17 maggio '15 - domenica 17th May / Sunday visione post - 5
(da la Repubblica - 15/05/'15 - La Polemica / Francesco Merlo)
La minaccia di precettare gli insegnanti italiani come se fossero tranvieri milanesi o
netturbini romani o minatori inglesi è un oltraggio alla scuola pubblica, una di quelle
prepotenze verbali che, dicevano i vecchi rivoluzionari, "fanno alzare la febbre dei
popoli", eccitano gli animi, accendono lo scontro sociale. E infatti nessuna governo
in Italia è mai ricorso davvero alla precettazione dei professori. Neppure nei momen.
ti pià caldi e ideologici, quelli del pensiero di piazza, dell'eternità della rivolta, del pe-
renne corteo, della scuola antiscuola che tutti insieme abbiamo faticato a seppellire.
Speriamo dunque che il presidente dell'autorità di garanzia degli scioperi Roberto
Alesse, dicendo che "lo strumento della precettazione in caso di blocco degli scrutini
sarebbe la via obbligata e doverosa" si sia solo imbrattato di zelo secchione e che gli
vengano perciò tirate le orecchie da Renzi, dal ministro Giannini e persino dal sotto-
segretario Faraone, al quale è stata affidata la battaglia "culturale" contro i nemici
della buona scuola e del "cambio verso", proprio a lui che ha un brillante curriculum
da autodidatta. Quando l'ho conosciuto predicava "l'affezionamento" ora vuole la
"desecolarizzazione".
E' vero che il blocco degli scrutini minacciato dai sindacati degli insegnanti è la meno
elegante e la meno tranqullizzante delle proteste possibili. Ma è ancora diritto di scio-
pero, sia pure in una forma estrema. Non cancella infatti la valutazione finale degli stu-
denti e neppure nega le pagelle, ma solo le rinvia di uno o due giorni al massimo.
Dki scrutini del resto non avvengono nella stessa data in tutta Italia: ogni scuola ha un
suo calendario. E uno sciopero, nel giorno degli scrutini, non metterebbe in ginocchio,
l'intero Paese e non paralizzerebbe la scuola. Per le famiglie sarebbe ovviamente un fa-
stidio, ma non certo un dramma, anche perchè l'uso del registro elettronico informa quo-
tidianamente i genitori e la legge sulla trasparenza ha cancellato - ormai sono venti an-
ni - il mistero del voto, l'arma terribile dell'esito finale. Certo, se il blocco degli scrutini
diventasse uno sciopero ad oltranza allora sì che la precettazione sarebbe doverosa. Ma
stiamo ipotizzando un conflitto sociale che non si è mai visto, neppure nel sessantotto
quando furono inseguiti tutti gli azzardi e tutte le avventure. E difatti, già per trovare un
(momentaneo) blocco degli scrutini bisogna risalire al primo quadrimestre del 1991 quan-
do i Cobas protestarono per il mancato rinnovo del contratto. Il ministro della P.I. era il
democristiano Gerardo Bianco, che tutti chiamavano Gerry White, uno stimato latinista
che andava fiero d'essere nato nella stessa provincia di Francesco de Sanctis. Eppure
anche allora si aprì sulla precettazione uno di quei dibattiti di legalità che sulla scuola so-
no comunque approssimativi, perchè c'è sempre una legge che rimanda ad un'altra legge
e un'interpretazione che ne cancella un'altra.
La scuola è la palude dei cavilli, il junkspace" (lo spazio spazzatura) dei ricorsi al Tar.
Persino gli esperti hanno le idee vaghe, ogni frazione sindacale segue un suo Codice e
solo questo governo è riuscito a compattare tutti e a dare un senso unico alla protesta
della più scoraggiata e maltrattata categoria professionale del Paese.
Purtroppo gli insegnanti italiani, che non ci stancheremo mai di difendere, ci mettono
poco a mettersi dalla parte del torto, anche quando hanno ragione. E lo hanno fatto
due giorni fa invitando gli studenti a non compilare i testi di italiano e di matematica
(Invalsi si chiamano). Ebbene, usare gli scolari, che basta una scintilla per incendiare,
è un vecchio vizio della demagogia, una scorciatoia del professore che chiede aiuto in-
vece di darlo, manipola la rabbia generazionale dei ragazzi e li manda avanti come scu-
di umani. E tradisce pure la propria missione perchè invitare a non onorare i test d'e-
same è uno sciopero dei libri, una sconfitta per il professore e non per il governo: un
insegnante che insegna a non fare i compiti in classe è come un prete che spara in
Chiesa, come un medico che fa ammalare i suoi pazienti.
La dialettica democratica prevede che il governo porti in Parlamento le sue ipotesi di
riforma della scuola e che i professori possano scioperare, sino al blocco degli scrutini,
senza essere trattati come forconi, come camionisti cileni, come forestali siciliani, co-
me i privilegiati delle orchestre di Stato, come i vigili urbani di Roma che si ammalano
in massa alla vigilia di Capodanno, come molti dipendenti della Rai, insomma come i
per diritti sindacali.tanti che in Italia spacciano i propri privilegi per diritti sindacali.
Continua,,, to be continued...
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