29 luglio '20 - mercoledì 29th July / Wednesday visione post - 5
(da la Repubblica - 5 giugno '20 - di Michael Walzer)
Che cosa manca alla protesta
- Perchè la rabbia esplosa in America non riuscirà a ottenere
il cambiamento? Il problema da risolvere resta il razzismo -
Scrivo nel settimo giorno delle proteste provocate dall'uccisione di George Floyd da parte della polizia. Quelle che protestano sono persone responsabili, buoni cittadini (più qualcun altro). Esprimono una rabbia moralmente necessaria, ma dubito che riescano a ottenere quei cambiamen-
ti in cui sperano (e io con loro).
Il razzismo è profondamente radicato nella vita americana, è istituzionalizzato tanto a livello nazio-
nale che locale. Non sarà vinto dalle odierne versioni della politica liberale e di sinistra. Il movi-
mento per i diritti civili degli anni Sessanta ottenne delle vittorie importanti perchè sia i predicatori
battisti che gli studenti che parteciparono ai sit-in di protesta capirono che c'era bisogno di una po-
litica di coalizione. I leader religiosi che marciarono a Selma rappresentavano organizzazioni pro-
testanti, cattoliche ed ebraiche che potevano contare su un gran numero di attivisti. Alle marce si
unirono anche leader sindacali come Walter Reuther. I giovani del nord che fecero picchettaggio
davanti ai negozi Woolworth (io ero uno di loro) erano uniti nel Northern Support Movement.
Martin Luther King e i suoi collaboratori parlavano una lingua che sapeva arrivare al cuore e coin-
volgere americani di ogni ceto.
Negli anni seguenti, le cose sono state molto diverse. I nazionalisti neri della fine degli anni Sessan-
ta andavano avanti per conto proprio; la loro era una politica orgogliosa ma senza prospettive. Il lin-
guaggio dei loro leader non cercava mai di attrarre chi non fosse nero. Non riuscì ad attrarre nemme-
no tanti neri, del resto. Nelle coalizioni razziali e di classe che elessero quattro presidenti democrati-
ci, Johnson, Carter, Clinton e Obama, e che ispirarono il Medicare, la riforma dell'immigrazione e
l'Affordable Care Act (la riforma sanitaria Obamacare, ndt), si contò sui neri americani, che fecero
sentire il loro peso e furono sempre presenti. Nessuna politica liberale o di sinistra era possibile
senza di loro. - I bianchi americani, invece, non si sono uniti in una coalizione finalizzata a contra-
stare il razzismo in modo coerente e attivo. Siamo scesi in piazza ogni volta che c'erano delle ma-
nifestazioni, ma non abbiamo saputo creare una presenza organizzativa. Il vecchio movimento per
i diritti civili degli anni Sessanta è andato poi incontro a una strana dissoluzione, in gran parte po-
co studiata. Prendiamo la più celebre organizzazione per i diritti civili dell'ultimo decennio: Black
Lives Matter. Se si considerano gli omicidi compiuti dalla polizia attualmente oggetto delle prote-
ste, Blm non sembra avere un grande successo; è stata molto ammirata, ma è praticamente inutile.
Perchè? Blm era fiera di non avere leader e decentralizzata - molto simile, in questo, a Occupy Wall
Street, a sua volta e per le stesse ragioni, politicamente inefficace. Ma questa è solo una parte della storia. Molti bianchi, giovani e anziani, si sono uniti alle manifestazioni promosse da Blm, ma non
si sono organizzati, nè hanno cercato di dare vita a proprie organizzazioni di riferimento: a una Hi-
spanic Lives Matter, o a una Native American Lives Matter, o perfino a una White Lives Matter.
Il gruppo numericamente più grande di americani uccisi dalla polizia è costituito da uomini bian-
chi di mezza età (vedi Frank Zimring, Who Police Kill). Senza dubbio sarebbe difficile organiz-
zarli, ma provarci sarebbe sicuramente utile. Blm non vincerà mai da sola; le minoranze hanno
bisogno di amici, anche se è difficile chiedere l'amicizia. In realtà, se si tiene conto della storia
americana, non dovrebbe essere necessario chiederla; gli amici dovrebbero farsi avanti da soli.
Sì, Blm dovrebbe reclutare degli alleati con cui organizzarsi; ma la cosa più importante, però,
è che ognuno di noi si offra come volontario.
Oggi il movimento dei lavoratori in generale e i rappresentanti sindacali in particolare dovrebbero
chiedere ai sindacati di polizia di schierarsi con i lavoratori bianchi e neri contro il razzismo. E' po-
co probabile a breve termine, ma dovrebbe essere compito dei sindacati creare questa coalizione,
contribuendo anche ad avvicinare gli attivisti per i diritti civili e quelli per i diritti sindacali. Leg-
gendo il New York Times e guardando la televisione, non ho sentito un solo leader sindacale espri-
mersi sull'uccisione di Floyd. - Una sera, in televisione, ho visto una scritta su un muro: "Salva
una vita; uccidi un poliziotto". L'autore ha espresso con la bomboletta la propria sconfitta; la sua
è di nuovo una politica che non porta a nulla. Gli altri manifestanti dovrebbero protestare contro
questo slogan perverso. Tuttavia, ci deve essere un impegno organizzato in ambito liberale e di
sinistra per cambiare il comportamento della polizia prima di denunciare a qualsiasi autorità i mi-
litanti che chiamano "porci" i poliziotti e lanciano minacce di morte.
Costruire una coalizione di bianchi e di neri contro il razzismo richiede anche di saper interpretare
meglio la violenza e i saccheggi. Secondo testimoni attendibili (Arthur Waskow li cita nel suo Rap-
porto Shalom del primo giugno), gran parte dei saccheggi di Minneapolis -St, Paul sono stati opera
di "acceleratori" di destra, fascisti bianchi che vogliono affrettare quella che pensano sia una guer-
ra razziale inevitabile. Sono facili da condannare, ma ci sono anche i nostri stessi teppisti, che agi-
scono accanto ai manifestanti o che marciano dietro di loro. L'atteggiamento più comune della si-
nistra nei loro confronti è inadeguato e potremmo riassumerlo così: "Certo che sono contro il sac-
cheggio, ma dobbiamo sempre ricordare che il saccheggio su larga scala dell'America è opera dei
capitalisti predatori". Sì, va bene, ricordiamocelo sempre. E i capitalisti predatori non saranno pro-
babilmente nostri alleati nella lotta contro il razzismo, ma gli immigrati che hanno un negozio, i
proprietari di piccole imprese, persino i direttori e i commessi delle catene di negozi, sarebbero probabilmente pronti a manifestare contro la brutalità della polizia, se non fossero impegnati a di-
fendere i loro mezzi di sussistenza. Nella lotta contro il razzismo, anche la piccola borghesia,
spesso disprezzata a sinistra, è un'alleata necessaria.
Ciò che le proteste hanno mostrato finora è un movimento impressionante, ma radicalmente di-
sorganizzato o, meglio, privo di organizzazione , generoso, moralmente giusto, ma senza la gam-
ma sociale, l'organizzazione, o l'unità necessaria per vincere. Sarebbe un grave errore continuare
le proteste e rifiutarsi di parlare di ciò che manca.
Lucianone