giovedì 29 novembre 2012

DOSSIER - Lavoro e salute: il caso ILVA di Taranto

29 novembre 2012 - giovedì   29th November / Thursday     visioni post - 9

Martedì 27 novembre '12: l'azienda Ilva di Taranto
chiude la fabbrica  - A casa 5mila operai -
"Nascosto l'inquinamento a Taranto": 
nuova raffica di arresti - Interviene  il governo 
La storia dell'accieria Ilva, a Taranto, viene riscritta dalla magistratura.
Sono 530 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Patrizia
Todisco: accusano l'Ilva e insieme la famiglia che ne è proprietaria, i Riva,
di essere stata per 17 anni, "un'associazione per delinquere", la quale ha
silenziosamente  avvelenato gli operai della fabbrica, ma non solo, anche 
la gente di Taranto, un intero ecosostema, con fumi di diossina e idrocar-
buri. 
Adesso l'azienda annuncia la chiusura, mentre gli operai si barricano in 
fabbrica. La crisi del colosso dell'acciaio pugliese rischia di tirarsi dietro
gli altri impianti italiani del gruppo Riva, con una spaventosa emorragia
di posti di lavoro. Rischia di diventare una vera emergenza nazionale (se
già non lo è) che spinge il governo ad intervenire, con una riunione urgen-
te programmata per giovedì (28 nov.) a Palazzo Chigi.
Il nuovo blitz si è abbattuto all'alba di ieri (martedì 26 nov.) sulla grande
fabbrica, a due mesi dai primi arresti. E dal sequestro di sei reparti dello
stabilimento, il cuore dell'area a caldo, ritenuto la fonte dell'inquinamen-
to killer che ammazza e fa ammalare i tarantini e i loro bambini.

Il disastro ambientale, le ordinanze di custodia e Fabio Riva
I finanzieri hanno eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare tra carcere
e domiciliari. Ed hanno sequestrato tubi, coils e bramme stoccate nell'im-
pianto., notificando un avviso di garanzia al presidente Bruno Ferrante e
all'attuale direttore di fabbrica Adolfo Buffo. A terra rimane oltre un mi-
lione di tonnellate di acciaio. Così i pm hanno paralizzato la fabbrica ac-
cusata di disastro ambientale. E l'Ilva ha risposto a modo suo, ordinando
il rompete le righe. Alla retata delle Fiamme Gialle è sfuggito Fabio Riva,
rampollo del patriarca Emilio, spedito ai domiciliari, ma solo in ragione
suoi 86 anni. Il figlio, vicepresidente del Cda di Riva Fire (la società cas-
saforte della famiglia) è invece uccel di bosco. Doveva finire anche lui in
cella, sotto il peso di accuse gravissime, conquella di associazione per de-
linquere a fare da capofila. In carcere invece è finito l'ex direttore dello
stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso e l'ex responsabile delle rela-
zioni esterne Girolamo Archinà. Ai domiciliari anche l'ex assessore pro-
vinciale di Taranto Michele Conserva.


I signori dell'Ilva
I signori dell'Ilva sono accusati di aver fatto  di tutto per sfuggire a controlli
e indagini sull'inquinamento. Personaggio chiave è proprio quel Girolamo
Archinà, pizzicato due anni fà  dalle telecamere  di servizio di un autogrill
mentre consegnava una busta ad un perito della procura. Quel perito il pro-
fessor  Lorenzo Liberti, era stato ingaggiato dai pm per individuare le fonti
dell'inquinamento che ha contaminato terreni e animali, abbattuti a miglia-
ia nel 2008. Anche lui è stato arrestato  con l'accusa di aver accettato 10mila
euro da Archinà per ammorbidire le sue conclusioni.  Ma il telefono di Ar-
chinà si è rivelato una sorta di vaso di pandora, consegnando ai finanzieri
uno spaccato avvilente dei rapporti tra grande industria, politica e società
tarantina.   Così le intercettazioni pullulano di dialoghi imbarazzanti che
lasciano spazio "ad altri sviluppi", come ha ammesso il procuratore capo
Franco Sebastio.     E il secondo livello di questa inchiesta sembra essere
davvero dietro l'angolo.
Sospesa l'attività della fabbrica e cinquemila a casa
La burrasca giudiziaria, però, è pronta a scatenare quella sociale. L'azienda
ha sospeso l'attività dei reparti non sottoposti a sequestro e di fatto ha messo
in libertà 5mila operai, spedite in ferie forzate. Ma i sindacati hanno reagito.
invitando le tute blu a non abbandonare la fabbrica.    Ne è nato un presidio
permanente all'interno, anche perchè sa di non poter più rientrare. Alla fine
Fim, Fiom e Uilm hanno rotto gli indugi, proclamando lo sciopero immedia-
to di tutto lo stabilimento.   La protesta dilaga e certamente si allargherà ad
altri impianti del gruppo Riva, come Genova e Novi Ligure.

Le proteste
Rimane il fuoco. "Ma se n'è andata la legna".   Ilva, Taranto, cancello
numero cinque. Operaio di sesto livello. Poche parole, voce lenta, mani
che profumano di amuchina. "Io lavoro qui da quando ho diciotto anni,
probabilmente non so fare altro che no essere dipendente di questa fab-
brica. Domani siamo in sciopero, l'azienda ci ha detto che siamo liberi,
che è tutto chiuso. Gli impianti rimangono accesi perchè non si possono
spegnere da un giorno all'altro.

Le notizie precedenti sul caso Ilva  (recuperate)

LUNEDI' 3 SETTEMBRE '12    (la Repubblica)
ILVA - Bufera sul presidente del Tar di Lecce / Esposto di Legambiente
al Csm: "Cognato dell'avvocato dell'azienda, è incompatibile".
Le sentenze:
1. Il benzoapirene  - L'inquinante cancerogeno fu denunciato dall'Arpa
                                    nel 2010 ma il Tar decise di annullare il provvedimento.
2. Il referendum - Erano state raccolte le firme per chiudere, anche parzial-
                                mente, l'Ilva: referendum non ammesso.
3. La chiusura - Il Comune decide la chiusura dello stabilimento: "Bocciata,
                             non c'è emergenza sanitaria.

Continua...to be continued...