mercoledì 14 gennaio 2015

Attualità / società - L' Islam che non ci sta

14 gennaio '15 - mercoledì              14th January / Wednesday             visione post - 21

( da 'la Repubblica' .  9 gennaio '15  / LettereCommenti&Idee - Nicholas Kristof )
Il giornale satirico francese Charlie Hebdo mette alla berlina gente di tutte le religioni
e le provenienze. In passato in una vignetta si sono visti rotoli di carta igienica con scrit-
te come "Bibbia", "Torah", "Corano" e la spiegazione: "Nel gabinetto, tutte le religioni".
Eppure, quando gli uomini armati di mitra AK-47 mercoledì (7 gennaio) hanno fatto irruzio-
ne negli uffici parigini di Charlie Hebdo, assassinando  12 persone  nel peggiore attentato
terroristico  su suolo francese  da decenni, molti di noi hanno presunto  che gli attentatori 
non fossero fanatici cristiani o ebrei, ma più probabilmente estremisti islamici.   Cristiani,
ebrei e atei indignati sfogheranno le loro frustrazioni su Facebook o Twitter. Ma si presu-
me che siano gli estremisti islamici ad aver manifestato la loro collera a colpi di pallottole.
Molti si chiedono: "L'Islam conduce ineluttabilmente alla violenza, al terrorismo, a sotto-
mettere le donne?". La domanda sorge spontanea perchè spesso è sembrato che i fanati-
ci musulmani uccidessero in nome di Dio, dagli attentati di Madrid nel 2004, che provoca-
rono la morte di 191 persone, all'assassinio  il mese scorso  degli ostaggi  in  un  caffè di 
Sydney in Australia. Un anno fa - dopo che un amico pachistano, Rashid Rehman, corag-
gioso avvocato, era stato ammazzato per aver difeso uno studente universitario erronea-
mente accusato di aver insultato il Profeta Maometto - scrissi un articolo nel quale parlai
di una sempre più grande vena di intolleranza nel mondo islamico. Una dlle forme di terro-
rismo nel mondo islamico è la persecuzione quotidiana di cristiani e di minoranze religiose.
E poi c'è l'oppressione femminile : nei dieci Paesi in fondo alla classifica del rapporto sulle
disparità di genere del World Economic Forum ne ho contati 9 a maggioranza musulmana.
Quindi sì, certo,  c'è una vena di intolleranza  ed  estremismo islamico dietro l'attentato a
Charlie Hebdo. La redazione era stata colpita da un attentato già nel 2001, dopo aver pub-
blicato una vignetta di Maometto che dice: "Cento colpi di frusta se non morite dalle risa-
te".
Gli episodi di terrorismo possono indurre molti occidentali a ritenere l'Islam estremista 
per sua natura, ma questa conclusione è impulsiva e superficiale.  Un esiguo numero di
terroristi non rappresenta una religione complessa e variegata  con oltre 1,6 miliardi di
seguaci. Sono stato subissato di messaggi su Twitter da parte di musulmani che disap-
provano l'attentato e fanno notare che i fanatici musulmani nuocciono all'immagine di
Maometto molto più dei disegnatori di vignette. La  m a g g i o r a n z a  dei musulmani
non ha niente a che spartire con la follia degli attentati, è vittima essa stessa del terro-
rismo. In verità, quello di Charlie Hebdo non è stato  l'attentato terroristico  più letale
mercoledì: un'autobomba fatta esplodere davanti a un istituto scolastico in Yemen, for-
se da affiliati ad Al Qaeda, ha provocato almeno 37 morti.
Il giornalismo mi ha insegnato a diffidare da semplici dicerie, perchè a quel punto nuove
notizie si insinuano e le amplificano o distorcono. Nei miei viaggi i musulmani estremisti
mi hanno parlato di false visioni, nelle quali loro credono, di un'America oppressiva, con-
trollata dai sionisti e determinata a calpestare l'Islam. Si tratta di una deformazione as-
surda, e dovremmo stare attenti a non fraintendere una religione così diversa come l'Islam.
Cerchiamo di evitare le etichette religiose. Il cristiano comune non ebbe nulla  di cui sen-
tirsi colpevole quando nell'ex Jugoslavia i fanatici cristiani sterminarono i musulmani. Chi
critica l'Islam non è da biasimare perchè nel 2011 un fanatico anti-musulmano ha assassi-
nato 77 persone in Norvegia. Cerchiamo anche di renderci conto che il popolo più impavi-
do e amante della pace in Medio Oriente, che si erge  contro  i fanatici musulmani, è pro
prio quello dei devoti musulmani.  Alcuni  leggono il Corano e vanno  a far saltare in aria
una scuola femminile, ma molti di più leggono il Corano e costruiscono scuole femminili. 
I Taliban rappresentano una varietà di Islam; la vincitrice del Premio Nobel  per  la Pace
Malala Yousafzai ne rappresenta una diametralmente opposta. Ricordo un episodio demo-
ralizzante, forse apocrifo. Riguarda Ghandhi al quale chiesero: "Cosa ne pensa della civil-
tù occidentale?". Pare abbia risposto: "Penso che sarebbe una buona idea".
Il divario più grande non è quello tra le religioni, ma tra terroristi e moderati, tra chi è tol-
lerante e chi considera "l'altro" un diverso. Dopo la crisi degli ostaggi, in Australia, alcuni
musulmani paventavano attentati di ritorsione.  Una marea di australiani non musulmani
si è offerta di scortare i musulmani e garantirne l'incolumità, con l'hashtag #IllRideWith
You (#TiAccompagnolo) su Twitter. Sono stati oltre 250mila i tweet, esempio di altruisti-
ca compassione dopo un attentato. Bravi! E' questo lo spirito che ci deve animare. Schie-
riamoci  quindi  con Charlie Hebdo, perchè la solidarietà dimostrata  a  livello globale  è 
ispirante. Denunciamo il terrorismo, l'oppressione  e  la misoginia nel mondo islamico, e 
in qualsiasi altro luogo. Ma cerchiamo di stare attenti  a non rispondere  all'intolleranza
dei terroristi con la nostra.
(Traduzione di Anna Bissanti  -  New York Times 2015)

Lucianone

Il Personaggio / musica - Francesco Cafiso e il suo jazz

14 gennaio '15 - mercoledì           14th January / Wednesday              visione post - 16

Dice Cafiso: "Pubblicare tre album contemporaneamente è una scommessa.
Ciascuno ha uno stile. Esiste anche la musica tradizionale della Sicilia"
IL MIO JAZZ: dalle bande di paese alla musica sinfonica

(da la Repubblica - 29/12/'14 - Ernesto Assante, Roma)
C'è ancora qualcuno che pensa che realizzare degli album non sia inutile e che
la musica, per poter essere ascoltata e diffusa, abbia bisogno di progetti corposi,
appassionati. Francesco Cafiso, 25 anni, sassofonista jazz siciliano, era stato un
"enfant prodige" di fama quando a 13 anni suonava con Wynton Marsalis in giro
per l'Europa. Ora il musicista che ha continuato la sua carriera con successo, ha
deciso di pubblicarenelle prossime settimane, ben tre album contemporaneamen-
te, dando vita a un progetto che, non a caso, si intitola "3" e che mette insieme le
sue diverse anime.
Il primo lancio degli album avverrà l'1 gennaio, giorno in cui usciranno  sulle
piattaforme digitali i tre singoli (uno per album) che anticipano i dischi: quel
giorno Francesco regalerà ai suoi fan  i tre brani, che saranno disponibili in
free download sul suo sito personale www. francescocafiso.com.
Poi il 31 gennaio il sassofonista  sarà in concerto  all'Auditorium Parco della Musica
di Roma.  "Pubblicare tre album contemporaneamente è una bella scommessa",  rac-
conta Cafiso. "Ma allo stesso tempo  sarebbe stato assurdo per me non farlo. Avevo
tutta questa musica pronta, seguire le regole del mercato  e  mettere in giro  un album
alla volta  avrebbe necessariamente  fatto  diventare  vecchie  molte di queste cose e
non avrebbe avuto alcun senso. Quindi credo sia meglio così, offro una perfetta foto-
grafia della mia musica"

"I tre album seguono ognuno una idea musicale. 'Contemplation' è il progetto
più 'sinfonico' dei tre, ma è forse anche quello  che io ritengo più vicino alla mia
sensibilità, quello in cui mi racconto nella maniera più personale e intima. L'ho
realizzato con Mauro Schiavone, Linda Oh, Marcus Gilmore, Alex Acuna e 33
membri della London Symphony Orchestra. E'n un lavoro ambizioso ma è anche
quello più appassionante per me". 
L'altro album è "La banda", che è profondamente legato alla terra di Cafiso, la
Sicilia, alla cui tradizione musicale si ispira il jazz del musicista. "Ma soprattut-
to, come dice il titolo, il disco si ispira all'altra tradizione, quella bandistica, che
ha dato un contributo importante per la nascita del jazz", spiega Cafiso.
Infine, "20 cents per note", una sorta  di autobiografia  in musica, il disco più
jazzistico dei tre.  "Ognuno  sarà libero di ascoltare  quello che ama di più, di  
di scoprire un aspetto della mia musica, di poter scegliere. Non volevo impor-
re un "kolossal" a chi mi ascolta  e  poi mi piaceva l'idea di offrire aspetti di- 
versi anche a pubblici diversi. Le etichette nella moda sono comiche ma inutili,
io sono un jazzista ma amo molte altre cose, al di la di come si chiama o dello
stile che ha. E credo che anche per il pubblico sia così".



















Lucianone