18 novembre '15 - mercoledì 16th November / Wednesday
Italia - Allarme Fbi su San Pietro, Duomo e Scala
Francia - Parigi, blitz nel covo jihadista: 8 arresti / Sparati 5.000 colpi,
"morto Abaaoud"
Parigi - "Abbracciatemi se vi fidate di me", le reazioni al musulmano bendato / Il
giovane ha chiesto a chi si trovava a Place de la Republique un gesto dimostrativo /
Tanta gente commossa e un applauso alla fine.
Hasna, è la prima kamikaze a farsi esplodere in Europa: cugina di Abaaoud, "mente"
degli attentati di venerdì, si è fatta esplodere nel blitz a Saint Denis; nata a Parigi
non era mai stata in Siria.
Francia - Marsiglia
Tensione in Francia: Prof di fede ebraica accoltellato da tre uomini.
Gli assalitori, a bordo di uno scooter, avrebbero inneggiato allo stato islamico
gridando insulti antisemiti. L'uomo non è in pericolo di vita. Maxioperazione
di polizia in tutta la città.
ITALIA - Venezia
Strage di Parigi: Venezia piange Valeria Solesin / Candele in Piazza San Marco
Centinaia di persone si sono riunite per ricordare la ricercatrice italiana morta
negli attentati di Parigi, uccisa al concerto del Bataclan / Piazza San Marco gremita,
il minuto di silenzio e poi l'applauso per Valeria.
Lucianone
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martedì 17 novembre 2015
Società - Attacchi terroristici dell'Isis a Parigi / l' Europa blindata: Commento e Analisi
17 novembre '15 - martedì 17th November / Tuesday visione post - 32
Commento e analisi
(di Luciano Finesso)
Attacchi terroristici asimmetrici e strage di civili in Francia, Parigi
1. Lo shock - la paura e il terrore - il pianto
2. La scossa - la rabbia - l'orgoglio
3. La comprensione ragionata e lucida
1. "Miei cari compatrioti, mentre sto parlando sono in corso degli attacchi terroristici
senza precedenti nell'agglomerato parigino. Ci sono diverse decine di morti, ci sono
molti feriti, è un orrore". Sono state queste le prime parole del presidente francese Hollande
che hanno fatto subito seguito allo shock che milioni di persone stavano provando davanti
ai loro televisori: immagini di atti terroristici molto simili ad una guerra, ma naturalmente
un tipo di guerra speciale essendo modernamente concepita come "asimmetrica", una guer-
ra asimmetrica in cui chi la conduce lo fa in modo improvviso, cioè senza preavviso, e in cui
non è assolutamente noto il luogo dove avviene l'attacco. E' una guerra che personalmente
definisco subdola, vigliacca. Anche perchè, come ulteriore aggravante, colpisce cittadini e
quindi civili indifesi. Ecco perchè Hollande ha parlato di orrore, ecco perchè il primo normale
sentimento per tutti coloro che hanno assistito da casa davanti alle tivù è stato di shock, uno
shock tremendo e spaventoso.
Chi, come me e altre persone in Italia, hanno saputo le prime notizie da Parigi, hanno dovuto
attendere la fine della partita di calcio Italia-Belgio e i suoi commenti relativi e lo speaker di-
ceva "siamo in attesa di collegarc'i con Parigi per uno speciale in quanto Parigi è sotto assedio".
Già un primo sentimento, stato d'animo di ansia e di iniziale paura ci ha preso noi che eravamo
lì in attesa che le prime notizie si tramutassero in realtà dei fatti. E questi si sono fatti concreti
subito dopo con quelle scene dallo stadio di Parigi invaso sul prato del campo da spettatori in-
creduli e spaventati, terrorizzati poi, che si abbracciavano (come a proteggersi) alle notizie via
cellulari degli attacchi dei terroristi-assassini ijadisti al di fuori dello stadio, con un kamikaze
che si era fatto esplodere, e di altri attacchi nei bar e ristoranti del centro di Parigi con persone
inermi colpite a morte. Poi sono arrivate le scene sempre più drammatiche, incalzanti di gente
che fuggiva all'esterno della Sala concerti 'Bataclan', dove era palpabilissimo il terrore che vi
aleggiava con auto di polizia con sirene spiesterminatogate e un mezzo esercito di poliziotti e
di forze speciali schierate (le teste di cuoio) che erano pronte a intervenire all'interno dell'edificio
dove numerosi terroristi tenevano in ostaggio centinaia di giovani spettatori (di un concerto rock).
Poi si è saputo come il tutto è finito: con 129 cittadini, di varie nazionalità, morti sotto i colpi
dei kalshnikov e delle granate dei macellai mandati dall'Isis. Quasi tutti i terroristi sono stati
uccisi a loro volta dai poliziotti francesi e durante il blitz nella sala concerti 'Rataplan'.
Dunque una notte di paura e terrore, e che è ciò che vogliono che proviamo i miliziani del se-
dicente stato islamico. La paura e il terrore sono proseguiti fino al giorno dopo, sabato, e da
domenica in poi sono seguiti i sentimenti del dolore e del pianto, come giusto che sia. Il sotto-
scritto è nato in Francia, e ha poi vissuto gran parte della giovinezza in una città veneta, dun-
que veneto come lo era Valeria Solesin. Per cui mi sento doppiamente toccato.
Tutti giovani, tutti ragazzi erano lì in quella carneficina di Parigi. Poi dicono che ricordiamo, commemoriamo solo i morti trucidati qui, nelle nostre città europee, e ci dimentichiamo subi-
to e facilmente di tutti quelli che i terroristi fanno fuori negli altri Paesi, soprattutto nel con-
tinente africano: Nigeria, Somalia, Congo, Mali eccetera. Ma non lo trovo del tutto vero. Noi
siamo qui, abitiamo qui ed è giusto che pensiamo di più ai nostri; gli altri penseranno di più
ai loro morti, alle loro stragi - ma comunque, sì, è giusto, bisogna commemorare e avere un
pensiero per tutte queste persone nel mondo che vengono uccise da gente che si è inventata
un Dio (malvagio) inesistente che penserebbe solo alla vendetta e a sacrificare, uccidendo,
chi non la pensa come lui, un Allah che escluderebbe tutte le altre religioni. E allora questo
fatto ci dà sì una scossa (o almeno sembra che ce la stia finalmente dando a noi occidentali),
in quanto abbiamo avuto in Europa due guerre mondiali che hanno sterminato le .
2. E comunque la scossa noi occidentali europei l'abbiamo avuta già da un pò nell'apprendere
che tra gli affiliati dell'Isis vi sono moltissimi foreign fighters (combattenti stranieri) e che
sono appunto giovani, in tanti casi giovanissimi ragazzi/ragazze, di vari Paesi europei. Questo
ci scuote non poco, pensando che potrebbero essere nostri figli, nipoti, cugini. E infatti spesso
si sente che i loro genitori o fratelli non li conoscevano così bene, che la loro fuga in Siria o in
Iraq e nei paesi del terrore, nei territori dell'Is non era assolutamete conosciuta dai parenti. E
così l'Isis (o Is che si voglia dire) riesce a convincerli, a stregarli diciamo, e li fa convertire alla
sua folle ideologia del terrore e della morte per volontà divina. Poi veniamo anche a sapere che
questi foreign fighters vengono pagati in verità ed esce tutto l'aspetto mercenario di questi arruo-
lamenti. Si viene anche a conoscenza di un'altra verità atroce: tra i kamikaze utilizzati dall'Isis vi
sono bambini e bambine, di nove e dieci anni e poco più, costretti a immolarsi per questo Allah
spietato e inumano. E a questo punto la paura e il terrore iniziali, poi la scossa o meglio le diver-
se scosse date dalla vastità e gravità della situazione, lasciano il posto alla rabbia e al dovere ur-
gente di reagire (senza quindi cedere alle paure, ai timori) e dare una risposta forte a questi folli
barbari del ventunesimo secolo. E allora qui subentra l'orgoglio, quello di paesi e nazioni ferite
a morte che finalmente hanno un sussulto davanti a queste stragi. Finalmente! E qui ricordiamo
le parole ammonitrici di Oriana Fallaci dopo l'11 settembre americano. Anche l'Occidente euro-
peo sembra svegliarsi, sembra capire che quelle teste mozzate dai boia guidati dall'Isis non era-
no solo fantasmi televisivi. Rabbia e orgoglio, finalmente, per affrontare questa cruda realtà.
Ma occorre affrontarla con più lucidità, rispetto all'11 settembre, con maggiore approfondimen-
to storico e strategia militare rispetto alle conclusioni azzardate e ai risultati disastrosi che ave-
vano seguito quella data, che ha segnato il punto storico del non ritorno e dell'inizio di guerra
moderna-permanente e senza soluzione di continuità.
3. Bisogna partire da una comprensione ragionata e lucida degli avvenimenti che sono accaduti
dopo l'invasione dell'Iraq da parte dell'esercito americano, e nello stesso tempo dalla com-
prensione del mondo islamico e della sua evoluzione storica-geografica e insieme geo-politica.
Continua... to be continued...
Commento e analisi
(di Luciano Finesso)
Attacchi terroristici asimmetrici e strage di civili in Francia, Parigi
1. Lo shock - la paura e il terrore - il pianto
2. La scossa - la rabbia - l'orgoglio
3. La comprensione ragionata e lucida
1. "Miei cari compatrioti, mentre sto parlando sono in corso degli attacchi terroristici
senza precedenti nell'agglomerato parigino. Ci sono diverse decine di morti, ci sono
molti feriti, è un orrore". Sono state queste le prime parole del presidente francese Hollande
che hanno fatto subito seguito allo shock che milioni di persone stavano provando davanti
ai loro televisori: immagini di atti terroristici molto simili ad una guerra, ma naturalmente
un tipo di guerra speciale essendo modernamente concepita come "asimmetrica", una guer-
ra asimmetrica in cui chi la conduce lo fa in modo improvviso, cioè senza preavviso, e in cui
non è assolutamente noto il luogo dove avviene l'attacco. E' una guerra che personalmente
definisco subdola, vigliacca. Anche perchè, come ulteriore aggravante, colpisce cittadini e
quindi civili indifesi. Ecco perchè Hollande ha parlato di orrore, ecco perchè il primo normale
sentimento per tutti coloro che hanno assistito da casa davanti alle tivù è stato di shock, uno
shock tremendo e spaventoso.
Chi, come me e altre persone in Italia, hanno saputo le prime notizie da Parigi, hanno dovuto
attendere la fine della partita di calcio Italia-Belgio e i suoi commenti relativi e lo speaker di-
ceva "siamo in attesa di collegarc'i con Parigi per uno speciale in quanto Parigi è sotto assedio".
Già un primo sentimento, stato d'animo di ansia e di iniziale paura ci ha preso noi che eravamo
lì in attesa che le prime notizie si tramutassero in realtà dei fatti. E questi si sono fatti concreti
subito dopo con quelle scene dallo stadio di Parigi invaso sul prato del campo da spettatori in-
creduli e spaventati, terrorizzati poi, che si abbracciavano (come a proteggersi) alle notizie via
cellulari degli attacchi dei terroristi-assassini ijadisti al di fuori dello stadio, con un kamikaze
che si era fatto esplodere, e di altri attacchi nei bar e ristoranti del centro di Parigi con persone
inermi colpite a morte. Poi sono arrivate le scene sempre più drammatiche, incalzanti di gente
che fuggiva all'esterno della Sala concerti 'Bataclan', dove era palpabilissimo il terrore che vi
aleggiava con auto di polizia con sirene spiesterminatogate e un mezzo esercito di poliziotti e
di forze speciali schierate (le teste di cuoio) che erano pronte a intervenire all'interno dell'edificio
dove numerosi terroristi tenevano in ostaggio centinaia di giovani spettatori (di un concerto rock).
Poi si è saputo come il tutto è finito: con 129 cittadini, di varie nazionalità, morti sotto i colpi
dei kalshnikov e delle granate dei macellai mandati dall'Isis. Quasi tutti i terroristi sono stati
uccisi a loro volta dai poliziotti francesi e durante il blitz nella sala concerti 'Rataplan'.
Dunque una notte di paura e terrore, e che è ciò che vogliono che proviamo i miliziani del se-
dicente stato islamico. La paura e il terrore sono proseguiti fino al giorno dopo, sabato, e da
domenica in poi sono seguiti i sentimenti del dolore e del pianto, come giusto che sia. Il sotto-
scritto è nato in Francia, e ha poi vissuto gran parte della giovinezza in una città veneta, dun-
que veneto come lo era Valeria Solesin. Per cui mi sento doppiamente toccato.
Tutti giovani, tutti ragazzi erano lì in quella carneficina di Parigi. Poi dicono che ricordiamo, commemoriamo solo i morti trucidati qui, nelle nostre città europee, e ci dimentichiamo subi-
to e facilmente di tutti quelli che i terroristi fanno fuori negli altri Paesi, soprattutto nel con-
tinente africano: Nigeria, Somalia, Congo, Mali eccetera. Ma non lo trovo del tutto vero. Noi
siamo qui, abitiamo qui ed è giusto che pensiamo di più ai nostri; gli altri penseranno di più
ai loro morti, alle loro stragi - ma comunque, sì, è giusto, bisogna commemorare e avere un
pensiero per tutte queste persone nel mondo che vengono uccise da gente che si è inventata
un Dio (malvagio) inesistente che penserebbe solo alla vendetta e a sacrificare, uccidendo,
chi non la pensa come lui, un Allah che escluderebbe tutte le altre religioni. E allora questo
fatto ci dà sì una scossa (o almeno sembra che ce la stia finalmente dando a noi occidentali),
in quanto abbiamo avuto in Europa due guerre mondiali che hanno sterminato le .
2. E comunque la scossa noi occidentali europei l'abbiamo avuta già da un pò nell'apprendere
che tra gli affiliati dell'Isis vi sono moltissimi foreign fighters (combattenti stranieri) e che
sono appunto giovani, in tanti casi giovanissimi ragazzi/ragazze, di vari Paesi europei. Questo
ci scuote non poco, pensando che potrebbero essere nostri figli, nipoti, cugini. E infatti spesso
si sente che i loro genitori o fratelli non li conoscevano così bene, che la loro fuga in Siria o in
Iraq e nei paesi del terrore, nei territori dell'Is non era assolutamete conosciuta dai parenti. E
così l'Isis (o Is che si voglia dire) riesce a convincerli, a stregarli diciamo, e li fa convertire alla
sua folle ideologia del terrore e della morte per volontà divina. Poi veniamo anche a sapere che
questi foreign fighters vengono pagati in verità ed esce tutto l'aspetto mercenario di questi arruo-
lamenti. Si viene anche a conoscenza di un'altra verità atroce: tra i kamikaze utilizzati dall'Isis vi
sono bambini e bambine, di nove e dieci anni e poco più, costretti a immolarsi per questo Allah
spietato e inumano. E a questo punto la paura e il terrore iniziali, poi la scossa o meglio le diver-
se scosse date dalla vastità e gravità della situazione, lasciano il posto alla rabbia e al dovere ur-
gente di reagire (senza quindi cedere alle paure, ai timori) e dare una risposta forte a questi folli
barbari del ventunesimo secolo. E allora qui subentra l'orgoglio, quello di paesi e nazioni ferite
a morte che finalmente hanno un sussulto davanti a queste stragi. Finalmente! E qui ricordiamo
le parole ammonitrici di Oriana Fallaci dopo l'11 settembre americano. Anche l'Occidente euro-
peo sembra svegliarsi, sembra capire che quelle teste mozzate dai boia guidati dall'Isis non era-
no solo fantasmi televisivi. Rabbia e orgoglio, finalmente, per affrontare questa cruda realtà.
Ma occorre affrontarla con più lucidità, rispetto all'11 settembre, con maggiore approfondimen-
to storico e strategia militare rispetto alle conclusioni azzardate e ai risultati disastrosi che ave-
vano seguito quella data, che ha segnato il punto storico del non ritorno e dell'inizio di guerra
moderna-permanente e senza soluzione di continuità.
3. Bisogna partire da una comprensione ragionata e lucida degli avvenimenti che sono accaduti
dopo l'invasione dell'Iraq da parte dell'esercito americano, e nello stesso tempo dalla com-
prensione del mondo islamico e della sua evoluzione storica-geografica e insieme geo-politica.
Continua... to be continued...
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