sabato 24 novembre 2018

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24 novembre '18 - sabato                  24th December / Saturday                   visione post - 9

PARIGI
Gilet gialli, scontri sugli Champs-Elysées: lancio di lacrimogeni e
guerriglia a Parigi
Soltanto quando cala la sera, dopo le 19, la polizia riesce a liberare gli Champs-Elysees. Restano le luminarie appena accese per Natale, tutte rosse come i fuochi che ancora divampano sulla «avenue più bella del mondo», devastata da 8 ore di guerriglia. «Grazie alle forze dell’ordine, vergogna per chi le ha aggredite», ha tuonato Macron. Sfila via tristemente, in secondo piano, la stragrande maggioranza di gilet gialli arrivati dalla campagna, dalla Francia dimenticata. Cercavano giustizia fiscale e potere d’acquisto, hanno trovato i lacrimogeni e gli idranti. 

Le donne, i pensionati, i lavoratori delle campagne, danno appuntamento al «terzo atto, sabato prossimo». Ma ci credono in pochi, oggi erano 106.000 in tutta la Francia contro i 280.000 di una settimana fa. A Parigi, a ferro e fuoco per tutta la giornata, erano soltanto in 8 mila. I casseur, i black bloc, un centinaio di estremisti di destra sono stati i protagonisti della giornata. «C’è il freddo e la pioggia, la stanchezza dopo una settimana di blocchi stradali. E per molti di noi anche la difficoltà di trovare i soldi per venire a Parigi», ha detto uno dei manifestanti, un signore di mezza età arrivato dal sud della Francia e alla sua prima manifestazione di protesta. 
 Le ragioni di gilet gialli sono passate in secondo piano per una giornata. Si temeva che la giornata sarebbe stata difficile, gli Champs-Elysees e la Concorde erano stati vietati, la prefettura aveva autorizzato i manifestanti a riunirsi nella grande spianata di Champ de Mars, più controllabile e lontana dai luoghi nevralgici del potere, l’Eliseo, l’Assemblea nazionale, l’ambasciata americana. Tutto è diventato subito surreale: prima delle 10 i gilet gialli erano già sugli Champs-Elysees, con la polizia che è arretrata a protezione dello sbocco sulla Concorde. La piazza e la zona dell’Eliseo sono diventati in breve due bunker, mentre un drappello di un centinaio di casseur pronti a tutto ha dato fuoco alle polveri. 
Scontri e cariche della polizia, in breve la celebre avenue è stata avvolta dal fumo dei lacrimogeni. Lo scenario evidenziava una spaccatura fra una parte degli Champs Elysees in guerra, con i passamontagna neri e intenta a spaccare panche e addirittura fare a pezzi il selciato per costruirsi sassi da lanciare agli agenti. L’altra pacifica e in attesa degli eventi, che si limitava a cori contro Macron e che arrivava in molti casi a simpatizzare con la polizia. 



Il pomeriggio è trascorso fra incendi di auto, distruzione di tutto l’arredo urbano, sedie dei ristoranti, tavolini, materiale degli innumerevoli cantieri lasciati aperti e disponibili ai teppisti. Molte le vetrine dei negozi di lusso degli Champs-Elysees che sono andate in frantumi, alcuni punti vendita di grandi marche di lusso sono stati saccheggiati e svuotati. I feriti sono stati una ventina, fra i quali 4 poliziotti. I fermati 130 in tutta la Francia, 42 a Parigi ma in serata la situazione era ancora bollente, nonostante l’evacuazione degli Champs-Elysees. 

ROMA
Cortei e manifestazioni: di donne e studenti / Un'alleanza contro Salvini
A migliaia hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne
a Roma.  In piazza anche molti giovani, gli stessi che hanno partecipato alle 
proteste delle scorse settimane. A unire le due proteste è lo stesso nemico: la
società delineata dalla Lega.
«Odio la Legaaaa...», canta la parte giovane del corteo. «Odio la Legaaaa...» cantano dopo un istante tutte e tutti senza distinzioni di età. Era uno dei cori delle due piazze degli studenti, è lo stesso che si sente in questo pomeriggio in cui a sfilare per le strade di Roma sono le donne ma anche tanti studenti uniti dallo stesso obiettivo e dagli stessi nemici: Matteo Salvini, i politici della Lega e l'Italia che stanno provando a creare. 

Sono migliaia di persone, arrivate come ogni anno per manifestare contro la violenza sulle donne da tutte le regioni d'Italia. Stavolta però oltre agli slogan di protesta contro i femminicidi da parte di compagni, mariti o ex che non accennano a calare, c'è anche altro.  
«Non abbiamo mai avuto governi amici, figuriamoci oggi!» avvertono dal carro dell'organizzazione all'inizio del corteo. Dietro quel «figuriamoci oggi» ci sono sei mesi di carezze continue all'Italia cattolica, maschilista e conservatrice con proclami e annunci di epocali riforme tutte sulle spalle delle donne, dal ddl Pillon alle città antiaborto a partire da Verona.  
Ci sono state altre occasioni per farsi sentire nelle scorse settimane ma la manifestazione del 24 novembre organizzata dal movimento «Non una di meno» diventa la platea nazionale da cui far arrivare la propria voce.
«La notte ci piace, vogliamo uscire in pace. Ci piace anche il giorno, levatevi di torno» scandiscono.  
 Oppure: «Salvini, sessista: sei il primo della lista!» 
Ancora: «Donne alla riscossa, Salvini nella fossa!» 
«Vogliamo pillole, non Pillon!» 

Lucianone