15 novembre '18 - giovedì 15th November /Thursday visione post - 9
(da la Repubblica - 26 gennaio '18 - Alberto Stabile / Beirut)
Aviv Geffen contro Avigdor Lieberman. La stella del rock israeliano contro il ministro
della Difesa. La creatività a volte sfrontata che ammicca alla sinistra contro il conformi-
smo nazionalista preoccupato di conservare il potere. Più distanti di così non potrebbe-
ro essere. Ma a metterli l'uno di fronte all'altro è stata la poesia che il padre del cantan-
te, il poeta Yehonatan Geffen, ha composto per Ahed Tamimi, la sedicenne palestinese
diventata un'icona della lotta contro l'occupazione, incarcerata e messa sotto processo
per aver schiaffeggiato un soldato israeliano. - Nella sua lirica, Geffen padre paragona
Ahed ad Anna Frank (oltre che alla poetessa israeliana di origine ungherese Hanna Sze-
nes, considerata un'eroina nazionale, e a Giovanna D'Arco). Apriti cielo. Per Lieberman
quel confronto con Anna Frank è blasfemo e allora ordina immediatamente che Yehona-
tan Geffen venga bandito dalla radio militare. Il poeta che ha osato tanto non dovrà più
essere intervistato, nè le sue canzoni (anche Yehonatan è un apprezzato autore di musi-
ca) dovranno più essere trasmesse.
Ovviamente non finisce qui. La prima a contrattaccare è la figlia del poeta, l'attrice e a
sua volta poetessa, Shira Geffen che interviene con una sua poesia in difesa del padre.
Poi, scende in campo Aviv, il mito rock di un'intera generazione di giovani israeliani
cresciuti ascoltando le sue canzoni che parlavano di amore e di suicidio, di pace, di
politica e di vita militare, i temi ricorrenti nell'esistenza di una gioventù alla quale
vengono imposti molti sacrifici che ai giovani di altri paesi non vengono chiesti.
"The moonlight children", i ragazzi del chiaro di luna, come li avev a battezzati Aviv,
lo avrebbero seguito ovunque, quel folletto che si presentava al suo pubblico avvolto
in costumi luccicanti di lustrini (un pò alla Renato Zero) e con gli occhi cerchiati di
rimmel. - Ma qui, nella sua risposta a Lieberman in difesa della libertà di espressio-
ne Aviv è serio e tagliente. Per cominciare, ricorda al ministro della Difesa di chi è
figlio ("mio padre èstato un ufficiale dei paracadutisti", in israele considerato il cor-
po d'elite per antonomasia) e soprattutto di chi è nipote. Una sorella di Moshè Dayan,
è infatti la sua nonna materna. "In famiglia abbiamo avuto un ministro della Difesa -
dice Aviv - che sapeva guardare da lontano alla sicurezza d'israele, nonostante aves-
se un occhio soltanto". Un ministro che prevalse sui paesi arabi e venne considerato
un eroe. "Lei invece è un eroe soltanto a parole". Per concludere che finchè Lieber-
man sarà ministro della Difesa, "Anyeh (Ismail, il leader di Hamas, ndr) e i versi di
mio padre potranno stare tranquilli". Parole che sicuramente Lieberman non gradi-
rà. Ma che mettono in luce la spaccatura profonda che percorre la società israelia-
na in questi anni segnati dal dominio della destra nazionalista e religiosa.
Aviv <geffen appartien ad un altro mondo, inconciliabilmente lontano da quello di
Lieberman e di molti ministri del governo Netanyahu. Nella esperienza formativa
di Aviv c'è sicuramente la sua partecipazione alla grande manifestazione di soste-
gno al processo di pace che si tenne a Piazza del Re d'Israele, oggi rinominata Piaz-
za Yitzhak Rabin, a Tel Aviv, il 4 novembre del 1995. Davanti ad un mare di gente,
il popolo della pace, Aviv cantò una sua canzone, "Livkot lekhà" (Piangere per te).
C'era anche Ytzhak Rabin quella sera fra le personalità schierate a favore del ne-
goziato, anzi la manifestazione era per lui e per Shimon Peres. Quella sera stessa,
lasciando la piazza, Rabin venne ucciso da Ygal Amir. Solo dopo si seppe che Aviv
aceca scritto quella canzone presentendo e temendo la fine di Rabin.
Il procuratore generale, Mendelblit ha deliberato che Lieberman non ha l'autorità
per emanare gli ordini emessi contro Yehoanatan Geffen.
Lucianone
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