Venti reportage fotografici sui giovani italiani
che aiutano la Terra a diventare più verde
C'è chi coltiva orti idroponici sui tetti delle case,
popolari, chi cerca l'antidoto ai veleni dei campi
inquinati, chi ricicla gli scarti e li trasforma in
Alta moda. Li ha raccontati una mostra, a Roma.
(da 'la Repubblica' - 18/04/2014 - R2 / Irene Maria Scalise)
Luigi vive respirando piano per non morire. Di mestiere fa il guardiano dell'inferno.
Passa sei ore al giorno, in un container a Giugliano, per controllare quella puzza di
uova marce che arriva dalle discariche più grandi della Campania. Antonio ha realiz-
zato un orto idroponico sul tetto delle case popolari. Pietro e Nuccio ogni mattina
guidano le loro asine per le strade di Castelbuono e ritirano, porta a porta, i rifiuti
del paese. Grazie a loro Castelbuono nelle Madonie è diventato uno dei Comuni più
attenti al rispetto dell'ambiente. Elena e Antonia hanno sdoganato, nell'Alta moda,
i principi del riciclo e del recupero. Serena e Giusy hanno progettato una mappa on-
line del verde per combattere il brutto delle città- Letizia e Roberto lavorano all'Or-
to Botanico di Tor Vergata e, da tre anni, provano a trasformare una graminacea in
una pianta capace di rimediare agli errori dell'uomo. Uno strumento biologico di bo-
nifica da usare nella Terra dei fuochi.
Cosa hanno in comune le loro storie? Sono quelle di "eroi" della Terra. Per questi
angeli senza gloria, che di mestiere hanno scelto la custodia dell'ambiente, c'è come
moneta la soddisfazione di vedere il mondo che cambia grazie all'impegno quotidiano.
Ma c'è chi ha scelto di fotografarli. Così, in occasione della 44^ Giornata della Ter-
ra, smettono di essere trasparenti e diventano protagonisti di venti reportage fotogra-
fici nella mostra 'Cambiamo Clima'(organizzata da Earth Day Italia e Shoot4Change,
al Maxxi di Roma dal 22 al 29 aprile).
"I guardiani delle discariche", spiega Mario De Biase, commissario alle bonifichedel-
le Terre de Fuochi, "vivono respirando il biogas di 900 mila tonnellate di rifiuti e non
hanno nessuna mascherina". Aggiunge Antonio Amendola, fondatore S4C, che li ha
fotografati: "E' un mestiere alienante perchè non fanno praticamente nulla e in più da
16 mesi, non percepiscono lo stipendio, ma perseverano perchè 'è meglio avere una
promessa di lavoro che non avere niente' ". Una pianta ci salverà, sembra essere il
mantra dei dottorandi Roberto Braglia e Letizia Zanetti, da tre anni impegnati in un
progetto di ricerca per la bonifica dei terreni inquinati tramite le piante. "Lavoriamo
all'Orto Botanico di Tor Vergata e stiamo sperimentando le specie di piante in grado
di rimuovere gli elementi inquinanti creati dall'uomo", spiega Braglia, "abbiamo indi-
viduato una graminacea capace di assorbire attraverso le sue radici profonde metalli
pesanti e pesticidi organici nocivi, imprigionandoli nelle foglie".
Il riciclo da indossare è invece il motto delle stiliste Elena Todros e Antonina De Luca:
"La nostra idea nasce da una modalità di lavoro perchè noi disegniamo cappelli ed è
più facile in capi piccoli usare scarti, che poi dipingiamo e trasformiamo in pezzi unici".
Il sogno di un bambino può andare d'accordo con la natura, una volta diventati adulti.
E' il caso di Dino Massignani, custode della riserva di San Massimo, in provincia di Pavia:
"Da bambino vedevo le piante di riso spuntare dagli specchi d'acqua - spiega - oggi sono
diventato il custode di un bosco ed eccomi a fare il produttore di riso, devo essere attento
a un ambiente complesso e unico. Ho imparato a non usare prodotti chimici e a lasciare
nelle risaie l'acqua per completare il loro ciclo vitale".
Lucianone