27 febbraio '16 - sabato 27th February / Saturday visione post - 12
Risultati delle partite
Atalanta 2 Bologna 0 Frosinone 0 Genoa 2 Inter 3
Fiorentina 3 Juventus 0 Lazio 0 Udinese 1 Sampdoria 1
Roma 5 Sassuolo 3 Torino 0 Verona H. 3 Napoli 1
Palermo 0 Empoli 2 Carpi 0 Chievo 1 Milan 1
CLASSIFICA
Juventus 58 / Napoli 56 / Fiorentina 52 / Roma 50 / Inter 48 / Milan 43 /
Sassuolo 38 / Lazio 37 / Bologna, Empoli 34 / Torino 32 / Chievo 31 /
Atalanta 29 / Genoa 28 / Udinese 27 / Palermo 26 / Sampdoria 25 /
Frosinone 23 / Carpi 20 / Verona H. 18
IL PUNTO
sulla salvezza
Si salvi chi può! Diventa sempre più vero il famoso detto, perchè tutto risulta ancora
possibile a tutt'oggi, dopo la chiusura della ventiseiesima giornata di A, dove squadre
(insospettabili a inizio campionato) come Udinese, Palermo e Sampdoria non si posso-
no dire tranquille e dovranno lottare ancora un bel pò per uscire dalle sabbie mobili ri-
succhianti le tre destinate alla serie cadetta (la B). Dopo la quasi sonante vittoria del-
l'Hellas sul Chievo, dei pareggi senza gol di Carpi e Frosinone, e delle sconfitte di Udi-
nese, Samp e Palermo, ecco che è ancora tutta da rivedere la lotta lì in fondo. Più bello,
più entusiasmante, certo! E tenendo conto che Genoa e Atalanta non possono neppure
loro permettersi troppi passi falsi!
(Lucianone)
Il Commento
Continua...
to be continued...
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sabato 27 febbraio 2016
Riflessioni - I vecchi e la morte (programmata) / Ma non era una crisi "di sistema"?
.
27 febbraio '16 - sabato 27th February / Saturday visione post - 17
Ormai vegliardo, al termine di una vita luminosa e fervida (è uno dei maestri del-
l'astrattismo italiano), Eugenio Carmi ha scelto di morire in Svizzera, nel giorno
del suo novantaseiesimo compleanno, dopo avere spiegato ai quattro figli che pre-
feriva essere lui, non il suo cancro, a decidere quando e come congedarsi. Ma il
giorno prima dell'addio, senza interventi esterni, Carmi è morto motu proprio, bef-
fando le proprie stesse disposizioni.
Conoscendolo. ho potuto sorridere del suo finale stoico e al tempo stesso spiritoso.
Mi è tornato in mente il capo indiano del "Piccolo Grande Uomo", che presagendo
la fine si fa portare dal nipote (Dustin Hoffman) in cima a una montagna per lasciar-
si morire. All'opposto di Carmi, inopinatamente il vecchio si alza dal suo giaciglio di
commiato e sentenzia: oggi non è un buon giorno per morire, riportatemi a casa. In
entrambe le storie, quella vera e quella finta, la morte non è orrore e scompiglio, ma
un silenzioso mistero da affronatre senza schiamazzi. Chissà perxhè questo voler mo-
rire, che è anche un saper morire, viene giudicato dagli zelanti un atto di arroganza.
Quando è invece l'umiltà - la coscienza della fine - a circondare quei morenti così
composti, così a noi fraterni. Ti abbraccio, caro Carmi, e con te tutti coloro che si af-
(da la Repubblica - 19/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Ma non si era detto, otto anni fa (quando la immobiliare rivelò che il mondo
si reggeva sulla compravendita dei debiti pubblici e privati, ovvero su un vuoto tra-
vestito da pieno), che la crisi era "di sistema"? Che il cedimento non era passeggero,
ma strutturale? Che in troppi eravamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità? Che
niente sarebbe stato più come prima? Sì, ce lo ricordiamo benissimo: si era detto pro-
prio così.
E allora perchè mai la Borsa dovrebbe per forza tornare ai livelli degli anni d'oro, i
debiti, anche i più incalliti, evaporare, il Pil lievitare, l'economia ripartire al galoppo,
la crisi sparire? Perchè questa rinnovata meraviglia su un tonfo che era stato valutato
senza risalita? Ci dev'essere un "pensiero magico" che impedisce di prendere atto del-
la paurosa fragilità di un sistema nel quale il lavoro non vale più una cicca, la produzio-
ne mondiale di beni ammonta a circa un settimo della ricchezza finanziaria, il risparmio
è solo un gruzzolo virtuale in balia di videate ondeggianti che affastellano numerini (mi-
ca pane o coperte di lana: numerini). Gli econimisti capiscono un sacco, ovviamente. Ma
non mi sorprenderebbe scoprire che un economista, senza rendere pubblica la notizia,
abbia messo patate in cantina, legna in legnaia, riso e farina in dispenza, e qualche ban-
conota sotto il materasso.
(la Repubblica - 12/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
27 febbraio '16 - sabato 27th February / Saturday visione post - 17
Ormai vegliardo, al termine di una vita luminosa e fervida (è uno dei maestri del-
l'astrattismo italiano), Eugenio Carmi ha scelto di morire in Svizzera, nel giorno
del suo novantaseiesimo compleanno, dopo avere spiegato ai quattro figli che pre-
feriva essere lui, non il suo cancro, a decidere quando e come congedarsi. Ma il
giorno prima dell'addio, senza interventi esterni, Carmi è morto motu proprio, bef-
fando le proprie stesse disposizioni.
Conoscendolo. ho potuto sorridere del suo finale stoico e al tempo stesso spiritoso.
Mi è tornato in mente il capo indiano del "Piccolo Grande Uomo", che presagendo
la fine si fa portare dal nipote (Dustin Hoffman) in cima a una montagna per lasciar-
si morire. All'opposto di Carmi, inopinatamente il vecchio si alza dal suo giaciglio di
commiato e sentenzia: oggi non è un buon giorno per morire, riportatemi a casa. In
entrambe le storie, quella vera e quella finta, la morte non è orrore e scompiglio, ma
un silenzioso mistero da affronatre senza schiamazzi. Chissà perxhè questo voler mo-
rire, che è anche un saper morire, viene giudicato dagli zelanti un atto di arroganza.
Quando è invece l'umiltà - la coscienza della fine - a circondare quei morenti così
composti, così a noi fraterni. Ti abbraccio, caro Carmi, e con te tutti coloro che si af-
(da la Repubblica - 19/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Ma non si era detto, otto anni fa (quando la immobiliare rivelò che il mondo
si reggeva sulla compravendita dei debiti pubblici e privati, ovvero su un vuoto tra-
vestito da pieno), che la crisi era "di sistema"? Che il cedimento non era passeggero,
ma strutturale? Che in troppi eravamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità? Che
niente sarebbe stato più come prima? Sì, ce lo ricordiamo benissimo: si era detto pro-
prio così.
E allora perchè mai la Borsa dovrebbe per forza tornare ai livelli degli anni d'oro, i
debiti, anche i più incalliti, evaporare, il Pil lievitare, l'economia ripartire al galoppo,
la crisi sparire? Perchè questa rinnovata meraviglia su un tonfo che era stato valutato
senza risalita? Ci dev'essere un "pensiero magico" che impedisce di prendere atto del-
la paurosa fragilità di un sistema nel quale il lavoro non vale più una cicca, la produzio-
ne mondiale di beni ammonta a circa un settimo della ricchezza finanziaria, il risparmio
è solo un gruzzolo virtuale in balia di videate ondeggianti che affastellano numerini (mi-
ca pane o coperte di lana: numerini). Gli econimisti capiscono un sacco, ovviamente. Ma
non mi sorprenderebbe scoprire che un economista, senza rendere pubblica la notizia,
abbia messo patate in cantina, legna in legnaia, riso e farina in dispenza, e qualche ban-
conota sotto il materasso.
(la Repubblica - 12/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
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