Bergamo riscopre un maestro del Seicento,
Carlo Ceresa:
era il pittore dei signori
che fu emarginato dai monsignori
Carlo Ceresa era un ritrattista amato dai nobili cittadini, ma per fare
quadri sacri dovette spostarsi ed emigrare nelle valli bergamasche.
Il vero motivo? In due parole, ai ricchi piaceva, ai preti proprio no.
(da 'la Repubblica' / pagina Milano Cultura 9/03/'12 - di Chiara Gatti)
Strano destino quello di Carlo Ceresa (1609-1679), ritrattista
e pittore sacro del Seicento lombardo che tappezzò la sua città
adottiva, Bergamo, di effigi dei nobili titolati, ma non ottenne mai
una commissione per pale d'altare, genere in cui era ferrato ma che
fu costretto a svendere nelle valli profonde e nei paesi di montagna
a committenze minori rispetto a quelle della curia cittadina.
Colpa forse del suo stile libero, elastico rispetto a certe iconografie
più tradizionali e amate, segnato da un certo languore delle figure
dalle carni morbide e lunari, sgradito ai gusti dei paladini della fede.
Al contrario apprezzato dalle signore dell'high society, dai conti e
dai cavalieri che ritrovavano se stessi nei suoi ritratti realistici
e pieni d'energia. Come se ne vedono tanti nella grande antologica
che, coordinata dall'Accademia Carrara di Bergamo (per ora chiusa
per restauri) ha aperto al pubblico sabato 10 marzo ed è divisa su
due sedi: la Gamec per le opere maggiori di Carlo Ceresa, e il Museo
Bernareggi per le sue prove giovanili.
La mostra è curata da un terzetto di specialisti del secolo buio (XVII),
che in realtà in terra bergamasca fu un piccolo "siglo de oro". Nomi
di questi curatori: Simone Facchinetti, Francesco Frangi e Giovanni
Valagussa. La mostra mette in ordine tutte le tessere nel puzzle della
vita di Ceresa, aggiustando le attribuzioni e stabilendo il suo ruolo di
anello mancante nella catena dei grandi ritrattisti sbocciati in zona:
da Giovanni Battista Moroni a Frà Galgario. Che, infatti, arricchiscono
con la loro presenza un percorso fatto di accostamenti continui fra i
lavori di Ceresa e quelli dei suoi modelli,allievi o rivali.
Più di cento pezzi, fra cui un nucleo di pale monumentali, rastrellate
nelle parrocchie e nei santuari locali, dalla Val Brembana alla Valsas-
sina , raccontano proprio per raffronti la storia di un artista devoto al
mestiere, allo studio dei maestri, alle re gole della composizione per-
fetta e agli artifici tecnici con una punta di sperimentalismo quando
tingeva le pelli dei suoi Cristi algidi d'un tono d'argento, quasi metal-
lico, quasi metafisico... (vedere e leggere la continuazione di questo bel
pezzo di critica di C, Gatti sul sito Repubblica.it o recuperando la pagina
relativa di 'la Repubblica').
Andare a vedere>>Visiòn de San Eustaquio << going to see
Bergamo - Museo Adriano Bernareggi e Garmec, fino al 24 giugno,
info 035218041
vedere anche i siti: www.accademiacarrara,bergamo,it
www.museobernareggi.it
Lucianone