Risultati delle partite
Udinese 3 Catania 2 Genoa 1 Juventus 3 Chievo 2 Fiorentina 2
Sampdoria 3 Atalanta 1 Roma 0 Cagliari 0 Inter 1 Torino 2
Lazio 1 Milan 2 Napoli 5 Parma 2
Bologna 0 Sassuolo 1 Verona 1 Livorno 0
Classifica finale
JUVENTUS (campione) 102 / Roma 85 / Napoli 78 / Fiorentina 65 / Inter 60 /
Parma 58 / Torino, Milan 57 / Lazio 56 / Verona 54 / Atalanta 50 /
Sampdoria 45 / Genoa, Udinese 44 / Cagliari 39 / Chievo 36 / Sassuolo 34 /
Catania 32 / Bologna 29 / Livorno 25
LA JUVE E LA CARICA DEI 102
Tutto lo 'Juventus Stadiium' ai piedi di Antonio Conte /
Gli ultrà provano a rovinare tutto: ma finalmente il resto
dei tifosi reagisce / Pirlo: "Volevamo vincere per superare
i cento punti" / Llorente: "Il gol più importante è stato al
Verona: era un momento delicato ed era il primo".
La Roma perde anche in casa del Genoa e chiude a -17.
Finisce amaramente per il Toro con Cerci che sbaglia il
rigore decisivo al 94' . Ne approfitta il Parma che entra
in Europa League. Per il Milan inutile vittoria col Sas-
suolo.
Situazione finale con quadro completo
Scudetto - Juventus
Retrocesse in serie B - Bologna, Catania, Livorno
Champions League - Juventus, Roma, Napoli
Europa League - Fiorentina, Inter, Parma
Dietro ogni numero c'è sempre una storia, un racconto da interpretare. Chi parla di
freddezza delle cifre non le conosce e non le ama. E questo cubitale 102 bianconero
ha il fascino misterioso di una creatura mai vista, è un meteorite precipitato sulla
Terra: se ne parlerà per decenni, forse finchè la gente avrà voglia di giocare a pallo-
ne, finchè esisteranno campionati e squadre. E' l'Everest: più in alto non si va.
Qui siamo molto oltre la statistica r i record: 102 punti rappresentano infatti la sostanza
di una squadra formidabile, irraggiungibile, la sua continuità e il suo codice genetico.
Ma sono anche la dimensione di una voragine, la profondità dell'abisso, perchè tra la
Juventus e gli altri c'è il nulla, o quasi. 17 punti più della Roma, seconda, e 24 più del
Napoli, terzo. Settanta punti più del Catania terzultimo, cioè il primo dei sommersi: si-
gnifica che il campionato non p uno ma almeno tre, o quattro, un insieme di blocchi lon-
tanissimi, di forze assurdamente diseguali, colpa anche della paurosa eclisse di Milan
e Inter. La prova, superflua, che venti squadre sono troppe e che il livello medio del
nostro calcio è sempre più basso, e non certo per colpa della Juve che passeggia sulle
macerie.
Non si vincono 33 partite su 38, e 19 su 19 in casa, se molti tra gli avversari non sono
friabili o smarriti. Aveva ragione Capello, con buona pace di Conte: la serie A non è
allenante, e questa è la faccia nascosta (ma neanche troppo) della Luna bianconera.
Due eliminazioni consecutive in Europa, contro avversari in fondo appena normali co-
me Galatasaray e Benfica, nel cuore della trionfale campagna d'Italia misurano le di-
stanze e la strada ancora da percorrere. Del resto, senza consapevolezza del limite
non cresce nessuno.
(da la Repubblica / RSport - 19/05/'14 - Maurizio Crosetti)
Disuguaglianze anche nel calcio della A
Con l'introduzione dei 3 punti in classifica, in caso di vittoria di una
squadra, si era detto a suo tempo che ci sarebbe stato un bel balzo
in avanti di chi se ne avvantaggiava, e che quindi gli scarti tra un
team e l'altro sarebbero stati più notevoli. E ciò è puntualmente av-
venuto. Ma da circa due, forse tre anni questi balzi e scarti si stan-
no facendo sempre più netti e marcati, fino ad arrivare, quest'anno
a dei distacchi quasi astronomici. Le cause sono diverse, ma certa-
mente la più sicura, palpabile è l'abbassamento del livello tecnico-
tattico di parecchie squadre, e poi la mancanza di talenti registi al
livello di quelli avuti in passato, e pure di bomber attaccanti puri.
E qui la nota dolente è la sovrabbondanza di giocatori stranieri, e
la mancanza di un settore giovanile nostrano vero e proprio: si sa,
è il mercato aperto che non fa crescere giocatori italiani più o me-
no talentuosi. Ormai si va alla ricerca dei pezzi pregiati, per lo più
stranieri, si formano squadre forti con giocatori (di solito atranieri)
più pagati sul mercato - la stessa Juventus ha seguito questo trend
(con successo, naturalmente) - e intanto i piccoli club si devono ac-
contentare degli scarti (in maggioranza italiani) che spesso non so-
no più tanto giovani (Toni, Di Natale e lo stesso Totti sono stati ec-
cezioni) ma fanno gruppo e spesso panchina. Insomma c'è mancan-
za di giovani giocatori italiani, che abbiamo trascurato sempre più
per cercare i fuoriclasse stranieri, che spesso sono invece dei flop,
e l'investimento in giovani vivai locali è ormai fatto da pochissime
squadre- E poi a lungo andare la differenza si vede, in termini so-
prattutto di disuguaglianza nei risultati e in classifica. (Lucianone)
Lucianone