30 gennaio '13 - mercoledì 30th January / Wednesday visioni post - 18
RIFLESSIONI del
Lunedì
Con Godot in attesa del nulla
Che cosa dobbiamo attenderci da un paese che ogni mattina ci riserva uno scandalo, una malversazione, una ruberia, un tradimento? Ci fu un tempo in cui l'attesa si rivestiva di speranza. Che fosse quella messianica o, ben più prosaicamente quella legata alle nostre piccole aspettative, l'attesa era un'apertura sul futuro, un modo di pensare: domani andrà meglio di oggi.
Mai il mondo ci è apparso più minaccioso e offensivo come da quando è tramontata l'attesa.
Samuel Beckett incagliò l'attesa sul macigno della disillusione. Non lo
scetticismo - che resta pur sempre un'arma della ragione - ma appunto
l'atrofizzaziobne della speranza. Nel gennaio di 60 anni fa, in un teatro
parigino, veniva per la prima volta rappresentato Aspettando Godot.
Con la sua piéce - nella quale due tizi invano attendono un terzo che
non giungerà mai - Beckett coglieva uno dei tratti elementari dell'uomo:
l'irrinunciabile e disperata coazione all'attesa. - Godot avrebbe potuto
essere Dio, il destino, la fortuna. Beckett si rifiutò sempre di dargli un
volto. Disse: se sapevo chi fosse lo avrei scritto. Non era una dichiara-
zione di impotenza. Ma un modo per rivestire l'attesa con il nulla.
Lo stesso nulla che oggi inghiotte i nostri sogni.
(da la Repubblica di lunedì 28 /01/2013 - Antonio Gnoli)
Dal nulla alla nevrosi il passo è breve, ma forse oggi non
si chiama più nevrosi, ma ha altre denominazioni strane;
comunque sempre quella è, non cambia poi tanto.
Leggere, per comprenderlo, ciò che segue.
(L u c i a n o n e)
Riflessioni
Lunedì
Che fine ha fatto la nevrosi?
L'avevamo tanto odiata: così tanto che adesso ci manca. In fondo l'odiavamo perchè ci riconoscevamo in lei. La nevrosi: questa conosciuta.
La parola da Sigmund Freud a Woody Allen aveva fatto il giro del mondo e della cultura: da Vienna a New York e dalla psicoanalisi alla vita quotidiana. Da noi finì perfino nel canzoniere pop di Adriano Celentano: "La nevrosi è di moda /
chi non l'ha ripudiato sarà". E poi, come d'incanto, addio.
Il New York Times ci informa che per la verità è dal 1994 che è scomparsa da quella bibbia delle malattie mentali che è il Diagnostic and Statistical Manual. Ma non basta depennare per cancellare il sintomo. Che è ritornato sotto altri nomi complicatissimi. Disturbi come "disordine da panico" e "ansietà sociale". E soprattutto quel "disordine ossessivo-compulsivo" che ormai non diagnosticano solo ai bambini ma anche agli adulti. Capito perchè il fanciullino che è in noi si ribella?
Aridatece la nevrosi: almeno non ci faceva venire i nervi soltanto a pronunciarla.
(da la Repubblica di lunedì 02/04/2012 - Angelo Aquaro)
E la paura divenne
una lunga linea d'ombra
"Un monde changé". Nel dare la notizia dell'attacco all'America,
con limpida e profetica visione, Libération avverte che tutto non sarà
più come prima. E tutto è davvero cambiato. Una linea d'ombra ha posto
un nuovo confine al nostro sentire. Le immagini (in queste pagine) non sono
il racconto della paura globale di fronte a un terrore portato a sistema ideologico;
non sono l'orgoglio esploso dopo le dichiarazioni di "giustizia infinita" pronunciate
il 19 settembre da Bush; e non sono neanche le cronache dell'assurda trappola dello
"scontro di civiltà". Queste fotografie racchiudono un sentimento pià profondo, più
insidioso e drammatico: l' i c e r t e z z a del f u t u r o.
di Gianluigi Colin
(Da '11.9 Il giorno che ha cambiato il mondo - LE IMMAGINI' )
N.Y. - Twin Towers
11 settembre 2001
Lucianone
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