7 maggio '22 - sabato 7th May / Saturday visione post - 18
(da "La Stampa" - 1 maggio '22 - Le sfide della montagna / di Enrico Martinet)
Io, sopravvissuto agli 8000
La nube si apre quasi ai bordi della splendida e temibile "falce" di ghiaccio. Uno dei due elicotteri
di soccorso s'infila; poco dopo il pilota Alistair Hopper può vedere sul ghiaccio tormentato da serac-
chi l'alpinista disperso: Giampaolo Corona, 49 anni, guida alpina del Trentino. Questione di minuti,
un altro sorvolo, poi l'avvicinamento e a 6.800 metri il recupero con una "longline", una fune calata
dall'abitacolo per circa 15 metri. Salvo. Via dalla "falce" del'Annapurna, quella morbida linea curva
del ghiacciaio del primo ottomila scalato dall'uomo, da cui si staccano seracchi, blocchi di ghiaccio
grandi come condomini che provocano valanghe devastanti. - L'alpinista italiano era ritenuto disper-
so. Gli altri alpinisti che avevano raggiunto la cima il 28 aprile erano o ritornati al campo base o sta-
vano per raggiungerlo. Corona non rispondeva alla radio. Si temeva il peggio. E non era rientrato
neppure uno dei suoi due compagni di salita. lo svedese Tim Bogdanov. Poi a metà mattinata di ve-
nerdì la sua voce alla radio, : "Sto scendendo, ce la faccio". Ancora silenzio e man mano che le ore
passavano si è di nuovo pensato al peggio. A tenere i contatti con la famiglia l'alpinista bergamasco
Simone Moro, in Nepal con il suo elicottero. Da lui anche parole di ottimismo: "Gianpaolo sa cosa
fare, è un professi0nista. Tutto era già pronto per una missione di soccorso, nella speranza che nubi
e nevicate non ostacolassero il volo. ieri mattina l'avvistamento. - i due elicotteri impegnati hanno
al campo base. poi in ospedale a Kathmandu, sia Corona sia Tim Bogdanov. E ieri l'alpèinista italia-
no ha scritto sul suo profilo Facebook. "Sono in ospedale a Kathmandu. Il 28 (maggio) ho raggiun-
to la cima dell'Annapurna. Senza ossigeno e senza sherpa d'alta quota. In discesa ci ha colti una
tempesta e ho perso la via verso C4. Il campo 4 è a quota 7.100 metri. Di lì alla cima c'è ancora un
chilometro di dislivello. - Ancora Corona: "Ho pernottato due notti all'aperto, a oltre 7 mila metri,
senza tenda, senza nulla da bere. Stamattina l'elicottero di soccorso della Seven summit (l'agenzia
nepalese che organizza le avventure verticali, ndr) mi ha evacuato dapprima verso il BC poi fino
a Kathmandu, in ospedale, dove sto curando i congelamenti che ho riportato. Conto di tornare in
Italia presto". Le sue foto sull'elicottero lo mostrano sorridente , con i segni del gelo sul viso, so-
prattutto sul naso. - Quel perdere la via non è riferito soltanto alla tempesta, alle nebbie che tol-
gono visibilità, ma anche al freddo. Corona ha raggiunto gli 8.91 metri della vetta senza ossigeno
ed è stato per ore oltre i 7.500 metri. La mancanza di ossigeno e le temperature sotto lo zero con- tribuiscono al disorientamento. E' uno stress che il fisico deve sopportare oltre alla fatica della
salita. La lucidità viene meno. In condizioni meteorologiche difficili tutto diventa più complica-
to. Gran parte degli incidenti sugli Ottomila accadono proprio nella fase del ritorno verso il cam-
po base. E' il maltempo che ha rallentato i due alpinisti. Per questo Corona scrive di aver trascor-
so due notti oltre i settemila metri con la sola tuta d'alta quota, senza altra possibilità di ripararsi
dal freddo. In più non aveva più nulla da bere: ipossia, gelo e disidratazione. La sua grande espe-
rienza, anche sugli Ottomila, gli ha consentito di resistere. Il 27 aprile scriveva su facebook:
"Siamo a 7.000, io, Hans e Tim. Siamo quelli più in alto. Più in basso ci sono gli altri, con gli
sherpa e tutto il resto. Domani è il summit day. Quando vediamo accendersi le loro frontali, ci
mettiamo in moto anche noi. Meteo buono. E' il momento giusto. O la va o la spacca". -