La crisi in Ucraina
Allarme della Nato: "Mosca ammassa truppe e minaccia
la Transnistria". Kiev: "Guerra con la Russia più vicina".
Adesso è la Moldavia a rischiare, dice il comandante della Nato in Europa,
Philip Breedlove: "Mosca - avverte - ha schierato ingenti forze in Crimea
e ai confini con l'Ucraina, pronte - aggiunge - a poter andare fino alla Tran-
snistria, il più povero Stato d'Europa, parte orientale della Moldavia a for-
te popolazione russa., di fatto indipendente dal 1992 ma non riconosciuta
da nessuno Stato. Dopo la Crimea, da qui è arrivato infatti nei giorni scor-
si un appello a Mosca per l'annessione alla Russia. Ieri la telefonata Mer-
kel-Putin, con l'accordo per schierare osservatori europei della Osce in U-
craina, faceva sperare. Ma da Kiev è arrivato l'allarme del ministro degli
esteri, Andii Deshchytsia: "Il rischio di una guerra tra Ucraina e Russia
aumenta".
La Moldavia, ex repubblica sovietica, è una democrazia parlamentare,
maggioranza di lingua romena. Il premier pro Occidentale di Chisinau,
Iurie Leanca è già stato a Washington a chiedere aiuto. Lo scontro è
tra lui e il governo di Transnistria a Tiraspol, guidato dal presidente fi-
lorusso Evgenij Shevtshuk. Una prima guerra, dopo il crollo dell'Urss,
causò mille morti. E nel 2006 il 97,1 per cento dei 555 mila abitanti di
Transnistria - 30,3 per cento di origine russa - hanno chiesto un refe-
rendum per l'unione alla Russia. Mosca finora li ha ignorati. Ma po-
chi giorni fa, ha distribuito armi e giubbotti antiproiettili ai suoi 440
soldati in Transnistria. Da qui può venire la prossima scintilla.
(da la Repubblica - 24 / 03 / 2014 - Andrea Tarquini)
La lunga striscia rossa
è la Transnistria
Quella scheggia di terra orfana dell'Urss...
di Nicolai Lilin
Parlando di Russia e di paesi dell'ex Urss bisogna fare una netta distinzione
tra il concetto di nazionalità e quello di cittadinanza. Proprio a causa di que-
sti concetti sono nati tensioni e conflitti suk territorio post-sovietico. Molti
russi di nazionalità si sono ritrovati cittadini di nuovi paesi appena formati,
separati con nuova frontieraa quella che da sempre consideravano la loro
patria. In alcuni casi i cittadini di nazionalità russa si sono rifiutati di ade-
rire alla vita politico-sociale dei nuovi Stati, proclamando l'indipendenza e
rimanendo fedeli al potere e alla struttura statale di Mosca. La Transnistria
rientra tra questi Stati.
Leggendo la stampa si ha l'impressione che la Transnistria occupi un posto
apparentemente poco importante nella variegata galassia dei paesi-satellite
russi perchè piccola o perchè priva di risorse importanti. Non è del tutto co-
sì. Della Transnistria si è parlato sempre poco perchè in questa regione con-
vergono non solo interessi geopolitici , ma soprattutto quelli illegali. Questo
paese da anni è un buco nero di operazioni illecite. Proprio in Transnistria
dopo la guerra di separazione dalla Moldavia nel 1992 si è creato uno dei
più grandi mercati di armi di tutta l'ex Urss, e non si tratta solo di qualche
pistola come abbiamo visto in una delle allegre inchieste delle "Iene" di
qualche anno fa. In quel piccolo lembo di terra chiunque può comprare ar-
mi di distruzione di massa spendendo somme ridicole. Nel 2005 il giornali-
sta ed esperto del traffico di armi Brian Johnson Thomas è riuscito a con-
cordare con alcuni esponenti dei servizi segreti transnistriani la compra-
vendita di tre missili di tipo "Alazan", forniti con testate radioattive, al
prezzo di 200 mila dollari. La sua esperienza è stata riportatain diversi
articoli e nel documentario "Transnistria trafficking arms", facilmente
reperibile in rete.
La culla del traffico delle armi è la 14ma armata russa, stanziata in Tran-
snistria dall'epoca sovietica, quando era destinata ad essere il magazzino
e la fabbrica di armi per un'ipotetica guerra contro l'Occidente. Ma la
guerra non c'è stata e le armi si sono accumulate nei numerosi magazzi-
ni se non addirittura a cielo aperto. L'Unione Sovietica è morta in deca-
denza, nella regione è scoppiata una sanguinosa guerra civile e quell'e-
norme potenziale bellico è finito nelle mani dei militari russi, sottopaga-
ti e con poche prospettive per il futuro. Nelle sue memorie Michail Berg-
man, ex comandante della città di Tiraspol (capitale della Transnistria)
ai tempi della guerra civile del 1992, racconta che nei magazzini della
14ma armata russa erano state abbandonate varie armi, tra cui anche
quelle nucleari. La scarsa manutenzione aveva trasformato quei depo-
siti nucleari in una zona di pericolo radioattivo. Per evitare la contami-
nazione l'arsenale è stato trasportato nella zona militare Kolbasnoe, ma
una volta finito il trasloco si sono verificati notevoli ammanchi. A par-
te migliaia di armi leggere e munizioni, sono spariti nel nulla due siste-
mi di lancio con missili di medio raggio forniti con testate nucleari,
trenta cariche atomiche portatili con cui erano armate le forze speciali
dell'intelligence militare (le cosiddette 'ventiquattrore atomiche') e 85
ordigni atomici RA-115 che un uomo da solo può attivare in trenta mi-
nuti. - Un sogno per i terroristi e i dittatori dei paesi del Terzo mondo
sul quale si sono arricchiti molti nell'ambito dell'esercito., dei servizi
segreti e della politica russa. Il riconoscimento da parte della Russia
dell'indipendenza della Transnistria o anche la sua unione con la
Moldova porterebbe ad una pace che i suoi cittadini aspettano da an-
ni. Ma entrambe le opzioni sono compromesse.
La colpa è dei potenti personaggi politici che si trovano in costante
contatto con il mondo illegale. L'indipendenza della Transnistria
significa l'immediata applicazione di leggi che non possono andare
in conflitto con quelle internazionali, significa la possibilità di
aprirsi al mondo, di avviare le relazioni con altri paesi. - Questo
spaventa solo chi opera contro la legge , contro la trasparenza e
l'apertura tra i paesi, chi guadagna armando i poteri oscuri, chi
fa affari con il terrorismo.
I risultati del referendum in Crimea e la reazione favorevole della
Russia ha acceso anche nei cittadini transnistriani la speranza di
poter finalmente uscire dall'oblio geopolitico e ripartire come
uno stato indipendente e sovrano. In questi anni la Russia ha avu-
to molte occesioni per risolvere il problema della Transnistria, ma
non ha mai voluto farlo. Perchè a differenza della Crimea il pro-
gramma russo per la Transnistria per ora non prevede la creazio-
ne di uno Stato legale. Almeno f inchè al Cremlino qualcuno
continua a temere che con l'indipendenza della Transnistria sal-
teranno fuori numerosissimi scheletri dai loro marci armadi.
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La jihad dei tartari di Crimea
Dopo l'annessione russa, gli islamici della penisola ucraina sono
sul piede di guerra. Piccole avanguardie di salafiti combattono già
da anni in Siria. E ora minacciano ferro e fuoco in patria.
Il tartaro Reshat Ametov voleva arruolarsi nell'esercito ucraino per difendere la Crimea.
Uomini in mimetica (come i filorussi) l'hanno rapito, torturato e ucciso. Il 19 marzo, al
funerale nella capitale Sinferopoli, un gruppo di giovani con tunica islamica e barbone
integralista stanno in disparte meditando vendetta in nome di Allah.
"La Crimea potrebbe diventare un altro Afghanistan o Siria. Se ci sarà un conflitto, i
musulmani da diversi paesi verranno a combattere". Parola di Fazil Amzavev, rappre-
sentante di Hizb e Tahir, movimento estremista islamico, con sede in Ucraina e cellule
in Crimea, ma fuorilegge in Russia. - "I russi ci hanno invaso. Per questo siamo pron-
ti a imbracciare le armi", annuncia Alim, 23 anni, di Sinferopoli, aria da salafita.
Intervistato da Panorama, Refat Chubarov, leader moderato dei tartari di Crimea (300
mila membri), butta acqua sul fuoco:d "Abbiamo vissuto per mezzo secolo in esilio (dopo
la deportazione voluta da Stalin nel 1944, nda). I giovani sentono la patria ritrovata sot-
to minaccia, ma i salafiti sono pochi ed escludo che possano tentare azioni militari".
Per alcune fonti, un centinaio di tartari sono andati a combattere in Siria. In nome del-
la guerra santa , Ramazan, nome di battaglia Abu Khalid, originario di Nizhnegorsk, il
25 aprile 2013 si è fatto saltare in aria ad Aleppo. I tartari sono arruolati nel Jaish al-
Muhajireen wal.Ansar, gruppo filo Al Qaeda, il cui vicecomandante è il mujahed della
Crimea, Abdul Karim Krimsky. L'aspetto paradossale è che gli ultranazionalisti cristia-
ni di Pravy Sektor, ariete militare della rivolta di piazza Maidan, sostengono che i tarta-
ri "sono stretti alleati" e già armati. Per evitare derive rischiose , il moderato Chubarov
chiede "l'invio in Crimea di 250-300 osservatori europei (italiani compresi) che secoli
fa hanno colonizzato queste terre".
(da 'Panorama' - 2 aprile 2014 / Fausto Biloslavo - Sinferopoli)
Refat Chubarov, 57 anni, leader moderato dei tartari di Crimea , la minoranza
musulmana deportata da Stalin nel 1944
Lucianone