mercoledì 24 luglio 2013

Società - Italia / Normalità e povertà

23 luglio '13 - martedì          23 rd July / Tuesday                    visioni post - 5

Ci sono due articoli apparsi nel mese di luglio che rappresentano
molto bene la situazione italiana sia sociale che  economico-poli-
tica, con tutta la sua diversità/specificità da quella di tutti gli altri
Paesi, soprattutto dell'area europea. Li ho scelti tra altri  che ho
letto in questo mese, e li riporto qui di seguito, sperando che pos-
sano  essere utili  per  l'approfondimento-conoscenza  della crisi
continuativa italiana incluse, naturalmente, le cause che l'hanno
provocata e ancora la provocano.
(Lucianone)


(da la Repubblica - 20/07/2013  -  Stefano Rodotà)
La normalità deviata
Molti fatti, in questi giorni, hanno destato scandalo, suscitato proteste, acceso
qualche fuoco d'indignazione. Ma non sono il frutto di una qualche anomalia,
non rientrano nella categoria delle eccezioni o degli imprevisti. Appartengono
a quella "normalità deviata" che caratterizza ormai da anni il funzionamento
del sistema politico. Ha corroso il costume civile, accompagna il disfacimento
del sistema industriale e la terribile impennata della povertà.
Il caso Alfano è davvero  una illustrazione esemplare  del modo in cui questa
normalità deviata  è stata costruita, fino a divenire l'unica, riconosciuta for-
ma di normalità istituzionale. Lasciando da parte la responsabilità oggettiva
per fatti di cui non avrebbe avuto conoscenza, bisogna chiedersi quale ruolo
giochi la responsabilità politica.
Dove va a finire questa specifica forma di responsabilità quando si adotta
questo tipo di argomentazione?    Scompare, anzi  è  da tempo  scomparsa,    
creando una zona di immunità nella quale i titolari di incarichi istituzio-
nali si muovono liberi, quasi estranei alle strutture che pure ad essi fanno
diretto riferimento, anche quando il funzionamento di queste struture pro-
duce gravi conseguenze politiche. La responsabilità politica, anzi, finisce 
con l'essere considerata come una insidia, un rischio. Guai a farla valere.
se così vengono messi in pericolo la stabilità del governo, gli equilibri fa-
ticosamente o acrobaticamente costruiti.
Questo particolare tassello della normaòlità deviata finisce con il rivelare
la più profonda distorsione del nostro sistema politico - l'essere ormai pri-
gioniero di uno stato di emergenza permanente. Questo è divenuto l'argo-
mento che  inchioda  il sistema politico  alle sue difficoltà, negandogli la 
possibiltà di sperimentare soluzioni diverse da quelle che, via via, mostra-
no i loro evidenti limiti, fino a sottrarre alla politica ogni legittimo margi-
ne di manovra.    Di nuovo la normalità deviata, di fronte alla quale vien 
forte la tentazione  di pronunciare  un "elogio della follia politica", che
spesso consente di cogliere i tratti reali di una situazione assai meglio del
realismo proclamato. Era davvero imprevedibile quello che sta accadendo,
l'intima fragilità delle "larghe intese" che, prive di qualsiasi collante po-
litico, sono in ogni momento esposte a fibrillazioni, ricatti, strumentaliz-
zazioni?  E' la mancanza di coraggio politico a produrre instabilità.
Così non soltanto  l'orizzonte  dell'azione di governo  si accorcia sempre
di più, fin o ridursi al giorno dopo.    Soprattutto si perde la capacità di 
operare in modo adeguato alle situazioni di crisi e di ripartire le risorse
rispettando le vere priorità, le emergenze effettive.  Infatti, si accettano
come variabili indipendenti  quelle che, invece, sono pretese settoriali
o prepotenze di parte. Problemi procedurali a parte, com'è possibile ri-
partire le scarse risorse disponibili assumendo come tabù intoccabile 
l'acquisto degli F-35, mentre premono altre e pià drammatiche neces-
sità? Com'è possibile inchiodare fin dal primo giorno l'azione del go-
verno intorno alla questione dell?Imu, condizionando l'intyera stra-
tegia economica per soddisfare una promesa elettorale di Berlusconi,
mentre svaniscono quelle del Pd?
In questa normalità sempre più deviata non riescono a trovare posto 
le vere, grandi emergenze. Mentre si dissolve l'apparato industriale, 
non vi sono segni di una vera politica industriale. Neppure questa
è una novitù, perchè si tratta di una ereditù dei governi Berlusconi
e pure del governo Monti, dove quelle due parole venivano liquida-
te quasi con disprezzo come si facesse cenno a una inammissibile
interferenza nel mercato. E da questa ulteriore assenza di politica
viene un contributo all'aggravarsi della situazione economica, che
ormai deve essere letta  partendo  dalle cifre impressionanti  sulla 
povertà. Le ha analizzate efficacemente e impietosamente Chiara
Saraceno, sottolineando pure la necessità di modifiche strutturali,
come quelle riguardanti l'avvio di forme di reddito garantito.  Un
governo blindato, dunque, non è necessariamente sinonimo di go-
verno forte e efficiente. 
CONTINUA... 
to be continued...,