6 gennaio '17 - venerdì 6th January / Friday visione post - 18
Poichè il disagio sociale è indicato come il mandante di ogni intemperanza o sussulto
di umore, di ogni perdita di prestigio della politica, di ogni trasmissione televisiva do-
ve si erigono forche (per ora solo metaforiche, ma prima o poi vedrete che il format
evolve), diventa molto importante misurarlo davvero, il disagio sociale. In segno di
rispetto per chi, appunto, del disagio è vittima e dal disagio è posseduto, ed è dunque
il comprensibile attore di insorgenze politiche.
Pe esempio. la decina di ossessi che vicino al Parlamento "hanno tratto in arresto"
un onorevole, strattonandolo quanto basta per far capire che sanno usare le mani,
il tutto ovviamente "nel nome del popolo", che cosa hanno davvero a che fare, con
il disagio sociale? Quanti tra loro sono i poveri, quanti gli affamati, gli esclusi, i li-
cenziati, gli sfruttati, e quanti erano lì solamente per dare aria alle tonsille e per
passare il tempo con gli amici? Poichè il disagio sociale esiste, e anche in Italia ci
sono i poveri, gli esclusi, i licenziati, gli sfruttati e perfino gli affamati, un eventua-
le abuso del ruolo sarebbe abbastanza spregevole. Si può essere incazzati perchè
il mondo è ingiusto, si può essere incazzati perchè si è ingiusti in proprio, e non
è davvero la stessa cosa. Uno sfruttato e un fanatico sono figure a volte sovrappo-
nibili, ma molto più spesso no. Va negato ai fanatici l'alibi di incarnare il disagio
sociale.
(Da la Repubblica - 16/12/'16 - L'Amaca - Michele Serra)
Comincia a diventare stucchevole, dopo ogni carneficina jihadista, il coretto dei
duri e puri che spiegano all'Europa mollacciona come si fa, a difendersi per dav-
vero. Per esempio dichiarando l'Islam nel suo complesso (più di un miliardo di
persone) "nostro nemico"; che è esattamente il sogno, fin qui abortito, del Calif-
fo e del suo esercito assassino. O maledicendo lo Stato di diritto e le sue leggi
"permissive"; che è la maniera più diretta per fare rassomigliare in tempi bre-
vi le nostre comunità a quelle satrapie sanguinarie. O rispomdemdo all'intolle-
ranza religiosa islamista con pari intolleranza (occhio per occhio dente per den-
te: concetto tribale prima biblico e poi coranico), riavvolgendo all'indietro i se-
coli che abbiamo speso per strappare al nostro bellicoso fondamentalismo una
luminosa e tardiva tolleranza.
Non so se esista il plurale di Clint Eastwood (Clints?), ma è pieno di Clint Eastwood,
in giro, che danno del cacasotto a Merkel e ai governi democratici d'Europa, nonchè
al popolo sofferente e resiliente (e vincente) che accende lumini per i morti, scrive poe-
sie leziose sui foglietti, canta le canzoncine peace and love che fanno imbufalire i Clint,
e tutto questo per non perdere se stesso, per non cedere, per rimanere Europa. Chi de-
testa l'Europa, all'unisono, sono i nostri crociati da caffè, in cerca di saracini, e i sara-
cini in cerca di crociati.
(Da la Repubblica - 23/12/'16 - L'Amaca - Michele Serra)
Lucianone
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venerdì 6 gennaio 2017
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6 gennaio '17 - venerdì 6th January / Friday visione post - 13
STATI UNITI - Washington
Annunciata la Women March: 160 mila donne pronte a marciare contro Trump,
dopo lo sfogo su Facebook di Teresa Shook
Stati Uniti / Florida
Sparatoria all'aeroporto di Lauderdale: cinque morti, diversi feriti
Fermato il Killer: un americano. Aveva la pistola nella valigia imbarcata nella stiva.
L’uomo che ha sparato, Esteban Santiago, un militare americano di origine ispanica, è stato catturato dalla polizia. Aveva avuto un’accesa discussione con altri passeggeri a bordo del volo.
STATI UNITI - Washington
Annunciata la Women March: 160 mila donne pronte a marciare contro Trump,
dopo lo sfogo su Facebook di Teresa Shook
Tutto è nato dallo sfogo di una pensionata su Facebook. Ma ora la Women March del 21 gennaio si prepara a diventare la maggiore manifestazione contro Donald Trump, all’indomani dell’insediamento del presidente eletto. L’idea è stata di Teresa Shook, nonna ed ex avvocato, che si è ritirata alle Hawaii. Quando la vittoria di Trump è apparsa chiara, l’anziana signora ha scritto su Facebook: «Che cosa succederebbe se le donne marciassero in massa a Washington il giorno dell’Inaugurazione?». La Shook ha ricevuto subito 40 adesioni, poi è andata a dormire. Al risveglio le adesioni erano 10mila. E oggi sono 160mila le donne che hanno assicurato su Fb la loro presenza. Sono stati organizzati mille autobus per raggiungere Washington e diverse associazioni - come l’organizzazione per la pianificazione familiare Planned Parenthood e il gruppo pacifista Code Pink - sono registrate come partner.
La “Se non ora quando” degli Usa
Manifestazione femminista per i diritti delle donne, contro un presidente che ha sconfitto la prima donna candidata, usando attacchi personali e misogini, la marcia è diventata un punto di riferimento per chi si oppone a Trump. Un po’ come accadde in Italia nel febbraio 2011 con l’iniziativa «Se non ora quando» contro Berlusconi. «L’elezione di Donald Trump ha spinto molte donne a sentirsi più coinvolte di quanto sarebbero state, il che è ironico dato che molti pensavano che sarebbe stata una presidenza Hillary Clinton a motivare le donne», commenta Dana Brown, direttore del Pennsylvania Center for Women in Politics della Chatham University.
Sparatoria all'aeroporto di Lauderdale: cinque morti, diversi feriti
Fermato il Killer: un americano. Aveva la pistola nella valigia imbarcata nella stiva.
L’uomo che ha sparato, Esteban Santiago, un militare americano di origine ispanica, è stato catturato dalla polizia. Aveva avuto un’accesa discussione con altri passeggeri a bordo del volo.
Un uomo ha aperto il fuoco all’aeroporto internazionale di Fort Lauderdale vicino Miami in Florida nel Terminal 2 dello scalo nella zona ritiro bagagli. I morti sono cinque e otto i feriti secondo l’ufficio dello sceriffo. L’uomo che ha sparato, Esteban Santiago, 29 anni, un ex militare americano di origine ispanica nato in New Jersey, è stato catturato dalla polizia. È illeso, è sotto interrogatorio e si è arreso una volta finite le munizioni. La polizia commentando la sparatoria ha affermato che “è troppo presto per dire se è terrorismo”. La Cnn, citando fonti tra gli inquirenti, ha riferito che aveva problemi mentali ed era stato ammesso nei mesi scorsi in un ospedale psichiatrico. Nel novembre 2016 Esteban sarebbe andato all’ufficio dell’Fbi di Anchorage, in Alaska, affermando che era costretto a combattere per l’Isis. Secondo alcune fonti della Cbs nel 2011 o nel 2012 era stato indagato per pedopornografia, ma le autorità non avevano ottenuto prove sufficienti per poterlo denunciare.
ITALIA - Meteo
Neve in tutto il centro Sud / Ghiaccio e gelo al Nord / Quattro morti al Sud
ITALIA - Meteo
Neve in tutto il centro Sud / Ghiaccio e gelo al Nord / Quattro morti al Sud
Epifania all’insegna del sole e delle temperature polari al Nord
(fino a -10° in pianura e fino a -28 sulle Alpi) e di forte vento,
neve e ghiaccio al Centro Sud, dove si registrano i disagi maggiori:
strade chiuse, incidenti e accumuli importanti (fino a un metro
sulle zone collinari e appenniniche, 20-30cm lungo le coste
adriatiche). Qui il tempo inizierà a migliorare da Domenica,
anche se la neve potrebbe ancora cadere su Abruzzo, Molise
e Puglia e non si alzeranno le temperature. Sta per arrivare
infatti il nucleo più gelido dell’aria artica continentale
in discesa dalla Finlandia e dal Nord della Russia. Le prossime
potrebbero rivelarsi per il Centro-Sud le più gelide e ventose
degli ultimi due decenni. Per le intense precipitazioni
sull’intera dorsale adriatica, anche a quote basse, filtraggi
ai caselli delle autostrade A14 e A25 per evitare l’afflusso
dei mezzi pesanti e di tutti i restanti veicoli sprovvisti
di pneumatici invernali o catene a bordo. Tanti i disagi
sulle strade del Centro Sud, ritardi sulle linee ferroviarie,
traghetti fermi.
(fino a -10° in pianura e fino a -28 sulle Alpi) e di forte vento,
neve e ghiaccio al Centro Sud, dove si registrano i disagi maggiori:
strade chiuse, incidenti e accumuli importanti (fino a un metro
sulle zone collinari e appenniniche, 20-30cm lungo le coste
adriatiche). Qui il tempo inizierà a migliorare da Domenica,
anche se la neve potrebbe ancora cadere su Abruzzo, Molise
e Puglia e non si alzeranno le temperature. Sta per arrivare
infatti il nucleo più gelido dell’aria artica continentale
in discesa dalla Finlandia e dal Nord della Russia. Le prossime
potrebbero rivelarsi per il Centro-Sud le più gelide e ventose
degli ultimi due decenni. Per le intense precipitazioni
sull’intera dorsale adriatica, anche a quote basse, filtraggi
ai caselli delle autostrade A14 e A25 per evitare l’afflusso
dei mezzi pesanti e di tutti i restanti veicoli sprovvisti
di pneumatici invernali o catene a bordo. Tanti i disagi
sulle strade del Centro Sud, ritardi sulle linee ferroviarie,
traghetti fermi.
NEVE SUI SASSI DI MATERA
Lucianone
Lucianone
SCIENZE / Il personaggio - Gihan Kamel: la ricercatrice egiziana che unirà il Medioriente
6 gennaio '17 - venerdì 6th January / Friday visione post - 12
(da la Repubblica - 16/12/2016 - Elena Dusi / Roma)
Il velo sui capelli che ne esalta il sorriso e la forma degli occhi. Un look colorato e brillante,
come il suo modo di parlare. Gihan Kamel, 40 anni, fisica egiziana, è l'unica donna dello
staff scientifico di Sesamo. "Ma solo per ora" ci tiene a precisare. Da un anno e mezzo la-
vora al laboratorio scientifico a 35 chilometri da Amman che al suo interno fa circolare
particelle e propositi di pace. "Ancora poche settimane, poi tutto sarà prnnto per il via uf-
ficiale" dice di un progetto nato in Medio Oriente nel lontano 1997. Il sogno allora era
quello di sfruttare la scienza per appianare i conflitti, come il Cern di Ginevra fece per
l' Europa uscita dalla seconda guerra mondiale. Oggi a Sesamo (il cui nome per esteso
è "Synchrotron light for experimental science and applications in the Middle East) parte-
cipano nove paesi spaccati fra loro da più di una faglia sismica: Israele, Autorità Pale-
stinese, Giordania, Egitto, Turchia, Cipro, Pakistan, Iran e Bahrein: A guidarli, come
direttore scientifico, c'è il fisico italiano Giorgio Paolucci, anche in virtù del ruolo che
diare molecole e materiali come sotto a un microscopio potentissimo. - Per ora, dopo
tanti anni di ricerche, di fondi e di strumenti, lo shock di due scienziati iraniani uccisi
da due autobombe (nel 2009 e nel 2010), una nevicata record per questa regione che ha
fatto crollare il tetto del laboratorio (2013), ci si accontenta di far partire gli esperimen-
ti. Per la pace, si vedrà.
Cos'è esattamente Sesamo?
Gihan Kemal: "Un laboratorio scientifico, prima di tutto. Ma anche molto di più. Sul
fronte della scienza ci permetterà di studiare la struttura di molecole utili in medicina,
di penetrare nei segreti dei materiali, di sottoporre a test molto accurati i reperti archeo-
logici. Poi c'è la sfida di lavorare insieme a persone che provengono da paesi e culture
diverse, e che spesso sono coinvolte in conflitti storici. Da questo punto di vista, Sesa-
mo è una realtà unica".
Come è arrivata a Sesamo?
G. Kemal: "Mi sono laureata in fisica all'università di Helwan, al Cairo. Poi ho fatto
un dottorato di ricerca a Roma, alla Sapienza. Studiavo la struttura di alcune nanopar-
ticelle, in particolare come si legavano a determinate proteine del nostro organismo
per mettere a punto nuovi farmaci. Ho proseguito il lavoro, in forma più avanzata, per
un altro anno, dal 2014, ai laboratori dell'Infn di Frascati. Poi sono stata chiamata a Se-
samo. Il mio campo si chiama biofisica, è a cavallo fra la fisica e la medicina. E an-
ch'io mi sento a cavallo fra vari mondi. Prima per esempio portavo sempre con me una
bandiera egiziana. Da quando lavoro a Sesamo non lo faccio più. La sfida qui è cancel-
lare ogni etichetta sia essa la nazionalità o il fatto di essere donna".
Quanto è comune per le ragazze nel suo paese studiare a livelli così alti?
G. Kemal: "Troppo poco. E io devo molto, ma davvero molto, alla mia famiglia. Arri-
vare alla laurea è abbastanza comune, ma per gli ambienti più religiosi o tradizionali
mandare una figlia all'estero a specializzarsi è spesso un tabù. In questo Sesamo può
essere un grande aiuto. Permetterà a molte ragazze di fare ricerca avanzata, in un cer-
to senso, andare davvero all'estero. La Giordania, rispetto ad altri paesi, per molte
scienziate arabe è abbastanza di casa. Non è un caso che fra le nuove domande di la-
voro che Sesamo ha ricevuto l'80% provenga da donne. Non sono esattamente do-
mande per impieghi fissi, ma proposte per condurre esperimenti usando la macchina
per un certo periodo di tempo. Potremo finalmente dimostrare che anche le scienziate
arabe sono molto preparate. E sono capaci di lavorare duro, quando è necessario".
Ad Amman avete un campus oppure ognuno vive per conto suo?
G. Kemal: "Non c'è un campus, abbiamo sistemazioni autonome".
Parlate spesso di politica?
G. Kemal: "A volte si chiacchiera su quel che ci sta accadendo intorno, A volte no,
preferiamo evitare, perchè ci rendiamo perfettamente conto che potrebbero nascere
rancori o divisioni fra noi".
Com'è il rapporto con gli scienziati israeliani?
G. Kemal: "In questo momento non ce ne sono. Li incontriamo in occasione dell'as
semblea annuale degli scienziati che fanno esperimenti con Sesamo. E in quelle oc-
casioni il colpo d'occhio dei ricercatori provenienti da tutti i paesi, membri e osser-
vatori, è davvero incredibile".
E' vero che non avete nemmeno una caffetteria, il luogo dove in genere avven-
gono gli scambi di idee?.
G. Kemal: "E' vero, ma non è un problema. Non ci mancano gli spazi dove confron-
tarci. Ma preferiamo parlare di scienza. E' il nostro lavoro, il motivo per cui siamo
qui".
Lucianone
(da la Repubblica - 16/12/2016 - Elena Dusi / Roma)
Il velo sui capelli che ne esalta il sorriso e la forma degli occhi. Un look colorato e brillante,
come il suo modo di parlare. Gihan Kamel, 40 anni, fisica egiziana, è l'unica donna dello
staff scientifico di Sesamo. "Ma solo per ora" ci tiene a precisare. Da un anno e mezzo la-
vora al laboratorio scientifico a 35 chilometri da Amman che al suo interno fa circolare
particelle e propositi di pace. "Ancora poche settimane, poi tutto sarà prnnto per il via uf-
ficiale" dice di un progetto nato in Medio Oriente nel lontano 1997. Il sogno allora era
quello di sfruttare la scienza per appianare i conflitti, come il Cern di Ginevra fece per
l' Europa uscita dalla seconda guerra mondiale. Oggi a Sesamo (il cui nome per esteso
è "Synchrotron light for experimental science and applications in the Middle East) parte-
cipano nove paesi spaccati fra loro da più di una faglia sismica: Israele, Autorità Pale-
stinese, Giordania, Egitto, Turchia, Cipro, Pakistan, Iran e Bahrein: A guidarli, come
direttore scientifico, c'è il fisico italiano Giorgio Paolucci, anche in virtù del ruolo che
il nostro Istituto nazionale di fisica nucleare ha giocato nel promuovere questo strumen-to chiamato sincrotrone: un acceleratore di elettroni che genera una "luce" utile per stu-
diare molecole e materiali come sotto a un microscopio potentissimo. - Per ora, dopo
tanti anni di ricerche, di fondi e di strumenti, lo shock di due scienziati iraniani uccisi
da due autobombe (nel 2009 e nel 2010), una nevicata record per questa regione che ha
fatto crollare il tetto del laboratorio (2013), ci si accontenta di far partire gli esperimen-
ti. Per la pace, si vedrà.
Cos'è esattamente Sesamo?
Gihan Kemal: "Un laboratorio scientifico, prima di tutto. Ma anche molto di più. Sul
fronte della scienza ci permetterà di studiare la struttura di molecole utili in medicina,
di penetrare nei segreti dei materiali, di sottoporre a test molto accurati i reperti archeo-
logici. Poi c'è la sfida di lavorare insieme a persone che provengono da paesi e culture
diverse, e che spesso sono coinvolte in conflitti storici. Da questo punto di vista, Sesa-
mo è una realtà unica".
Come è arrivata a Sesamo?
G. Kemal: "Mi sono laureata in fisica all'università di Helwan, al Cairo. Poi ho fatto
un dottorato di ricerca a Roma, alla Sapienza. Studiavo la struttura di alcune nanopar-
ticelle, in particolare come si legavano a determinate proteine del nostro organismo
per mettere a punto nuovi farmaci. Ho proseguito il lavoro, in forma più avanzata, per
un altro anno, dal 2014, ai laboratori dell'Infn di Frascati. Poi sono stata chiamata a Se-
samo. Il mio campo si chiama biofisica, è a cavallo fra la fisica e la medicina. E an-
ch'io mi sento a cavallo fra vari mondi. Prima per esempio portavo sempre con me una
bandiera egiziana. Da quando lavoro a Sesamo non lo faccio più. La sfida qui è cancel-
lare ogni etichetta sia essa la nazionalità o il fatto di essere donna".
Quanto è comune per le ragazze nel suo paese studiare a livelli così alti?
G. Kemal: "Troppo poco. E io devo molto, ma davvero molto, alla mia famiglia. Arri-
vare alla laurea è abbastanza comune, ma per gli ambienti più religiosi o tradizionali
mandare una figlia all'estero a specializzarsi è spesso un tabù. In questo Sesamo può
essere un grande aiuto. Permetterà a molte ragazze di fare ricerca avanzata, in un cer-
to senso, andare davvero all'estero. La Giordania, rispetto ad altri paesi, per molte
scienziate arabe è abbastanza di casa. Non è un caso che fra le nuove domande di la-
voro che Sesamo ha ricevuto l'80% provenga da donne. Non sono esattamente do-
mande per impieghi fissi, ma proposte per condurre esperimenti usando la macchina
per un certo periodo di tempo. Potremo finalmente dimostrare che anche le scienziate
arabe sono molto preparate. E sono capaci di lavorare duro, quando è necessario".
Ad Amman avete un campus oppure ognuno vive per conto suo?
G. Kemal: "Non c'è un campus, abbiamo sistemazioni autonome".
Parlate spesso di politica?
G. Kemal: "A volte si chiacchiera su quel che ci sta accadendo intorno, A volte no,
preferiamo evitare, perchè ci rendiamo perfettamente conto che potrebbero nascere
rancori o divisioni fra noi".
Com'è il rapporto con gli scienziati israeliani?
G. Kemal: "In questo momento non ce ne sono. Li incontriamo in occasione dell'as
semblea annuale degli scienziati che fanno esperimenti con Sesamo. E in quelle oc-
casioni il colpo d'occhio dei ricercatori provenienti da tutti i paesi, membri e osser-
vatori, è davvero incredibile".
E' vero che non avete nemmeno una caffetteria, il luogo dove in genere avven-
gono gli scambi di idee?.
G. Kemal: "E' vero, ma non è un problema. Non ci mancano gli spazi dove confron-
tarci. Ma preferiamo parlare di scienza. E' il nostro lavoro, il motivo per cui siamo
qui".
Lucianone
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