mercoledì 31 luglio 2013

Sport - Mondiale di nuoto / Barcellona 2013

31 luglio '13 - mercoledì        31st July / Wednesday                      visioni post - 8

NUOTO  / Finale 200 stile libero

Federica Pellegrini a un soffio dall'oro, ma
trova una grande Franklin.  E' comunque
un argento, che Fede non s'aspettava.

Pellegrini strepitosa, è d'argento nei 200 stile libero: "Una medaglia inaspettata"

Grande rimonta di Fede, che non riesce a replicare i trionfi di Roma 2009 e Shanghai 2011 per soli 23 centesimi. L'azzurra si arrende a Melissa Franklin. "Bene così, sono felicissima"

Fede d’argento. Un argento spettacolare, un argento inatteso, un argento pazzesco dietro Missy Franklin, la nuotatrice fenomeno del futuro. La Pellegrini fa una gara sensazionale, alla sua maniera, di controllo nei primi 100 e poi spara un ultimo 50 metri da favola passando da quarta a seconda e toccando in 1’55”14, dietro la diciottenne americana autrice di 1’54”91.
IL RISVOLTO — Federica era sesta ai 50 metri in 27"40, quinta ai 100 metri (56"63), quarta ai 150 metri (1'26"07) ed ha nuotato l'ultima vasca più veloce di tutte in 29"07 (l'americana in 29"76, la francese in 30"09), segno di una condizione smagliante e di una capacità tattica all'altezza del suo grande passato.








Lucianone

Società e politica / commento - La paura del popolo

31 luglio '13 - mercoledì           31st July / Wednesday                  visioni post - 6

(da 'la Repubblica' - 12/06/2013 - Barbara Spinelli)

LA PAURA DEL POPOLO
Di tanto in tanto, quando si temono rivoluzioni, o si fanno guerre, oppure
nel mezzo di una crisi economica  che trasforma le nostre esistenze, torna
l'antica paura  del suffragio universale. Del popolo che partecipa alla vita
politica, che licenzia  i governi inadempienti  e  ne sceglie di nuovi, che fa
sentire la propria voce. E' la paura che le classi alte, colte, ebbero già nel-
la Grecia classica. Aristotele paventava la degenerazione democratica, se
sovrano fosse diventato il popolo e non la legge. Ancora più perentorio un
libello anonimo    (La Costituzione degli Ateniesi, attribuito a Senofonte) 
uscito nel V secolo a.C.: "In ogni parte del mondo gli elementi migliori so-
no avversari della democrazia (...). Nel popolo troviamo grandissima igno-
ranza e smoderatezza e malvagità. E' la povertà soprattutto, che lo spinge
ad azioni vergognose". -    Il dèmos respinge le persone per bene: "vuole 
essere libero e comandare e del malgoverno gliene importa ben poco. Sot-
to il suo dominio tutte le procedure si rallentano, ed è il caos che oggi chia-
miamo ingovernabilità.  -  L'orrore del populismo o dei democratici dema-
goghi ha queste radici, che  Marco D'Eramo  illustra  con maestria   in un 
saggio  uscito il 16 maggio su Micromega.  
Ma è dopo la Rivoluzione francese, e in special modo comincia a estender-
si gradualmente il diritto di voto, nella seconda parte dell'800, che fa appa-
rizione un'offensiva ampia, e concitata, contro il suffragio universale. Inor-
ridiscono i democratici  stessi. Nei primi anni del '900, il giurista Gaetano
Mosca vede già le plebi e le mafie del Sud  distruggere istituzioni  e buon 
governo. E' diffusa l'idea che i migliori, e le migliori politiche, saranno tra-
volti e annientati dal popolo elettore. Si formano chiuse oligarchie, con la
scusa di tutelare il popolo dai suoi demoni.
E' una paura che va a ondate, e non sempre l'oggetto che spaventa è espli-
citamente indicato.   Quella che oggi torna a dilagare pretende addirittura
di salvare la democrazia, imbrigliandola  e  tagliando le ali estremiste (gli
"opposti estremismi", spiega d'Eramo, diventano sinonimi di populismo).
Ma gli elementi dell'annosa offensiva contro il suffragio universale sono
tutti presenti, sotto traccia. Il popolo smoderato e incolto va vigilato, spia-
to: o perchè chiede troppo, o perchè rischia di avere troppi grilli per la te-
sta.    Sono aggirate anche le Costituzioni, fatte per proteggere i cittadini
dai soprusi delle cerchie dominanti. Ovunque le democrazie sono alle pre-
se con i danni collaterali di questa ferrea legge oligarchica.
Accade proprio in questi giorni in America, dove prosegue una guerra an-
titerrorista sempre più opaca, condotta senza che il popolo (e neppure gli
alleati per la verità) possa dire la sua.   Il culmine l'ha raggiunto Obama,
che pore aveva criticato la torbida sconfinatezza delle guerre di Bush. Il
6 giugno, viene svelata un 'immensa operazione di sorveglianza dei citta-
dini americani da parte dell'Agenzia di sicurezza nazionale; milioni di nu-
meri telefonici  e indirizzi mail, raccolti non in zone belliche ma in patria 
col consenso segreto di vari provider. Indignato, il New York Times com-
menta: "Il Presidente ha perso ogni credibilità" (poi per prudenza retti-
fica: "Ha perso ogni credibilità su tale questione").
Analogo orrore dei popoli è ravvivato dalla crisi economica, governata
com'è da trojke e tecnici separati dai cittadini:  anch'essa (la crisi), co- 
me la guerra, va affidata  a pochi  che sanno (poche persone per bene,
pochi migliori, direbbe lo Pseudo Senofonte). Gli ottimati sapienti stan-
no  come su una zattera e non a caso il loro nome è "traghettatori".
Sotto la scialuppa ribolle il popolo: forza infernale, miasma imprevedi-
bile e contaminente. Infiltrato da meticci, demagoghi, gente colpevole
due volte: sia quand'è sprecona, sia quando non consuma abbastanza.
Sono invisi anche gli sradicati, o meglio  chi pensa  all'interesse gene-
rale oltre che locale: se vuoi lusingare un partito, oggi, digli che non è
un meteco ma "ha un forte radicamento territoriale". Nei cervelli dei
traghettatori s'aggira il fantasma, temuto come la peste degli anni '70,
dell'esplosione sociale e dell'ingovernabilità.
E' in questa cornice che le parole si storcono, sino a dire il contrario
di quel che professano.   La riforma significava miglioramento della
condizione dei cittadini, del loro potere di influire sulla politica. Furo-
no grandi riforme il suffragio universale, e subito dopo  l'introduzio-
ne del Welfare: ambedue malandate. Adesso il riformista escogita
strategie per tenere al guinzaglio gli eccessi esigenti dei governati.
Il proliferare in Italia di comitati di saggi (per cambiare la Costitu-
zione, per il Presidenzialismo) è sintomo di un crescente scollamen-
to di chi comanda dal popolo, e al tempo stesso dai suoi rappresen-
tanti.     Ci si adombra, quando il Parlamento è definito una tomba. 
Per fortuna non lo è. Ma un Parlamento  fatto di nominati  più che
di veri eletti  somiglia parecchio  a un sepolcro imbiancato: e così
resterà, finchè non avremo diritto a una legge elettorale decente.
Tale è la paura del popolo elettore, che per forza questo si ritrae
e fugge. Si esprime in vari modi (nei referendum, sul web, attra-
verso la stampa indipendente) ma ogni volta sbatte la testa con-
tro un muro. Lo Stato ne diffida, al punto di spiare milioni di cit-
tadini come in America. E i nemici peggiori diventano i reporter
e le loro fonti, che gettano luce sulle malefatte dei governi. Nel
2010 fu il caso di Wikileaks.

Lucianone