martedì 1 gennaio 2019

Sport - calcio / Serie A - 19^ giornata 2018/19

1 gennaio '19 - martedì                           1st January / Tuesday                   visione post - 7

Risultati e classifica
Juventus      2     Chievo        1     Empoli   0     Genoa          0     Lazio     1     Parma   0 
Sampdoria   1     Frosinone   0     Inter       1     Fiorentina   0      Torino   1     Roma     2

Sassuolo   2     Udinese    2     Napoli     3     Milan   2

Atalanta    6     Cagliari   0     Bologna   2     Spal     1

JUVENTUS   53  /  Napoli   44  /  Inter   39  /  Lazio   32  /  Milan   31  /Roma   30  /
Sampdoria   29  /  Atalanta   28  /  Torino   27  /  Fiorentina   26  /  Sassuolo, Parma   25  /
Cagliari, Genoa   20  /  Udinese   18  /  Spal   17  /  Empoli   16  /  Bologna   13  /
Frosinone   10  /  Chievo   8




IL COMMENTO

cONTINUA... TO BE CONTINUED...

Personaggio - L'ultimo sorriso di Simcha Rotem: l'eroe del ghetto di Varsavia

1 gennaio '19 - martedì                     1st January / Tuesday                        visione post - 7


( da la Repubblica - 24 dicembre '18 - di Wlodek Goldkporn)
In una foto, scattata nel 1977  nel kibbutz  dei combattenti dei ghetti, in Israele si vedono
tre uomini e due donne, tra i 50 e i 60 anni di età seduti su un divano. A sinistra, un pò più
in alto rispetto ai compagni e compagne, c'è Itzhak Cukerman, accanto, ul suo amico, venu-
to in visita dalla Polonia, Marek Edelman; segue Zvia Lubetkin, moglie di Itzhak, testimo-
ne al processo Eichmann, l'unica lodata da Hannah Arendt; a destra di Lubetkin c'è Luba
Gavissar e infine Simcha Rotem. - Rotem è il più giovane di tutti, all'epoca ha 52 anni ed è
l'unico che ride. I cinque sono ex combattenti della rivolta nel ghetto di Varsavia, la prima
insurrezione armata  nell'Europa  occupata dai nazisti, scoppiata il 19 aprile 1943.  Poche 
centinaia di ragazzi e ragazze (le donne non erano solo staffette, combattevano armi in ma-
no) che per oltre tre settimane hanno resistito agli eserciti di Hitler. L'ultimo di questi eroi, Rotem è scomparso il 22 dicembre (3018). Legge della natura si dirà, nessuno è immortale.
Ma ora, con la scomparsa di Kazik (questo era il suo nome di battaglia) dei 220 militanti 
dell'Organizzazione ebraica di combattimento non resta più nessuno in vita. La memoria 
si fa narrazione di chi ha letto e ascoltato i racconti.  L'epoca dei testimoni  di quel gesto
di ribellione (e di speranza: si dice che combatterono per morire dignitosamente, ma chi 
ha avuto la pazienza  di ascoltare davvero i protagonisti, sa che lottarono per sopravvive-
re) è chiusa.  Kazik, un nome da ragazzo proletario non ebreo, salvò la vita ai combatten-
ti in fuga dai tedeschi, mentyre il ghetto veniva raso al suolo.  La storia è questa. Rotem
aveva quello che si chiamava "il buon aspetto".  Buon aspetto, nella Polonia di allora, si-
gnificava essere biondo. E poi, parlava il polacco senza inflessione yiddish.  Kazik aveva
quindi le carte in regola per girare dalla parte ariana di Varsavia senza destare sospetti.
E comunque poteva far fronte ai delatori che per soldi  e per pura cattiveria, denuncia-
vano gli ebrei ai nazisti. ma oltre al buon aspetto Kazik era coraggioso e ostinato.  Così
fra il 30 aprile e il 1 maggio venne mandato oltre il muro del ghetto per preparare le vie
di fuga. Non era il solo, ma era il più giovane, il più sfacciato e il più fortunato. Non era
facile, quando tornò  la prima volta  nel ghetto  a cercare i suoi compagni, i palazzi non 
esistevano più. Le versioni su come sia andata sono varie, a seconda del narratore. In ogni
caso l'8 maggio un gruppo di insorti, guidato da Marek Edelman (e mentre il comandante
Mordechai Anielewicz e molti militanti si suicidavano nel bunker di via Mila 18), era sce-
so nelle condotte fognarie. Uscirono, dopo due giorni nei sotterranei  sommersi dalla mel-
ma, assetati e quasi impazziti, da un tombino, in via Prosta, la mattina del 10 maggio e sa-
lirono su un camion preparato da Kazik. Ma non finì bene. Qualcuno si accorse che c'era 
gente rimasta nelle fogne. Due combattenti vennero mandati a cercare i compagni smarri-
ti. Uno di loro, Szlamek Szuster, aveva 17 anni, era il miglior amico di Kazik. Nessuno ha
saputo che fine abbiano fatto: a un certo punto venne dato l'ordine di far partire il camion
senza aspettare appunto il ritorno di Szlamek. Quel camion arrivò in un boschetto vicino 
a Varsavia.  Kazik continuò a combattere, partecipò all'insurrezione del 1944, attraversò,
(per ordine di Cukerman e Laubetkin) le linee nemiche, per raggiungere il governo comu-
nista installatosi all'Est della >Vistola; e fino alla fine della vita ripeteva che quell'ordine
era insensato, che ha rischiato di essere ucciso per vanità dei suoi comandanti  e  che  lui
quel gesto non l'aveva mai perdonato ai due.  Finita la guerra, accanto ad alcuni ex parti-
giani ebrei faceva parte del gruppo dei Vendicatori: cercavano una ritorsione sui tedeschi,
voleva avvelenare il pane in un campo di prigionieri per lo più SS, ma l'avventura finì pre-
sto e senza grandi esiti.  Andò a vivere in Israele, faceva l'imprenditore, ogni tanto litigava
con gli ex compagni, e non ha mai smesso di pensare all'amico Szlameck, morto per salva-
re gli altri o forse perchè qualcuno ha fatto muovere il camion troppo presto. Eppure, quel
giormo al kibbutz sorrideva. Le vie degli eroi non sono lineari, altrimenti sarebbero uomi-
nie donne comuni.

Lucianone