giovedì 30 luglio 2020

SPORT - calcio / Serie A - 36^ e 37^ giornata - 2019/20 con classifica e analisi

30 luglio '20 - giovedì                                    30th July / Thursday                        visione post - 6

Risultati delle partite

36^ giornata
Milan      1     Brescia   1     Genoa   0     Napoli      2     Bologna   3     Cagliari   0     Roma          2
Atalanta   1      Parma    2      Inter     3     Sassuolo   0     Lecce       2     Udinese   1     Fiorentina   1

Spal       1     H. Verona   1     Juventus       2
Torino   1      Lazio         5      Sampdoria   0

La Juventus si aggiudica lo scudetto 2019/20, a due giornate dalla conclusione del campionato

37^ giornata
Parma      1     Inter       2     Lazio      2     Sampdoria   1     Sassuolo   5     Udinese   1
Atalanta   2      Napoli   0     Brescia   0      Milan          4     Genoa       0     Lecce      2

H. Verona   3     Cagliari    2     Fiorentina   4     Torino   2
Spal            0     Juventus   0     Bologna      0     Roma    3

CLASSIFICA

JUVENTUS   83  /   Inter   79  /   Atalanta, Lazio   78  /   Roma   67  /   Milan   63  /   Napoli   59  /
Sassuolo   51  /   H. Verona   49  /   Fiorentina, Parma, Bologna   46  /   Cagliari   45  /   Udinese   42  /
Sampdoria   41  /   Torino   39  /   Genoa   36  /   Lecce   35  /   Brescia   24  /   Spal   20

L'analisi -
La Juve è la squadra campione d'Italia 2019/20, e con questo sono nove scudetti di fila. E li ha
conquistati con tre allenatori diversi: Conte, Allegri e Sarri. Se ne deduce - ma non è del tutto
una novità - che al di là del valore dei tecnici che si sono succeduti alla guida della "Signora",
il valore aggiuntivo e preponderante che alza il livello del team bianconero è la Società, è l'A-
zienda Juve che a livello organizzativo, a livello di competenza e insomma di serietà totale è
al di sopra di tutte le altre società di almeno due spanne buone. Ecco perchè sarà molto duro
batterla in futuro da parte delle altre squadre più o meno titolate. La Juve, al di là dei suoi al-
ti e bassi che si sono evidenziati soprattutto nella parte finale del campionato attuale, è una
fortezza molto poco espugnabile, in quanto alle spalle  c'è molta sostanza organizzativa, di
gruppo e di sistema collaudato di autostima e quindi di intro-empatia tra giocatori e società.
L'Inter di Conte e la Lazio di Simone Inzaghi sono state le due squadre che più di tutte le fa-
vorite iniziali indiziate a tener testa al gruppo bianconero di Torino, sono riuscite a dare del
filo da torcere, almeno fino alle prime partite del dopo lockdown, alla Zebra di mister Sarri.
Poi si sono via via sciolte, la Lazio quasi evaporata, l'Inter con freno a mano non ha saputo
approfittare dei vistosi ultimi capitomboli della Juve dalla difesa sempre più sbandata.
Atalanta, non una sorpresa ormai, e Milan, sorpresa ma forse non troppo con un Ibrahimovic
in più, sono state le due squadre che hanno vinto di più nel girone di ritorno del dopo Lock-
down, ed è stato naturale il loro pareggio  nell'incontro diretto della 36^ giornata.
Il definitivo responso per la retrocessione nella B, riguarda ormai solo Lecce e Genoa - visto
che Brescia e Spal sono già scese nella serie cadetta - che sono divise da appena un punto. 
E al Verona e al Parma si dovranno appellare pugliesi e liguri per ottenere un solo 'pass'  di 
permanenza nella massima serie.
- Luciano Finesso -

L' Opinione del Giovedì - Ma finita l'epoca della mascherina fissa e alla portata, dovremo mantenere quella mentale della -psichica della distanza (?)

30 luglio '20 - giovedì                               30th July / Thursday                           visione post - 4

HO ASPETTATO un bel pò di giorni (18 per la precisione), prima di cominciare a sviluppare questo 
post. Nel frattempo mi sono documentato, ho letto, ho seguito le notizie in tv e alla radio più o meno
come tutti. Soprattutto ho comprato libri che affrontano  la terribile questione della pandemia da co-
ronavirus, e della loro lettura ne scriverò dopo. E comunque sono libri che mi hanno aperto gli occhi
e la mente, dunque fatto riflettere. - Ma per rimanere al titolo, per ora, di questo post  -  l' argomento
della mascherina, e magari aggiungo quello del distanziamento direttamente connesso  -  , mi chiedo
e vi chiedo quante persone in Italia (poi si può affrontare anche lo stesso problema in Europa e fuori
i confini europei, in primis la Cina dove il coronavirus ha avuto origine) sono state salvate dall'uso
della mascherina. Risposta pressochè naturale: tantissime, una miriade. Questo perchè si era capito
già negli ospedali cinesi di Wuhan che il contagio del virus via aerea colpiva bocca e naso attraver-
so i quali si introducevano le goccioline contenenti quel malefico virus, e allora l'uso sistematico
delle mascherine, insieme alla distanza necessaria dalle altre persone, poteva evitare in buona parte
il diffondersi del male, che provocava polmonite acuta con alveoli bruciati e soffocamento respira-
torio, i meccanismi e i passaggi attraverso cui agisce questo coronavirus.
Anche nell'Ospedale di Alzano Lombardo, quando si capì che quei ricoveri da polmonite doppia
erano conseguenze da coronavirus, a fine febbraio e primi di marzo cominciarono a comparire le
mascherine sulle facce dei dottori e delle infermiere per la prima volta, e i parenti dei pazienti  e
i pazienti stessi sui lettini sbarrarono gli occhi. Ma furono quelle protezioni che da lì in avanti si
dovettero incominciare a indossare da parte di tutti una volta dichiarata ufficiale la pandemia. E
la mascherina è diventata ormai un obbligo, magari da tenere a portata di mano o di braccio o
in tasca (come gli occhiali da sole) anche all'aperto finchè non si troverà il vaccino o i vaccini
definitivi che possano guarire - si spera anche far sparire - questo virus curandolo come si fa
con l'influenza invernale normale.
Ma oltre alla mascherina medica protettrice, l'altro elemento di difesa dal Covid19 è stato quello
della distanza da mantenere con il prossimo per non essere contagiati. distanza di circa due me-
tri all'inizio, poi ridotta sempre più fino ad arrivare al limite di un metro a tutt'oggi.



CONTINUA...
to be continued...


STORIE / personaggio - Anna Maria: la custode dei segreti delle rose

30 luglio '20 - giovedì                            30th July / Thursday                              visione post - 4

(da la Repubblica - 19 luglio '20 - di Brunella Giovara)

Cervarese Santa Croce (Padova)
La signora delle rose ha le mani rovinate dal lavoro, infatti si definisce "una contadina", invece della
signora che è.  Fosse tutto normale, adesso sarebbe nel campo a innestare, perchè questo è un la-
voro che si fa nella settimana più calda dell'estate. Adesso, ad esempio. Ma il campo è vuoto, Anna Maria Sgarabottolo ha rinunciato alla sua missione, un pò anche alla sua vita. Per 30 anni ha coltiva-
to, solo rose, e solo rose antiche, è diventata il riferimento dei collezionisti di tutta Europa, poi ha 
detto basta.
Una volta un cliente è arrivato qui nel vivaio, un posto famoso, anche se perso nella campagna tra le
province di Padova e Vicenza, e le ha detto: "Dàme un rosaro". Un rosaio qualunque, detto in dialet-
to, ma il problema non era la lingua, il problema era che alla gente  importa di comprare  "qualcosa
che copra e fiorisca tanto", cosa sia poi, non importa.  Invece è una questione di cultura, che passa
attraverso la fatica di chi studia, preserva, mantiene vive le specie introvabili. Al vivaio La Campa-
nella arrivavano signore da Torino e Milano, da Roma e dall'Inghilterra, dedite al giardinaggio co-
me religione, compravano varietà speciali, oppure trovavano Anna Maria la castello di Masino, in
Piemonte, dove c'erano rassegne importanti, e così la Crépuscule, rampicante e vigorosa, rustica,
rifiorente e facile da coltivare, viaggiava nei giardini con i suoi fiori doppi color albicocca, o la Fé-
licité Parmentier, categoria "Alba", anno 1934, una delle più vecchie quindi, "un colore meraviglio-
so, rosa pallido, e un profumo di testa che sale al cervello", e Anna Maria fa il gesto, così, "su per
il naso", una cosa che inebria, "nessuna rosa moderna ha quei profumi".
Sia chiaro: si è signori nell'anima, anche se non nel portafoglio, se si sa apprezzare una Rose du
Maitre d'E'cole, dal color magenta (e bisogna sapere quale è, il colore magenta), anno 1840, fio-
ri piatti e quartati, tra i più grandi di tutte le Gallica. Sapere anche che si pensava fosse dedicata 
a un maestro di scuola, invece il nome arriva da un villaggio vicino ad Angers. "Ho sempre stu-
diato, ricercato, coltivato", Anna Maria lo dice nella casa vecchia, "in questa cucina  io ci sono 
nata", poi è andata alla scuola agraria di Padova e ha trovato "il mio maestro giardiniere, Egidio
Cristofanon. Lui mi ha insegnato a potare le rose, a fare una collezione di storiche". 
C'è stato anche dell'altro, "era morto di leucemia mio fratello più piccolo, ero in crisi, poi un giorno
so no passata su una strada, in questa campagna, c'erano dei cespugli di rosa canina... ".  
Da allora, "ho lavorato tanto, ma tanto", perchè ha sempre fatto la produzione, e la vendita. Altri in-
vece "comprano e rivendono". E' un mestiere diverso, "per me  il commerciale  non esiste. Io sono 
una vera collezionista, ma sono anche una semplice contadina, e mi sono stancata. Ho la mia storia,
però finisce qui".  Molti clienti (3 mila tra Italia, Francia, Germania. Svezia, Svizzera...) hanno pian-
to e scritto sulla pagina Facebook (7 mila fan), pensando che la collezione di 1400 rose tra Gallica, Centifolia e Damasco, vada dispersa (peraltro finisce in parte in un nuovo vivaio tenuto dall'allieva
Cristina). Chi resta a tenere alto il livello, una volta chiusa La Campanella?  "In Italia, Sergio Scu-
du, del vivaio S'Orrosa ad Ardea, fa rose tè e cinesi. E il belga Lens, rose antiche e anche botaniche".
 Intanto si può passeggiare nel grande roseto, che resterà visitabile ai veri appassionati. E passare attraverso il tunnel delle sarmentose, la fioritura è quasi tutta finita, resistono nel caldo alcune ca-
nine, e penduline, intanto lei racconta la storia di Joséphine De Beauharnais, poi imperatrice, che
assunse alla Malmaison ibridatori e botanici, giardinieri come il Bonpland, e ne ottenne "rose dop-
pie e stradoppie". Spiega che un tempo non esistevano rose rosse o gialle, ma solo bianche o rosa,
poi arrivò in Europa  la Foetida persiana  a metà Ottocento (gialla), e la Chinensis mutabilis, nel
1873, "che porta il fiore rosso". A chi interessano queste cose? Beh, a molti.  "Ad esempio a Pia
Pera, che ho molto ammirato e purtroppo è morta", sicuramente sapeva apprezzare le Charles de
Mills (1786), cremisi-porpora, così ricca di petali da sembrare una peonia. A quelli che partono
da una pianta presa al supermercato, poi comincia una storia diversa, e si va a caccia di rarità.
"Bisogna volergli bene, alle rose. Anche perchè ognuna ha il suo carattere"., dice Anna Maria.
Romano Levi, "grappaiolo angelico" di Nèive, l'avrebbe definita una donna selvatica, per rac-
contarne il carattere brusco ma anche gentile, una donna in maglietta stinta e pantaloni corti,
corti anche i capelli, con le mani vuote perchè non ha più granchè da fare. Però sapiente, "io
riconosco le rose dalle spine", non è da tutti.

Lucianone

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