martedì 29 dicembre 2015

Spettacoli /cinema - Il film 'Italian Gangsters': gli eroi negativi degli anni '50 e '60

29 dicembre '15 - martedì               29th December / Tuesday             visione post - 4

Renato De Maria, regista di "Italian Gangsters", parla del suo ultimo lavoro  che
ricostruisce la storia dei più famosi criminali degli anni '50 e '60, da Lutring a Ca-
vallero.

(da 'la Repubblica' - 18/ 12/ '15 - Simona Spaventa)
Volevano tutto e subito. E se lo prendevano, senza complimenti. Erano i "banditi" che
svaligiavano banche e gioiellerie nella Milano ridotta in macerie dalla guerra e nelle al-
tre città del Nord, schegge impazzite di una gioventù proletaria e ribelle che imbracciò 
mitra e corse sparando verso il boom.  Ezio Barbieri "il bandito dell'Isola"  e  Luciano
Lutring "il solista del mitra", Luciano De Maria della rapina di via Osoppo0 e Pietro
Cavallero, Paolo Casaroli "Il Dillinger bolognese" e Horst Fantazzini: nomi entrati nella 
leggenda che il regista Renato De Maria racconta in Italians Gangsters, docufilm in ante-
prima da domani, 19 dicembre, fino al 6 gennaio '16 all'Oberdan di Milano. Prodotto da
istituto Luce e Minerva Pictures e in concorso a Venezia nella sezione "Orizzonti", il film
è uno spaccato della storia d'Italia dal dopoguerra apagine lla ricostruzione attraverso i gangster che imperversavano sulle prime pagine dei quotidiani negli anni '50 e '60. 
"Erano gli eroi in negativo di un paese in crescita che aveva voglia di lasciarsi la fame alle
spalle - sottolinea De Maria, autore di Paz! e del recente La vita oscena, in cui  dirigeva la
moglie Isabella Ferrari -. Da sempre ho una passione per il genere crime, e ho voluto rac-
contarli come metafora di quell'Italia.  Ragazzi usciti dalla guerra  con le armi  in mano,
(alcuni erano stati partigiani), che volevano fare la bella vita. E scelsero la scorciatoia del 
crimine".
Coraggiosi, sfrontati, un pò incoscienti, "sicuramente borderline, non ho voluto parlare
del Sud perchè lì la criminalità era organizzata, loro invece erano cani sciolti, anarchici
ed egoriferiti".  E il film lascia spazio ai loro caratteri anticonformisti fino, addirittura,
alla poesia. Tratte alla lettera da interviste vergate da giganti del giornalismo come Mon-
tanelli, Giorgio Bocca, Enzo Biagi, le loro parole vengono recitate  in prima persona  da 
giovani attori - tra cui il milanese Paolo Mazzarelli - i cui èprimi piani si alternano a im-
magini d'archivio delle cronache e dei processi e a citazioni cinematografiche d'autore,
da Petri a Antonioni e Sautet, e di poliziotteschi anni '70 tutti festini sexy, inseguimenti,
sparatorie. Con risultato travolgente. "Era una mala romantica, che rubava per neces-
sità, ma anche per bellezza del gesto  -  prosegue il regista -. Al pu.nto da ispirare tanta
letteratura, da Scerbanenco ai canti della ligera di Strehler. Milano era il loro teatro.
C'era Lutring, cresciuto al bar del padre in via Novara a San Siro rifugio di ladruncoli:
a 18 anni andava in giro in Cadillac con una Smith & Wesson per far colpo sulle donne.
Rapinatore per caso: un giorno  un giorno alle poste si arrabbia con l'impiegato, sbatte
il pugno sul bancone. Quello vede la pistola  e  gli consegna l'incasso.  Sempre con stile, 
però: nascondeva  il mitra  dietro mazzi di fiori  per non spaventare  le commesse delle gioiellerie".
Per altri contava la rabbia sociale. Come per Barbierio, nato in via Borsieri, all'Isola:
"Veniva dal popolo, ed era diventato bandito  nella Milano distrutta  del dopoguerra
nel vedere la madre alzarsi alle 4 a fare la fila per il pane. Sarebbe diventato "il signo-
re di Milano", con completi in gessato  e  la Lancia Aprilia truccata  per seminare  la
"madama". Però la leggenda dice che distribuiva i proventi delle rapine ai poveri del
quartiere".

Lucianone

Società / Italia - Gli elenchi contro gli ebrei su Internet

29 dicembre '15 - martedì               19th December / Tuesday             visione post - 9

(da la Repubblica - 18/ 12/ '15 - Carlo Bonini)
I nazi-jihadisti e la vergogna degli elenchi contro gli ebrei
In un micidiale cocktail di immondizia neonazista e antisemitismo "religioso" che si
professa musulmano, in Rete torna ad affacciarsi l'infame lista di proscrizione degli
"ebrei influenti in Italia", già pubblicata nel 2009 dal sito  "Stormfront"  (da tempo
oscurato). Questa volta, sotto la testata 'Radio Islam', incubatore di istigazione raz-
ziale in 33 lingue fondato nel lontano 1996 da ahmed Rami, ex ufficiale golpista del-
l'esercito marocchino riparato in Svezia.-
Oggi come sei anni fa, in un medesimo format grafico, giornalisti, professori univer-
sitari, imprenditori, intellettuali, scrittori, vengono consegnati a una colonna infame 
in cui la stella gialla è aggiornata in un marchio digitale  dalle lettere maiuscole  e il
color ruggine: "EBREO". A dispetto di ogni decenza, verità e persino attendibilità.
Non fosse altro perchè, come stigmatizzato  in un tweet  da  Gad Lerner  (uno dei
"marchiati"), che "a Radio Islam siano pure imbecilli, oltre che biechi" è dimostra-
to da una "lista zeppa di errori".
Affidata alle indagini delle nostre polizie, l'antiterrorismo e la postale, e della nostra
intelligence interna, l'Aisi, della faccenda  si verrà ragionevolmente a capo  in tempi 
brevi. Magari per scoprire, come già accaduto in passato (sono state due le indagini
che, nel novembre del 2012 e del 2013, hanno disarticolato con arresti e condanne, la
rete di "Stormfront" in Italia), che dietro l'anonimato  della Rete  si nasconde l'odio
vigliacco di pochi, fedeli innanzitutto alla svastica e al ciarpame revisionista, oltre ch
a Maometto e alla Sharia.
E tuttavia, nel rigurgito di queste ore c'è un tratto che non deve essere lasciato cade-
re, nè merita di essere sottovalutato. La sortita di "Radio Islam" arriva infatti due
settimane dopo il post in rete di un video di 14 minuti in cui le stragi di Parigi (130
morti), in un montaggio grottesco nella sua grossolana manipolazione della realtà,
venivano declassate a "ridicola farsa"  orchestrata da  "coloro che hanno creato a
tavolino prima Al Qaeda e poi l'Is". Il copyright, in quel caso,  era stato del sito "La
scienza del Corano" e del suo fondatore. Un altro marocchino. Tale Anass Abu Jaf-
far, ventisettenne a lungo residente nel bellunese, legato a foreign fighters partiti per
la jihad in Siria, ed espulso  nel maggio scorso  dal nostro Paese  per poi riparare a 
Casablanca.  Un altro campione di antisemitismo (come si evince  dai post del  suo
profilo Facebook) e dal significativo seguito di guardoni (100mila follower).
E' insomma l'effetto emulativo e seriale  di una propaganda "nazi-islamista" (per
dirla con le parole di Bernard-Henry Lévy) la questione che pone il velenoso ciar-
pame messo in circolo in queste settimane e già manifestatosi all'indomani di Char-
lie Hebdo.

Continua... to be continued...