mercoledì 22 maggio 2013

Società - Stati Uniti / OKLAHOMA : l'apocalisse del tornado

22 maggio '13 - mercoledì        22nd May / Wednesday                        visioni post - 14


STATI UNITI  -  Paesaggio devastato a 24 ore dal passaggio del tornado sull'Oklahoma. Il capo dei vigili del fuoco: "al 98%" tra le macerie probabile non ci siano più sopravvissuti né corpi da recuperare". Ma si scava ancora tra le macerie.
Danni per 3 miliardi di dollari: è il più costoso della storia.
Partono le prime donazioni.

Più di cento persone sono state estratte vive dalle macerie delle case spazzate via dal
tornado che lunedì ha devastato Oklahoma City. Tra i 24 morti anche 9 bambini di una
scuola elementare. Due superstiti. 'la maestra ci ha fatto scudo con il suo corpo'-
(da Il Corriere della Sera - 22/05/2013 - Massimo Gaggi /inviato) 
Oklahoma City
A Moore, una delle tante località del Mid West americano abituate a trascorrere la
primavera come città sotto minaccia di bombardamenti, le sirene d'allarme  hanno
suonato 16 minuti prima che si scatenasse il finimondo. Sembra niente, ma qui
hanno imparato a mettersi in salvo in pochissimon tempo: il preavviso medio è di 
10 minuti.  Chi si è scavato  uno 'shelter'  sotto casa si rifugia lì, nella 'cellar', la
cantina. E' al sicuro, ma può restare bloccato là sotto se la casa crolla e i detriti
ostruiscono l'uscita del rifugio. "Nella scuola, però, il rifugio non c'è", racconta
James Rushing che non riesce nemmeno a essere indignato: è ancora sotto choc,
incredulo per quello che ha visto.   Abita a un paio di isolati dalla Plaza Tower
Elementary School di Moore, poche miglia a sud di Oklahoma City.  Quando è
scattato l'allarme è andato a riprendersi il figlio di cinque anni. "Ma dopo due 
minuti che ero dentro, ha cominciato a tremare tutto.  IL CIELO era nero, ho
sentito il ROMBO sordo del vortice che avanzava: abbiamo cercato di metterci
al riparo". I più grandicelli, quarta, quinta e sesta classe, erano stati giò porta-
ti al sicuro dai loro insegnanti in una vicina chiesa, un edificio di pietra. I pic-
coli sono rimasti nella scuola.
  ,

Stessa scena in un'altra elementare di Moore, la Briarwood. "Abbiamo radunato
i bambini  nella sala più lontana  dalle pareti esterne", racconta Sheryl Bittle,
una delle maestre. "Li abbiamo fatti accucciare  negli angoli  con i loro zaini
sulla testa". E' andata bene: qui non ci sono state vittime, anche se la Briar-
wood è stata distrutta, le auto che erano nel parcheggio, sollevate dai venti che
soffiavano a oltre 320 chilonmetri l'ora, sono state scagliate contro la facciata
della scuola, sfondandola.  La Plaza Tower, invece, è stata centrata con ancor
più violenza dal tornado.    Le pareti alle quali si erano aggrappati gli alunni
sono crollate seppellendoli o sono schizzate via. Esemplare il coraggio di una
maestra, Rhonda Crosswhite:  con il suo corpo  ha fatto scudo  ad alcuni dei
suoi allievi, salvandoli. "Quando tutto è iniziato a venire giù, mi sono messa
su di loro. Tutto qui. Uno dei miei ragazzini mi diceva: 'Ti voglio bene, ti vo-
glio bene, ti prego non morire con me...".
Purtroppo non tutti i piccoli allievi sono sopravvissuti. L'ultimo bilancio parla
di 24 morti, tra i quali almeno 9 bambini, e oltre 200 feriti. Sono state oltre 100
le persone finora estratte vive dalle macerie. I soccorritori continiuano le ricer-
che tra gli edifici crollati. , anche con l'aiuto di cani e di tecnologie sofisticate.
La zona è così DEVASTATA che si fatica addirittura a individuare le strade.
Quando vivi in queste regioni, ti dice la gente, pensi di aver visto tutto. Ti abi-
tui anche all'arme 'twister'. Nella "Tornado Alley" - il corridoio delle trombe
d'aria che attraversa le praterie del Kansas e dell'Oklahoma, fino a quelle del
Missouri  e dell'Arkansas, arrivando a lambire  anche Texas  e  Nebraska - la
parola "emergenza" (emergency) viene usata molto di rado.     L'allarme che
scatta ogni anno in primavera diventa quasi uno stile di vita.   Soprattutto a
maggio. Anche prima che parta il lamento delle sirene, la gente impara a ri-
conoscere i segni premonitori: il cielo scuro che diventa nero, le nubi sempre
più basse, il caldo umido, afoso, improvvisamente  spezzato  da  una corrente
fredda. E, dopo ore di vento forte, l'aria che si ferma all'improvviso. Allarmi
che si sono ripetuti anche oggi: pioggia, schiarite, cielo improvvisamente cu-
pissimo  e  le minacciose nuvole nere  che ho visto in lontananza, mentre in
auto risalivo da Dallas , in Texas, verso Oklahoma City. Dove la gente, pur
abituata alle tempeste che uccidono e distruggono decine di case, non  ave-
va mai visto niente di simile. A nord di questa grande città di 600 mila abi-
tanti era successo anche domenica: due morti, 39 feriti e decine di case di-
strutte. Un flagello.

                                     After tornado-apocalypse

           The broad, dark funnel cloud was on the ground for about 35 minutes
           before dissipating

Lunedì la replica è stata ben più catastrofica: peggio della tempesta che portò
morte e distruzione nel 2003. Danni forse anche peggiori dello "storico" tor-
nado del 3 maggio 1999 quando proprio qui, a Moore, si abbatterono i venti
più forti mai registrati  al mondo  da uno strumento scientifico: 302 miglia,
oltre 480 chilometri l'ora. Più del doppio dell'uragano più violento.  Allora
i morti furano 40, le case ditrutte migliaia, con danni per un miliardo e mez-
zo di dollari. Stavolta il tornado è stato classificato EF4, appena sotto il gra-
do più alto della scala: si giunge a questo livello quando i venti superano le
200 miglia l'ora, arrivando a sradicare intere case dalle loro fondamenta.
Ma il bilancio, sia per quanto riguarda le vittime che per i danni, è ugual-
mente gravissimo. Solo un twister abbattutosi esattamente due anni fa (22
maggio 2011) su Joplin, in Missouri, uccise di più: 158 vittime. Ma allora i
danni furono assai più limitati.
A Moore , invece, la tromba d'aria formatasi lunedì che ha portato devasta-
zione sulle 20 miglia del suo percorso, prima di dissolversi 40 minuti dopo,
ha letteralmente scavato  la terra  come un gigantesco aratro  su un fronte
largo circa due chilometri. Un percorso che, incredibilmente, COINCIDE
in modo quasi perfetto con quello del tornado del 1999.

Lucianone

Cultura - La macchina dei ricordi: dialogo tra Scianna e Cappa

22 maggio '13 - mercoledì           22nd May / Wednesday

Un fotografo e un neuoroscienziato,
Ferdinando Scianna e  Stefano Cappa,
dialogano su un tema fondamentale per
la nostra vita ma anche per l'apprendimento:
LE METAFORE DELLA MEMORIA

(da la Repubblica - 23/03/2012  -  di Paolo Magliocco)
Archivio o motore di ricerca, come funziona la macchina dei ricordi
Cappa /  Lo studio scientifico della memoria non gode  di un privilegio particolare rispetto a un
approccio letterario o artistico su un oggetto  che poi non è neanche necessariamente  lo stesso.
La definizione più generale che si può dare dal punto di vista scientifico è che si tratta di qualun-
que cosa che lascia una traccia a livello della nostra mente, del nostro cervello. Si può scendere
a un livello estremamente semplice, addirittura cellulare: se espongo ripetutamente una cellula a
uno stimolo la sua risposta allo stimolo diminuisce e questo indica che c'è stato un apprendimen-
to, conseguenza di qualcosa che è arrivato dall'esterno. DA qui si sale fino al livello della memo-
ria autobiografica, che invece è un fenomeno estremamente complesso e che possiamo pensare
di studiare solo negli esseri umani, perchè presuppone il linguaggio. L'una e l'altra memoria con-
dividono il principio di base, generalissimo, che ci sono eventi che lasciano una traccia. Ma ab-
bracciano una varietà enorme di concetti, tanto è vero che adesso si parla di "memorie" più che
di memoria.
Scianna /  Questo discorso della traccia riguarda molto il mio lavoro. Io penso che la fotografia
abbia costituito nella vicenda culturale umana una rottura quasi di carattere copernicano.   Per la
prima volta ci troviamo di fronte a immagini che non sono fatte dall'uomo, ma che sono prelevate
dal reale, che sono appunto traccia di qualcosa. E sono qulacosa di estremamente obiettivo e al-
lo stesso tempo ambiguo..
CONTINUA...
to be continued...

Inchiesta - Italia / Il calcio malato

22 maggio '13 - mercoledì               22nd May / Wednesday                visioni post - 13

Altre notizie sul 'Calcio malato' si possono leggere in questo blog
andando alle seguenti date di riferimento in archivio:
12 aprile 2012  /  9 febbraio 2013

Tre miliardi di debiti e stadi vuoti:
il lungo default della serie A
Un quadro allarmante emerge  dal terzo Report della
Federcalcio sullo stato di salute del pallone in Italia

(Da notizie ritrovate in 'la Repubblica' / R2SPORT /
5/04/2013 - Fulvio Bianchi)
Roma  -  Un calcio malato che cerca disperatamente di districarsi fra buoni propositi
di ravvedimento e la cruda realtà di cifre che lo mandano a picco. La Figc ha presen-
tato (ieri) il suo terzo Report, la fotografia sullo stato del nostro calcio: c'è poco da
stare allegri (oggi come domani). <ricavi in ripresa d'accordo (2,6 miliardi di euro)
ma debiti a quota 2,9 miliardi (+ 8,8% rispetto l'anno prima), patrimonio netto mi-
giorato  ma pur sempre a cifre modeste (287 milioni: se fosse un'azienda "normale"
dovrebbe preoccuparsi per il suo futuro), perdite in diminuzione del 10% (388 mi-
lioni), ma costo del lavoro che aumenta (del 3 per cento) con giocatoer strapagati
e stadi sempre più vuoti.
Si guarda al futuro. Giancarlo Abete si sforza di essere ottimista ("niente pessimiù
smo leopardiano"), ricorda l'importanza di una legge sugli stadi ed elogia il model-
lo-Juve, che se l'è cavata da sola e ha trovato una nuova strada, importante, di rica-
vi. Ma in pochi anni è stato perso un milione di spettatori: il trend negativo è inizia-
to nel 2008-09, e siamo  non solo lontani anni luce  dalla Germania (stadi pieni al
93%), ma ci staccano anche Premier League e Liga di Spagna. E la colpa, attenzio-
ne, non è solo degli impianti, vecchi e sovente brutti (perà meno insicuri del passa-
to, un progresso sensibile sul fronte sicurezza): è il prodotto che offriamo che non
piace più.  Basta pensare che per il campionato di A la media spettatori è stata di
22.005 nel 2011-12 (ma in leggera risalita quest'anno), pur essendo i biglietti me-
no cari (20,5 euro contri i 50 della Spagna) che in altre nazioni, mentre in Cham-
pions League la media si attesta sui 54.308 tifosi a partita, più che in Inghilterra.
Basta offrire un prodotto avvincente, come la Coppa con le grandi orecchie e i ti-
fosi italiani rispondono. E non è detto che l'overdose di calcip in tv svuoti (sempre)
gli stadi: almeno in Bundesliga non è stato così.  Ma in Italia si sta studiando, dal
2015, se imitare il sistema inglese, dove non tutte le gare vengono trasmesse in di-
retta e c'è una "protezione" del prodotto.
I venti padri-padroni del pallone si augurano che al bando del prossimo anno possa
partecipare anche Al Jaazeera. Più competitors, più soldi? Ma alle pay tv questo cal-
cio non piace e della Lega di A ieri non c'era nessuno, come se la cosa non li riguar-
dasse. Il nostro calcio è "VECCHIO", non ha più grandi talenti, i giovani faticano
ad imporsi e poi quegli impianti che, tranne eccezioni, mettono tristezza. Per fortuna,
c'è la Nazionale che tira, porta ascolti in tv (ma la Rai si lamenta: "giusto valorizza-
re la maglia azzurra ma sino a che punto?"), entusiasmo e soldi nelle casse della Figc
che deve difendersi adesso dall'assalto delle nostre Federazioni: "Troppi i 62 milioni
di contributi Coni al calcio che sperpera", sostengono.   Abete si ribella ("storie, noi
siamo il motore dello sport") ma il 16 aprile, in giunta Coni, ci sarà battaglia.
Le prospettive per il nostro calcio non sono rosee, lo stesso Pd è preoccupato ("biso-
gna cambiare rotta"): siamo ancora troppo dipendenti dai diritti tv e poi dalla prossi-
ma stagione calerà la mannaia dell'Uefa. Il Progetto Fair Play Finanziario  prevede
infatti le prime sanzioni e Platini ha promesso che non guarderà in faccia a nessuno
(nemmeno al Psg dove lavora suo figlio).    I club italiani rischiano di essere esclusi
dalle Coppe europee? No, almeno per ora. Hanno tutti iniziato (dal Milan all'Inter
passando per la Juve che ha dimezzato il "rosso") un percorso virtuoso.
Ma rischiano, questo sì, di essere meno competitive in campo internazionale. Come
spiega Ernesto Paolillo, ex ad dell'Inter ed esèperto, insieme ad Umberto Gandini
(direttore organizzativo Milan) del FFP: "L'Uefa potrebbe imporre alle nostre so-
cietà sanzioni economiche e questo comporterebbe una minore possibilità di opera-
re sul mercato e minore cmpetitivitàa a livello europeo". Già, chi gielo dice adesso
a Conte?

CONTINUA...
to be continued...