24 gennaio '22 - lunedì 24th January / Monday visione post - 8
(da la Repubblica - 15 gennaio '22 - di Pietro Del Re, inviato, da Kabul)
Fame e gelo
così muore l'Afghanistan
così muore l'Afghanistan
Kabul -
Nel tugurio di fango e sterco di Nooragha Qurban ancora aleggia l'odore acre della gomma
bruciata sebbene la stufa sia spenta da ore. "L'ho accesa ieri sera quando il termometro ha co-
bruciata sebbene la stufa sia spenta da ore. "L'ho accesa ieri sera quando il termometro ha co-
minciato a scendere molti gradi sotto lo zero, ma come combustibile avevamo soltanto un
piccolo copertone e una vecchia scarpa da tennis trovata in una discarica", dice quest'uomo
di 50 anni, orbo di un occhio e senza un pollice, , persi entrambi trent'anni fa quando da mu-
jaheddin combatteva contro l'esercito sovietico. Qurban vive con i suoi dieci figli, l'ultimo
dei quali, seduto mezzo nudo su una stuoia ghiacciata, è così stremato dagli stenti da non
aver più la forza di piangere. Sotto la sua camicetta lercia , s'indovina il pancino gonfio,
sintomo di denutrizione acuta. - La famiglia di Qurban , che incontriamo in un borgo agri-
colo alle porte di Kabul, è la prova vivente che è già in corso la biblica catastrofe umani-
taria temuta dagli esperti delle Nazioni Unite, quella che secondo il direttore del World
Food Program, David Beasley, sarebbe diventata "la peggiore del pianeta". Infatti, con
l'inizio del rigido inverno afghano, il freddo e soprattutto la fame hanno cominciato a mie-
tere vittime, ogni giorno più numerose.
"Da un paio di settimane nella nostra regione si stanno moltiplicando i funerali, tanto che
se ne contano più adesso che in tempo di guerra. Per il momento sono soprattutto gli an-
ziani e i bambini a morire, ma ci vorranno mesi prima che la temperatura risalga e, nel
frattempo, la carestia ci avrà decimati", aggiunge Qurban.
Sei mesi dopo la conquista dei talebani anche Kabul ha un aspetto lugubre, con legioni
sempre più nutrite di bambini che chiedono l'elemosina, che lavorano trascinando pesan-
ti fardelli o che improvvisandosi lustrascarpe sostano al gelo per intere giornate. Intanto,
in attesa di un visto davanti ai cancelli del consolato iraniano o di un piatto di ceci davan-
ti alla sede di una qualche associazione umanitaria s'allungano file sterminate di disgra-
ziati infagottati in scialli e coperte, molti dei quali scalzi e nessuno sufficientemente co-
perto. "La drastica diminuzione del traffico in città è il solo effetto positivo della feroce
crisi economica che sta strangolando l'Afghanistan e che è terribilmente peggiorata da
quando gli studenti del Corano sono al potere: dallo scorso agosto il prezzo della ben-
zina è raddoppiato e molta gente non ha più i soldi per fare il pieno", spiega Muham-
mad Ahmadi, professore di Diritto in pensione, che oggi aiuta il figlio in un negozio di
copisteria. "I mercati sono pieni di cibo ma gli afghani non hanno più i soldi per com-
prarlo perchè tutto è spaventosamente aumentato. I talebani ripetono di continuo di
aver portato la sicurezza nel Paese, il che è in parte vero, poichè hanno smesso di far-
si saltare in aria nei mercati o davanti alle caserme. Ma della sicurezza chi ha la pancia
vuota se ne infischia".
Lucianone