lunedì 21 maggio 2018

SPORT - calcio / Serie A - 38^ e ultima giornata 2017/18

21 maggio '18 - lunedì                          21st May / Monday                        visione post - 14 

RISULTATI delle PARTITE
Cagliari   1     Chievo         1     Genoa   1     Juventus      2     Lazio   2     Milan           5
Atalanta    0     Benevento   0     Torino   2     H. Verona   1      Inter    3     Fiorentina   1

Napoli     2     Sassuolo   0     Spal              3     Udinese    1
Crotone   1     Roma       1     Sampdoria   1     Bologna   0

CLASSIFICA finale
JUVENTUS   95  /   Napoli   91  /   Roma   77  /   Inter   72  /   Lazio   72  /   Milan   64  /
Atalanta   60  /   Fiorentina   57  /   Torino, Sampdoria   54  /   Sassuolo   43  /   Genoa   41  /   
Chievo, Udinese   40  /   Bologna, Cagliari   39  /   Spal   38  /   Crotone   35  /   H. Verona   25  /
Benevento     21



Il Commento

di L. Finesso
L'APOTEOSI JUVENTINA
Non poteva che finire così: con l'apoteosi della Juve e dei suoi giocatori, dei suoi tifosi
e di un allenatore supervincente! - Ma ancora solo fino alla 33esima, massimo 34esima
giornata del campionato di quest'anno non eravamo del tutto sicuri finisse così. Perchè
quest'anno lo squadrone bianconero ha trovato sulla sua strada un'antagonista non da
poco: un Napoli  ben inquadrato e indomito, e un tecnico Sarri più sicuro di sè, più de-
terminato e anzi caparbio  tanto da aver portato in testa la sua squadra  nel girone  di
andata per un tratto molto molto lungo. 
Ma la Juve ha tenuto dritto il timone della nave bianconera fino in fondo e dunque in
posizione molto più costante del Napoli, quando soprattuto è stato necessario farlo. E
questo è successo anche dopo la sconfitta subita dalla Juve nello scontro diretto a po-
che giornate dalla conclusione. Sarri ha ceduto di schianto negli ultimi metri dal  na-
stro d'arrivo: questa è stata la prova che esperienza  e la cocciutaggine, oltrechè una
difesa molto migliorata nel tempo, l'hanno avvantaggiata in modo definitivo sui riva-
li partenopei.  Con Allegri la Juve ha battuto tutti i record possibili del nostro torneo.
Roma ed Inter avranno l'accesso diretto alla Champions League. Il Milan potrà accedere
direttamente all'Europa League, mentre la grande Atalanta dovrà fare i preliminari per la
stessa E, League. E comunque tanto di cappello alla squadra orobica: i tifosi bergamaschi
ne devono proprio andare fieri!
Le retrocesse nella serie B sono: Crotone, Hellas Verona e Benevento. Buona fortuna, o
meglio come si usa: in bocca al lupo, per poter risalire al più presto sull'ascensore della A.
- Luciano Finesso -

Lucianone

Società / politica-economia - L'Italia della disuguaglianza e la bussola della sinistra

21 maggio '18  -  lunedì                           21st May / Monday                    visione post - 22

(da la Repubblica - 28 aprile '18 - Emanuele Felice)
Una bussola per la sinistra
A volte l'economia può servire da bussola per la politica. specie nei momenti più confusi.
E non per il piccolo cabotaggio, ma per tracciare la rotta. Quali dovrebbero essere i car-
dini di una politica economica di sinistra, oggi in Italia? Verso quale orizzonte, "per il
bene del Paese", si può pensare di avviare una trattativa fra Pd e 5Stelle? Com'è noto 
l'Italia è il Paese che cresce meno di tutta l'eurozona. D'accordo, ma proviamo a veder-
ne le ragioni. Ecco altri due dati, che chiamano in causa soprattutto la sinistra: dovreb-
bero essere i punti cardinali di qualsiasi politica riformista e progressista.
Primo: l'Italia è anche il Paese con i più bassi livelli di istruzione dell'eurozona (e in verità
di tutte le economie avanzate). E' una tara antica che si lega a doppio filo con la specializ-
zazione nei settori leggeri e a bassa innovazione. Si accompagna a una diffusa retorica che 
invita da un lato a cercarsi subito un lavoro senza perdere tempo sui banchi di scuola, dal-
l'altro a prediligere gli studi umanistici a scapito di quelli scientifici.  Come se l'istruzione
fosse solo un lusso per ricchi e non, invece, la via maestra  per la  propria  emancipazione
(anche economica) e per il miglioramento della società. Questo la sinistra dovrebbe saper-
lo bene: è una sua idea fondante. Inoltre, per l'Italia, è chiaro che nel mondo globale solo
con l'istruzione e l'innovazione si può ragionevolmente sperare di mantenere salari eleva-
ti, di non ritrovarsi travolti dalla concorrenza dei Paesi emergenti, come invece sta avve-
nendo.
Secondo: l'Italia è ormai nella zona euro il Paese con la disuguaglianza più alta, tolti Grecia
e Portogallo. Fra gli altri ce l'hanno ricordato di recente l'Ocse, il Fondo monetario interna-
zionale, l'Eurostat. Si pensi al Forum disuguaglianze diversità promosso da Fabrizio Barca, 
intellettuale e dirigente di riferimento della sinistra  e, almeno  per  un periodo, dello stesso 
Pd; o al Manifesto contro la disuguaglianza curato da Maurizio Franzini.  Questi  fa notare
che l'Italia è, in tutta l'eurozona, il Paese in cui il reddito dei figli dipende maggiormente da
quello dei genitori: sono le basi  di una società estrattiva, che favorisce la rendita  e  scorag-
gia il merito; da questo punto di vista, in Occidente solo il Regno Unito (il Paese della Brexit)
e gli Usa (il Paese di Trump) versano in condizioni simili.  Ma l'Italia è anche uno dei Paesi
in cui esiste la maggiore disuguaglianza intergenerazionale, a scapito dei giovani, che infat-
ti emigrano.  Infine, da noi la situazione  è ulteriormente aggravata  dal divario Nord-Sud,
anch'esso ormai un'anomalia fra tutte le economie avanzate. Da notare che il Mezzogiorno
è la parte del Paese  cresciuta meno  negli ultimi vent'anni, quella con i più bassi  livelli  di 
istruzione, ma pure (spesso si tende a dimenticarlo) quella in cui le disuguaglianze sono più  
alte: anche qui le conseguenze politiche sono evidenti.
Bene, paradossalmente. Se così stanno le cose di spazio per una politica di sinistra ce n'è 
ancora in Italia, e parecchio. Se la sinistra saprà guardare alle sue stelle.

Lucianone

Società / istruzione - Gli italiani e la lingua inglese: errori da evitare

21 maggio '18 - lunedì                       21st May / Monday                      visione post - 22

(da la Repubblica - 12 aprile '18 - Ilaria Venturi)
"Because I'm happy" lo possiamo  anche canticchiare  con Pharrell Williams. I guai
cominciamo con la scrittura.  Because è la parola più sbagliata nel mondo, replicata
in ben 237 modi diversi. Ed è  al top  degli errori  che  gli italiani  fanno in inglese (la
scriviamo con la "o").   Gli studenti che imparano l'inglese lasciano per strada le let- 
tere finali in bye e and, confondono il too con to, salutano con Hy (sarebbe Hi), dimen-
ticano la "u" in beautiful e inciampano con especially e which.
Curiosa analisi quella che offre la "Cambridge University Press" a partire da un corpus
di 1,8 miliardi di parole in lingua inglese. Un immenso database  dove vengono catalo-
gate anche oltre cinque milioni di prove di certificazione Cambridge English sostenute
ogni anno nel mondo.  Di qui la lista degli strafalcioni grammaticali  più frequenti  che 
fanno gli studenti nei diversi Paesi. Gli italiani si confondono anche con avverbi e verbi:
really e non verythere e non here, oppure do   al posto del corretto go    se vado a fare 
shopping, make al posto di do se faccio sport. Gli esperti  non  drammatizzano: i nostri
studenti sono migliorati, anche se rimaniamo in fondo nel confronto con altri paesi.
"In Toscana e nel Veneto il livello è alto, meno in altre regioni - spiega Patrizia Zanon,
manager della Cambridge University press Italia - Gli errori spesso sono dovuti a pa-
role di comune derivazione latina, ma con significato diverso. Il Corpus ci dice anche 
quali sono le trasformazioni della lingua avvenute in tempi recenti.  Il senso è miglio-
rare gli strumenti d'apprendimento.   La lingua  che s'impara  a scuola  è codificata, 
quella della strada è in continua evoluzione". Giovanni Iamartino, presidente dell'as-
sociazione italiana di anglistica, ricorda che l'inglese standard oggi è parlato solo dal
3% della popolazione britannica.  "L'inglese scritto - aggiunge - è rimasto il collante
rispetto a quello parlato ormai in modi diversissimi".  L'Italia è il secondo Paese per
numero di certificazioni Cambridge - 1,2 milioni di esami  svolti  negli ultimi  cinque
anni - ma gli studenti  sono solo il 5%  ogni anno  e  a prepararli è una scuola su tre. 
Ancora pochi. Eppure l'inglese ora si insegna dalla primaria. "Il problema è come. I
miei studenti arrivano al linguistico sensa più motivazione perchè non ne possono più 
di regole e grammatica - osserva Silvia Minardi, docente di inglese al liceo Quasimodo
di Magenta, presidente dell'associazione Lend (Lingua e nuova didattica) - tredici an-
ni di inglese a scuola fanno male all'inglese perchè  non basta introdurlo  dalla prima-
ria se non si guarda come viene insegnato.  Manca la formazione dei docenti, e in più 
le ore sono state tagliate. L'inglese nella scuola è stato abbandonato".

Lucianone