( da la Repubblica - 31 ottobre '19, giovedì - Milano Spettacoli / di Luigi Bolognini)
Si dice spesso di tanti artisti che in concerto diano lezioni di musica. Poi c'è chi le lezioni di musi-
ca le darà davvero. e sullo stesso palco dello show. Una tradizione, d'altronde, per Victor Wooten,
il bassista e leader del quartetto Wooten Brothers, tutto composto di fratelli, che domani e sabato (1
e 2 novembre '19) inaugura il Jazzme al Blu Note di Milano. Proprio il 2 novembre, nel pomerig-
gio, Wooten sarà nel jazz club di via Borsieri per una masterclass di un'oretta e mezza col pubbli-
co.
Intervista
L. Bolognini - Iniziamo proprio da questa masterclass, Wooten, perchè non è così usuale
a queste latitudini
V. Wooten - "Invece a me piace parecchio, quando le circostanze lo permettono, ovvero quando
restiamo in un posto più di un giorno. Non solo permette un contatto col pubblico del tutto diver-
so da quello di uno spettacolo, ma io amo insegnare, spiegare, fare entrare nel mondo della musi-
ca".
L. B. - Di questa sua vocazione parleremo tra poco, intanto ci spiega come funzionerà?
V. Wooten - "Apriremo le porte del Blue Note e io e un altro mio fratello, ancora non so chi tra
Regi, Roy e Joseph, saliremo sul palco: suoneremo un pò, risponderemo a domande, dubbi e cu-
riosità dei presenti e poi inviteremo qualcuno a esibirsi con noi, per fare festa assieme".
L. B. - Questa lezione e' solo una piccola parte della sua attività da docente: cosa le dicono le pa- role "Wooten Woods"?
V. Wooten - "Beh è la mia scuola di musica, aperta in un bosco vicino a Nashville: sono dei camp
aperti a tutti, da vent'anni, dove uniamo la musica e la natura. La parola chiave è proprio 'naturale',
perchè facciamo sì lezioni sotto gli alberi, ma puntiamo anche a insegnare in modo naturale, spon-
taneo, basandoci più sulla comunicazione e l'immediatezza che sulla tecnica. Ovvio, la bocca ci
serve per parlare, ma quando parliamo ppoi gli altri non guardano la bocca: sentono quel che di-
ciamo. Quindi la tecnica ha importanza, intendiamoci, ma il discorso è lo stesso che si può fare
per le parole: la grammatica serve, serve sapere le regole lessicali e verbali, ma alla fine per fare
capire qualcosa a un altro, trasmettere concetti ed emozioni, si possono anche commettere errori
grammaticali. Meglio non commetterli, certo, ma conta più il senso di quel che si dice".
L. B. - Insomma, alla latina, "rem tene, verba sequentur".
V. Wooten - "Esatto: abbi in mente il concetto che vuoi dire, le parole seguiranno. Certo, insegnare
(e imparare) la musica stando chiusi in una stanza 12 ore al giorno alla fine
(e imparare) la musica stando chiusi in una stanza 12 ore al giorno alla fine
funziona, ma è un processo lento e - appunto - non naturale. Invece essendo la musica un linguaggio, la si può imparare proprio come un bambino impara a parlare da piccolo".
L. B. - Lo dice per esperienza, visto che lei ha iniziato a suonare a 2 anni e a 6 apriva i concerti di
Curtis Mayfield,
V. Wooten - "Certo: a 6 anni un bambino sa parlare e sa cantare, perchè non dovrebbe sapere fare
musica, se gli è stata insegnata? Quanto a Mayfield, sa, per me era tutto un gioco, non capivo ap-
pieno il gigante musicale che era, io mi divertivo, ed era un modo per stare assieme ai miei fratel-
li".
L. B. - Ecco, parliamo anche di loro: i Wooten Brothers esistono da oltre mezzo secolo.
V. Wooten - "Sì, i nostri genitori ci hanno messo in mano strumenti da subito, siamo cresciuti così,
ed è stato anche un ulteriore modo per stare assieme. Infatti non abbiamo mai pensato di scioglier-
ci, facciamo il nostro misto di funk, r'n'b, rock e bluegrass e ci divertiamo sempre da matti. E ogni concerto è diverso da tutti gli altri, perchè amiamo improvvisare e cucire la musica su misura del pubblico di quella sera".
L. B. - Lo dice per esperienza, visto che lei ha iniziato a suonare a 2 anni e a 6 apriva i concerti di
Curtis Mayfield,
V. Wooten - "Certo: a 6 anni un bambino sa parlare e sa cantare, perchè non dovrebbe sapere fare
musica, se gli è stata insegnata? Quanto a Mayfield, sa, per me era tutto un gioco, non capivo ap-
pieno il gigante musicale che era, io mi divertivo, ed era un modo per stare assieme ai miei fratel-
li".
L. B. - Ecco, parliamo anche di loro: i Wooten Brothers esistono da oltre mezzo secolo.
V. Wooten - "Sì, i nostri genitori ci hanno messo in mano strumenti da subito, siamo cresciuti così,
ed è stato anche un ulteriore modo per stare assieme. Infatti non abbiamo mai pensato di scioglier-
ci, facciamo il nostro misto di funk, r'n'b, rock e bluegrass e ci divertiamo sempre da matti. E ogni concerto è diverso da tutti gli altri, perchè amiamo improvvisare e cucire la musica su misura del pubblico di quella sera".
Lucianone