersi la rete del vantaggio. Prima, imprecisioni assortite avevano condotto ad un primo tempo avaro più di reti che di occasioni – le migliori, tuttavia, capitano al Grosseto, con Som e Soddimo, mentre il Sassuolo recrimina sulla palla gol che Catellani spreca al 37’ – e dopo la capolista continua a faticare. Altri errori per Troiano e ancora Catellani, e soprattutto Pavoletti che quando scade l’ora di gioco, allacciandosi la scarpa in fuorigioco, vanifica il gol di Troiano. Regala, il Sassuolo, e il Grosseto raccoglie, andandosi a prendere, ancora con Piovaccari alla mezz'ora della ripresa, il gol del raddoppio che chiude il match ben oltre il tentativo di rimonta del Sassuolo, che reclama un rigore ma sbaglia troppo per chiedere di più e si fa beffe della statistica. Il Grosseto non vinceva in trasferta dall’aprile del 2012, la stessa giornata (36ma) il Sassuolo subiva l’ultima sconfitta in casa prima di quella di ieri. (da La Gazzettadello Sport.it / Stefano Fogliani)

Lucianone

Politica / Economia - ITALIA / Paese bloccato e al limite

2 marzo '13 - sabato    2nd March / Saturday                   visioni post - 4

RIPARTIRE DALL'ECONOMIA REALE
I disoccupati non  aspettano. E neanche le imprese, i piccoli artigiani, commercianti.
Il Paese reale presenta il conto della recessione, mentre la politica resta impigliata
nello "scacco matto" prodotto dalle elezioni. Finora dall'Europa arrivano segnali di 
fiduciosa attesa, ma prima o poi qualcuno dovrà pure presentare un programma con
obiettivi precisi. E gli obiettivi, visti i numeri di ieri, sembrano sempre più lontani.
Vero è che nelle sabbie mobili della decrescita ci siamo (ormai) quasi tutti. Persino
il ministro  delle finanze olandesi  Jeroem Dijsselbloem, oggi presidente dell'Euro-
gruppo, descritto come un laburista "di ferro" (nel senso del rigorismo) ieri ha do-
vuto ammettere che  neanche l'Olanda riuscirà  a stare sotto la soglia  del  3% di
deficit, e che quindi serve un allentamento. Purtroppo Mario Monti non ha fatto lo
stesso, come ha ricordato due giorni fa. Per tenere testa a Merkel, il premier italia-
no ha preferito "uccidere" famiglie e imprese.
Oggi la strada dell'allentamento dei vincoli si sta facendo più concreta. Ma basterà
un semplice rinvio  degli obiettivi  per far ripartire  un'Italia  con il terzo debito  del
mondo? "La situazione è talmente difficile e complicata che dobbiamo metterci tutti
insieme per ritrovare la crescita dell'economia reale, indipendentemente dagli schie-
ramenti", ha dichiarato ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, riproponen-
do di fatto un esecutivo di larghe intese, che però per ora non si vede all'orizzonte
DATI ESPLOSIVI
I dati forniti dall'Istat sono una miscela esplosiva per i mercati, che l'Italia non può
permetteri di ignorare  visto che ogni  anno rifinanziano emissioni per oltre 400 mi-
liardi. Nel 2012 la ricchezza è diminuita del 2,4%, il doppio di quanto si era stimato
all'inizio dell'anno.    Il debito pubblico tocca quota 127 %, il più alto  da inizio anni
'90, quando poi l'allora premier calò la sua ghigliottina sui conti correnti.
Ma il numero davvero preoccupante è il dato sulla disoccupazione: a gennaio 3 mi-
lioni di persone sono in cerca di lavoro e i precari superano quota 2,8 milioni.
Questa è la fotografia della recessione italiana, questa è la "tragedia" di cui ha
parlato due giorni fa il presidente della Bce Mario Draghi.
I risultati delle politiche di austerità sono catastrofici. La storiella che prima si
rimettono in ordine i conti, e poi sarà più facile ripartire, viene smentita dai fatti.
L'Italia sarebbe vicina al pareggio di bilancio (sempre se si depurano i dati dal
ciclo economico, cioè non computando la parte di deficit causata dalla recessio-
ne) , ma è lontana dalla ricchezza e dalla piena occupazione.    I due obiettivi evi-
dentemente non stanno insieme. In più "con lo scoppio della crisi finanziaria nel
2008  i Peasi piigs (cioè quelli in disordine con i conti, tra cui anche l'Italia)  del-
l'eurozona hanno scoperto di essere in una situazione analoga a tutti quei Paesi
dell'Asia o dell'America latina che negli anni Ottanta e Novanta si erano indebi-
tati in dollari, cioè di una moneta di cui non avevano il controllo".  Così scrive
Ruggero Paladini in un'analisi pubblicata sul sito www.nens.it.
Insomma, il deficit scende, ma il debito aumenta (al contrario di quanto pensavano
i rigoristi, e aumenterà  sempre di più  perchè il Pil scenderà sempre di più  sotto i
colpi dei tagli. Oggi c'è qualche controllo in più sulla moneta, dopo la scelta di Dra-
ghi di varare  gli Omt (outright monetary transaction), ovvero  misure  salva-Stati
attraverso l'intervento della Bce.

Continua...to be continued...

Cultura - Il personaggio / Stéphane Hessel, autore di "Indignatevi!"

2 marzo '13 - sabato        2nd March / Saturday                  visioni post - 10

Addio all'uomo che disse al mondo "Indignatevi!"
Stéphane Hessell è morto a 95 anni. Nel 2010 era diventato famoso con
il saggio che ha dato origine a movimenti e proteste.

(da la Repubblica / R2CULTURA - 28/02/2013  -  di Anais Ginori)
"Mi permetta di recitarle una poesia". Nell'inverno della sua esistenza,
Stéphane Hessel assaporava un'impeovvisa primavera. Aveva interrotto la
conversazione, alzandosi in piedi per declamare i versi de 'Il cimitero ma-
rino' di Paul Valéry.     L'amore per la poesia, combinato a una memoria
prodigiosa, erano il suo vanto.   Qualche conoscente lo prendeva in giro
per il vezzo che esibiva spesso, preferibilmente con le signore. Eppure, in
quel febbraio di 2 anni fa, mentre parlava di giovani e politica, guerra e
coraggio, diritti umani e conformismo, aveva un'energia contagiosa, con
quel sorriso infantile che solo la vecchiaia restituisce a volte. A prima vi-
sta poteva sembrare puerile, naif.     Come lo slogan Indignatevi!, e tutti
quei punti esclamativi, diventati il suo marchio di fabbrica. Impegnatevi!,
Vivete! Impossibile sottrarsi ai suoi ripetuti moniti a mezzo stampa.
"Finchè posso camminare, parlare, capire cosa sta succedendo - spiegava -
ho la responsabilità di esercitare la mia influenza". I suoi amici racconta-
no che ha continuato  a progettare viaggi, adunate, pamphlet fino a poco
prima di morire, martedì notte, a Parigi, all'età di 95 anni. Non si ricorda,
in tempi recenti, un successo editoriale di tale portata: olgtre cinque milio-
ni di copie vendute in quasi cento paesi, movimenti di protesta, dagli Indi-
gnados ai ragazzi di Occupy Wall Street, che hanno usato come manifesto
quel libello scritto nell'ottobre  2010, quasi per caso.
L'editrice  Sylvie  Crossman  aveva visto Hessel  a una riunione  di vecchi
combattenti, mentre recitava il programma del Consiglio della Resistenza.
Propose al diplomatico in pensione  di  scrivere  un promemoria per i più
giovani, ricordando i valori della Resistenza  e  la loro importanza per il
presente. - Mancava un titolo, Indignez-vous! disse Crossman, fondatrice
di 'Indigene' dopo aver lasciato il lavoro di giornalista a Le Monde.
Pochi conoscevano  allora l'autore, ebreo tedesco  naturalizzato in Fran-
cia nel 1939, scampato per miracolo ai campi di concentramento, entrato
nella Resistenza, poi diventato diplomatico, tra i promotori della Dichia-
razione universale dei diritti dell'Uomo.
Nel 2006 aveva scritto la sua biografia "Danza con il secolo" (Addedito.
re).     All'epoca, Libération fece un ritratto di lui intitolato  'Il figlio di
Jules e Jim'. Sua madre pittrice, Hélène, aveva infatti ispirato il perso-
naggio del romanzo di Henri-Pierre Roché dal quale Francois Truffaut
trasse il film. - Ora la peccaminosa Hélène,riscoperta in vari libri è di-
ventata piuttosto la "mamma di Hessel" e persino Franz, il padre, tra-
duttore di Proust in Germania e amico di Walter Benjamin, ha benefi-
ciato del successo ardivo del figlio. Le sue opere sono state ripubblica-
te anche in Italia. Hessel è diventato una sorta di passepartout dal pun-
to di vista editoriale.   Ha accumulato negli ultimi tre anni di vita una
bibliografia che altri avrebbero impiegato decenni a mettere insieme.
Diversi pamphlet, raccolte di articoli o interviste, dialoghi a più voci,
una nuova biografia ("A conti fatti, o quasi", pubblicata da Bompia-
ni) e, ovviamente, un saggio sulla sua passione per la poesia. 
Uno sfruttamento commerciale intensivo, e s'immaginano già titoli 
postumi pronti a uscire. Dai temi dell'ecologia al disarmo nucleare,
dalle primarie del partito socialista fino al ruolo delle banche: non
c'è praticamente argomento che Hessel non abbia trattato, cercando
di distillare in pochissimo tempo un immenso capitale di esperienza.
Si concedeva a tutti, aveva inflazionato la sua immagine e il suo no-
me, senza timore del ridicolo. Sentiva di giocarsi tutto, ora e subito.
Aveva un senso di urgenza che rendeva più convincente ogni sua pa-
rola. Gran parte dei diritti d'autore dei suoi libri sono andati in be-
neficenza, in particolare  ai progetti filantropici sviluppati dall'as-
sociazione fondata insieme all'ex primo ministro Michel Rocard.

Molti lo hanno criticato per questo ruolo di nuovo maitre à penser,
qualcuno è arrivato a dire che si era inventato parte della sua avven-
turosa vita. E' statocriticato per aver firmato una petizione in favore
del boicottaggio dei prodotti israeliani, accusato di "antisemitismo",
poi difeso da alcuni intellettuali amici.  "Non m'importano più le
critiche - rispondeva - alla mia età si può finalmente essere liberi".
Molti gli hanno comunque riconosciuto un'onestà intellettuale di
fondo.   "Un grande uomo" ha detto (ieri) il presidente Francois
Hollande. Fino all'ultimo ha continuato a rispondere a interviste,
partecipare a incontri pubblici, con un'inesauribile  voglia di di-
battere. Ha dimostrato che si può parlare ai giovani, che la frattu-
ra generazionale, se esiste, è soprattutto tra padri e figli.

Continua...to be continued...

Sport - calcio / Notizie da Verona sportiva

2 marzo '13 - sabato        2nd March  /  Saturday                                 visioni post - 6

CHIEVO   
Non rinunciare ai gol di Pellissier
Una bandiera ammainata? Macchè. Un leone in gabbia, piuttosto. Se cercate una fotografia di Sergio Pellissier, oggi, non fate fatica, non sprecate immaginazione. Non è un orizzonte su cui si sta appoggiando un sole al tramonto. E' l'esatto contrario. E' un campione che s'interroga, si cerca, si aspetta. Magari s'incazza pure. E sa che prima o poi (meglio prima che poi...) ripasserà la palla giusta al momento giusto e lui sarà lì. Come sempre. Più di sempre. Questo non è un inno a Pellissier, nè un glorioso revival. Questo è, semplicemente, il momento di rifarsi una domanda. Facile facile, semplice semplice, persino banale e scontata. "Può il Chievo fare a meno di Pellissier?". Piano con le risposte, che non sono e non possono essere mai soltanto risposte tecniche. Il calcio ha altri valori, non c'è soltanto il modulo, lo schema, le diagonali, la difesa a 3 e l'attacco a 2. Ci sono sentimenti, valori, sensazioni, equilibri, che sono altrettanto fondamentali. E che distinguono una bandiera da un compagno di squadra. Un capitano dagli altri dello spogliatoio. Un simbolo, da tutto il resto. Sergio Pellissier è la bandiera, il capitano, il simbolo del Chievo. E allora, dove sta l'errore? L'ASPETTO TECNICO-TATTICO. Il bomber manca al Chievo, c'è poco da fare. Se c'erano dubbi, basta ripensare al match di Marassi. Dove il Chievo è stato bellino senza essere concreto, ha giocato bene ma non ha mai messo, per davvero, paura alla Samp. Obiezione: s'è vinto anche senza Pellissier. Seconda obiezione: magari, se avesse sempre giocato lui, non sarebbe esploso Paloschi. Vere, tutte e due. Ma qui non è in discussione il valore di Paloschi, nè tantomeno le legittime ambizioni di Samassa, Stoian, Hauche eccetera eccetera. Il discorso è diverso ed è tecnico e psicologico al tempo stesso. Pellissier non è un giocatore al tramonto. Può aver avuto momenti belli e meno belli, può aver accusato, anche, il peso di stagioni in cui s'è caricato il Chievo sulle spalle. In cui ha giocato acciaccato, mezzo rotto, influenzato, col mal di schiena, senza allenamento. Perchè senza di lui, non era Chievo. Non era tutto, ma è stato molto, di quel Chievo. In campo e fuori. Come gol e come esempio. Pellissier è stato al centro del Chievo. Anzi, il centro del Chievo. Oggi non lo è più. Le parole e le pacche sulle spalle non gli servono, come forse non gli servivano prima. Gli servirebbe giocare. La cosa che gli riesce meglio. L'ASPETTO PSICOLOGICO. Se lo conosci, non puoi aspettartelo diverso. Come può stare, sul piano umano, un giocatore simbolo di una squadra, che non gioca (quasi) da 12 partite? Male, risposta scontata. Nè gli si può chiedere di dare comunque l'esempio, di trascinare gli altri. Ma come fai a farlo, se non sei in pace con te stesso? Se ti senti improvvisamente messo all'angolo? Per carità, ci possono essere esempi diversi e giocatori che reagiscono in altro modo. Questione di carattere, anche. La realtà è che il Chievo, oggi, rischia di «perdere» Pellissier. Di non averlo al top nel momento clou del campionato. Quando negli anni scorsi, toccava a lui, quasi sempre solo a lui, inventarsi qualcosa. Più difficile farlo in 10 minuti, o in un quarto d'ora. Neanche Messi, ce la potrebbe sempre fare.  Ultima osservazione: il calcio di oggi è cambiato, un tecnico non può trascurare gli indizi che gli arrivano dall'allenamento. Cioè, tradotto in altre parole, "tutti i giocatori sono uguali, gioca chi sta meglio". Scusate, frase bella, ma poco vera. O falsa, se preferite. I giocatori non sono uguali, sono profondamente diversi. Per caratteristiche, carattere, sensibilità, esperienza, qualità tecniche, doti morali. Se uno arriva al Chievo e vede Pellissier, sa di avere davanti uno che ha scritto un bel pezzo di storia del Chievo. Capisce di avere davanti una bandiera. Il capitano. Il simbolo. Senza offesa per nessuno, quelli come Pellissier non sono mai uguali agli altri.      
 (da L'Arena.it  Raffaele Tomelleri)



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