visioni del post - 5
La crisi economica dell'Eurozona
(parte 2^)
Non accusate i tedeschi cattivi
(articolo recuperato di Giovanni Di Lorenzo - 'la Repubblica' -
31 gennaio 2012)
Qualche giorno fa ero in Italia per una breve visita. Al ristorante dove
a volte ceno mi hanno subito chiesto di spendere una buona parola per
l'Italia con Angela Merkel. Il giorno dopo altri conoscenti italiani mi
hanno detto: "Con Berlusconi si stava meglio".
Ecco, vorrei partire da queste impressioni del mio viaggio in Italia per
ragionare sulla crisi dell'Europa, su dove questa crisi ci può portare,
su come sarà dopo la crisi questa Europa abituata nei decenni del do-
poguerra alla democrazia e all'economia di mercato. L'impressine che
ho colto è che la signora Merkel sia vista come una ragione della crisi
italiana. Il che, mi rincresce dirlo, mi sembra un capovolgimento della
realtà. Nell'incapacità, o nella scelta italiana di non capire che la linea
della signora Merkel è non già una causa della crisi odierna, bensì so-
lo una delle reazioni di una politica economica e finanziaria italiana che
ha portato l'Italia ai problemi di oggi. - Non fraintendetemi, non voglio
parlare solo di Germania e Italia. Però il rapporto bilaterale è un esem-
pio dei problemi che in queste ore vive l'intera Europa.
Questa idea della Germania cattiva vista come ragione del malessere
è molto forte in Grecia e comincia a dilagare anche in Italia. E persino
in dichiarazioni di Sarkozy. - Tutti o quasi tutti in Europa sembrano di-
menticare che la Germania stessa non si sente invulnerabile a un peri-
colo di downgrading: nel calcolo di probabilità dell'establishment è un
rischio al 50 per cento. Ricordarlo potrebbe forse aiutare l'Europa a
capire meglio i timori tedeschi e la linea tedesca. Insieme, soprattutto,
al timore che con la crisi la Germania rischi non soltanto di perdere il
rating a tre A ma anche la sua specificità di unico grande Paese dell'eu-
rozona in cui, sulla scena politica, non agiscono forze populiste e nazio-
naliste.
C'è un conflitto di fondo. Sul grande dilemma, se per salvare l'unità
europea e l'euro puntiamo sul consolidamento dei bilanci secondo la
scuola tedesca - e Monti è il primo a dire "ich denke Deutsch" (penso
tedesco , ndr) - o sulla scelta di stampare più moneta. Entrambe le op-
zioni aprono grandi rischi. Nessuno, in quest'Europa in crisi, può offrire
la certezza di quale sia la via giusta. Rischia di essere quella che gli in-
glesi chiamano una "no win situation", una situazione in cui appunto
nessuna scelta ti garantisce certezze di successo o di uscita dalla crisi.
Per questo è così difficile e inquietante l a ricerca di ogni risposta al
grande interrogativo. come sarà l'Europa dopo la crisi, tra qualche anno.
Continua...to be continued...