lunedì 4 agosto 2025

SOCIETA' /Sport - I campioni di basket U20: più forti del razzismo / Con riflessione di L. Finesso

 4 agosto '25 - lunedì                                 4th August / Monday                          visione post - 31

(da LA STAMPA - 22 luglio '25 / La storia - di Giulia Zonca)


Più forti del razzismo

La storia -  Chi credeva di demolire i ragazzi dell'Under 20 di basket con gli insulti si è trovato davanti l'Italia, un Paese che certe persone forse non sanno di abitare, ma che per fortuna sta qui e ha una squadra così effervescente a rappresentarla..  Il futuro è in buone mani e questi ragazzi le sanno usare: hanno vinto l'Europeo  di categoria, riportato a casa un titolo che mancava da più di un decennio, contrastato il pronostico e demolito le frasi idiote che li hanno accompagnati all'inizio del torneo. Per poi essere sommerse da altre voci, quelle di uomini e donne che invece di nascondersi dietro a nomi di fantasia ci  mettono la faccia.   Questa squadra multiculturale sistema la percezione e supera qualsiasi giudizio basato su uno sguardo. Lo fa con i gesti e il linguaggio di una generazione già pronta ad affrontare le ondate becere che hanno fatto vacillare tanti prima di loro. Sono nati tra il 2005 e 2006, la metà ha appena fatto la maturità. Senza rifiuti. Sono abituati al concetto di afroitaliano e non lo devono declinare, possono sfottersi a tavola chiamandosi bianci e neri a prescindere dalle caratteristiche fisiche, giusto per amplificare il concetto di fratellanza che in qualsiasi comunità viene spontaneo. La loro non è fatta di provenienza, ma di pallacanestro con tutti i riferimenti del caso.  Grgo, esempi, citazioni, personaggi, libri e film e musica. Ascoltarli è rinfrescante, vderli giocare ù esaltante, sapere che hanno addosso la maglia dell'Italia dà un'energia che la nostra classe dirigente non riesce a interpretare.  Sono belli, nel senso più ampio della parola, mettono di buon umore perchè mostrano talento, sanno ampliarlo quando stanno insieme, offrono un anticipo di società destinata a diventare abitudine. Al tentativo di BOICOTTAGGIO, con messaggi che non hanno cittadinanza (non ne meritano nessuna) non hanno risposto. Prima si sono impegnati a vincere e poi hanno ringraziato "per i commenti razzisti che ci hanno dato la carica.  Uno ha postato, tutti hanno condiviso, consapevoli di essere un tramite e un traino.

Sono abituati al concetto  di afroitaliano e non devono declinarlo

Non staremo a fare l'elenco dei posti da cui molti dei loro genitori  sono arrivati, storia a cui tengono e di cui hanno cura, però dato ininfluente per la loro amicizia e unione, per la qveneto,   sputarci sopra e ci trovano solo il riflesso della propria aggressività.  Questi ragazzi del basket si spostano troppo in fretta per essere vittime di certe idiozie e sono convinti dei loro comportamenti, non cercano approvazione anche se per l'età dovrebbe essere naturale. Questi non ne hanno bisogno, trovano nel confronto le soluzioni. Sanno pure di essere visti, di avere profili social frequentati, di poter contribuire a dare all'Italia la faccia che effettivamente oggi ha. Nel 2025 è più facile vederla in una squadra di basket giovanile che in una banca, domani cambieremo ancora.  Non è questione di origini, piuttosto di approccio.  I teenager sono i primi a vivere fin dalla nascita realtà che altri hanno visto modificarsi, con inevitabili tempi di adattamento.  Loro comunicano altro, un'identità così chiara che si vede in campo e promuoverla attraverso i successi diventa sul serio motivazione. Il post è reale, ringraziano per la missione assegnata. Trovare un palco più grande per mostrarsi semplicemente italiani.    Sono stati tutti un "bocia che andrà lontano" come chiamavano da piccolo francesco ferrari, l'Mvp dell'Europeo, a Borgomanero, in provincia di Novara, dove è nato. Dove sono passati altri due elementi dell'Under 20, in una squadra vivaio, con la canotta del College. bocia è un termine veneto, ma è in molti luoghi del Nord Italia ed è il modo per dare la giusta leggerezza a un adolescente. Ferrari, figlio di un promotore del basket locale, era un bocia così come Osa, diminutivo di Osawaru Andrew Osasuyi venuto a Borgomanero a giocare. Si somigliano, anche se sarebbe difficile confonderli e hanno lineamenti e capelli diversi eppure un'unica maniera di stare sul parquet e di essere italiani.  

___________________________________________________________________

Non si può stare zitti nè essere indifferenti, quando un'intera squadra di basket, composta da oltre il 50 per cento da atleti afroitaliani viene presa di mira sui social e non solo:. una parte consistente di persone in Italia è rimasta razzista purtroppo, ma la cosa ancora più pesante, grave e insopportabile è il fatto che si nascondono vigliaccamente dietro l'ombra dei social o altri anfratti  internet. L'odio supera quello che dovrebbe invece essere un orgoglio per la conquista di una coppa che porta i nostri ragazzi ad essere primi in Europa in uno sport stupendo come il basket. Ma purtroppo, come già successo per la nostra italianissima Egonu nel volley, la rabbia contro una pelle diversa, contro la diversità in generale, supera ogni confine, pure quello dell'orgoglio per una conquista sportiva che deve essere di tutti compresi quegli afroitaliani che ormai fanno parte di noi , sono perfettamente integrati.  Tutti quanti quei beceri, invidiosi razzisti più o meno viscerali, quelli sono i veri  non integrati, i perenni disadattati e frustrati.
- Luciano Finesso - 

Lucianone