15 febbraio '18 - giovedì 15th February / Thursday visione post - 23
La XXIII edizione dei Giochi olimpici invernali
si svolge dal 9 al 25 febbraio
a Pyeongchang, in Corea del Sud
Sono 121 più due riserve gli azzurri alle Olimpiadi in Corea del Sud (9 - 25 febbraio),
48 le donne. Il più anziano è lo snowboardista Roland Fischnaller (37 anni), la più
giovane è la saltatrice Lara Malsiner (18 anni - 14 aprile 2000), prima Millennial ita-
liana ai Giochi.
Quindici le discipline in programma e 102 le medaglie d'oro in palio.
Tredici sono le sedi delle gare dei Giochi 2018.
Sono i Giochi più surgelati di sempre. La cerimonia avvenuta venerdì 9 febbraio scorso,
con temperatura a -14, peggio di Lillehammer.
A Vancouver 2010 e Sochi 2014 i saltatori atterravano con gli sci nella poltiglia. Troppo
caldo per gli sport della neve. I puristi delle Olimpiadi invernali saranno accontentati
da Pyeongchang 2018, aperta il 9 febbraio con una temperatura massima intorno ai 14
gradi sotto zero. E' il record nella storia olimpica, "migliore" del meno 11 di Lilleham-
mer in Norvegia, 1994.
A PyeongChang, villaggio finora sconosciuto a 1300 metri di altezza, avevano comincia-
to a preoccuparsi, soprattutto per la cerimonia inaugurale: causa il vento. La zona del
Vilaggio olimpico è nota per il vento siberiano che irrompe dalla steppa della Manciu-
ria, incanalandosi poi lungo i picchi granitici della Nord Corea.
I sudcoreani sono gente dura abituata al freddo. Il presidente del Copmitato organizza-
tore dei Giochi, Lee Hee-beom, è anche ottimista. Ha chiamato i reporter sportivi e ha
tenuto una lezione sul calendario lunare cinese, che serviva a orientare i contadini in se-
coli lontani quando non c'erano le previsioni del tempo. Bene, il calendario lunare que-
st'anno dice che domani, 4 febbraio, sarà "Ip-choon", l'inizio della primavera. "I no-
stri antenati dicevano che in questo giorno le rane si risvegliano dall'ibernazione e co-
minciano a cercare cibo e a riprodursi. Pensate che i Giochi si inaugurano cinque gior-
ni dopo Ip-choon, e il clima sarà gradevole".
Lucianone
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giovedì 15 febbraio 2018
AMBIENTE- natura / Dossier - Ambientalisti uccisi: la strage silenziosa
15 febbraio '18 - giovedì 15 February / Thursday visione post - 14
(da Corriere della Sera - 8 febbraio '18 - di Sara Gandolfi)
Esmond Bradley Martin è stato ucciso con una pugnalata al collo, in casa sua, a Nairobi.
Non un crimine qualunque, anche se la polizia locale lo ha defino una "rapina fallita".
Il geografo americano, 75 anni, che da un trentennio risiedeva in Kenya, era il nemico
numero uno di bracconieri e contrabbandieri. Ex inviato speciale dell'Onu per la tutela
dei rinoceronti, aveva più volte rischiato la vita infiltrandosi sotto copertura nei merca-
ti illegali dell'avorio. Negli ultimi anni aveva viaggiato molto con la moglie in Cina, Viet-
nam, Laos e Myanmar, mioschiandosi a compratori, gangster e trafficanti. E' stato am-
mazzato domenica scorsa (4 febbraio). Il suo nome dunque non figura nel lunghissimo
elenco di ambientalisti uccisi nel 2017 stilato dalla Ong Global Witness, in collaborazio-
ne con il quotidiano The Guardian: 197, ben quattro volte di più che nel 2002.
"The defenders", i difensori che lottano per proteggere la naturae la terra contro traf-
ficanti, imprese e governi, sono a rischio ovunque, perfino nella civilissima Spagna do-
ve capita che due poliziotti rurali finiscano stecchiti sotto i colpi di un cacciatore dal
grilletto facile. Se in europa è un caso, in alcune parti del mondo è una strage: dagli in-
digeni in Amazzonia ai rangers della Repubblica democratica del Congo, passando dal-
le Filippine, il Paese più letale per ambientalisti e difensori della terra (41 morti). Il 60
per cento degli omicidi è imputabile agli interessi del business agricolo e minerario.
America Latina
Non è una novità: è il continente più pericoloso per attivisti e indigeni, spesso soli in
prima linea. Un caso simbolico è quello della colombiana Emilsen Manyoma, leader
di Compaz, organizzazione di comunità rurali che difendeva i contadini cacciati dal-
le proprie terre a causa dei narcos e delle bande paramilitari d'estrema destra. Ha
documentato omicidi e sparizioni, denunciato gli squadroni della morte, cercava di
ricostruire la pace dopo decenni di guerra civile. Le hanno teso un agguato nel gen-
naio dell'anno scorso e l'hanno freddata assieme al marito. Nel 2017, in Colombia
sono stati uccisi 32 attivisti, in Messico 15, in Brasile 46 ma si registrano morti an-
che in Perù, Guatemala, Honduras... In Amazzonia continua il massacro degli in-
digeni che lottano per i propri territori ancestrali, come i "guardiani di Guajajara",
sostenuti dall'ong Survival International, che da tempo ricevono continue minacce
di morte dai taglialegna per la strenua difesa di Araribola, un'isola di verde in mez-
zo a un mare di deforestazione. Tre "guardiani" sono stati uccisi nel 2016: Cantidio
Guajajara è stato investito da un camion dei taglialegna, Assis Oliveira Guajajara è
caduto in un'imboscata, picchiato, pugnalato e gettato in un fiume, Alfonso Guaja-
jara è stato freddato in strada. Delitti spesso impuniti. Come accade in altre parti
del pianeta.
Africa
Essere guardiano di parchi resta uno dei mestieri più pericolosi al mondo (21 omicidi
nel 2017) e la Repubblica Democratica del Congo è in assoluto il posto più pericoloso
per fare il ranger. Ne sono morti diversi. Il ventiseienne Patrick Muhayirwa si era 'ar-
ruolato' da poco quando è finito in un'imboscata dei miliziani Mai Mai mentre era di
pattuglia nel parco di Virungo, la più antica area protetta per i gorilla di montagna.
In Africa, però, i killer sono per lo più bracconieri, come quelli che hanno ucciso in
Tanzania Wayne Lotter, noto attivista sudafricano che da tempo combatteva contro
il traffico d'avorio e in difesa di elefanti e rinoceronti. E' stato ammazzato a colpi di
piostola lo scorso agosto.
Asia
Anche qui, contadini e indigeni rischiano quotidianamente la vita opponendosi alle
mega piantagioni di soia o palma da olio e alla deforestazione selvaggia che vuol far
spazio a pascoli per il bestiame. Nel bollettino di morte finiscono però anche avvoca-
ti e attivisti. Il caso forse più agghiacciante è quello di Mia Mascarinas-Green. Due
sicari hanno affiancato il suo Suv e hanno sparato 28 colpi. Mia, che seguiva diverse
cause ambientali di alto profilo, è morta sul colpo. Sui sedili posteriori c'erano i suoi
tre figli piccoli, miracolosamente illesi.
In questo quadro deprimente, la ong Global Witness evidenzia però alcuni (pochi)
dati positivi. Il numero degli attivisti morti, che cresceva da quattro anni, nel 2017 è
rimasto stabile. Honduras e Nicaragua, Paesi notoriamente violenti, hanno registra-
to un calo degli omicidi. E un'importante banca d'investimenti olandese, la Dutch
Development Bank, che aveva finanziato una diga in Honduras contro la quale si
batteva l'attivista Berta Caceres, uccisa da killer, ha annunciato che nei suoi investi-
menti futuri terrà conto del rispetto dei diritti umani.
Lucianone
(da Corriere della Sera - 8 febbraio '18 - di Sara Gandolfi)
Esmond Bradley Martin è stato ucciso con una pugnalata al collo, in casa sua, a Nairobi.
Non un crimine qualunque, anche se la polizia locale lo ha defino una "rapina fallita".
Il geografo americano, 75 anni, che da un trentennio risiedeva in Kenya, era il nemico
numero uno di bracconieri e contrabbandieri. Ex inviato speciale dell'Onu per la tutela
dei rinoceronti, aveva più volte rischiato la vita infiltrandosi sotto copertura nei merca-
ti illegali dell'avorio. Negli ultimi anni aveva viaggiato molto con la moglie in Cina, Viet-
nam, Laos e Myanmar, mioschiandosi a compratori, gangster e trafficanti. E' stato am-
mazzato domenica scorsa (4 febbraio). Il suo nome dunque non figura nel lunghissimo
elenco di ambientalisti uccisi nel 2017 stilato dalla Ong Global Witness, in collaborazio-
ne con il quotidiano The Guardian: 197, ben quattro volte di più che nel 2002.
"The defenders", i difensori che lottano per proteggere la naturae la terra contro traf-
ficanti, imprese e governi, sono a rischio ovunque, perfino nella civilissima Spagna do-
ve capita che due poliziotti rurali finiscano stecchiti sotto i colpi di un cacciatore dal
grilletto facile. Se in europa è un caso, in alcune parti del mondo è una strage: dagli in-
digeni in Amazzonia ai rangers della Repubblica democratica del Congo, passando dal-
le Filippine, il Paese più letale per ambientalisti e difensori della terra (41 morti). Il 60
per cento degli omicidi è imputabile agli interessi del business agricolo e minerario.
America Latina
Non è una novità: è il continente più pericoloso per attivisti e indigeni, spesso soli in
prima linea. Un caso simbolico è quello della colombiana Emilsen Manyoma, leader
di Compaz, organizzazione di comunità rurali che difendeva i contadini cacciati dal-
le proprie terre a causa dei narcos e delle bande paramilitari d'estrema destra. Ha
documentato omicidi e sparizioni, denunciato gli squadroni della morte, cercava di
ricostruire la pace dopo decenni di guerra civile. Le hanno teso un agguato nel gen-
naio dell'anno scorso e l'hanno freddata assieme al marito. Nel 2017, in Colombia
sono stati uccisi 32 attivisti, in Messico 15, in Brasile 46 ma si registrano morti an-
che in Perù, Guatemala, Honduras... In Amazzonia continua il massacro degli in-
digeni che lottano per i propri territori ancestrali, come i "guardiani di Guajajara",
sostenuti dall'ong Survival International, che da tempo ricevono continue minacce
di morte dai taglialegna per la strenua difesa di Araribola, un'isola di verde in mez-
zo a un mare di deforestazione. Tre "guardiani" sono stati uccisi nel 2016: Cantidio
Guajajara è stato investito da un camion dei taglialegna, Assis Oliveira Guajajara è
caduto in un'imboscata, picchiato, pugnalato e gettato in un fiume, Alfonso Guaja-
jara è stato freddato in strada. Delitti spesso impuniti. Come accade in altre parti
del pianeta.
Africa
Essere guardiano di parchi resta uno dei mestieri più pericolosi al mondo (21 omicidi
nel 2017) e la Repubblica Democratica del Congo è in assoluto il posto più pericoloso
per fare il ranger. Ne sono morti diversi. Il ventiseienne Patrick Muhayirwa si era 'ar-
ruolato' da poco quando è finito in un'imboscata dei miliziani Mai Mai mentre era di
pattuglia nel parco di Virungo, la più antica area protetta per i gorilla di montagna.
In Africa, però, i killer sono per lo più bracconieri, come quelli che hanno ucciso in
Tanzania Wayne Lotter, noto attivista sudafricano che da tempo combatteva contro
il traffico d'avorio e in difesa di elefanti e rinoceronti. E' stato ammazzato a colpi di
piostola lo scorso agosto.
Asia
Anche qui, contadini e indigeni rischiano quotidianamente la vita opponendosi alle
mega piantagioni di soia o palma da olio e alla deforestazione selvaggia che vuol far
spazio a pascoli per il bestiame. Nel bollettino di morte finiscono però anche avvoca-
ti e attivisti. Il caso forse più agghiacciante è quello di Mia Mascarinas-Green. Due
sicari hanno affiancato il suo Suv e hanno sparato 28 colpi. Mia, che seguiva diverse
cause ambientali di alto profilo, è morta sul colpo. Sui sedili posteriori c'erano i suoi
tre figli piccoli, miracolosamente illesi.
In questo quadro deprimente, la ong Global Witness evidenzia però alcuni (pochi)
dati positivi. Il numero degli attivisti morti, che cresceva da quattro anni, nel 2017 è
rimasto stabile. Honduras e Nicaragua, Paesi notoriamente violenti, hanno registra-
to un calo degli omicidi. E un'importante banca d'investimenti olandese, la Dutch
Development Bank, che aveva finanziato una diga in Honduras contro la quale si
batteva l'attivista Berta Caceres, uccisa da killer, ha annunciato che nei suoi investi-
menti futuri terrà conto del rispetto dei diritti umani.
Lucianone
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