sabato 3 marzo 2018

Musica / jazz - Il trobettista Paolo Fresu toglie la spina

3 marzo '18 - sabato                       3rd March / Saturday                     visione post - 27

"Togliamo la spina agli strumenti
e tutto suonerà più artigianale"

(da la Repubblica - 24 febbraio '18 - Luigi Bolognini)
Ha tolto l'elettricità, ma ha lasciato l'energia. Un'impresa oltre le leggi della fisica,
quella di Paolo Fresu. Ma parliamo appunto di musica, uno dei regni della fantasia
sia e dell'immaginazione, dove tutto è possibile. E così, dopo una lunga e gloriosa
carriera interamente dedicata al jazz elettrico, il trombettista  sorprende tutti  con 
un disco in acustico assieme al fidato Devil Quartet (Bebo Ferra alla chitarra, Pao-
lino Dalla Porta al contrabbasso  e Stefano Bagnoli alla batteria)  che presenta al 
Blue Note da giovedì a sabato. Titolo dell'album, Carpe Diem, cogli l'attimo.
L Bolognini - Come dire, Fresu, che è solo un esperimento e che dal prossimo disco
tornerete all'elettrico?
P. Fresu - "Guardi, cosa accadrà nel prossimo disco non lo so ancora, proprio perchè
vivo all'insegna del carpe diem, mi godo quel che faccio giorno per giorno.  Ed è per
questo che abbiamo chiamato il disco così, era anche il titolo di un vecchio brano di 
Ferra. E poi a me piace lavorare con le lingue antiche, tempo fa avevamo fatto Eros,
che citava brani di Saffo".
L. Bolognini - E allora perchè questa svolta acustica?
P. Fresu - "Perchè volevamo sottolineare l'artigianalità della nostra musica, e infatti
chi guarda il libretto del cd trova  le descrizioni precise di ogni strumento usato, chi 
l'ha prodotto, in che anno, e ci sembrava che un suono in acustico facesse capire que-
sto tutto meglio".
L- Bolognini - Insomma abbassando i toni si ragiona di più.
P. Fresu - "Sì e no. Nel senso che tanti pensano che l'energia della musica sia il suonar-
la ad alto volume. Invece no, conta  la passione,  la  voglia,  il  divertimento. Abbiamo
staccato la spina della chitarra di Ferra, ma restiamo noi".
L. Bolognini - L'impressione in effetti è che vi siate divertiti assai.  Basti  pensare alla 
versione jazz della sigla della soap opera "Un posto al sole".
P. Fresu - "Quella nasce per caso. Una sera mi invitò in tv Diego Bianchi-Zoro, si par-
lava della crisi dell'azienda napoletana Alcoa  e  per questo trasmettevano   la sigla di 
Un posto al sole, ambientata a Napoli. Così chiesero anche a me di interpretarla. Sicco-
me venne bene, è entrata nel nostro repertorio".
L. Bolognini - Non c'è anche un pò lo sberleffo a chi ritiene che il jazz debba essere una
musica colta, alta?
P. Fresu - "Certo che c'è, noi non siamo nè pop nè snob, se una cosa ci piace perchè non
farla? Il disco Desertico, del 2013, si apriva niente meno che con (I can't get no) Satisfac-
tion dei Rolling Stones, e ci fu chi mi diede del matto. La verità è che il materiale che 
suoni poi diventa tuo. Quella è una grande canzone e la facciamo, punto".
L. Bolognini - Tra le altre canzoni ce n'è una intitolata con nome e cognome, "Giulio
Libano". Chi era mai costui?
P.  Fresu - "Un grande diret,tore d'orchestra che si muoveva tra la canzonetta pop.rock
e il grande jazz". Basti dire che dagli anni Cinquanta in poi lanciò Mina, Adriano Ce-
lentano, Johnny Dorelli, Tony Dallara, ma che arrangiò anche  diversi  brani  di Chet
Baker e collaborò  anche con Caterina Valente, Marino Barreto, Ben E. King, e negli
ultimi anni di vita, anche con me.  Stefano Bagnoli ha scritto questo brano e ci è venu-
to spontaneo chiamarlo così".
L. Bolognini - Delle tre serate al Blue Note spicca l'ultima, quella di sabato 3 febbraio:
assieme al Devil Quartet ci sarà anche il Paolo Fresu Quintet, l'altra band della sua vi-
ta artistica.
P. Fresu - "Eccome: il Quintet ha ormai superato i 30 anni di attività, con la consolida-
ta formazione di Tino Tracanna (saxofono), Roberto Cipelli (pianoforte), Attilio Zan-
chi (contrabbasso) ed Ettore Fioravanti /batteria)". 
L. Bolognini - E come si muoveranno le due band, sabato?
P. Fresu - "Ci sarà uno spazio per ognuna, scegliendo quaòche brano del suo repertorio.
Ma soprattutto per buona parte della serata saranno sul palco assieme, e sarà diverten-
te vedere come interagiranno, visto che ci saranno anche due batterie e due contrabbas-
si. Magari si pesteranno i piedi, chissà, ma se anche capitasse sarebbe bello, perchè sa-
rebbe tutto vivo, vero. Il bello del prendersi un rischio è il rischio stesso. Tanto che suo-
neranno tut
blicoto in acustico, non solo i brani di Carpe Diem, ma anche quelli del reperto-
rio, che riarrangeremo".
L. Bolognini - Inevitabile chiudere con la sua ultima novità, extra-mucicale, verrebbe da 
dire da sindacalista: l'accordo che mercoledì ha firmato col Ministero dei Beni Culturali.
P. Fresu - "Eh, sì, le associazioni che raggruppano musicisti e operatori del jazz si sono
messe insieme  per dar vita  a una Federazione nazionale, che ha firmato un protocollo
d'intesa con cui il jazz italiano si vede riconosciuta dallo Stato una rilevanza culturale.
Fissato il principio devono seguire i fatti.  E i primi progetti sono legati alla didattica:
porteremo  il jazz  nelle scuole, ma non solo le medie e i licei, ma pure gli asili e le ele-
mentari, perchè i giovani crescano da subito conoscendolo  e amandolo. Al nostro pub-
blico manca, per ora, un ricambio generazionale serio".


Lucianone

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