domenica 12 dicembre 2021

Cultura / romanzi - Pandemia e desiderio di raccontarla

12 dicembre '21 - domenica                         12th December / Sunday                          visione post - 8

(da il manifesto - 2 dicembre '21 - Maria Teresa Carbone)

Il desiderio letterario di raccontare la pandemia
Dopo iornate passate a scrutare i bollettini Covid, a destreggiarci fra mascherine e permessi, a
chiederci quanto durerà uno stato di emergenza sempre più simile a una nuova normalità, abbia-
mo voglia di ritrovare sulla pagina di un libro personaggi costretti ad affronatre le nostre stesse
pene? E scrittrici e scrittori sono capaci di trattare in modo credibile  una situazione che ha tra-
sformato la nostra vita quotidiana, ma che è ancora fuida e riserva ogni giorno nuove preoccu-
pazioni e nuove regole? E' da queste domande che prende avvio Lara Feigel sul "Guardian" per
dare conto dei primi romanzi composti durante l'era pandemica e arrivati ora in libreria, giusto
in tempo per essere regalati in festività prevedibilmente non allegrissime.
C'è per esempio Burntcoat della britannica Sarah Hall, autrice di testi narrativi (alcuni tradotti in
Italia, fra cui Ritratto di un uomo morto per Gran via).  Avviato il primo giorno del lockdown di
primavera, nel 2020, e pubblicato da Faber, il romanzo  ha  al centro  un uomo  e  una donna, la 
scrittrice Esther e lo chef immigrato Halit, che sono diventati amanti da poco e si ritrovno a spe- 
rimentare forme di intimità nuove e paurose in un mondo sconvolto dalla malattia. Per Hall, che
proprio in questi giorni ha contratto il Covid (con una sorta di terribile appropriatezza, commen-
ta Feigel), "il virus ha agito come una forza chiarificatrice", esponendo e storture della società, e
insieme alimentando un'imprevedibile euforia. 
Diverso, come si può intuire (dal titolo), il taglio che l'irlandese Roddy Doyle ha dato alla raccolta 
di racconti Life without children (Cape 2021) scritta tra una clausura e l'altra. Non solo l'autore di
Commitments guarda al mondo pandemico "con curiosa allegria" mettendone in risalto le stranez-
ze linguistiche (pare che nei negozi di Dublino la gente chieda  "una misura e mezza di distanzia-
mento sociale in compensato) , ma si permette perfino qualche lieto fine: "La coppia che si inna-
mora di nuovo durante l'isolamento. Il padre che sistema le cose con suo figlio. L'amata che non
muore - non adesso", riporta ancora sul "Guardian" Katy Guest , aggiungendo che nel libro di Do-
yle "il dialogo c'è, pure in una pandemia". -  Ma questi titoli (e altri appena usciti, come The Fell
di Sarah Moss e il thriller 56 Days di Catherine Ryan Howard) sono solo l'avanguardia di un filo-
ne narrativo che si annuncia fiorente. Molto atteso è in particolare il romanzo collettivo Fourteen
Day (uscita prevista nel settembre 2022): fra i nomi elencati nella scheda editoriale - più di 25, e
pare ce ne siano altri - Margaret Atwood (che si è assunta l'onere di coordinare il variopinto squa-
drone), R.L. Stine, David Byrne, Louise Erdrich, Neil Gaiman, Rachel Kushner, Scott Turow.
Fortemente debitrice a Boccaccio la trama: "Una settimana dopo l'inizio del primo lockdown, gli
inquilini di un caseggiato del Lower East Side a Manhattan iniziano a riunirsi sulla terrazza con-
dominiale e a raccontarsi storie.   Ogni sera, il numero dei partecipanti, muniti di sedie, cassette 
del latte e secchi rovesciati, aumenta e a poco a poco  gli inquilini - alcuni dei quali prima si sa-
lutavano a stento - fanno amicizia...". -     Regala invece sfondi esotici l'intreccio di un altro ro-
manzo pandemico fresco di stampa  (e i cui diritti sono già stati venduti a Netflix), Wish You
Were Here di Jodi Picoult, la cui eroina si ritrova per caso ammarata nel lockdow,n delle Galà-
pagos, dove (citiamo dal sito della radio americana Npr) "dovrà sopravvivere in un luogo sen-
za una stabile connessione internet e un servizio telefonico affidabile".
E altri ne verranno, di romanzi pandemici, alcuni forse bellissimi. Ma diciamoci la verità, non
ne avremmo fatto volentieri a meno?

Lucianone