6 agosto '18 - lunedì 6th August / Monday visione post - 15
(da la Repubblica - 17 luglio '18 - Vittorio Zucconi / Washington)
Più armi da fuoco, più morti innocenti. Tutto qui. Bambini, studrnti, familiari, bersagli
stragisti, suicidi, incidenti, questa semplice equazione che da 40 anni la lobby americana
delle armi cerca di nascondere spendendo tre milioni all'anno per sopprimere ricerche e
comprare parlamentari, dovrebbe essere l'inizio e la fine di ogni illusione e di ogni discus-
sione sulla "difesa a mano armata". Ma non lo è. Avvinghiata alla Costituzione che sem-
bra - ma nel tempo l'interpretazione è variata - concedere a ogni cittadino il diritto di por-
tare armi e appesa al falso senso di sicurezza che stringere in pugno il calcio di un'automa-
tica o imbracciare un fucile semiautomatico produce - lo so, l'ho provato, è un sentimento
intossicante - la "gun culture", la cultura della pistola, vende legalmente dieci milioni di
armi da fuoco ogni anno per 12 miliardi di dollari. E delle 36mila persone che cadono sot-
to i colpi al ritmo di quasi cento al giorno, la percentuale di criminali violenti formato da
cittadini armati per legittima difesa, o per legittimo sospetto, è microscopica, ridotta a
qualche caso aneddotico. Quella pistola, quell'AR, il fucile d'assalto, uccidono chi li pos-
siede più che chi li aggredisce. Non basta un articolo di giornale per riassumere e illustra-
re i 62 studi accademici migliori, quelli che non servono cioè interessi o pregiudizi politici,
selezionati dagli anni '90 a oggi, per dimostrare la ovvietà di un rapporto di causa ed ef-
fetto che la logica illustra e la paura nasconde dietro l'illusione dell'autodifesa. Dal 1992,
quando il Centro per il Controllo delle Malattie di Atlanta tentò di completare senza suc-
cesso una ricerca definitiva sulla relazione fra armi e vittime e fu aggredito dalla Nra, la
lobby degli armaioli che scatenò una campagna nazionale accusando il Centro di "scien-
za spazzatura", la diffusione delle Glock, Colt, Armalite è cresciuta. E con essa il nume-
ro di vittime, confermando un antico proverbio: "Quando un proiettile lascia la canna,
non ha più amici o nemici, ma 16, bersagli".
I casi singoli - il padre che fredda in Texas il figlio che rientrava a casa di nascosto nella
notte scambiato per un intruso, il bambino che gioca con la pistola di papà, la lite fami-
liare per "futili motivi" che degenera in sparatoria per la presenza di un'automatica in
casa - non escono neppure dal nido delle notizie locali. Esplodono invece le stragi, quelle
che un tempo prevedevano almeno quattro vittime per essere definite tali e oggi sono sce-
sce a tre morti, vista la diffusione, che increspano la superficie dell'opinione pubblica, ac-
cendono lumini, producono marce e omelie, prima che l'acqua si quieti e tutto torni come
prima. Con un effetto paradossale: se la politica o l'opinione pubblica si agitano e mostra-
no segni di risveglio dall'incantesimo a mano armata, la vendita di armi schizza in alto.
Nel 2016, quando l'elezione di Hillary Clinton, favorevole a una limitazione del commer-
cio, sembrava imminente, gli armaioli vendettero cifre record, 12 milioni di pezzi. E' un
gorgo irresistibile, nel quale ogni tentativo di introdurre elementi di moderazione senza
intaccare l'apparente dettato della Costituzione viene inghiottito e che la lobby alimen-
ta, senza fare distinzione tra Repubblicani e Democratici. Perchè nessuno, negli stati del
Sud, rischia la trombatura per denunciare l'insensatezza di norme che permettono in al-
cuni casi di portare con sè le armi nascoste e autorizza a sparare nel "sospetto" di esse-
re minacciati. Non ci sono politici progressisti o conservatori che osino prendere di pet-
to la lobby che ora sta raggiungendo anche il governo italiano attraverso Matteo Salvini,
ma non soltanto perchè hanno le tasche profonde e la spregiudicatezza di osare senza
pudore. Non osano perchè il dogma del libero possesso di armi è ormai nel tessuto della
cultura popolare. Se smagliature si aprono, come accadde dopo il massacro di Parkland,
in Florida, che ha portato centinaia di migliaia di giovani a Washington per piangere e
promettere mobilitazione, le volpi della politica, a partire da Trump idolo della Lobby,
spendono qualche buona parola, invitano a pagare, promettono qualche lodevole modi-
fica a norme che permettono anche ai casi psichiatrici di acquistare armi e poi aspetta-
no che il mare si calmi. Le ricerche dicono che soltanto fra i giovanissimi sotto i 24 an-
ni l'opposizione alle armi è forte, ma con l'aumentare dell'età il richiamo West torna e
gli anziani vogliono restare aggrappati alle loro pistole e fucili, fino a quando "qualcu-
no me le strapperà dalle mie mani fredde" come disse Charlton Heston, il "mosè" che
divenne il volto e la voce mistica degli spacciatori di armi. E i vecchi, a differenza dei
giovani, votano, garantendo la maggioranza ai pro-gun. L'illusionme dell'autodifesa,
della propria casa trasformata in fortezza, è troppo seducente, troppo elementare, so-
prattutto nel tempo della paranoia sapientemente sfruttata e moltiplicata dalle infezio-
ni del Social e delle notizie false, contro le orde di assassini, stupratori, gangster, rapi-
natori riversati dalle invasioni apparenti di immigrati illegali. Un'anziana sigora ag-
gredita da un immigrato fa esplodere la collera e fa fiondare cittadini da armaiolo
per spendere i 1200 dollari per una Glock, la pistola preferita del momento. Su quel-
l'aggressione, la lobby costruirà cattedrali di paura, monumenti di voti e camionate
di dollari. Sui bambini della elementare del Connecticut stroncati da un giovanotto
armato (dalla mamma) come Rambo, lumini, veglie e lacrime.
Lucianone
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