sabato 23 gennaio 2016

ARTE / Sicilia - Beni culturali: un esercito di dirigenti, e pure superpagati!

23 gennaio '16 - sabato                23rd January / Saturday               visione post - 10



(da la Repubblica - 16/11/2014  - Antonio Fraschilla / Palermo)
Sicilia, l'ultima beffa: 300 dirigenti nei musei,
ma non ci sono soldi per le lampadine
Il satiro danzante, che sembra librarsi nell'aria con il suo carico di mistica energia,
è illuminato, ma solo a metà. Il museo che lo ospita, creato apposta per lui nel cuore
di Mazara del Vallo, non ha potuto chiamare un elettricista per installare l'illumina-
zione adatta perchè non saprebbe come pagarlo. E il caso della statua in bronzo emersa
miracolosamente dal mare nel 1997 non è isolato. Al Paolo Orsi di Siracusa, uno dei più
importanti scrigni di tesori preistorici, greci e romani del mediterraneo, le telecamere di sicurezza si sono rotte da tempo ma è impossibile ripararle. La Regione, d'altronde, que
st'anno non ha investito un euro per il funzionamento dei siti  e delle aree archeologiche
che ospitano i suoi gioielli. In compenso però ha a libro paga un esercito di dirigenti, che
affollano  a dismisura  gli uffici  dei beni culturali dell'Isola.  Un esercito di comandanti,
spesso solo di se stessi, promossi dal Duemila e man mano trasferiti nei musei, con il ri-
sultato paradossale di oggi: la Sicilia nei propri Beni ha più dirigrnti del ministero - 306
contro 191 - compresi soprintendenze e siti.   "Colpa  di una legge  che in una notte del 
Duemila ha promosso mille funzionari e dirigenti", dice l'attuale responsabile del dipar-
timento Beni culturali dell'Isola, Salvatore Giglione". Tutti promossi e negli anni migra-
ti verso i siti culturali, magari quelli più vicini a casa così da non allontanarsi troppo dal-
la famiglia. Una miriade di dirigenti che - per dirne un'altra - nei loro curriculum hanno
di tutto fuorchè lauree in storia dell'arte, antropologia o archeologia. 
Nel piccolo museo di Aidone , che ospita la Venere di Morgantina, non ci sono brochure
o guide perchè la Regione, manco a dirlo, non ha i fondi visto che il capitolo di spesa per
il funzionamento dei Beni culturali  è stato azzerato  dal governatore Rosario Crocetta, 
alle prese  con un buco  di bilancio  di 3 miliardi  di euro. Un gioiello, la Venere, che al
Getty Museum di Malibù  in poche settimane  ha attratto 400 mila visitatori  e  che da
quando è tornata in Sicilia è stata ammirata da non più di 30 mila persone in un anno.
In compenso ad Aidone la Regione ha sul groppone ben tre dirigenti, con stipendi che
variano dai 60 agli 80 mila euro lordi all'anno. Due di loro sono agronomi. Sì, proprio
così, con un lungo curriculum  di pubblicazioni  sul grano  e  le coltivazioni autoctone
della Sicilia. Ma d'altronde sembra esserci un particolare legame tra l'agricoltura e i
beni culturali di Sicilia: un agronomo è stato appena nominato tra i dirigenti del par-
co di Selinunte, una delle aree archeologiche più grandi e importanti del Mediterraneo
E qui gli altri due colleghi graduati del sito sono un architetto e un ingegnere. 
Al parco archeologico di Agrigento, invece, i dirigenti sono otto ma nessuno è archeolo-
go. Così come alla Villa romana del Casale di Piazza Armerina, un piccolo sito che però
ha due dirigenti a tenersi compagnia.
In tutto il Polo museale fiorentino, che al suo interno ha la Galleria degli Uffizi, c'è un 
solo dirigente, la soprintendente Cristina Acidini. Così come la Polo musedale romano
che gestisce dal Colosseo ai Fori imperiali: "Nelle direzioni del ministero e nelle sedi
periferiche, quindi anche  nei poli museali  da Pompei a Milano, c'è solo un dirigente
dopo i yagli varati dai governi degli ultimi anni", dice il segretario della Funzione pub-
blica Cgil per i beni culturali, Claudio Meloni.   -  Nell'Isola del tesoro, invece, di diri-
genti ce ne sono talmente tanti che non bastano le poltrone. Così a una dozzina di gra-
duati il dipartimento ha pensato bene di affidare compiti di "studi e ricerca". Qualche
esempio?  C'è chi studia i teatri attivi in Sicilia, chi invece  le feste popolari  nell'Isola 
Orientale. Un esercito di superstipendiati, mentre i musei  rimangono  in abbandono. 
tutti i siti hanno staccato il telefono, perchè da mesi la Regione non paga le bollette. 
"Possiamo solo ricevere telefonate - dicono dal museo archeologico di Enna - ma que-
sto non è l'unico problema: non abbiamo i fondi per pagare il gas  e  quindi niente ri-
scaldamento.". Da Taormina a Segesta non cìè poi una sola brochure, nè una caffet-
teria o un bookshop dove acquistare una guida oppure un volume sulle opere appena 
viste. Il "rivoluzionario" governo Crocetta, come ama ripetere il presidente della Re-
gione, ha bloccato le gare sui servizi aggiuntivi, sospettando "sprechi e malaffare come
avvenuto in passato". Da due anni e mezzo tutto è fermo.
"Non abbiamo soldi", è il ritornello e soltanto in questi giorni, raschiando il fondo del
barile, la regione ha trovato 400 mila euro per pagare  gli straordinari di dicembre ai
custodi, e garantire così l'apertura nei festivi. Apertura fino alle 13, s'intende, e comun-
que oltre il normale orario dei custodi, che in Sicilia lavorano come i bancari: da lunedì
a venerdì. Il resto è straordinario. Un altro paradosso, considerando i 1.545 addetti a li-
bro paga, molti di più che nelle altre regioni d'Italia. Un altro record, nei beni culturali
di Sicilia trasformati in carrozzoni salvastipendi

Lucianone

Spettacoli / cinema - Il capitolo finale di "Hunger Games"

23 gennaio '16 - sabato               23rd January / Saturday                     visione post - 13

L'uscita dell'ultimo capitolo della saga di "Hunger Games"
propone una figura femminile rivoluzionaria, la più radicale
mai prodotta a Hollywood nei blockbuster per ragazzi

(da la Repubblica - 20/11/'15 - R2Spettacoli / Curzio Maltese)
L'EROE E' DONNA
Katniss tra il Che e Giovanna D'Arco
Prima che il capitolo finale di "Hunger Games" sia sommerso da un mare di cifre d'incassi
e spettatori , o ridotta a una diatriba fra milioni di fan, merita cercare di capire perchè que-
sta saga pop più di ogni altra abbia mobilitato un esercito d'interpreti anche raffinatissimi,
dai critici letterari  del New Yorker  fino a seri studiosi marxisti  che in genere disdegnano 
d'occuparsi di blockbuster. E questo ben al di là  dei meriti letterari  dei tre romanzi di Su-
zanne Collins o della qualità cinematografica dei ...film che è duro considerare bellis-
simi, se non per la qualità straordinaria di un cast stellare, da Jennifer Lawrence a Julian-
ne Moore, da Donald Sutherland a Philip Seymour Hoffman alla sua ultima apparizione, e
per il genio artistico delle scenografie di Philip Messina.
In Hunger Games almeno un paio d'invenzioni sono sorprendenti e controcorrente. Una è
la figura della protagonista, Katniss Everdeen, l'altra è la società futuribile  nella quale  si
muove l'avventura, l'impero fantastico di Panem. L'adolescente Katniss, la sempre più bra-
va Jennifer Lawrence, che nell'episodio finale guida la rivoluzione contro il regime autorita-
rio del presidente Snow, una specie di Giovanna D'Arco del futuro, è probabilmente la figu-
ra femminile più radicale mai prodotta a Hollywood, come ha scritto il critico del New York
Times, Tony Scott. E rappresenta anche un sovvertimento dei canoni della macchina holly-
woodiana, dove alla fine la complessità è sempre maschile e i caratteri femminili sono ridu-
cibili a un'unica dimensione, familiare o pubblica. 
Katniss è al contrario un'eroina del dubbio che attraversa una molteplicità di ruoli senza
mai identificarsi in nessuno. Non vorrebbe essere ma diventa una rivoluzionaria, è e non
è l'incarnazione dei simboli del successo nella nostra società. E' e non è un'atleta, è e non
è una star tv, una leader politica, una testimonial della pubblicità così  come nel privato
è e non è una fidanzata o una compagna, e in famiglia  è al tempo stesso sorella  e  figlia
amorevole, ma anche un'adolescente che ha assunto  dalla morte  del padre minatore il  
vero ruolo di capofamiglia  e  ha un atteggiamento genitoriale nei confronti di sorella e
madre. Un'indomabile inquietudine non le permetterà mai di vivere felice e contenta co-
me nell'ultima riga delle vecchie e delle nuove favole. Per usare una categoria non più di
moda, Katniss Everdeen è il trionfo dell'ideale femminista.  Non è un caso  che  l'autrice 
Suzanne Collins sia  per anagrafe (53 anni) la capostipite  della schiera di scrittrici  che
dall'inizio del nuovo millennio hanno rivoluzionato al femminile la letteratura (e il cine-
ma) per l'infanzia, formidabile strumento di educazione sentimentale  delle nuove gene-
razioni, accanto alla quasi coetanea J.K. Rowlings di Harry Potter, prima della quaran-
tenne Stephenie Meyer di Twilight fino alla ventenne Veronica Roth di Divergent.
L'altro grande mito che Hunger Games rievoca ai giovani di tutto il mondo è quello
della rivoluzione. Espulso dalla politica, dove non ne parlano neppure i più estremisti,
il mito della rivoluzione armata dei poveri contro i ricchi è il cuore del capitolo finale
della saga.

Lucianone