10 giugno '13 - lunedì 10th June / Monday
Politica / Italia
ELEZIONI COMUNALI
Ha votato solo il 48,51%, il centrosinistra si aggiudica i 10 capoluoghi
di provincia (oltre Roma): Brescia, Lodi, Treviso, Siena, Imperia, Ancona, Viterbo, Barletta, Iglesias
Neoconsigliere a Treviso? Said Chaibi
Che schiaffo per lo "sceriffo" leghista Gentilini. Nella Treviso che considerava sua e che passa al centro sinistra entra in consiglio comunale Said Chaibi, candidato di Sel e dai genitori di origini maghrebine. Domenica scorsa, 2 giugno, era stato minacciato e inseguito da alcuni uomini.
.Undici a zero, successo pieno del centrosinistra nei ballottaggi per la carica di sindaco negli undici capoluoghi di provincia. Erano di centrodestra Brescia, Treviso, Imperia, Iglesias e Viterbo: il centrosinistra oggi impone i suoi sindaci al vertice di queste città: Emilio Del Bono, Giovanni Manildo, Carlo Capacci, Emilio Gariazzo e Leonardo Michelini. Il centrosinistra si conferma al comando, oltre che di Siena con Bruno Valentini, anche di Lodi con Simone Uggetti, Avellino con Paolo Foti, Ancona con Valeria Mancinelli e Barletta, dove approda l'ex portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale, Pasquale Cascella.
Il centrosinistra conferma il sindaco a Ancona e Lodi, lo strappa al Pdl a Viterbo e Imperia. Crolla anche la roccaforte leghista di Treviso, da vent'anni amministrata dal Carroccio. Sconfitto 'lo sceriffo' Gentilini, anche in questo caso dal Pd Giovanni Manildo. Il Movimento 5 Stelle, escluso quasi ovunque dai ballottaggi per il pessimo esito al primo turno dei loro candidato, conquista il sindaco di Assemini e di Pomezia. Passa anche Pasquale Cascella, del Pd, ex portavoce del Presidente Napolitano, candidato sindaco a Barletta. AFFLUENZA CROLLA AL 48,5%: MENO 11,25%Si sono chiuse alle 15 le urne nei 67 comuni nei quali quasi 4,5 milioni di italiani tra ieri e oggi hanno votato al ballottaggio per l'elezione del sindaco e dei nuovi consigli comunali e municipali. Il dato definitivo dell'affluenza è decisamente basso: il 48,51%. L'affluenza a livello nazionale per il turno di ballottaggio nelle elezioni comunali è scesa, rispetto al 59,76% del primo turno, dell'11,25%
BARLETTA, CASCELLA (PD) VINCE LA SFIDA CON 62,89%
Pasquale Cascella è il nuovo sindaco di Barletta. Cascella, candidato di una coalizione di centrosinistra (sostenuto da Pd, Scelta civica e altre quattro liste), ex portavoce di Napolitano, ha vinto con il 62,89% dei voti rispetto al 37,11% conquistato da Giovanni Alfarano, il candidato del Pdl appoggiato da «La Puglia prima di tutto e altre sei liste civiche. Cascella, già portavoce del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha riportato 23.749 voti contro i 14.014 di Alfarano, secondo quanto riportato dal comune di Barletta sul suo sito.
M5S A POMEZIA IN NETTO VANTAGGIO Il candidato del MoVimento 5 Stelle Fabio Fucci, risulta nettamente in vantaggio anche a Pomezia, nel Lazio dove a metà scrutinio (scrutinate 24 sezioni su 49) ha il 63,3% dei voti, a fronte del 36,6% di Omero Schiumarini del centrosinistra.
Lucianone
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lunedì 10 giugno 2013
Storie - L'attentato/agguato in Afghanistan: a missione quasi finita
10 giugno '13 - lunedì 10th June / Monday visioni post - 8
(da 'Il Corriere della Sera' - 9 giugno 2013 / Paolo Di Stefano)
Quei caduti a guerra (quasi) finita
Probabilmente anche per il capitano dei bersaglieri Giuseppe La Rosa
ieri il bollettino del comando non segnalava niente di buono. Come per
Paul Baumer, il protagonista del romanzo di Erich Maria Remarque,
anche per lui doveva essere una giornata come tante, sul finire della
guerra. anzi, a guerra finita. Si può morire anche a guerra finita, que-
sta è la più amara delle beffe. Il ventenne soldato di Remarque, partito
volontario per la Grande Guerra, era affondato in una trincea accanto
ai suoi compagni, con un sole azzurro sopra la sua testa, quando gli ba-
stò allungare la mano verso una farfalla che volteggiava lì davanti per
essere adocchiato dal nemico e colpito a morte da una granata. Fu ri-
trovato con la faccia riversa nella terra. Erano i giorni dell'armistizio.
Anche per il siciliano La Rosa, 31 anni, da sei mesi in Afghanistan,
questi dovevano essere probabilmente i giorni meno pericolosi, quan-
do ormai i genitori al paese, Barcellona Pozzo di Gotto, stavano tiran-
do un sospiro di sollievo per una guerra conclusa sulla carta.casa
Insensata la morte in guerra, ancora più insensata, se possibile, la
guerra a cose fatte, con il pensiero proiettato al ritorno.
Giuseppe come Paul. Anche il comandante dell'esercito israeliano Uri
Grossman, figlio dello scrittore David, fu colpito (da un missile anticar-
ro libanese) quando già aveva negli occhi il suo congedo, con il proget-
to di girare il mondo e poi di cominciare a studiare teatro. Caduto fuori
dal tempo è il titolo di quella straordinaria lettera d'amore (e di dispe-
razione) in forma di dialogo poetico che è il libro dedicato a Uri da suo
padre: Vennero degli uomini, di notte, portavano una notizia...".
Muoiono gli uomini, sul crinale incerto tra la guerra e la pace. Come
gli americani rimasti sul terreno dopo la guerra in Iraq, un numero
persino superiore a quello delle vittime cadute in pieno conflitto. An-
che loro finiti fuori dal tempo. Senza dimenticare , spostandoci dalle
nostre parti, le migliaia di morti su cui da anni litigano gli storici ita-
liani: i cosiddetti revisionisti che fanno il conto dei fascisti trucidati
per vendetta dopo il 25 aprile. Strascichi di sangue e di odio.
In un libro appena uscito (postumo), il prete-operaio don Luisito Bianchi
narra che proprio il 25 aprile, in extremis, un giovane seminarista della
Bassa padana decise di afferrare una pistola nascosta nel pianoforte di
casa e di schierarsi con i partigiani pieno di rimpianto per non averlo
fatto prima; attraversando i portici del paese e volendo vendicare un ex
compagno di scuola trafitto davanti ai suoi occhi da una raffica tedesca,
non fece in tempo a sfilare la rivoltella dalla tunica che si accasciò ac-
canto all'amico. Eroe per un giorno. Eroe fuori tempo massimo.
Già allora i conflitti si chiudevano con la firma dei trattati di pace solo
per le diplomazie, non per l'angoscia e il risentimento della gente. Ma
se è vero che in fondo nessuna guerra è mai finita, figurarsi quando,
come capita sempre più spesso, i sedicenti vincitori (per autoproclama-
zione) lasciano sul campo una guerra guerreggiata in cui il fuoco può
riesplodere senza preavviso: quando cioè la cronologia, così come il
diaframma tra un prima e un dopo, diventa un'illusione e cadere fuori
da un tempo tanto ingannevole è fatale. E' questa ormai la vera trincea,
non più geografica ma temporale.
Lucianone
(da 'Il Corriere della Sera' - 9 giugno 2013 / Paolo Di Stefano)
Quei caduti a guerra (quasi) finita
Probabilmente anche per il capitano dei bersaglieri Giuseppe La Rosa
ieri il bollettino del comando non segnalava niente di buono. Come per
Paul Baumer, il protagonista del romanzo di Erich Maria Remarque,
anche per lui doveva essere una giornata come tante, sul finire della
guerra. anzi, a guerra finita. Si può morire anche a guerra finita, que-
sta è la più amara delle beffe. Il ventenne soldato di Remarque, partito
volontario per la Grande Guerra, era affondato in una trincea accanto
ai suoi compagni, con un sole azzurro sopra la sua testa, quando gli ba-
stò allungare la mano verso una farfalla che volteggiava lì davanti per
essere adocchiato dal nemico e colpito a morte da una granata. Fu ri-
trovato con la faccia riversa nella terra. Erano i giorni dell'armistizio.
Anche per il siciliano La Rosa, 31 anni, da sei mesi in Afghanistan,
questi dovevano essere probabilmente i giorni meno pericolosi, quan-
do ormai i genitori al paese, Barcellona Pozzo di Gotto, stavano tiran-
do un sospiro di sollievo per una guerra conclusa sulla carta.casa
Insensata la morte in guerra, ancora più insensata, se possibile, la
guerra a cose fatte, con il pensiero proiettato al ritorno.
Giuseppe come Paul. Anche il comandante dell'esercito israeliano Uri
Grossman, figlio dello scrittore David, fu colpito (da un missile anticar-
ro libanese) quando già aveva negli occhi il suo congedo, con il proget-
to di girare il mondo e poi di cominciare a studiare teatro. Caduto fuori
dal tempo è il titolo di quella straordinaria lettera d'amore (e di dispe-
razione) in forma di dialogo poetico che è il libro dedicato a Uri da suo
padre: Vennero degli uomini, di notte, portavano una notizia...".
Muoiono gli uomini, sul crinale incerto tra la guerra e la pace. Come
gli americani rimasti sul terreno dopo la guerra in Iraq, un numero
persino superiore a quello delle vittime cadute in pieno conflitto. An-
che loro finiti fuori dal tempo. Senza dimenticare , spostandoci dalle
nostre parti, le migliaia di morti su cui da anni litigano gli storici ita-
liani: i cosiddetti revisionisti che fanno il conto dei fascisti trucidati
per vendetta dopo il 25 aprile. Strascichi di sangue e di odio.
In un libro appena uscito (postumo), il prete-operaio don Luisito Bianchi
narra che proprio il 25 aprile, in extremis, un giovane seminarista della
Bassa padana decise di afferrare una pistola nascosta nel pianoforte di
casa e di schierarsi con i partigiani pieno di rimpianto per non averlo
fatto prima; attraversando i portici del paese e volendo vendicare un ex
compagno di scuola trafitto davanti ai suoi occhi da una raffica tedesca,
non fece in tempo a sfilare la rivoltella dalla tunica che si accasciò ac-
canto all'amico. Eroe per un giorno. Eroe fuori tempo massimo.
Già allora i conflitti si chiudevano con la firma dei trattati di pace solo
per le diplomazie, non per l'angoscia e il risentimento della gente. Ma
se è vero che in fondo nessuna guerra è mai finita, figurarsi quando,
come capita sempre più spesso, i sedicenti vincitori (per autoproclama-
zione) lasciano sul campo una guerra guerreggiata in cui il fuoco può
riesplodere senza preavviso: quando cioè la cronologia, così come il
diaframma tra un prima e un dopo, diventa un'illusione e cadere fuori
da un tempo tanto ingannevole è fatale. E' questa ormai la vera trincea,
non più geografica ma temporale.
Lucianone
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