lunedì 17 agosto 2020

Personaggio - Il velista Giovanni Soldini nei tempi della pandemia / intervista

 17 agosto '20 - lunedì                                   17th August / Monday                          visione post - 5

(da la Repubblica - 15 luglio '20 - dell' inviato Massimo Calandri / La Spezia)
"Il mio strano giro del mondo.
Dall'oceano all'orto per la pandemia"
"Sono atterrato alla grande", se la ride al timone.  Giovanni Soldini è appena entrato nel porto di Mirabello, approdo finale del suo secondo giro del mondo in quattro anni, a bordo del trimarano 
Maserati Multi 70, letteralmente volato sulle onde di tutti i mari. Il capodoglio blu tatuato sull'a-
vambraccio destro, spettinato, barbuto, bruciato dal sole. Stanco sì, però felice.  "Pensavo di ar-
rivare molto più tardi, magari in serata.  C'era un bel pò di vento traverso: a un certo punto, l'al-
tra notte,  siamo "decollati" a 30 nodi e passa". Librati sull'acqua: gabbiani. "incredibile, bellis-
simo. Pazzesco. Questo è il futuro". Un'avventura quasi impossibile: tecnologia e coraggio, re-
gate e record. Successi, forse un piccolo rimpianto perchè si poteva fare addirittura di più.
Soldini e il suo equipaggio: "Non ci hanno fermato le tempeste, solo la pandemia. Però, per poco".
La Terra vista da un'altra prospettiva: "Non avete idea della rumenta, la sporcizia che galleggia nel
Pacifico. Meglio il Mediterraneo, pure ci suoi problemi". Storia di un lunghissimo viaggio, di lotta,
di speranza.
INTERVISTA -
Massimo Calandri - Era cominciato tutto nel 2016, Da allora, più di 80 mila miglia marine 
navigando da un capo all'altro del pianeta.
Giovanni Soldini: "Nei primi due anni un giro del mondo. Poi un altro ancora. Senza fermarci 
mai. O meglio: le regate, quindi in ogni porto del mondo incontravamo gente che forse - devo
ammetterlo - impazziva più pr il marchio Maserati che pr noi. E gli italiani, dappertutto: che
geni, un peccato vederli costretti a creare altrove. Dal punto di vista umano e sportivo, espe-
rienza straordinaria".
M. C. - Il momento più bello?
G. S. : "Tanti. Però il primato della Hong Kong-Londra  è stato  una vera goduria. Storico: 36
giorni, 2 ore, 37 minuti e 2 secondi. Lo abbiamo strappato per 5 giorni al Gitana di Rothschild,
che era 10 metri più lungo e aveva il triplo del budget".
M. C. - Il peggiore?
G. S. : "Il Covid: anche per noi. A fine febbraio dalle Hawaii avevamo appena raggiunto Guada-
lupa, la barca smontata nel cantiere e ci stavamo lavorando sodo, quando ci hanno detto: basta,
qui chiude tutto. Tornatevene a casa, ora". 
M. C. - Quarantena.
G. S. : "Sì, però per uno che va per mare è due volte più complicato.  Io sono tornato qui, vivo
in provincia della Spezia con la mia famiglia. Quattro mesi ad occuparmi dell'orto".  
M. C. - Come un vero marinaio.
G. S. : "Ho rimesso a posto tutte le cose che non funzionavano. Che bello. La lavatrice.  E la
Honda XL125 comprata di seconda mano da mio figlio a 250 euro, ma senza forcelle. Ci sia-
mo divertiti".
M. C. - Non vedeva l'ora di tornare a navigare.
G. S. : "Il 2 giugno abbiamo affittato un furgone per l'aeroporto di Roma, eravamo in quattro
però dovevamo essere distanziati: mio nipote Matteo, da tempo parte dell'equipaggio; e mio
figlio Gero, Mascherine, gel, termoscanner. Parigi, Martinica.  Che impressione, per gente
che vive sempre libera nel vento. Però è stato giusto così. E in tre giorni, siamo tornati alla
barca: anche perchè in Guadalupa si sono sbagliati, non ci hanno fatto fare la quarantena".
M. C. - Venticinque giorni a carteggiare e pitturare la carena dell'imbarcazione, come un mozzo.
G. S. : "Il primo luglio, partenza per l'Italia. E' stato bellissimo. Liberatorio. Ho passato il Capo
Corso all'alba, silenzio ed emozione alle lacrime: non ero mai stato così felice.
M. C. - Maserati Multi70, la barca che vola.
G. S. : "Una tecnologia straordinaria, e da domani (mi lasciate stasera il tempo di un paio di 
birre?), io ricomincio a lavorare, perchè un giorno in mare e due in cantiere: con gli ingegne-
ri del Maserati Lab stiamo collaborando  per un futuro  che potrebbe incidere su tutto, dalle
barche alle auto".
M. C. - Fino alla Formula Uno. Intanto, però: il mare.
G. S. : "Cosa c'è di più libero? Nulla. Navigando, ho pensato alle esperienze di questi anni.
Uno specchio".
M. C. - Cioè?
G. S. : "Non avete idea dell'inquinamento dei mari. Magari pensate  al nostro Mediterraneo.
Sì. Però il Pacifico, che è molto più grande, sta decisamente peggio. Ci si trova di tutto, e ti
fa male dentro. Così, mi sono detto: forse il Covid non è arrivato per caso".
M. C. - La natura è al limite.
G. S. : "La natura si sta incazzando, lancia dei segnali perchè stiamo facendo dei disastri paz-
zeschi. L'uomo deve ripensare al rapporto con la natura. La gente è sempre più sensibile al
tema, ma ho paura che la reazione arrivi troppo tardi".
M. C. - Ci vorrebbe un esempio.
G. S. : "Le grandi nazioni che dovrebbero essere punti di riferimento, non sono capaci a trovare
una risposta univoca al problema del Covid: figuriamoci a quello della plastica in mare o del ri-
scaldamento globale".

Lucianone

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Riflessioni - L' America inverosimile di Trump: molto simile a quella del romanziere Kurt Vonnegut

 17 agosto '20 - lunedì                                    17th August / Monday                           visione post - 8

(da la Repubblica - 2 agosto '20 - L'Amaca / Michele Serra)
L'inverosimile al potere
Se fosse ancora vivo  il vecchio grande Kurt Vonnegut, troverebbe nell'America di Trump  molta corrispondenza con i suoi romanzi fatti di incidenti, di cocci, di disorientamento, esilarante e spa-
ventosa cronaca di una società che ha perduto la bussola. Penso a Vonnegut ogni volta che leggo
illazioni e pronostici sul voto presidenziale di novembre. Parrebbe inverosimile che un presiden-
te, in caso di sconfitta, rifiutasse di lasciare la Casa Bianca; ma l'inverosimile, nella vicenda di
Trump, a partire dalla sua elezione e dalla sua pettinatura, è il regista incontrastato. Il suo minac-
cioso tweet, "non mi piace perdere", è puro Vonnegut. E' una parodia INFANTILE , a suo modo 
dolente, dell'ossessione americana per winners e loosers, vincenti e perdenti, ben riflessa dalla 
mostruosa distanza che separa, nel Grande Paese, i favolosamente ricchi dai desolatamente po-
veri.  L'idea che una persona non molto equilibrata (eufemismo) potesse diventare il boss della
democrazia più celebrata del Pianeta non era pronosticabile, ma è ciò che è accaduto, ci piaccia
oppure no.
La democrazia ha, in sè, qualcosa di assennato, di equilibrato (il famoso "equilibrio dei poteri"),
ma negli ultimi anni ci sembra più fragile di quanto abbiamo sempre pensato: come se l'idea stes-
sa di equlibrio un poco vacillasse, e dunque per gli squilibrati si aprisse un'epoca di occasioni.
Così, quando leggiamo di scenari scientifico-letterari sulla "seconda guerra civile americana", 
siamo propensi a crederci un pochino di più di quanto ci accadeva pochi anni fa. Per il semplice
fatto che stiamo abituandoci a capire che tutto quanto davamo per scontato è invece precario.
Così è la vita, avrebbe concluso Vonnegut.

Lucianone

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