Peggio della morte. Quegli sfregi al vetriolo
sono l'abisso dell'odio.
(da LA STAMPA - 3 maggio 2013 / Maria Corbi)
Un volto cancellato, la propria identità violata per sempre, l'acido che
corrode la pelle e l'anima. "Una condanna peggiore della morte", spiega
Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, che ha tra le sue pazienti molte donne
picchiate dai compagni, "ferite duramente nel corpo".
"Ma lo sfregio con il vetriolo è l'abisso dell'odio", dice Maria Rita Parsi.
In Occidente è un orrore che abbiamo importato da Paesi che considera-
no le donne dei beni di proprietà dei padri, dei fratelli e dei mariti.
"L'aumento dei casi si deve non solo a una situazione di disagio colletti-
vo che aumenta i disagi individuali e la frustrazione di menti psicolabili,
ma anche l'effetto scia, all'emulazione", spiega la Parsi che ricorda con
dolore Fakhra Younas, ballerina pakistana sfigurata dal marito che le
ha gettato l'acido sul suo bellissimo volto mentre dormiva. "In Italia ha
subito 39 operazioni e poi un anno fa non ce l'ha più fatta e si è suicida-
ta buttandosi dalla finestra", ricorda la Parsi. E questo nonostante fosse
seguita da un equipe di psicanalisti.
"E' molto difficile superare una violazione irreparabile della propria identità".
Nel suo libro, "Il volto cancellato", Fukhra ha urlato tutta la sua disperazione.
"Una ferita che non ha guarigione", insiste la Parsi. "La distruzione della bel-
lezza. L'aguzzino che urla 'ti cancello'".
Una punizione che importiamo dall'Asia, dal Pakistan, dall'India, riservata di
solito alle donne e che invece da qualche tempo ha tra le vittime anche uomini.
Come il romano sfigurato, probabilmente, da una ex. O come, a Mosca, il diret-
tore del Bolshoi aggredito con l'acido per una storiaccia di invidie e rancori tra
ballerini. "la molla che fa scattare il carnefice è sempre il possesso, l'invidia, la
volontà di cancellare l'altro come oggetto di desiderio", spiega la Parsi.
"Non vi è solo la volontà di annientare l'altro, ma di farlo soffrire a lungo e len-
tamente. Di sottoporlo alla pena perpetua e infernale della mostruosità", conti-
nua l'esperta. "E' vero che ci sono tra le vittime anche uomini, ma lo sfregio con
gli acidi rimane una punizione riservata soprattutto alle donne. Perchè da sem-
pre la bellezza è considerata un potere femminile. E allora si indebolisce, si pri-
va della forza chi non ubbidisce, chi rivendica la propria indipendenza. Non a
caso Dostoevskij diceva che sarà la bellezza a salvare il mondo".
L'ennesima variante del femminicidio, la più crudele. "C'è una profonda invi-
dia della libertà femminile, e si vuole ridurre le donne in qualche modo in
schiavitù, privandole della libertà, della bellezza o della stessa vita".
"Le donne sono cambiate - continua la Parsi - ma gli uomini no, anzi hanno
fatto un passo indietro". Sotto accusa quegli uomini che resistono nei loro
vecchi ruoli, che pretendono di avere il controllo. "L'emancipazione e la li-
berazione femminili vengono vissute con rabbia, come eventi che determina-
no in loro una profonda instabilità. Hanno perso la donna ancella e non ce
la fanno. Tanto che nei luoghi geografici dove questi ruoli sono cambiati,
in Nord Europa, la violenza sulle donne ha numeri molto inferiori".
Lucianone