mercoledì 11 maggio 2016

Ultime notizie dall'Italia /dal Mondo - Latest news today

11 maggio '16 - mercoledì             11th May / Wednesday                   visione post - 15

LONDRA
Sadiq Khan: "Occidente e Islam compatibili, ne sono la prova"  
Il nuovo sindaco di Londra: "Io sono europeo, asiatico e tifoso
del Liverpool". E parla di Brexit ("Mi coordinerò con Cameron"), di Trump
e di come fare per avere più bus ecologici.

Italia - CREMONA
Don Inzoli, accusato di pedofilia, risarcisce cinque vittime degli abusi

Il religioso, esponente di spicco di Comunione e Liberazione e fondatore del Banco Alimentare, ha consegnato 25mila euro alle famiglie di cinque ragazzi che lo accusano di violenza sessuale. Otto gli episodi contestati a Don Inzoli.

MILANO
Investe una ragazza e scappa, la crede morta e si butta sotto un treno
       L’inchiesta sulle nomine al Teatro Regio. Insieme al sindaco, eletto con il M5S, avviso anche per l’assessore 
alla Cultura - Tre giorni fa aveva detto: «Per sistemare i problemi a volte è necessario sporcarsi le mani»


Lucianone

Storie/ esemplari - "Calcio insieme": la rivincita degli autistici

11 maggio '16 - mercoledì             11th May / Wednesday               VISIONE POST - 22

Il primo progetto integrato di calcio
per i ragazzi con disabilità mentali

da la Repubblica - 23 aprile '16 - Alessandra Retico)
Io non resto da solo:
la rivincita degli autistici su un campo di pallone
Giulio aveva paura della pioggia. Ma c'era un pallone da inseguire e chessene venisse
giù pure la tempesta. Anna con le mani sempre dietro la schiena e Maria sull'orecchio,
ma per fare gol si sono liberate di se stesse. Nomi di fantasia e vite vere, quelle oltre il
silenzio. E' lo strano caso dche non è prprietario diel calcio giocato a Roma e da (quasi) nessun'altra parte.
Trenta bambini dai 5 ai 12 anni con disabilità psicomotorie di vario livello, l'80 per 
cento con autismo, provenienti dalle scuole pubbliche della capitale per partecipare 
a "Calcio insieme", un programma iniziato due mesi fa  e nato dalla collaborazione
tra la Fondazione Roma Cares e l'Associazione dilettantistica "Calcio integrato".
Finanziato dal club di Totti, con l'appoggio del Coni e del Cip, è gratuito per i ragaz-
zi e per le famiglie. Entusiaste. "L'attività di charity costruisce l'identità di un cam-
pione e di una società, che non è proprietario di un valore, ma solo custode" spiega
Catia Augelli, responsabile della ong benefica del club. Il direttore generale, Mauro
Baldissoni: "La Roma è una grande  piattaforma sociale  che vuole restituire opere 
ed esempi alla collettività".
Tre giorni a settimana sui campi del Centro Olimpico Giulio Onesti, a tirare calci 
alla paura. Io non sto da solo. Accanto un gruppo di specialisti: 10 istruttori e 2 re-
sponsabili tecnici della Roma, 4 psicologi dello sport, un logopedista e un medico 
della Asl. Coordinati dallo psicologo della sport, il professor Alberto Cei: "Voglia-
mo creare un sistema di allenamento che sia strutturato per diventare metodo di-
dattico. Alla fine del progetto triennale pubblicheremo uno studio scientifico anche 
se abbiamo già degli indicatori di miglioramento delle prestazioni  motorie e di so-
cializzazione.  Prima e dopo l'allenamento i ragazzi stanno in circolo abbracciati.
Non è banale per chi spesso rifiuta il contatto fisico".  E se non lo rifiutano, ci pen-
sano gli altri, vedi il bimbo autistico di Livorno che la scuola ha "dimenticato" di
coinvolgere nella gita dell'istituto.  Sindrome con poche certezze: la prevalenza a
livello mondiale è di circa l'1%, ha una frequenza di 4 volte maggiore nei maschi
rispetto alle femmine. Maresa Sannucci, coordinatrice del progetto: "Vedremo se
diminuisce l'uso dei farmaci e se la socializzazione calcio  si  ripercuote nella vita
scolastica. Con l'idea di portare  i bimbi con disabilità  a giocare  con gli altri". 
Niente di simile nel mondo, se non alla scuola del Manchester United. Adesso an-
che noi diamo un calcio alla pioggia.





Lucianone

LIBRO - "Come se mangiassi pietre": sui luoghi della guerra nella ex Jugoslavia

11 maggio '16 - mercoledì                11th May / Wednesday                visione post - 20

Vent'anni dopo gli accordi  di Dayton,
in libreria il racconto di W.L.Tochman
sui luoghi della guerra nella ex Jugoslavia.

(da la Repubblica - 10/12/2015 - Stefania Parmeggiani)
Bosnia, reportage dal paese
divenuto  cimitero senza fine
Sono passati esattamente vent'anni dagli accordi di Dayton, quelli che misero fine
alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Oggi il Paese è spezzato in due  e  secondo alcuni
la violenza è ancora lì, che cova sotto la cenere. Nelle strade non ci sono più giorna-
listi, ma basta uscire dalle città per incontrare gli antropologi forensi. Arrivati all'in-
domani del conflitto su incarico del Tribunale internazionale dell'Aja, non hanno an-
cora fatto le valigie. Pulizia etnica, campi di concentramento, esecuzioni di massa,
fosse comuni, riesumazioni, identificazioni. Il loro lavoro è essenziale: sono gli unici
che possono dare  una risposta definitiva  alle famiglie di chi è stato inghiottito dalla
guerra.,
Nel reportage letterario Come se mangiassi pietre, pubblicato in Italia da Keller editore
con la traduzione di Marzena Borejczuk, il giornalista Wojciech L. Tochman, direttore
dell'Istituto Polacco di Reportage, accompagna la dottoressa Ewa Klonowski  nella ri-
cerca della verità. Al momento del loro incontro - siamo nel 2003 - questa donna dai
capelli bianchi e dagli occhi asciutti aveva già portato alla luce i resti di duemila per-
sone.  Li aveva ripescati dai pozzi, tirati fuori dalle grotte, estratti da una discarica o
da una accozzaglia di ossa suine.  Attraverso di lei  Tochman racconta  il dolore  che
non finisce mai  e  le enormi difficoltà  del lavoro forense: gli ultranazionalisti serbi
dopo la guerra hanno dissotterrato i corpi per riseppellirli altrove e sottrarsi così alla
giustizia internazionale. Fa anche qualcosa di più: racconta quello che succede quan-
do le armi non sparano e ci restituisce una riflessione universale sopra la perdita, la
vergogna e anche il perdono. Seguendo l'esempio di Ryszard Kapuscinski, esce dai
confini della cronaca per indagare i fatti con gli strumenti della letteratura.
La sua lingua è fredda e tagliente, descrive i luoghi dei massacri, le città abbandonate
dai musulmani e quelle occupate dai serbi senza alcun sensazionalismo. Il racconto si
muove tra due poli: quello che è successo durante la guerra e i suoi effetti sulle perso-
ne e sull'economia. Tochman visita anche la Repubblica Srpska e mostra come il con-
flitto sia stato devastante per tutti.  -  Il suo reportage si conclude a Potocari dove nel
luglio del 1995 i civili  in fuga da Srebrenica  avevano cercato rifugio  nella base dei
caschi blu olandesi. Dopo tre anni i serbi  avevano rotto l'assedio  e si erano riversati
tra le case. Quella volta gli olandesi non mossero un dito per aiutare gli abitanti, i ser-
bi trascinarono via almeno ottomila tra uomini e ragazzi più alti di un metro e mezzo.
Il giornalista si siede sull'erba  insieme ai sopravvissuti  e ascolta il Rei-ul-Ulema, la
suprema autorità religiosa dei musulmani bosniaci, invocare Allah.  Sta assistendo a
uno dei funerali collettivi che da allora  ogni luglio dà sepoltura alle vittime identifi-
cate nell'anno precedente. Il cimitero - un rettangolo lungo un chilometro e largo tre-
cento metri - nel 2003 non era ancora completo. Non lo è neanche oggi: solo 6.200
vittime sono state identificate. Dalle fosse comuni continuano a venire riesumati ca-
daveri.

Lucianone
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