23 febbraio '22 - mercoledì 23rd February / Wednesday visione post - 5
(da il manifesto - 22 gennaio '22 - di Sarantis Thanopulos / Verità mascoste)
La vita, oltre la morte, dei morti
Gianfranco Tajana, ex professore di anatomia e di istologia, studioso rigoroso, dedica il suo tempo
dall'inizio della pandemia allo studio delle ricerche sul Covid. Si districa con lucidità nel dedalo
dei dati (gran parte dei quali sono stati invalidati, ma restano in circolazione) e invita alla prudenza
interpretativa : il virus attraverso le sue varianti, circola con più velocità rispetto al tempo di cui gli
studiosi hanno bisogno per conoscerlo adeguatamente. Nel suo sito chiamato "Verso non dove",
in cui si trovano notizie notizie attendibili sullo stato della conoscenza scientifica sul Covid, ha
pubblicato recentemente un video sui malati di Covid morti intubati, isolati dai loro cari e dal re-
sto de mondo. Nel video c'è solamente una manciata di foto di anziani e di giovani, di donne e
di uomini. In sovrimpressione i loro ipotetici ultimi pensieri prima di morire. Il video è commo-
vente per il modo con cui è costruito. Cosa pensano le persone chiuse in una stanza d'ospedale
senza sguardo sul mondo, quando realizzano che sono senza via d'uscita e già assegnati al de-
stino di reperti fotografici?
L' annebbiamento viene loro in soccorso, forse al posto di pensare sognano? Non sapremo mai
cosa davvero pensano e il loro ultimo sogno, l'ultimo loro sguardo al mondo che persiste per un
poco a occhi chiusi (sostenuto dall'ultimo sussulto del loro desiderio), è come il primo sguardo
di un neonato sulla vita: così intimo da non poterlo immaginare, raffigurare. Perchè vogliamo
pensare i pensieri ultimi di chi ci ha lasciato, nel momento in sui si rende conto che sta per an-
darsene e noi non ci siamo per rivolgerci una parola, per tenergli la mano? Perchè, pensandoli,
continuamo a farlo vivere, diventiamo il suo lascito vivente. Così manteniamo vivo il nostro
amore. - La morte per Covid ci sconvolge perchè colpisce nel mucchio (al posto dei colpiti
potevamo essere noi). Tuttavia i funerali senza cortei funebri di Bergamo, le fosse comuni di
morti di Covid nel Bronx (senza ultima dimora, senza tetto per sempre) sembrano oggi lonta-
ni (breve è il tempo della nostra memoria vivente, "attiva"). Non abbiamo cancellato i ricordi,
ma li abbiamo emotivamente sospesi. La posta in gioco è molto grande per reggerla in questa
nostra società tanto precaria da rifugiarsi nel lockdown più opprimente: la concretezza. Si trat-
terebbe di poter vivere il più importante dei lutti, quello che rende possibile una comunità de-
mocratica e giusta: il lutto per coloro che avremmo potuto amare, che non potremo più amare,
il lutti per tutti coloro che non incontreremo, o, incontrandoli, perderemo il momento, la pro-
spettiva e il luogo adatto per amarli. Il lutto per i no-vax caduti e sbeffeggiati.
Il nostro amore privilegia i suoi oggetti, per poter acquistare intimità, intensità e profonfità,
ma non potrebbe essere libero e persistere come potenzialità, la condizione perchè possa esi-
stere veramente, se non si fondasse sulla spinta di riconoscere in ogni essere umano la possi-
bilità di un investimento.
Continua...
to be continued...