13 settembre '15 - domenica 13th September / Sunday visione post - 7
ESTERI . Emergenza migranti
Naufragio in Grecia: strage di bambini / Controlli al confine con Austria
Grecia: affonda barcone, tragedia in mare.
La Germania sospende i treni in Austria. Alla stazione di Monaco 13 mila arrivi
da sabato. Il ministro dell'interno tedesco: "Servono zone di attesa anche in Italia"
ITALIA - Scuola
Tornano sui banchi 9 milioni di studenti
Tra le regioni con più alunni, la Lombardia seguita da Campania, Sicilia, Lazio.
Il caos supplenti che incombe sull'inizio dell'anno. più del 97% dei professori
accetta la cattedra. Ma la Puglia fa ricorso. I sindacati: "La battaglia contro
la Buona scuola non è finita".
Gran Bretagna - Politica
Corbyn, nuovo leader Labour
Jeremy: ribelle vegetariano che odia austerity e Nato. E canta "bandiera rossa".
Italia - Meteo
Allerta in Liguria / Allagamenti a Genova
Perturbazioni massiccie anche su Toscana, Umbria e Lazio.
Firenze: tre feriti da un fulmine. Rinviata la gara di calcio Samp-Bologna.
ESTERI - Emergenza migranti 2
L'Austria manda l'esercito al confine / Da ottobre blitz navali
contro gli scafisti
Oggi vertice dei ministri a Bruxelles. Anche la Slovacchia reintroduce i controlli
Il giorno dopo l’annuncio della Germania di ripristinare il controllo alle frontierel’Austria ha deciso di inviare l’esercito (a supporto della polizia) al confine con l’Ungheria. La misura è stata decisa dopo gli oltre 10 mila arrivi di ieri, ma come ha ribadito il cancelliere Werner Faymann, il diritto di chiedere asiItalialo non viene messo in discussione. E anche la Slovacchia ha deciso di reintrodurre i controlli. Intanto oggi a Bruxelles è prevista una riunione dei ministri degli Interni dell’Ue per approvare le nuove proposte della Commissione europea sull’immigrazione che non prevedono le discusse quote obbligatorie per i Paesi.
Italia - Meteo 2
Nubifragi nel Piacentino: un morto e due dispersi
Esonda lo Scrivia, danni in Liguria. In Emilia ponti chiusi e auto travolte
ITALIA - Beppe Grillo
Grillo condannato a un anno per diffamazione / Lui risponde: io
come Pertini e Mandela
Beppe Grillo è stato condannato dal tribunale di Ascoli Piceno a un anno di reclusione (pena sospesa) per diffamazione aggravata nei confronti del professor Franco Battaglia, docente del Dipartimento di Ingegneria «Enzo Ferrari» dell’Università di Modena e Reggio Emilia. I fatti risalgono all’11 maggio del 2011, durante un comizio elettorale tenuto da Grillo a San Benedetto del Tronto, dove era giunto per un incontro pubblico in vista della referendum sul nucleare.
Grillo sul suo blog ha commentato così: «Oggi è stata emessa la sentenza dal tribunale professor Franco Battaglia, docente di Chimica ambientale del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari dell’Università di Modena e Reggio affermava delle coglionate in merito al nucleare». «Il pm - pdi Ascoli Piceno contro di me per diffamazione, per aver detto in un comizio che il recisa il leader M5S - aveva chiesto una multa di 6.000 euro. Il giudice mi ha invece tolto la condizionale condannandomi a un anno di prigione e a 50.000 euro di risarcimento». «Se Pertini e Mandela - afferma - sono finiti in prigione potrò andarci anch’io per una causa che sento giusta e che è stata appoggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani al referendum». «Io sono fiero - conclude - di aver contribuito a evitare la costruzione di nuove centrali nucleari in Italia. È un’eredità che lascio ai nostri figli che potranno evitare incidenti come Chernobyl e Fukushima».
Lucianone
DI TUTTO e di PIU Ambiente / Appuntamenti / Arte / / Cibo-cucina / Commenti / Cultura / Curiosità-comicità / Dossier / Economia-Finanza / Fotografia / Inchiesta / Intervista / Istruzione / Lavoro / Lettere / Libri / Medicina / Motori / Musica / Natura / Opinione del Giovedì / Personaggi / Psicologia / Reportage / Riflessioni-Idee / Salute / Scienze / Società-Politica / Spettacoli (cinema/tv) / Sport / Stampa-giornali / Storie / Tecnologia-Internet / Ultime notizie / Viaggi
domenica 13 settembre 2015
Spettacoli - Cinema / Festival di Venezia 2015
13 settembre '15 - domenica 13th September / Sunday
VENEZIA 72
3 settembre
(da 'la Repubblica')
L' "Everest" kolossal: è delusione al Lido / Cast stellare e budget
da 65 milioni di dollari, ma non convince il film sul tetto del mondo
La Mostra in salita
"Everest", film fuori concorso:
gelo finale per la montagna di Kormàkur
Inutilmente lungo, Everest è un film molto bruttoche costringe lo spettatore con gli
occhiali 3D sul naso ad aspettare per due ore e rotti che muoiano tutti quelli che fin
dall'inizio si sa che moriranno. Perchè è la vera storia della rovinosa spedizione del
maggio 1996 magistralmente raccontata da Jon Krakauer in uno dei più bei libri
mai scritti sulla passione per la montagna, Aria sottile.
E il regista, l'islandese Baltasar Kormàkur, fa in modo si capisca dalla prima inquadratura
a chi toccherà. Bisogna dunque solo aspettare tra conati di vomito, sputi di sangue, pzzi di
mani che cadono congelate, tormente apocalittiche e abissali crepacci in cui precipitare.
L'insensatezza della quantità di persone comuni - il postino, l'impiegato, la ragazza qua-
lunque - che spendono cifre folli per farsi accompagnare in un'odissea di sofferenze atroci
pur di toccare qualche secondo la cima del monte non trova qui nessuna spiegazione.
Nè poetica, nè esistenziale, nè razionale. Il cast spaziale non basta. Incomprensibile la
scelta di farne il film di apertura del Festival. Gelo in sala, mai come questa volta è il
caso di dire.
7 settembre
In concorso / "Rabin, the last day" (sull'attentato del 4 novembre 1995)
"Rabin, the last day" dell'israeliano Amos Gitai è una grandissima lezione di cinema
e storia contemporanea, e insieme un'impressionante descrizione delle dinamiche poli-
tiche del tempo presente e dei pericoli, niente affatto imprevedibili, che il mondo tutto
attorno a noi coltiva. Quel che è accaduto in Israele 20 anni fa sta accadendo adesso:
lì erano la destra ultraortodossa e un gruppo di rabbini che - documenta il film - esor-
tavano a liberarsi del "traditore", oggi sono i fondamentalisti islamici e la propaganda
dell'Is nel mondo, le piccole destre che fomentano odio in ogni paese. Con la differenza
che negli anni 90 la globalizzazione non aveva ancora reso il proselitismo un fenomeno
su scala mondiale. - Nel suo film, centrato sul lavoro della commissione d'inckiesta del
primo ministro Isaac Rabin /4 novembre 1995), Gitai mostra ancora una volta come or-
mai il confine fra cinema di finzione e documentario sia svanito.
Continua... to be continued...
VENEZIA 72
3 settembre
(da 'la Repubblica')
L' "Everest" kolossal: è delusione al Lido / Cast stellare e budget
da 65 milioni di dollari, ma non convince il film sul tetto del mondo
La Mostra in salita
"Everest", film fuori concorso:
gelo finale per la montagna di Kormàkur
Inutilmente lungo, Everest è un film molto bruttoche costringe lo spettatore con gli
occhiali 3D sul naso ad aspettare per due ore e rotti che muoiano tutti quelli che fin
dall'inizio si sa che moriranno. Perchè è la vera storia della rovinosa spedizione del
maggio 1996 magistralmente raccontata da Jon Krakauer in uno dei più bei libri
mai scritti sulla passione per la montagna, Aria sottile.
E il regista, l'islandese Baltasar Kormàkur, fa in modo si capisca dalla prima inquadratura
a chi toccherà. Bisogna dunque solo aspettare tra conati di vomito, sputi di sangue, pzzi di
mani che cadono congelate, tormente apocalittiche e abissali crepacci in cui precipitare.
L'insensatezza della quantità di persone comuni - il postino, l'impiegato, la ragazza qua-
lunque - che spendono cifre folli per farsi accompagnare in un'odissea di sofferenze atroci
pur di toccare qualche secondo la cima del monte non trova qui nessuna spiegazione.
Nè poetica, nè esistenziale, nè razionale. Il cast spaziale non basta. Incomprensibile la
scelta di farne il film di apertura del Festival. Gelo in sala, mai come questa volta è il
caso di dire.
7 settembre
In concorso / "Rabin, the last day" (sull'attentato del 4 novembre 1995)
"Rabin, the last day" dell'israeliano Amos Gitai è una grandissima lezione di cinema
e storia contemporanea, e insieme un'impressionante descrizione delle dinamiche poli-
tiche del tempo presente e dei pericoli, niente affatto imprevedibili, che il mondo tutto
attorno a noi coltiva. Quel che è accaduto in Israele 20 anni fa sta accadendo adesso:
lì erano la destra ultraortodossa e un gruppo di rabbini che - documenta il film - esor-
tavano a liberarsi del "traditore", oggi sono i fondamentalisti islamici e la propaganda
dell'Is nel mondo, le piccole destre che fomentano odio in ogni paese. Con la differenza
che negli anni 90 la globalizzazione non aveva ancora reso il proselitismo un fenomeno
su scala mondiale. - Nel suo film, centrato sul lavoro della commissione d'inckiesta del
primo ministro Isaac Rabin /4 novembre 1995), Gitai mostra ancora una volta come or-
mai il confine fra cinema di finzione e documentario sia svanito.
Continua... to be continued...
Lettere - Il coraggio di Papa Francesco / Il lavoro per un giovane
13 settembre '15 - domenica 13th September / Sunday visione post - 13
(da la Repubblica - 10 /09 /'15 - LettereCommenti&Idee / Corrado Augias)
Un Papa fuori dalle righe
Gentile Augias, c'è un Papa che non sta al posto suo. "Sai che novità!", dirà qualcuno.
Ma stavolta il posto che il Papa occupa non è davvero il suo. Richiama sì - come i pre-
decessori - i cardini del messaggio della Chiesa nei secoli (pace, carità, misericordia)
però li reitera, non molla la presa, insomma non fa "passar la festa e gabbar lo santo".
Il santo in questione è un Francesco del III millennio, giusto, povero - e "sociale".
Accade che, mentre la destra piange, la sinistra non ride, perchè nel mirino sul terreno
che le è proprio: famiglia, lavoro, povertà, immigrazione, perfino salari, perchè è lì che
punta il Francesco papa - come il santo di secoli fa. Come andrà a finire? Pare iniziata
una gara inedita nella nostra storia a chi oggi si proponga come interprete "del rinno-
vamento civile degli italiani" nonchè "del primato morale e civile degli italiani". Questi
due noti corsivi diventati compiti ardui per Savoia e Dc, proibiti per Mussolini, negati
alla sinistra e giunti ora sui banchi di un premier di sinistra centrista e di un Papa di
centro sinistrorso: una strana coppia.
Giovanni Moschini
Risposta di C. Augias
Il PAPA romano ha ereditato due spaventose questioni. La prima è il vertice della sua
Chiesa negli ultimi anni incupito e fiacco di fronte a se stesso e al mondo. La seconda è
una teologia ormai inadatta ad affrontare i problemi delle persone comuni: affettivi,
sessuali, di comportamento, di preghiera. Poco prima di morire in un prezioso libretto
di conversazione, il cardinale Martini aveva sintetizzato la situazione in una frase du-
rissima: "La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni". Nell'ultima intervista aveva ag-
giunto: "La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case
religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri
abiti sono pomposi. (...) Il benessere pesa". Ci fu anche allora chi tentò di "interpreta-
re" l'atto d'accusa, dicendo per esempio che la "distanza" sì c'era ma era la distanza
di Gesù Cristo e del Vangelo, quindi della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, da quello
in cui visse Gesù fino al nostro.
... La mia impressione, da estraneo e da uomo della strada, è che Francesco abbia fatto
proprio il messaggio di Martini che del resto era. come lui un gesuita. Leggo per esempio
queste parole di Martini alla vigilia della sua morte: "Dove sono le persone piene di ge-
nerosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che
sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono
fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici perso-
ne fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che
nel desertosiano, circondati da giovani e che sperimentino cose nuove". Mi sembra di scorgervi il programma che Francesco cerca d'attuare.
Il mio lavoro estivo: la paga è un miraggio
Sono da poco maggiorenne e quest'estate, al termine delle lezioni, mi sono messo
alla ricerca di un lavoro per mettere da parte un pò di soldi. Ho trovato la porta
aperta di un call center. Mi sono impegnato molto, tanto da portare il lavoro a ca-
sa per rendere di più. Ci ho dedicato molto tempo, tanto da ricevere elogi dai diri-
genti. Le promesse fatte e i ringraziamenti però, nel giorno dei pagamenti crollano.
Delle ore lavorate, della puntualità e dell'impegno non hanno tenuto conto. Il fisso
mensile promesso era come un'oasi nel deserto, l'hanno fatto sparire come un truc-
co di magia. Vorrei esprimere il mio dispiacere e soprattutto la mia rabbia. Come
me chissà quanti vengono sfruttati ogni giorno.
Amleto De Vito
Commento personale
Di Papa Francesco avrò modo di parlare in futuro, sviluppando a fondo tanti punti
della sua grande, immensa umanità.
Di questi giovani disoccupati, che oggi sono tantissimi e troppi, voglio e devo parlarne
subito, prendendo spunto proprio dalla lettera di Amleto (su 'la Repubblica'). Di giovani
trattati male, ma prima ancora sfruttati (come dice lui) ce ne sono a valanga da nord a
sud d'Italia, sia precari appena diplomati sia laureati. La cosa che poi fa specie, o fa
(come si preferisce) senso, è che in tv si dia spazio a camorristi e mafiosi come i Lamo-
nica piuttosto che pensare di andare a fare trasmissioni mirate su come risolvere que-
sta piaga disoccupazionale insieme a quella della precarietà, facendo intervenire i gio-
vani diretti interessati. E magari pensare di trovare soluzioni che scuotano l'apatica
indifferenza di questo governo che pensa solo di stabilizzare i giovani già stabili. Ma
gli altri? E magari allora facciamo come in Germania: sempre più istituti superiori
che diano possibilità nelle ultime classi (quarte e quinte) di fare gli "Stage" nelle
aziende di competenza, che assumano a contratti di tipo indeterminato. Questo può
essere un senso pratico di dare sicurezza di lavoro almeno ai più giovani, per esempio,
e non sarebbe poco, o no?
Luciano Finesso
Lucianone
(da la Repubblica - 10 /09 /'15 - LettereCommenti&Idee / Corrado Augias)
Un Papa fuori dalle righe
Gentile Augias, c'è un Papa che non sta al posto suo. "Sai che novità!", dirà qualcuno.
Ma stavolta il posto che il Papa occupa non è davvero il suo. Richiama sì - come i pre-
decessori - i cardini del messaggio della Chiesa nei secoli (pace, carità, misericordia)
però li reitera, non molla la presa, insomma non fa "passar la festa e gabbar lo santo".
Il santo in questione è un Francesco del III millennio, giusto, povero - e "sociale".
Accade che, mentre la destra piange, la sinistra non ride, perchè nel mirino sul terreno
che le è proprio: famiglia, lavoro, povertà, immigrazione, perfino salari, perchè è lì che
punta il Francesco papa - come il santo di secoli fa. Come andrà a finire? Pare iniziata
una gara inedita nella nostra storia a chi oggi si proponga come interprete "del rinno-
vamento civile degli italiani" nonchè "del primato morale e civile degli italiani". Questi
due noti corsivi diventati compiti ardui per Savoia e Dc, proibiti per Mussolini, negati
alla sinistra e giunti ora sui banchi di un premier di sinistra centrista e di un Papa di
centro sinistrorso: una strana coppia.
Giovanni Moschini
Risposta di C. Augias
Il PAPA romano ha ereditato due spaventose questioni. La prima è il vertice della sua
Chiesa negli ultimi anni incupito e fiacco di fronte a se stesso e al mondo. La seconda è
una teologia ormai inadatta ad affrontare i problemi delle persone comuni: affettivi,
sessuali, di comportamento, di preghiera. Poco prima di morire in un prezioso libretto
di conversazione, il cardinale Martini aveva sintetizzato la situazione in una frase du-
rissima: "La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni". Nell'ultima intervista aveva ag-
giunto: "La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case
religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri
abiti sono pomposi. (...) Il benessere pesa". Ci fu anche allora chi tentò di "interpreta-
re" l'atto d'accusa, dicendo per esempio che la "distanza" sì c'era ma era la distanza
di Gesù Cristo e del Vangelo, quindi della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, da quello
in cui visse Gesù fino al nostro.
... La mia impressione, da estraneo e da uomo della strada, è che Francesco abbia fatto
proprio il messaggio di Martini che del resto era. come lui un gesuita. Leggo per esempio
queste parole di Martini alla vigilia della sua morte: "Dove sono le persone piene di ge-
nerosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che
sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono
fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici perso-
ne fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che
nel desertosiano, circondati da giovani e che sperimentino cose nuove". Mi sembra di scorgervi il programma che Francesco cerca d'attuare.
Il mio lavoro estivo: la paga è un miraggio
Sono da poco maggiorenne e quest'estate, al termine delle lezioni, mi sono messo
alla ricerca di un lavoro per mettere da parte un pò di soldi. Ho trovato la porta
aperta di un call center. Mi sono impegnato molto, tanto da portare il lavoro a ca-
sa per rendere di più. Ci ho dedicato molto tempo, tanto da ricevere elogi dai diri-
genti. Le promesse fatte e i ringraziamenti però, nel giorno dei pagamenti crollano.
Delle ore lavorate, della puntualità e dell'impegno non hanno tenuto conto. Il fisso
mensile promesso era come un'oasi nel deserto, l'hanno fatto sparire come un truc-
co di magia. Vorrei esprimere il mio dispiacere e soprattutto la mia rabbia. Come
me chissà quanti vengono sfruttati ogni giorno.
Amleto De Vito
Commento personale
Di Papa Francesco avrò modo di parlare in futuro, sviluppando a fondo tanti punti
della sua grande, immensa umanità.
Di questi giovani disoccupati, che oggi sono tantissimi e troppi, voglio e devo parlarne
subito, prendendo spunto proprio dalla lettera di Amleto (su 'la Repubblica'). Di giovani
trattati male, ma prima ancora sfruttati (come dice lui) ce ne sono a valanga da nord a
sud d'Italia, sia precari appena diplomati sia laureati. La cosa che poi fa specie, o fa
(come si preferisce) senso, è che in tv si dia spazio a camorristi e mafiosi come i Lamo-
nica piuttosto che pensare di andare a fare trasmissioni mirate su come risolvere que-
sta piaga disoccupazionale insieme a quella della precarietà, facendo intervenire i gio-
vani diretti interessati. E magari pensare di trovare soluzioni che scuotano l'apatica
indifferenza di questo governo che pensa solo di stabilizzare i giovani già stabili. Ma
gli altri? E magari allora facciamo come in Germania: sempre più istituti superiori
che diano possibilità nelle ultime classi (quarte e quinte) di fare gli "Stage" nelle
aziende di competenza, che assumano a contratti di tipo indeterminato. Questo può
essere un senso pratico di dare sicurezza di lavoro almeno ai più giovani, per esempio,
e non sarebbe poco, o no?
Luciano Finesso
Lucianone
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