lunedì 2 luglio 2018

Cultura - Libri pollicino / Kafka, Leopardi, Rimbaud e... Joyce

3 luglio '18 - lunedì                          3rd July / Monday                           visione post - 11 

(da il venerdì di Repubblica - 5 maggio '17 - Giorgio Vasta)
Potremmo chiamarli libri-pollicino. Vale a dire quei libri che, così come il protagonista
della fiaba dei Grimm segue la traccia dei sassolini per ritrovare la via di casa, si affida-
no  a una serie di frammenti  per individuare un percorso  e  dare forma a un disegno.    Programmaticamente frammentario  è il modo  in cui  ha  proceduto  Reiner Stach in 
Questo è Kafka? (Adelphi). Lavorando per oltre un decennio  alla biografia dello scrit-
tore praghese (uscita in Germania in tre vulumi), Stach ha fissato 99 reperti - foto, ap-
punti, testi di canzoni, stralci da lettere e diari -, ognuno dei quali introduce a una situa-
zione  o descrive un legame, lascia affiorare un sfumatura del temperamento, qualcosa
che il setaccio biografico tradizionale non intercetta. -   Ne viene fuori un ritratto com-
posto da materiali minuti, un combinarsi di elementi irrilevanti  che restituiscono una percezione di Kafka radicalmente terrestre.   L'autore del Processo beve molta birra, 
ha un flirt con una bambinaia, per la prima volta prende la metropolitana osservando-
la curioso, si accanisce su una virgola, teme i topi e vuole diventare ricco progettando
una serie di guide turistiche (va considerato che se questo progetto fosse andato in por-
to, oggi useremmo la parola Kafka come diciamo Baedecker).
Analogamente in Scarti (il Saggiatore) uno studioso  del calibro di Giuseppe Marcenaro
concentra la sua attenzione sulla materia minore di cui la letteratura da sempre si nutre:
"gli scarti, i rifiuti, muriccia, calcinacci, rottami, romenta et zettum". Recuperando dal
cestino della carta straccia il foglietto sul quale  Giacomo Leopardi  annota  una lista di
squisitezze di cui - nonostante a Napoli infuri il colera - non vuole privarsi, un biglietto
da visita appartenuto ad Arthur Rimbaud (oppure no, non è detto, potrebbe essere uno
scherzo dello stesso Rimbaud, come fidarsi di qualcuno che scrive: "Je est un autre"?),
e ancora una cartolina raffigurante "il più vecchio pescatore di Claddagh" che Stephan
Dedalus invia il 26 luglio 1912 a Hector Schmitz ( "A portrait of the artist as an old man"), recita il testo con cui James Joyce gioca ellitticamente con l'amico Italo Svevo).
Marcenaro dice di sì al rifiuto, si fa carico del disperso, del ciancicato, del brandello e del brindello: si prende cura del dettaglio più negletto perchè sa che proprio lì (nei sassolini
disseminati lungo il sentiero) si nasconde, insieme al diavolo, anche la letteratura.

Lucianone