à18 novembre '15 - mercoledì 18th November / Wednesday visione post - 19
Modi e toni del governatore De Luca sono, da tempo, così imbarazzanti
da rendere quasi superfluo il dibattito sulla sostanza delle vicende che lo
coinvolgono. Per dirla in breve, De Luca è uno che riuscirebbe a figurare
nel torto anche quando avesse ragione. Detto questo, il tentativo del Pd di
scaricarlo con disinvoltura non può essere digerito: nè da De Luca nè da
chiunque pretenda dalla politica, per quanto sdrucita, un minimo di dignità.
Caricare chiunque sapendo che chiunque può essere poi scaricato non è un
metodo decente e neppure funzionale. E questo vale per Marino tanto quan-
to per De Luca, due casi diversissimi che minacciano di avere un esito mol-
to simile: acclamati all'ingresso come portatori di voti e di successo, denigra-
ti all'uscita come scomoda zavorra, come corpi estranei: quasi si fossero pre-
sentati in perfetta solitudine sulla scena politica.
Un partito è un organismo collettivo, deve farsi carico di scelte (giuste e sba-
gliate) da rivendicare comunque. Il Pd che sceglie De Luca. pur conoscendo-
ne i problemi giuridici e caratteriali, è lo stesso Pd che oggi dà l'impressione
di volersene liberare.
Non è serio. Meglio, molto meglio sarebbe un partito che si fa carico dei propri
errori piuttosto che illudersi di farla franca dicendo "è colpa sua, non è adatto,
non è capace, non è all'altezza" eccetera. De Luca è del Pd. E' il Pd che deve ri-
spondere di De Luca.
(da la Repubblica - 13/11/'15 - L'Amaca / Michele Serra)
Pasolini piace a tutti, nel quarantesimo della sua morte atroce è quasi impossibile
trovare qualcuno che ne parli con sufficienza o con insolenza (forse i nazisti del-
l'Illinois, ma non seguo il loro blog...). Di questa unanimità postuma si può pensare
tutto il male possibile, ma anche qualcosa di meno malizioso e di meno ovvio. Per
esempio che l'enormità dell'artista, il corpus della sua opera letteraria, poetica,
saggistica, giornalistica, cinematografica, drammaturgica, si stagli con tale eviden-
za nella storia del nostro Novecento da imporlo come uno dei grandissimi di sem--
pre. Perfino la sua morte, che ha conferito alla sua persona fisica una potenza ico-
nografica sconvolgente..., non basta a mettere in secondo piano la sua opera.
Nemmeno il corpo martirizzato di PPP può offuscare il corpus delle sue opere.
Non è quello che ha scritto Pasolini; è come lo ha scritto, a fare la differenza.
Molti altri tentarono e tentano, quanto a veemenza delle intenzioni, di essere
Pasolini. Ma senza arrivare a esserlo. Ovvero,, senza la sua stessa luce nelle parole,
e senza le stesse tenebre. L'infarinatura sociologica o pseudopolitica che possiede
buona parte del discorso culturale e giornalistico italiano non aiuta a capire che
il testo (dunque l'arte) è infinitamente più importante ed espressivo (o inespressi-
vo) di ogni altro elemento contestuale. Leggere o rileggere Pasolini è la sola manie-
ra per conoscerlo, misurarlo, amarlo.
(da la Repubblica - 3 novembre '15 - L'Amaca / Michele Serra)
Continua... to be continued...,
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