giovedì 21 febbraio 2013

Tecnologia / Istruzione - Il nuovo inglese globale del web

21 febbraio '13 - giovedì       21st February / Thursday                    visioni post - 14

Nasce sul web il nuovo inglese globale:
dal KONGLISH  all'HINGLISH
Per comunicare in Rete la lingua inglese viene spesso
storpiata. E si trasforma.

(da la Repubblica - 15/12/2012  -  Enrico Franceschini da Londra)
E in un mondo che, da Facebook a Twitter, dalle e-mail ai messaggini telefonici,
comunica ormai  più digitalmente  che verbalmente, l'inglese degli internauti sta 
diventando un'altra lingua, ben diversa da quella di Shakespeare, della regina  e
della Bbc. Se n'è accorta proprio quest'ultima, santa protettrice dell'accento e del-
la grammatica perfetta, basta ascoltare i suoi speaker al telegiornale per renderse-
ne conto:  già oggi 2 miliardi di terrestri si "parlano " attraverso il web in un in-
glese semplificato, modificato, talvolta perfino arricchito dalle influenze dei paesi
a cui appartengono, afferma un'inchiesta della televisione pubblica britannica.
Ed entro il 2015, ma forse anche prima alla velocità a cui viaggia la rete, si preve-
de che  la maggioranza  della popolazione mondiale comunicherà in inglese, tra-
sformandolo in un nuovo idioma.  -  Il fenomeno era già in corso da anni  nell'in-
glese parlato: il principe Carlo d'Inghilterra afferma da tempo che la lingua più
difffusa del pianeta non è l'inglese, bensì il "broken English", l'inglese scorretto
di chi non lo perla come un nativo ma l'ha imparato come seconda lingua. Qual-
cuno le ha dato anche un nome: "globish". ossia inglese globale, con un vocabo-
lario ridotto e regole grammaticali semplificate, ma che vanno benissimo per per-
mettere a un giapponese e a un argentino di comprendersi. Per cui invece di 'my
uncle' si dice 'the brother of my father', utilizzando due termini più semplici e più
conosciuti.
La novità è che Internet sta moltiplicando questa tendenza a un ritmo mai visto prima.
"Il web libera persone che non parlano inglese dalla nascita o che quasi non lo parlano
affatto, a usarlo con disinvoltura e in maniera significativamente diversa dalla norma",
 dice  il  professor  Naomi Baron, docente  di  linguistica  all'American  University  di
Washington, capitale di un Paese, è il caso di sottolineare, in cui si parla un'altra ver-
sione dell'inglese, dallo spelling 'theater' in americano, 'theatre' in inglese, 'color'  in
americano, 'colour' in inglese. alla pronuncia: non per nulla si dice che americani e in-
glesi siano due popoli separati dalla stessa lingua. Gli iscritti a Facebook socializzano
già  in  una varietà  di diverse forme  di inglese:  c'è l'Hinglish, l'inglese degli indù, lo
Spanglish, degli spagnoli e latinoamericani, il Konglish dei coreani.
L'Hinglish è una combinazione di hindi, punjabi, urdu e inglese, ed è così diffuso da es-
sere diventato la lingua unificante per gli indiani, oltre che da essere studiato obbliga-
toriamente dai diplomatici britannici prima di essere inviati a New Delhi - altrimenti.
riconosce il Foreign Office, non sarebbero in grado di capire nemmeno una e-mail.
In Hinglish, un "co-brother" è un "brother-in-law", ossia un cognato, e "prepone" è
il contrario di "postpone", posticipare, ovvero vuol dire anteporre.

Continua...to be continued...

Società - Mondo / La Russia di Putin: dal carcere scrive Marja, una Pussy Riot

21 febbraio '13 - giovedì        21th February / Thursday                  visioni post - 15


(da 'la Repubblica' - 18 dicembre 2012)

di Marja Aljokhina

COLONIA PENALE N. 28 BEREZNIKI,  REGIONE DI PERM'  (Russia) -
Se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai la targhetta del nome 
mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slacciato la paghi.   Non c'è un
inizio, in questa storia. Anzi, non c'è nemmeno una storia. C'è qualcosa di assurdo che
prende forma per tramite delle parole.   Tra l'altro, dubito che qualcuno  vorrà confer-
marle, le mie parole. In tanti le confuteranno, piuttosto. "Tutto regolare", vi diranno.
Magari senza troppa convinzione. all'inizio; ma in un crescendo continuo di entusiasmo.
Fino a sostenere, anzi, che va "tutto bene". Perchè "alla colonia penale 28 va tutto bene,
e ve lo diranno detenuti, personale e difensori dei diritti umani.
La 28 è la Colonia Penale (IK) femminile della regione di Perm'. Intorno solo fabbriche
e tajga. Il fatto che - da ex militante ecologista - io sia finita in un carcere dove si respi-
rano veleni ha dell'ironico. C'è solo grigio, intorno. Il colore di partenza può anche esse-
re un altro, ma un tono  di grigio  c'è  sempre.        E ovunque: case, cibo, cielo, parole. 
E' l'antidoto alla vita di un piccolo spazio chiuso. 
Qui si arriva solo in tradotta. Nel mio caso, da Mosca, dopo tre carceri di transito (Kirov,
Perm' e Solikamsk) e tre viaggi tra vagoni senza finestre (gli "stolypin") e una lunga se-
rie di camionette. Sull'ultima, quella che finalmente si avvicina al ferro alto della cancel-
lata, siamo in 19. Diciannove "nuove": nuove operaie tagliatrici, nuove cucitrici e ausi-
liarie.  - 
Dall'ingresso alla stanza dove ci perquisiscono arriviamo a piedi, piegate sotto le nostre
sacche. Io ne ho tre. Insieme fanno quasi il mio peso. Entriamo in un edificio cinto da un
muretto: il carcere (e le celle) di isolamento punitivo.   Lì ci spogliano e ci spediscono in
quarantena con un camice a scacchi. Uguale per tutte. In quarantena comincia l'adatta-
mento. O meglio, il callo inizia a formarsi. Si impara a saltare giù dal letto alle cinque e
mezza del mattino e a correre in bagno (ma solo io mi ostino a chiamarla "bagno" quel-
la stanza): tre lavandini e due water per quaranta detenute; e svelte, che alle sei, a grup-
pi di dieci, c'è da correre in cucina per la colazione. Prima però (sempre che si ambisca
a bere una tazza di tè), c'è da trovare il tempo per passare al deposito, là dove si conser-
va ogni cosa, cibo compreso.  Anzi no: siccome non si può lasciare il pigiama sotto il cu-
scino, la tappa al deposito è obbligatoria. Dopo due settimane di acqua gelata non sento
più le mani: potrei usare l'acqua calda, certo, ma c'è la fila e c'è da correre anche lì. E ho
già da correre per altri sei mesi. Però ci sto facendo il callo-  Ce lo stiamo facendo tutte
quante, anzi, in questo nostro "albergo regolamentato". Con regole - il Regolamento in-
terno - che vanno studiate a memoria.  Non scherzo.   Non crediate che basti una volta.
Ce le ripetono (leggendocele) ogni giorno, e ogni giorno noi le ascoltiamo. La stanza do-
ve questo accade si chiama "Regolamento interno" anche lei, e sullo stipite della porta
c'è proprio una targhetta che lo dice: Stanza Regolamento Interno.    E nella Stanza del
Regolamento si va ogni giorno a sentire il Regolamento. Assurdo? Neanche un pò. Per
non addormentarmi (cìè una telecamera che ti controlla, in un angolo), vado  a  spalare
la neve in cortile. Ogni baracca ne ha uno (non è un cortile, in realtà, ma un quadrato di
terra cinto da filo spinato).
C'è da inventarsene più d'una, per non addormentarsi: lego le sigarette con un filo
(niente pacchetti: alla prima perquisizione  svuotano il contenuto in un grosso sacco 
e  buttano via pacchetto), tolgo e rimetto i fiammiferi dentro la scatola, cucio e ricu-
cio la targhetta col nome sulla divisa, censisco pulci e pidocchi. Tutto per non addor-
mentarmi. Perchè se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi.   Se hai
la targhetta del nome mal cucita la paghi.   Se durante l'appello hai un bottone slac-
ciato la paghi.
C'è un sistema, qua dentro, di "elevatori sociali". E' una serie di criteri che se osser-
vati o ignorati permettono alla commissione che concede la libertà sulla parola di ca-
pire se il detenuto si è redento o meno.  E ci  leggono  ogni  giorno  pure quello. Non
infrangere il regolamento, lavora, presenzia a ogni sorta di iniziative, vai regolarmen-
te in biblioteca, dallo psicologo e a pregare (eppure il nostro è uno Stato laico, non ce
lo ripetono in continuazione?). Ostenta le tue relazioni sociali e mantieni i contatti con
i familiari.
Il detenuto compie ogni singola azione per un segno di spunta nella lista della "parola".
E non per una crescita individuale. Nella mia ultima seduta, la psicologa ha paragonato
questo processo  alle tappe di una carriera professionale,  chiamandosi in causa in prima
persona: "Funziona così anche per noi militari", mi ha detto. E' una verità amara:mezza
Russia vive come chi ha una condanna da scontare. Non serve gente di carattere. Serve
gente dal callo facile - "Tanto non cambia mai niente", ci troviamo a commentare, all'u-
nisono, io e un'altra detenuta.     Perchè noi non serviamo a nessuno - la mia deduzione
esce da sola, in un sussurro.     E in quell'istante preciso, a notte fonda, in un cambio di
turno in fabbrica, per un attimo  mi sento - orribilmente - tutt'uno con una persona  che
è rinchiusa  da più  di vent'anni, tutt'uno nell'inutilità, tutt'uno nell'essere  un aborto di
quanto cè di oggettivo. Della "società", del potere.  E figlia di quel mondo  morto che,
paradossalmente, si riproduce in chi abita la colonia penale.   Non ci vuole molto, per
uscire sulla parola.  Basta cucire dodici ore al giorno  per un migliaio di rubli al mese,
basta non scrivere reclami, incastrare qualcuno, fare la spia, non fiatare mai e soppor-
tare sempre. 
(traduzione Claudia Zonghetti / Copyright Newtimes-la Repubblica)

(Questa lettera-articolo di Marjia Aljokhina)
 è stata pubblicata anche sulla prima pagina del "Newtimes")

Il caso  Pussy Riot  /  Le tappe

La protesta
Il 21 febbraio 2012 le 4 "Pussy Riot" inscenano una protesta contro
Putin nella cattedraòle di Mosca.
L'arresto e il processo
A marzo tre del gruppo punk vengono arrestate e processate
La condanna 
Al processo le tre ragazze vengono condannate a 2 anni per
offese alla Chiesa ortodossa.

Lucianone

Politica / società - Verso il voto / Analisi del M5s più Intervista all'ex grillino Giovanni Favia

21 febbraio '13 - giovedì       21th February / Thursday                visioni post  -  8

Un movimento/(partito?) che è nato nel segno della protesta e che
ha nel suo leader massimo, Beppe Grillo, il suo creatore è M5s,
ovvero Movimento 5 stelle, che sta ottenendo sempre più consenso
e successo.    Grillo, genovese, nato come comico televisivo, ha poi
avuto negli anni un'evoluzione che lo ha portato a contestare sem-
pre più il sistema politico del malaffare e in seguito il sistema politi-
co italiano nella sua globalità per la corruzione e tutto l'insieme del-
le storture sistemiche che tutti conosciamo. Quindi Grillo è partito
nella  sua battaglia-crociata  contro il sistema politico-istituzionale
con ragioni sacrosante (e come si dice 'da vendere'). Accanto a lui,
come aiutante e in seguito ideatore- creatore del suo blog, c'è un
certo Casaleggio (ex simpatizzante leghista) che da un certo punto
in poi è stato l'ispiratore, ma senza mai mostrarsi, delle campagne
del movimento M5s all'interno del sito-blog di Grillo. 
Ma, tornando a Beppe Grillo, se l'evoluzione iniziale da comico puro
a contestatore-affabulatore contro il sistema e il regime rappresen-
tati prima da Prodi e poi da Berlusconi, è stata una crociata in senso
democratico con adunate, comizi in teatri e in piazze - in seguito con
l'avvento-aiuto del suo blog e di Casaleggio, ha iniziato un viaggio in-
volutivo (ma ugualmente vincente) in cui ha portato quell'idea di con-
trasto -contestazione sacrosanta su di un piano totalmente personale,
quindi da capo popolo che ha incantato una massa sempre maggiore
di cittadini e utenti del web che hanno fatto proprie le sue idee di cam-
biamento radicale, fino a portare alla creazione di liste civiche e (nel
caso delle ultime elezioni amministrative comunali-regionali) a porta-
re degli assessori di M5s nei comuni di parecchie regioni italiane.
Ma a quel punto sono nati i primi forti contrasti tra un assessore di
Parma e Grillo, poi con qualche altro rappresentante in altri comuni,
fino ad arrivare all'epurazione dal movimento  di una grillina che si
era presentata in tv, divieto assoluto dato  dall'ex comico genovese
ai suoi. Quindi è sempre più uscito   l'aspetto dispotico di Grillo che
è andato a deludere anche alcuni suoi stretti e fedeli sostenitori-col-
laboratori che hanno poi abbandonato il movimento. Uno di questi è
Giovanni Favia, intervistato dalla giornalista Annalisa Cuzzocrea.
(Lucianone)

Ecco di seguito l'intera intervista.

INTERVISTA
(da la Repubblica del 18/02/2013  -  Annalisa Cuzzocrea)
Giovanni Favia, il candidato di Rivoluzione civile alla Camera
(espulso dal Movimeno 5 stelle per averne criticato la gestione
in un fuorionda televisivo) non è sorpreso dalla scelta di Grillo
di far saltare all'ultimo momento l'intervista a Sky.
A. Cuzzocrea: Perchè l'ha fatto, secondo lei?
G. Favia: "Rischiava di pardere dei voti. Oggi il successo del movimento
nasce da due fattori: il disgusto degli italiani per la politica, e un incantesimo
comunicativo costruito abilmente dalla coppia Grillo-Casaleggio.
A. C.: Incantesimo?
G. Favia: "Quando si riesce a mettere sotto uno stesso ombrello un elettore
di estrema destra , un moderato e un elettore di sinistra, c'è qualcosa che non
va. Come potrà il futuro parlamentare 5 stelle soddisfare e rappresentare tre
sensibilità così diverse?".
A. C.: Sta dicendo che Grillo evita le domande perchè teme le contraddizioni?
G. Favia: "Lo fa perchè spezzerebbero l'incantesimo.  Grillo è il migliore co-
municatore che c'è su piazza, e ha l'appoggio della Casaleggio associati, una
società specializzata nell'influenzare le opinioni degli utenti in Rete. In un mo-
mento di crisi, con uno scandalo al giorno, basta applicare le regole del mar-
keting alla politica, ew il gioco è fatto.    Dopo le elezioni i nodi verranno al
pettine".
A. C.: Ma che ragione ha di far saltare un'intetrvista all'ultimo minuto?
G. Favia: "Penso che l'abbia convinto Casaleggio a non andare perchè
ormai stanno facendo il pieno dei voti e non gli avrebbe giovato. Le te-
levisioni mandano a reti unificate i suoi comizi, che bisogno ha di dare
interviste?".
A. C.: Che ruolo ha il 'guru' in questa campagna?
G. Favia: "Si scrive Grillo e si legge Casaleggio. Mi preoccupa che non
abbia mai smentito gli articoli in cui gli si attribuivano, in passato, forti
simpatie leghiste. mi preoccupa un movimento che avrà il 20 per cento
dei voti senza un controllo democratico interno".
A. C.: Fino a dicembre c'era anche lei. Questi pericoli li scopre ora?
G. Favia: "Il movimento di cui ho fatto parte io è quello dei comuni,
delle liste civiche dal basso: è la parte bella, che Grillo usa strumen-
talmente per far pubblicità al movimento nazionale".
A. C.: E gli attacchi alla tv?
G. Favia: "Lo ripete sempre: la tv è morta, la stampa è morta. Tutto si
concentra su un sito commerciale dove si vendono magliette, dvd, pieno
di pubblicità. Mi piacerebbe sapere  a quanto ammontano  gli incassi di
quel sito e con che percentuale vengono divisi. Non è nemmeno dato sa-
pere dove andranno i 10 milioni annui di finanziamento  ai gruppi parla-
mentari 5 stelle. O meglio sappiamo che sarà Grillo a decidere come in-
vestirli in comunicazione, visto che ha fatto firmare un impegno in tal
senso ai suoi candidati. E' una cosa gravissima perchè tutta la comunica-
zionew di Grillo è affidata a Casaleggio.   Capisce per lui che appalto sa-
rebbe?
A. C.: Ne parla con amarezza.
G. Favia: Mi dispiace per quelli nei comuni, che ci credono davvero.
Grillo all'inizio attaccava i tumori del Paese, ora attacca  qualsiasi cosa
si muova e non sia al suo comando. E la gente lo osanna come fosse Za-
pata".

Lucianone