giovedì 29 febbraio 2024

L' Opinione del Giovedì - A Tutto Campo: settimana 24 - 28 febbraio

 29 febbraio '24 - giovedì                           29th February / Thursday                        visione post - 16

di Luciano Finesso -

Due sono le frasi che Domenica, 25 febbraio, campeggiavano sulla prima pagina del "Corriere della Sera" ed eerano queste: "Un fallimento i manganelli contro i ragazzi" e "Tutelare la libertà di manifestare". E sono le parole uscite dalla bocca del presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando è intervenuto a parlare  e commentare dopo i fatti inerenti agli scontri a Pisa contro quei ragazzi e ragazzini che manifestavano.

Oggi, 25 febbraio  -   il voto in Sardegna; sfida dei leader per eleggere il presidente della Regione. Una sfida che vale anche per i leader nazionali.  La Russia consegna alla madre Lyudmila il corpo del figlio. Navalny. :  Ma incertezza sui funerali: non è ancora chiaro dove e se saranno funerali pubblici.  Guerra Russia - Ucraina. la leader italiana Meloni, durante il G7, da Zelensky al quale dice "difendiamo la nostra casa"; intanto nuova controffensiva  del presidente ucraino.

26 febbraio --

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Commento / riflessione del Giovedì - Repressioni: dai decreti ai manganelli, un filo nero,,, (anche di paura e debolezza)

 29 febbraio '24 - giovedì                             29th february / Thursday                        visione post - 27

(da 'il manifesto' - 24 febbraio '24 -  di Alessandra Algostino)

Dai decreti ai manganelli, il filo nero

"Manifestare per la pace, per il lavoro, manifestare in sè,  è agire e attuare la Costituzione: una democrazia che impedisca la libertà di espressione, la discussione, il dibattito, abbandona i suoi presupposti, le condizioni minime di una democrazia liberale."  

E' un filo nero quello della repressione del dissenso che lega decreti sicurezza  che si susseguono senza soluzione di continuità, normalizzando, con un ossimoro, presunte emergenze e stabilizzando eccezioni (violazion) dei diritti, prassi delle procure che considerano la protesta eversiva rispetto alla democrazia; pronunce della magistratura civile e amministrativa che infliggono risarcimenti a chi contesta scelte politiche; provvedimenti di prefetti e questori  che sottraggono spazi pubblici alle manifestazioni e comminano fogli di via agli eco-attivisti per le azioni di disobbedienza civile; limitazioni delle commissioni di garanzia agli scioperi; nuovi reati e pene per il dissenso, il disagio sociale e la solidarietà; daspo urbano per chi disturba il decoro della città.  E' un filo che sta tessendo una cappa nera, che si diffonde a partire dai margini: dagli "antagonisti", come tendenzialmente vengono qualificati tutti i manifestanti, che si sa sono tutti violenti, dai migranti che non sono "noi", non sono cittadini e forse anche un poco meno umani; dai poveri che in fondo qualche colpa per la loro situazione l'avranno pure. -  E la cappa diviene sempre più  asfissiante, il diritto penale del nemico diviene panpenalismo, perchè chi è contro- corrente con la materialità della sua esistenza o con la manifestazione delle sue idee è un nemico.

Preciso: occorre denunciare e resistere all'espulsione sociale e politica  di ciascuna persona, non solo perchè è un passo verso altre repressioni, ma in quanto tale; ogni diritto negato a qualsiasi persona senza che si reagisca, rende tutti un pò meno democratici, un pò meno umani. La logica della guerra, che non chiede di ragionare, ma di obbedire, e l'egemonia del modello  neoliberista, che nega alternative e deve blindarsi per sopravvivere agli effetti brutali che produce (sulle persone e sulla natura), convergono naturalmente (del resto muovono dalla stessa radice di sopraffazione) nella volontà di anestetizzare il conflitto.  La passività, l'acquie-scenza, l'ignavia sono la strada più comoda. Ed è un percorso facilitato da scuola e università che le controriforme tendono a ridurre a mercati dove acquistare nozioni (i crediti) da spendere nel mercato del lavoro, sterilizzandone le potenzialità come luoghi di creazione e discussione di sapere critico. .  E se ancoea vi sono resistenze, se ancora studentesse e studenti scendono in piazza, le cariche della polizia e i processi a carico dei manifestanti che poi ne seguono, si incaricano della repressione e della dissuasione. -  E' una democrazia quella che intimida chi manifesta, delegittima chi esprime opinioni controcorrente accetta campi di detenzione e morti alle frontiere, punisce ed espelle chi vive condizioni di disagio? Sicuramente non è la democrazia disegnata dalla Costituzione, che persegue la rimozione dei condizionamenti economici e sociali, sancisce il dirito di asilo, ripudia la guerra, promuove la partecipazione effettiva.  Della democrazia non basta mantenere il nome, Sono tanti i segnali inquietanti che ci circondano, cerchiamo di vederli, comprendere le loro connessioni, denunciamo la violenza della polizia, in sè e quale espressione fisica della violenza "di sistema", continuiamo ostinatamente a manifestare e manteniamo aperto lo spazio della critica dell'esistente.

Lucianone

Parlando di  paura e debolezza della destra del governo Meloni

di Luciano Finesso

Il manganello/i manganelli facile/i della Meloni e del suo governo potranno avere prima o dopo - siamo in piena zona elezioni regionali - un riscontro più contro che pro nei risultati di tutte le prossime elezioni, comprese quelle europee, e nondimeno anche sulla tenuta del governo meloniano: altri passi falsi in questa direzione, cioò della tenuta sociale da parte delle istituzioni governativesul comportamento da teneredurante le  manifestazioni di piazza. E risulterà anche e soprattutto un comportamento  decisivo nel saperle governare bene, quindi senza isterismi di repressione più o meno violenta, per il futuro decisivo comportamento degli elettori indecisi e allergici al voto e alla decisione di potersi fidare di governanti che straparlano  con arroganza e che usano il proprio potere oltretutto con la clava e la forza becera di "io sono il pià forte,,, ".  E questo calare dall'alto della Meloni con protervia e sicurezza alquanto esasperata dimostra però tutta la paura di perdere quel suo potere conquistato con durezza e perseveranza sì ma duro da mantenere soprattutto sapendo che ancora non ha conquistato una metà circa del Paese contando anche gli indecisi e gli astenuti nel voto. E avendo perso le elezioni sarde, anche se di poco, e tremando per l'incognita di quelle abruzzesi, la leader Meloni si sente più debole e scoperta in quelle convinzioni che le davano il mandato delle vittorie, una dopo l'altra, almeno sul piano di un potere che le opposizioni non riescono ancora del tutto a scalfire. Perciò lei, la donna e la madre più famosa d'Italia, si sente quasi invincibile. Ma la sconfitta, o quasi sconfitta della campgna sbagliata di Sardegna la sta facendo vacillare per la prima volta! Vedremo... chi vivrà eccetera eccetera!


(doppio) Lucianone