10 marzo '14 - lunedì 10th March / Monday visione post - 6 Lo studioso/economista francese analizza tre secoli di evoluzione dei paesi occidentali: "La rendita cresce più del Pil, per questo aumenta la disuguaglianza. L'economia è soffocata dal denaro, come ai tempi di Marx" (dice Thomas Piketty). (da 'la Repubblica' - 6/3/'14 - Fabio Gambaro) IL RITORNO DEL CAPITALE. Potrebbe essere questo il sottotitolo di un vasto studio intitolato Le capital au XXle siècle (Seuil, pag.969, euro 25), che in Francia sta avendo un notevole successo e innescando moltissime discussioni. L'autore, appunto Thomas Piketty, uno dei più brillanti economisti francesi della nuova generazione, vi ha raccolto i risultati di una lunga ricerca in cui, incrocian- do l'economia con le altre scienze sociali, ha ricostruito l'evoluzione e le dinamiche del capitalismo durante gli ultimi tre secoli. Affrontando in particolare le problematiche della ripartizione della ricchezza e della disuguaglianza economica , il corposo volume - che in Italia verrà tradotto da Bom- piani - individua nello squilibrio tra crescita economica e rendita del capitale una delle principali contraddizioni del capitalismo. Squilibrio che sarebbe responsabile di un aumento quasi meccanico dei grandi patrimoni, la cui inesorabile progressio- ne minaccia sempre più i valori di giustizia sociale su cui poggiano le società demo- cratiche. - "Rispetto a un secolo fa, anche se le disuguaglianze restano ancora enor- mi, il capitale del XXI secolo è meglio distribuito", spiega lo studioso che insegna all' Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e all' Ecole d'òconomie de Paris. "All'inizio del Novecento, il 90% del patrimonio era nelle mani del 10% della popo- lazione più ricca. Oggi, in Europa, questo 10% detiene circa il 60% del patrimonio, mentre negli Stati Uniti e in Inghilterra si arriva al 70%. Nel corso del XX secolo, il 20-30% del capitale è dunque passato nelle mani della classe media. Parallelamente, il capitale ha cambiato natura. Oggi infatti è prevalentemente finanziario e immobi- liare, mentre all'inizio del secolo scorso era soprattutto agrario o legato alle aziende familiari. F. Gambaro - 'La crisi però sembra erodere il nuovo patrimonio della classe media. Leggendo il suo libro, si ha l'impressione che si stia tornando al XIX secolo, quando il capitale cresceva più rapidamente della produzione, accentuando le disuguaglian- ze. La situazione descritta da Marx nella sua opera più celebre. E' così?'. T. Piketty - Negli ultimi decenni ci siamo allontanati radicalmente dalla situazione che ha prevalso nel secolo scorso, quando l'economia, segnata dai traumi delle due guerre mondiali, ha conosciuto tassi di crescita molto alti. Era però una situazione eccezionale, a cui si è aggiunta un'azione politica molto incisiva per far partecipare il capitalismo privato allo sforzo di ricostruzione. Così, nel periodo 45-80 è stato possibile ridurre le disuguaglianze. Oggi però, finita questa fase, stiamo tornando al capitalismo delle origini, dove l'eredità aveva un peso preponderante. C'è un ri- torno di prosperità patrimoniale che ricorda quella della belle epoque, all'inizio del XX secolo. Il che naturalmente potrebbe anche essere un dato positivo, giacchè è sempre meglio avere dei capitali invece dei debiti. F. Gambaro - 'Significa che siamo più ricchi di quanto pensiamo?'. T. Piketty - Globalmente sì. Oggi in Europa, e in particolare in Italia, si insiste molto sul debito. In realtà però anniamo molto più capitale che debito. Il nostro patrimonio, al netto del debito pubblico e privato, non è mai stato così elevato. In Europa, corri- sponde a circa sei anni di Pil, e in Italia addirittura ci si avvicina a sette anni. Nel 1950 , il valore dei patrimoni privati in Europa rappresentava solo due anni di Pil. Il nostro nell'ultimo mezzo secolo è cresciuto costantemente. Si dice spesso che lascere- mo ai nostri figli una montagna di debiti, in realtà lasceremo loro un patrimonio che non ha eguali in passato.
F. Gambaro - 'Si pone però il problema della ripartizione di questo capitale, in una fase in cui le disuguaglianze sono tornate a crescere...' T. Picketty - In effetti, quando - come oggi - la rendita del capitale supera durevol- mente il tasso di crescita dell'economia si crea uno squilibrio che tende a ampliare le disuguaglianze, erodendo soprattutto il patrimoniuo della classe media. In realtà, a parte i periodi in cui l'economia cerca di colmare un ritardo, come ad esempio nel dopoguerra, sul lungo periodo la crescita della produzione non supera mai di molto l'1-1,5% all'anno. Senza dimenticare che quando l'incremento demografico è debo- le o addirittura negativo, la crescita del Pil ne risente. E' quello che accade oggi e continuerà ad accadere in futuro. Dobbiamo farcene una ragione e smetterla di so- gnare un'illusoria crescita dell'economia. F. Gambaro - 'A fronte di questa crescita debole, il rendimento dei capitali invece più sostenuto...' T. Picketty - La rendita media del capitale è del 4- 5% all'anno. Naturalmente esistono alcuni investimenti a rischio che possono essere più redditizi, ma sul lungo periodo la media è questa, un pò come accadeva fino all'inizio del XX secolo. Di conseguenza, come nella prima fase del capitalismo ottocentesco, oggi il rendimento del capitale è più elevato del tasso di crescita. E questa situazione scava sempre di più le disugua- glianze patrimoniali. Il capitale si riproduce da solo molto più rapidamente della cre- scita economica, e i ricchi diventano sempre più ricchi. CONTINUA... to be continued...