8 settembre '18 - sabato 8th September / Saturday visione post - 18
(Da il manifesto - 7 settembre '18 - Fabrizio Tonello)
Un tiranno degno delle opere di Shakespeare
Ci vorrebbe Shakespeare, non i mediocri sceneggiatori di Netflix, per descrivere ciò che
accade a Washington. Dopo il nuovo libro di Bob Woodward che descrive una Casa Bian-
ca in preda al caos, è arrivato l'esplosivo editoriale anonimo del New York Times. Edito-
riale attribuito a un "alto responsabile" dell'amministrazione Trump, non solo senza pre-
cedenti nella storia della presidenza, e del giornalismo americano, ma soprattutto deva-
stante nella sua descrizione di un Trump ignorante, disinteressato alla politica estera, in-
capace di concentrarsi, palesemente inadatto al ruolo che ricopre. Così disperatamente
fuori posto che l'autore dell'articolo afferma di restare in carica solo per impedire al pre-
sidente di combinare guai, aiutato in questo da un gruppo di altri ministri e funzionari
impegnati a controllarlo, perfino facendo sparire documenti chiave dalla sua scrivania,
come racconta Woodward.
Quella di Trump assomiglia più a una corte rinascimentale dei Borgia, o a un sultanato
sull'orlo della dissoluzione, che non a una moderna presidenza. I collaboratori durano
poche settimane o pochi mesi, tutti sparlano di tutti, ogni ministro e consigliere cerca di
sopravvivere alle tempeste politiche e giudiziarie quotidiane, fino al momento in cui po-
trà andarsene a fare il lobbista avendo arricchito il curriculum di un'incarico governa-
tivo molto apprezzato dai potenziali datori di lavoro. Per interpretare ciò che sta succe-
dendo ci viene in aiuto un docente di Harvard, Stephen Greenblatt, che ha pubblicato
recentemente un libro intitolato Tyrant, Shakespeare on politics. Il volume non ha però
nulla di accademico: l'autore cita Riccardo III, Enrico VI e Macbeth come esempi di ti-
ranni arrivati al potere a causa della "debolezza del Regno" e mette in luce inquietanti
somiglianze fra le loro ambizioni, il loro carattere, i loro metodi e quelli di Trump. Per
esempio, scrive che una caratteristica dei regimi tirannici è il fatto che "perfino coloro
nel cerchio più ristretto del potere molto spesso non hanno alcuna idea di ciò che sta per
accadere". Nulla potrebbe essere più vero: Trump vuole scatenare la guerra nucleare
contro la Corea del Nord, la prossima incontrerà Kim jong-un, quella dopo tornerà a un
linguaggio minaccioso. L'attuale presidente non riesce a pronunciare due frasi senza
mentire, ma questa caratteristica dei demagoghi era già stata analizzata da Shakespeare
nel personaggio di Jack Cade, che conservava i suoi fedeli sostenitori, pieni di risentimen-
to verso le élite, ai quali non importava nulla delle sue esagerazioni, distorsioni, bugie,
che erano anzi componenti essenziali del suo successo.
Nelle tragedie dell'autore inglese i tiranni finiscono male, in genere uccisi in battaglie che
pensavano di vincere facilmente, nel dramma politico americano di oggi è difficile fare
previsioni. Quel che è certo è che tutti aspettano il responso delle elezioni di medio termi-
ne per il Congresso, il prossimo 6 novembre. Se i democratici riusciranno a conquistare
la maggioranza almeno alla Camera si avvierà una fase di conflitto all'ultimo sangue, con
indagini a ripetizione e il possibile inizio di procedure di impeachment (benchè sia possi-
bile che esse non possano arrivare a conclusione perchè i repubblicani probabilmente con-
serveranno il controllo del Senato). - Un successo dei democratici a novembre significhe-
rebbe però che politicamente la presidenza Trump è finita, il che potrebbe spingere un cer-
to numero di repubblicani che più o meno la pensano come l'anonimo autore dell'editoria-
le del New York Times ad abbandonare la nave e passare all'opposizione. Ciò che li ha trat-
tenuti fino ad oggi è stata non solo la sete di potere ma anche, e soprattuto, la consapevoles-
za che il potere di Trump sulla base repubblicana è ancora fortissimo. Trump ha un gradi-
mento minoritario, ma stabile, attorno al 40%, fin dal giorno in cui è entrato in carica: gli
scandali non lo hanno minimamente scalfito. Prima di prendere le distanze dal "leader
maximo", quindi, deputati e senatori repubblicani ci devono pensare sette volte.
Nei prossimi giorni, le cronache saranno dominate dalla caccia all'autore anonimo, il che
paradossalmente potrebbe mettere in ombra le ben più importanti audizioni per la con-
ferma alla Corte suprema di Brett Kavanaugh, un ultraconservatore che consoliderebbe
per decenni la maggioranza di destra nel massimo organo giudiziario e politico degli Sta-
ti Uniti.
Lucianone
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sabato 8 settembre 2018
Riflessioni - Non esiste la gente o il popolo, esistono le persone
8 settembre '18 - sabato 8th September / Saturday visione post - 8
Potessi, non richiesto, dare un piccolo contributo precongressuale al Pd (che vi sia
simpatico oppure no, l'opposizione politica in Italia è quella), il contributo sarebbe
questo: piantatela di chiedervi, compulsivamente, "che cosa vuole la gente" e co-
minciate a chiedervi che cosa volete voi. Intanto perchè "la gente" non esiste (così
come non esiste "il popolo"). Esistono i cittadini, esistono le persone, che sono una
moltitudine di diversi, con diversi interessi e diversi obiettivi. Un partito serve a
qualcosa se propone qualcosa di forte e intellegibile, che aiuti "la gente" a capire
che cosa vuole davvero e che cosa non vuole. Un partito ò un catalizzatore di idee,
di bisogni e di interessi: non una spugna, non un ricettacolo di umori. Se per esem-
pio il Pd dicesse, come primo o secondo o terzo punto del suo programma, che ci
vuole il servizio civile di leva obbligatorio; ecco che "la gente" potrebbe farsi un'i-
dea di che cosa vuole veramente il Pd, che tipo di società ha in mente. Oppure che
è contrario alla liberalizzazione delle armi da fuoco, e di conseguenza è favorevole
al rafforzamento dell'ordine pubblico (che si chiama, appunto, ordine pubblico,
non ordine privato). O che vuole fortemente limitare l'uso del denaro contante,
per favorire l'economia in chiaro. Cose di questo genere, che diventino parole
d'ordine, battaglie, progetti di legge. "La gente" poi si regola, come accade da
sempre, e ti premia o ti boccia alle elezioni. E' la politica, bellezza.
(da la Repubblica - 4 / 9 / '18 - L'Amaca / Michele Serra)
Lucianone
Potessi, non richiesto, dare un piccolo contributo precongressuale al Pd (che vi sia
simpatico oppure no, l'opposizione politica in Italia è quella), il contributo sarebbe
questo: piantatela di chiedervi, compulsivamente, "che cosa vuole la gente" e co-
minciate a chiedervi che cosa volete voi. Intanto perchè "la gente" non esiste (così
come non esiste "il popolo"). Esistono i cittadini, esistono le persone, che sono una
moltitudine di diversi, con diversi interessi e diversi obiettivi. Un partito serve a
qualcosa se propone qualcosa di forte e intellegibile, che aiuti "la gente" a capire
che cosa vuole davvero e che cosa non vuole. Un partito ò un catalizzatore di idee,
di bisogni e di interessi: non una spugna, non un ricettacolo di umori. Se per esem-
pio il Pd dicesse, come primo o secondo o terzo punto del suo programma, che ci
vuole il servizio civile di leva obbligatorio; ecco che "la gente" potrebbe farsi un'i-
dea di che cosa vuole veramente il Pd, che tipo di società ha in mente. Oppure che
è contrario alla liberalizzazione delle armi da fuoco, e di conseguenza è favorevole
al rafforzamento dell'ordine pubblico (che si chiama, appunto, ordine pubblico,
non ordine privato). O che vuole fortemente limitare l'uso del denaro contante,
per favorire l'economia in chiaro. Cose di questo genere, che diventino parole
d'ordine, battaglie, progetti di legge. "La gente" poi si regola, come accade da
sempre, e ti premia o ti boccia alle elezioni. E' la politica, bellezza.
(da la Repubblica - 4 / 9 / '18 - L'Amaca / Michele Serra)
Lucianone
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